Van Aert+Vingegaard, il trionfo Jumbo è completo
Tour de France, Wout vince la crono di Rocamadour davanti a Jonas (che peraltro ha rischiato di imporsi pure oggi), terzo posto per Tadej Pogacar, poi Geraint Thomas e Filippo Ganna. Doppio balzo in classifica per Aleksandr Vlasov
Non poteva finire che così, con l'ennesimo trionfo della squadra che ha fagocitato questo Tour de France, con la vittoria nell'ultima crono di quel mostro gentile che si chiama Wout Van Aert davanti alla nuova superstar del ciclismo mondiale, Jonas Vingegaard. E alle loro spalle, Tadej Pogacar. Tutto si riassume nell'ordine d'arrivo di Rocamadour, il senso del dominio collettivo di un team oversize ai danni del più atteso della vigilia, protagonista assoluto insieme a quegli altri, ma stroncato in un modo che nessuno avrebbe immaginato.
C'è chi dice che Van Aert sia stato il più forte in questo Tour de France, di sicuro è stato il più presente, lo trovavi in fuga o in volata, impegnato in un'azione da finisseur o in impossibili trenate in salita, non poteva quindi che chiudere col successo contro il tempo nella mediolunga (40 km) cronometro progettata per dare alla classifica una forma definitiva, in chiusura di festa. E quella crono gli Jumbo l'hanno interpretata come un altro palcoscenico su cui recitare il ruolo dei rocker più assatanati, del resto se vince il RollingStone di Herentals l'immagine calza a pennello.
Che Wout fosse il favorito di giornata era piuttosto chiaro, eravamo curiosi di vedere se Filippo Ganna avrebbe potuto opporre al belga argomenti validi, e il verbanese li ha finiti presto, perché nonostante la sua eccellente prova ha capito sin dalle prime pedalate di Van Aert, partito ben dopo rispetto a lui, che avrebbe dovuto abbandonare la hot seat dove era seduto da tempo. Ma non è stato solo WVA a superare il verbanese: gli uomini di classifica non hanno risparmiato nulla, primo secondo e terzo della generale si sono piazzati nell'ordine direttamente alle spalle del vincitore e davanti a Pippo. Del resto lo diciamo sempre che nelle crono alla fine di un GT contano più le energie rimaste che l'attitudine, ed evidentemente quelli che hanno esibito il recupero migliore sono gli stessi che hanno finito per giocarsi la tappa.
Addirittura Jonas Vingegaard non solo è andato subito meglio di Tadej Pogacar, smorzando immediatamente qualsiasi ipotesi di volo pindarico relativa a impossibili rimonte dello sloveno, ma pure dello stesso Van Aert. E fino alla fine la maglia gialla - passando in testa a tutti e tre gli intertempi - non ha fatto altro che rafforzare l'idea che avrebbe potuto tranquillamente contendere la vittoria al compagno, salvo poi nel finale rallentare (anche per una pauretta presa in discesa a 3 km dalla fine, con un errore in curva per cui il danese ha rischiato di finire per terra) e accontentarsi del secondo posto: davvero non aveva senso andare in cerca di pericoli a un passo dalla conquista della Grande Boucle.
Mentre Jonas arrivava, Wout ha lasciato la hot seat e si è precipitato in strada per accogliere il compagno (regalando ai posteri l'ennesima scena iconica di questo fantastico Tour), un attimo prima che le lacrime scorressero: quelle della famiglia di Vingegaard, la compagna Trine e la figlia Frida ad abbracciarlo; quelle dello stesso Van Aert, sinceramente commosso e sicuramente memore dell'epilogo drammatico dell'ultima crono in cui era lì a bordo strada ad aspettare la vittoria del compagno (in quel caso Primoz Roglic) che però non si sarebbe mai materializzata, infrangendosi contro l'esplosione del Big Bang Pogacar. Due anni dopo il riscatto è completo sotto tutti i punti di vista.
E domani a Parigi WVA potrebbe anche ripetersi (del resto ci ha vinto giusto un anno fa), nel caso porterebbe a sette su ventuno il bottino di vittorie Jumbo-Visma. Questa è un'eventualità probabile quanto quella che vede l'Italia a zero successi: Ganna oggi era l'ultima speranza realistica di andare a segno per il nostro movimento; se domani uno fra Alberto Dainese, Luca Mozzato o Andrea Pasqualon non fa un capolavoro clamoroso, avremo la certificazione di un Tour parecchio sottotono per i nostri colori.
Un po' di cronaca sulla 20esima tappa del Tour de France 2022, la cronometro di 40.7 km da Lacapelle-Marival a Rocamadour. Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma) non è partito per motivi familiari, il primo tempo di rilievo è stato fatto segnare da Mikkel Bjerg (UAE Emirates), 50'22" che alla fine sarebbe valso al danese il 13esimo posto, e che per un po' l'ha tenuto sulla hot seat. Buttato giù da Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), primo ad andare sopra i 50 di media (50.2) e con un 48'41" che gli garantiva altissime quote nell'ordine d'arrivo.
Buonissima la prova di Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl), 49'24" per il secondo posto provvisorio, non lontanissimi anche Fred Wright (Bahrain-Victorious) con 49'31" e Bauke Mollema (Trek-Segafredo) con 49'21", mentre un possibile protagonista come Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost) era bloccato da problemi di cambio e di comunicazione con l'ammiraglia, e il vincitore della crono di Copenhagen, Yves Lampaert (Quick-Step) pativa una caduta. Poi è sceso in strada Wout Van Aert, e il ritmo del fuoriclasse Jumbo-Visma è stato visivamente superiore a quello di Ganna. E infatti il RollingStone di Herentals ha chiuso con 42" di vantaggio su Pippo, 47'59" per 50.9 km/h.
Nell'attesa che gli uomini di alta classifica andassero a infastidire Wout, si sono definite le querelle relative ai piazzamenti di rincalzo nella generale: il più bravo è stato Aleksandr Vlasov (Bora-Hansgrohe), che ha recuperato ben due posizioni, una ai danni di Louis Meintjes (Intermarché-Wanty), disastroso e superato pure da Romain Bardet (DSM), l'altra ai danni di Nairo Quintana (Arkéa Samsic). L'unica altra variazione tra i primi 15 riguarda Luis León Sánchez (Bahrain) che scavalca al 14esimo posto Thibaut Pinot (Groupama-FDJ).
Quindi è toccato ai superbig di questo Tour: Geraint Thomas (INEOS) è andato molto forte fino all'ultimo intertempo (quando, a 9 km dalla fine, ha pagato appena 5" a Vingegaard e 3" a Van Aert) ma poi s'è un po' piantato nel finale; più regolare la prova - eccellente - di Tadej Pogacar (UAE), che dall'inizio è sempre stato più o meno a ridosso della coppia Jumbo, superato nella parte centrale da Thomas ma poi riemerso nel finale. E poi l'esagerato Jonas Vingegaard (Jumbo), una prova spaziale con la quale ha fatto sudare freddo Van Aert, come scritto più su, e conclusasi con un giusto secondo posto e l'abbraccio del compagno al traguardo.
L'ordine d'arrivo vede dunque Van Aert primo con 19" su Vingegaard, 27" su Pogacar, 32" su Thomas, 42" su Ganna, 1'22" su Mollema, 1'25" su Cattaneo, 1'32" su Wright, 1'37" su Maximilian Schachmann (Bora), 1'48" su Jan Tratnik (Bahrain); 14esimo posto per Alberto Bettiol (EF). La classifica è pronta per essere archiviata con le seguenti posizioni: Vingegaard è primo con 3'34" su Pogacar, 8'13" su Thomas, 13'56" su David Gaudu (Groupama), 16'37" su Vlasov, 17'24" su Quintana, 19'02" su Bardet, 19'12" su Meintjes, 23'47" su Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) e 25'43" su Adam Yates (INEOS).
Questi i primi dieci, poi si prosegue con Valentin Madouas (Groupama) a 36'50", Bob Jungels (AG2R Citroën) a 46'14", Neilson Powless (EF) a 47'48", Sánchez a 50'09", Pinot a 50'53", Patrick Konrad (Bora) a 56'52", Thomas Pidcock (INEOS) a 1h01'08", Sepp Kuss (Jumbo) a 1h02'29", Dylan Teuns (Bahrain) a 1h11'28", Brandon McNulty (UAE) a 1h31'17", Matteo Jorgenson (Movistar) a 1h34'48" e Van Aert, 22esimo, a 1h35'55". Domani si chiude con la passeggiata parigina, 115.6 km dalla Défense Arena agli Champs Élysées con 9 giri del classico circuito nel cuore della Ville Lumière.