Kopecky domina Glasgow e tutte le pretendenti
Grande vittoria di Lotte al Mondiale: prima belga a vincere dopo 50 anni, arriva da sola al traguardo. Demi Vollering e Cecilie Ludwig sul podio, Annemiek van Vleuten frenata dalle forature, Silvia Persico 12esima. Titolo U23 a Blanka Vas
Lotte Kopecky ha vinto il Mondiale. Fra poco meno di tre mesi compirà 28 anni e oggi ha centrato il massimo risultato a cui può aspirare una ciclista, ha vinto il Campionato del Mondo su strada ed è una cosa davvero speciale. Anche se nei giorni scorsi si era fregiata del quinto (Eliminazione) e del sesto (Corsa a punti) titolo iridato in carriera, quella di oggi è una vittoria diversa. “Ho sempre sognato di fare la ciclista ma mai avrei immaginato di vincere il Mondiale un giorno”, ha detto ai microfoni poco dopo l'arrivo, lottando (e perdendo) con le lacrime che sgorgavano libere e autonome dai suoi occhi segnati per sempre dal lutto che l'ha colpita a inizio marzo, la perdita di un fratello, fardello insopportabile che lei in questi mesi ha provato a scaricare sulla fatica di allenarsi e l'impegno di correre.
Ha vissuto una stagione clamorosa, Lotte Kopecky. La Omloop Het Nieuwsblad, la Nokere Koerse, il secondo Giro delle Fiandre; in mezzo, la compagna Demi Vollering che l'ha battuta alla Strade Bianche e all'Amstel Gold Race. Una compagna di squadra, un'amica, forse, di sicuro una delle rivali più fiere sullo scacchiere internazionale. Al Tour de France è stata lei che ha tirato fuori l'attacco definitivo sul Tourmalet per scalzare dal trono giallo proprio Lotte, che a un certo punto ci stava pure credendo, nel colpo clamoroso. Alla fine la belga è stata seconda, in Francia. Ma oggi, in Scozia, lei prima. E seconda chi? Demi, ovviamente.
La Kopecky nata sprinter e predestinata per le Americane (il suo primo titolo europeo, nel 2016; il suo primo titolo mondiale, nel 2017) è cresciuta tantissimo in questi anni, diventando sempre più resistente e riuscendo in questo 2023 a coniugare qualità e intensità come mai prima. Dopo il Tour da protagonista, dopo la rassegna iridata su pista vissuta come una regina (tanto che martedì già l'avevamo incoronata sul tetto del Mondiale), questa corsa su strada di oggi la vedeva come la prima delle favorite, ad onta del suo schermirsi e al netto di tutti gli imprevisti che possono capitare su un percorso anarchico come quello di Glasgow 2023.
La corsa è stata a lungo come imballata, alle spalle della splendida Elise Chabbey, autrice di un attacco solitario di 60 chilometri che a un certo punto sembrava addirittura complicato andare ad annullare. Poi si è accesa negli ultimi due giri, quando il gruppo era già molto selezionato e quando sono entrate in scena le protagoniste più attese. Una grande Annemiek van Vleuten, una giornata a inseguire a causa di due forature (la seconda proprio infame, a fine penultimo giro), trovando però pure l'occasione di provarci, di attaccare in prima persona. Una grande Annemiek van Vleuten, l'abbiamo già scritto e riassume tutto quello che lei è stata in una carriera fantasmagorica che va a chiudersi dopo queste ultime esibizioni di classe a cui assistiamo in queste settimane.
La rivale numero uno di Annemiek, ovvero… Demi Vollering, costretta a far corsa parallela con la sua connazionale quando si vedeva da lontano che avrebbe voluto far da sé sin dall'inizio. Marlen Reusser, una locomotiva che pure forse maldigeriva la presenza in fuga della compagna Chabbey, tanto che a un certo punto ha piazzato direttamente in prima persona uno scatto in salita mentre Elise difendeva coi denti il proprio vantaggio: un'azione deprecata da tutti i manuali di tattica del ciclismo.
L'outsider di lusso, Cecilie Uttrup Ludwig, quest'anno forse meno brillante che in altre stagioni ma stabilmente tra le più forti in ogni corsa, e capace ora di un podio su cui da anni provava a mettere piede. Il ritorno di Lizzie Deignan, la sorpresa di Christina Schweinberger… e l'assenza dei colori italiani. Che la nazionale azzurra potesse essere destinata a una corsa di sopravvivenza era nell'ordine delle cose, data l'assenza di una capitana nell'anima come Elisa Longo Borghini. In effetti le ragazze schierate da Paolo Sangalli hanno per un tratto subìto la corsa, ritrovandosi poi a dover inseguire.
L'ammiraglia italiana si è giocata Soraya Paladin come incursora nella prima parte di gara, poi ha concesso un giro in avanscoperta a Elena Cecchini quando si era sul circuito di Glasgow, all'inseguimento solitario di Chabbey: una mossa che ha permesso alle altre azzurre di stare coperte, ma per far cosa poi? Il problema non è stato tanto la prestazione del gruppo, quanto il fatto che alla punta di oggi, Silvia Persico, sia mancato un quid per tenere le ruote delle più forti, quando la corsa si è accesa. Tutto lì il senso della questione. Perché a quel punto la bergamasca ha sfiorato la possibilità di accodarsi a Van Vleuten e Kopecky e socie ma è rimasta a mezza strada, mentre le compagne perdevano contatto e scivolavano più indietro: quindi impossibilitata a tutto, foss'anche inseguire le prime con maggior vigore.
Alla fine per lei un 12esimo posto che magari non rispecchia appieno i valori assoluti in campo ma che bene o male la pone là dove attualmente si trova: in una valida seconda fascia. Dopodiché, fosse arrivata ottava anziché dodicesima non sarebbe certo cambiato il senso della questione, quella questione che la vuole al momento soccombente al cospetto delle Kopecky, delle Vollering, delle Reusser, delle Van Vleuten.
Torniamo a Lotte, in chiusura di commento: il suo successo colma una lacuna di 50 anni nell'albo d'oro del Mondiale, che dal 1973 non veniva vinto da una belga (l'ultima fu Nicole van den Broeck). Un vuoto clamoroso per il paese a maggiore trazione ciclistica del globo. Che Kopecky potesse interrompere il digiuno era cosa preventivabile, d'altro canto non è che l'anno scorso in Australia ci fosse andata tanto lontana: fu argento. Per la sua carriera un punto nodale, certo ha ancora classiche da vincere (una Roubaix, una Liegi), e titoli su pista e altro ancora, forse anche il tentativo di vincere davvero un Tour, prima o poi; ma oggi mette una pietra miliare nel suo percorso da ciclista.
Mondiale su strada femminile 2023, la cronaca della corsa
154.1 km da Loch Lomond a Glasgow per il Campionato del Mondo su strada femminile 2023. Giornata umida ma tendente al bello, strade bagnate tendenti all'asciugarsi. Non partite la polacca Katarzyna Niewiadoma, la statunitense Chloé Dygert e la svedese Jenny Rissveds, tutte alle prese con vari problemi fisici. Nei primi chilometri prime cadute e primi tentativi, ai -145 l'austriaca Christina Schweinberger, ai -143 la burkinabè Awa Bamogo, ai -142 la ceca Eliska Kvasnickova, tutti senza grossa fortuna.
Dai -140 il ritmo nel gruppo si è alzato tantissimo, la battistrada è stata raggiunta ai -137 e nelle prime file hanno cominciato a vedersi nomi di un certo peso, anzi ai -135 addirittura si è staccato un gruppetto di sette con l'ungherese Blanka Kata Vas, la francese Juliette Labous, la sudafricana Ashleigh Moolman, l'olandese Mischa Bredewold, la britannica Elizabeth Deignan, la svizzera Elise Chabbey e la belga Sanne Cant. Tante nazionali importanti rappresentate, il compito di inseguire è ricaduto su quelle rimaste escluse: Italia, Germania, Stati Uniti.
Ma nel tratto fino alla salita di Crow Road (che partiva ai -125) le attaccanti hanno sfiorato il minuto di margine. L'Italia ha provato a sganciare Soraya Paladin in salita ma l'azzurra non è riuscita a chiudere da sola il gap rispetto alle prime, dalle quali intanto si staccava ai -123 Vas. Ai -123 Paladin è stata raggiunta dal gruppo già parecchio selezionato dalla Germania. Tra le atlete in difficoltà, le olandesi Marianne Vos e Shirin van Anrooij e l'altra italiana Eleonora Camilla Gasparrini.
In discesa ai -114 un po' di quelle che erano davanti - le tedesche Antonia Niedermaier e Liane Lippert, l'italiana Silvia Persico - si sono ritrovate in allungo sul resto del gruppo, ed è stata l'olandese Lorena Wiebes a chiudere, con a ruota la belga Lotte Kopecky e la svizzera Marlen Reusser, come se fosse una corsa ics della SD Worx. Il gruppo si è comunque ricompattato e ai -111 la fuga è stata annullata, mentre la francese Juliette Labous e poi proprio Kopecky lamentavano problemi meccanici.
La corsa si è un attimo rilassata, in tante hanno cominciato a rientrare dietro (anche il gruppettone Vos, che era arrivato ad avere due minuti di ritardo) mentre davanti si è visto qualche tentativo piuttosto estemporaneo, citiamo quello della neozelandese Kim Cadzow dai -99 ai -92. Arrivate a Glasgow sono ricominciate le cadute, ai -94 Bredewold e la svizzera Noemi Ruegg.
Chabbey protagonista di un'azione da sogno
Subito dopo, sulla salitella del parco, un'accelerazione di Chabbey ai -92.5 ha portato via un drappello di superprotagoniste con Silvia Persico, Kopecky, Lippert, l'olandese Demi Vollering, l'australiana Grace Brown, la britannica Anna Henderson. Le altre non sono naturalmente state a guardare, ai -90 Reusser è rientrata e subito ripartita in contropiede, mentre una caduta in discesa ha lasciato ferite la danese Emma Norsgaard, la francese Victoire Berteau, la polacca Marta Jaskulska e l'australiana Sarah Roy.
Ai -88 Henderson ha chiuso su quel treno di Reusser, intanto dai rivolgimenti alle loro spalle era emerso un quintetto che ai -85, proprio sulla linea del primo passaggio dal traguardo (e 6 giri da compiere) è andato a chiudere sulle due battistrada. Al suo interno, Paladin, Chabbey, l'olandese Riejanne Markus, la danese Cecilie Uttrup Ludwig e la polacca Agnieszka Skalniak-Sosna. Il primo gruppo inseguitore, formato da poco più di 30 unità, è transitato a una quindicina di secondi tirato da Kopecky. Per l'Italia ancora presenti Chiara Consonni, Elena Cecchini, Elisa Balsamo e Silvia Persico. Negli stessi chilometri si ritirava invece Barbara Guarischi.
Il lavoro di Belgio e ancora Germania ha annullato l'azione ai -80, quindi si sono sprecati i tentativi: Vas e Deignan, poi Henderson, poi Kopecky, poi di nuovo Chabbey, partita ai -74 e transitata al secondo passaggio ai -71 coi soliti 15" di ordinanza sul gruppo tirato ancora dal Belgio.
Ai -66 anche la campionessa uscente, l'olandese Annemiek van Vleuten, ha avuto un guaio meccanico che le ha fatto perdere oltre mezzo minuto che non sarebbe stato facile recuperare. Ai -65 su uno strappo è partita di nuovo Ludwig, chiamando la marcatura di Paladin, dopodiché si è mossa Markus su cui più avanti, ai -62, si son portate Persico, Kopecky e Skalniak-Sojka, e poco dopo anche Reusser, Lippert e l'austriaca Christina Schweinberger. Il gruppo si è rifatto sotto ai -58 ed è transitato ai -4 giri (a 56.8 dalla fine) con oltre 20" da Chabbey che intanto proseguiva il proprio personale volo.
Elena Cecchini si è concessa al passaggio un allungo, poi ai -55 Van Vleuten è rientrata sul plotone con la spagnola Mavi García a ruota e un attimo dopo era già davanti a promuovere un'iniziativa di contrattacco che non ha avuto fortuna. Ai -52 il Canada si è autoeliminato con una caduta di Olivia Baril e Simone Boilard che ha coinvolto peraltro anche Henderson, messa fuori causa. Sempre meno contendenti per questo titolo.
La fase interlocutoria vissuta a questo punto ha messo le ali ai piedi a Chabbey, che ha portato il proprio vantaggio a ben più di un minuto; Cecchini, rimasta sempre intercalata, è stata ripresa a 47 dalla fine. Ai -45 di nuovo Markus ha provato a stimolare qualcosa nel gruppo, partendo con Elisa Balsamo a ruota; il ritardo dalla battistrada era a quota 1'20", e pure questo contrattacco è presto sfumato senza lasciare tracce profonde negli sviluppi della corsa. Ai -42.8, con tre giri da coprire, la svizzera è passata con un minuto e mezzo di vantaggio.
Olanda e Belgio hanno finalmente capito che la corsa stava per essere persa, e hanno utilizzato il terz'ultimo giro per spingere e ridurre così di un terzo il distacco dalla prima. Ai -36, portato sotto il minuto il ritardo da Elise, ecco che Van Vleuten è partita forte con Persico a ruota. Sulle due sono presto arrivate Kopecky e Vollering, quindi anche Lippert, e Van Vleuten ha fatto il buco che ha permesso per un attimo a Demi e Lotte di avvantaggiarsi. A questo punto Persico ha capito di non averne più e si è ingolfata, tanto quanto Lippert.
A tre giri dalla fine entrano in gioco le big
Sono uscite allora Ludwig con Reusser a ruota e sono state loro a portarsi per prime su Vollering-Kopecky; poi - dopo una trenata di Reusser che mal s'accordava con la fuga in corso della connazionale Chabbey, sono arrivate anche Van Vleuten, Schweinberger e Deignan. Annemiek ha giocato la carta dell'anticipo ai -33.5, Kopecky ha cercato di portarsi da sola sull'iridata 2022 ma il gruppetto - ispirato da Ludwig su Montrose Street - ha chiuso su tutte e due ai -30. Di lì a poco il penultimo passaggio della battistrada ha sancito: solo 17" restavano alla svizzera sul drappello delle sette big. Persico, Lippert e altre (tra cui quelle coinvolte per il titolo Under 23, assegnato contestualmente alla gara élite: Vas, Van Anrooij e la britannica Anna Shackley) sono transitate a 1'07", Consonni è passata a 1'33" con Labous, Balsamo, Cecchini e Paladin a 2'18": serenamente si poteva dire già a questo punto che per l'Italia stavolta non ci sarebbero stati sorrisi.
Il penultimo giro è stato piuttosto interlocutorio fino ai -20, quando Ludwig ha forzato su uno strappetto e subito dopo Kopecky è partita a tutta, seguita subito da Schweinberger e poi anche dalle altre: strappate utili per ridurre il margine rispetto a una Chabbey ormai in prossimità del burnout; su Montrose Street ai -16 Vollering ha fatto uno scattone tenuta da Kopecky, quindi sono rientrate pure Ludwig e via via le altre, da ultimo Van Vleuten che però mentre stava per accodarsi si è resa conto di aver forato: di nuovo!
Chabbey è stata ripresa proprio al suono della campanella, a 14 km dalla fine, da Vollering che ormai non aveva più impacci e impicci morali dettati dalla presenza dell'ingombrante connazionale, ormai fuori dai giochi. È stata però Lizzie Deignan, ai -12.5, a proporre un allunghetto che ha trovato subito in Schweinberger un'alleata preziosissima. Un attimo di incertezza dietro ed ecco che la coppia ha preso spazio. Reusser si è mossa con un attimo di ritardo, seguita a breve distanza da Ludwig che però non è riuscita a chiudere il buco sulla svizzera. Ci ha provato allora Kopecky, uscita sola ai -11.5, mentre Vollering, Ludwig e Chabbey si ritrovavano apparentemente tagliate fuori.
Ai -11 Lotte ha raggiunto Marlen, ai -10 entrambe hanno chiuso su Deignan-Schweinberger, il gruppetto Demi pagava 15" ma il quartetto ha traccheggiato un po' troppo sicché la scatenata olandese ha riportato tutte dentro ai -8. Il rientro di Vollering è stato fragoroso, consumato su uno strappetto su cui la 26enne di Pijnacker è direttamente scattata su tutte, con Kopecky e Schweinberger a chiuderla. Proprio in cima allo strappo Demi ha cominciato a picchiettarsi sulla coscia sinistra e a fare per quanto possibile stretching, segnale di un crampo giunto al momento meno opportuno e che ha interrotto un'azione che avrebbe potuto essere decisiva.
Kopecky, l'attacco decisivo
Ai -7 sulla salitella del parco è partita di nuovo Ludwig. Deignan ci ha provato ma non ha potuto rispondere, Kopecky invece sì, si è portata sulla danese e ha tirato dritto, mentre Vollering provava invano ad accodarsi. Cecilie ha resistito alla ruota di Lotte, Demi ha dovuto subire il rientro di Reusser, Schweinberger e (con gran fatica) Deignan; invece Chabbey è definitivamente saltata.
La botta di Kopecky ha fruttato una decina di secondi di immediato vantaggio, poi con un'altra rasoiata su Scott Street ai -5.5 la belga si è disfatta della compagnia di Ludwig involandosi verso il successo. A 4 dalla fine Reusser e Vollering hanno seminato Schweinberger e Deignan, quindi su Montrose Street ai -2 Demi ha staccato Marlen ma non è riuscita subito a riprendere Cecilie, riservandosi però di farlo nella volata.
Lì, sul rettilineo conclusivo, Lotte si è goduta il più prestigioso dei risultati, esultando per tempo per una vittoria più che mai meritata. Uno sprint lunghissimo ha permesso a Vollering di completare l'ennesima doppietta SD Worx stagionale, superando Ludwig proprio a 3 metri dalla fine, a 7" dalla vincitrice; un po' sconsolata Reusser ha tagliato il traguardo al quarto posto a 12", poi Schweinberger e Deignan sono arrivate a 34"; Chabbey, dopo quel po po di Mondiale che s'è inventata, si è goduta una sorta di passerella finale chiudendo settima a 1'24", e ancor più l'ha fatto Van Vleuten, per la quale si trattava dell'ultima prova iridata in carriera: un salutare continuo il pubblico al passaggio, nel finale, prima di fermarsi all'ottavo posto a 2'48" da Kopecky.
La top ten è stata completata da Markus e García che hanno anticipato il gruppetto in cui Blanka Kata Vas, vincendo la volatina a 4'34", non solo si è assicurato un pleonastico 11esimo posto (davanti a Silvia Persico, 12esima e prima delle italiane), ma ha anche conquistato il titolo Under 23, assegnato contestualmente alla prova élite: seconda - in questa classifica nella classifica - Van Anrooij (13esima al traguardo), terza Shackley (17esima). Top 20 anche per Chiara Consonni, che è arrivata da sola a 5'13" da Lotte.