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Tour 2017: piatto ricco ma condimento senza sale

18.10.2016 19:39

Presentata la prossima Grande Boucle: tanta varietà di montagne e di percorsi, ma manca qualcosa per essere intrigante


Se, dopo la presentazione, del Tour de France 2016 scrivevamo "intrigante e aperto a molti scenari" per un percorso che appariva tale sulla carta ma che alla realtà dei fatti si è rivelato deludente, ecco che l'ottimismo iniziale scema di fronte al Tour de France 2017, presentato stamani a Parigi. Un Tour con elementi buoni ed altri, la maggioranza, meno buoni, per un percorso di 3516 km che, alla vigilia, pare poco accattivante e più simile all'epoca Leblanc che a quella Prudhomme. E che potrebbe favorire Mauro Vegni e soci nell'attirare top rider (sopratutto quelli portati per le cronometro) al via del Giro d'Italia.

Ciò che va: pochi trasferimenti e varietà di montagne
Partiamo da ciò che non dispiace: sicuramente, per corridori e la moltitudine di donne e uomini presenti a vario titolo al seguito della corsa, è l'aspetto relativo ai trasferimenti. Con l'eccezione del classico viaggio prima della passerella parigina e del primo giorno di riposo, la distanza tra arrivo e la seguente partenza non supera mai i 100 km. Dal punto di vista altimetrico, si può notare come le salite scelte presentino pendenze importanti, più da Giro che da Tour. E questo è un innegabile miglioramento.

Giusta anche la presenza già al quinto giorno di una signora salita come La Planche des Belles Filles. La notizia che forse è maggiormente positiva risiede nell'inserimento di tutte e cinque le grandi catene montuose, evento che non capitava dal 1992. Dal Giura ai Vosgi, dai Pirenei al Massiccio Centrale per finire con le Alpi, un bel mix con alcune pecche.

Ciò che non va: crono quasi assenti, salite dimenticate
Molte sono le decisioni che lasciano interdetti: innanzitutto la cronometro marsigliese del penultimo giorno, che pare buttata lì senza costrutto e immediatamente a ruota di una frazione adatta a fughe, non il massimo a livello di spettacolarità. Il ridotto chilometraggio degli esercizi individuali è un segno dei tempi: se nell'era Indurain si trovavano prove di 70 e più km, ecco che, con il ritorno in auge degli scalatori francesi (Romain Bardet in particolare), lo spazio per tali tipo di sforzi è radicalmente mutato.

Se la breve durata delle tappe di montagna è ormai una costante (ma almeno in qualche caso si è giustamente cambiato idea), la 100 km da Saint Girons a Foix è da mani nei capelli: pare adatta ad un allenamento medio che ad una frazione pirenaica. Lascia parecchi dubbi anche il disegno della Briançon-Izoard. Nel disegno a cinque catene montuose rimangono sacrificate Alpi e Pirenei, che non sono così ben rappresentate come nel recente passato (e come la storia imporrebbe). Comprensibile infine data la conformazione del paese ma di certo eloquente lo squarcio diagonale nel percorso: tutto il Nord (per il secondo anno di fila) e il Nordovest (Normandia e Bretagna) del paese vengono saltati a piè pari.

Il via dall'estero, i primi botti a La Planche des Belles Filles
Il via verrà dato sabato 1 luglio da Düsseldorf con una cronometro pianeggiante di 13 km: chi meglio del campione del mondo Tony Martin può puntare alla prima maglia gialla? Il giorno dopo dalla città renana, quarto luogo tedesco ad ospitare la grand depart (in precedenza Colonia 1965, Francoforte 1980 e Berlino 1987), si pedala verso ovest per giungere, dopo 202 km, a Liegi, con l'arrivo posto in Boulevard de la Sauvenière. Lì dove terminava fino al 1989 la Doyenne saranno però protagonisti gli sprinter.

I quali difficilmente si ripeteranno lunedì 3 luglio nella frazione che parte dalla belga Verviers (città natale di Philippe Gilbert) e giunge in Francia dopo 202 km nell'inedita cittadina Longwy; gli ultimi 1600 metri presentano una pendenza media del 5.8%, con punte dell'11%. Si torna all'estero, precisamente in Lussemburgo, martedì 4 luglio per la partenza da Montdorf les Bains, amena località termale alle porte di Schengen. E l'acqua è centrale anche nell'economia della città d'arrivo, la transalpina Vittel; la tappa misura 203 km e, se si eccettuano i rischi di vento nella parte centrale, sorriderà ancora ai velocisti.

Radicale cambio di scenario mercoledì 5 luglio: da Vittel si riparte in direzione sudest verso la catena dei Vosgi, giungendo su una cima alla terza apparizione al Tour ma che è già entrata tra le mete classiche. Nel 2012 a La Planche des Belles Filles vinse Chris Froome, nel 2014 toccò a Vincenzo Nibali; chi svetterà nel 2017 in quello che sarà la prima sfida tra i pretendenti per la maglia gialla?

Il percorso della Vittel-La Planche des Belles Filles


Giura atto primo: Station des Rousses per la fuga
Giovedì 6 luglio torna la lotta tra le ruote veloci nella Vesoul-Troyes di 216 km, così come dovrebbe accadere venerdì 7 luglio con la Troyes-Nuits Saint Georges di 214 km; in quest'ultimo caso bisognerà stare attenti al vento, che tra le strade della Borgogna soffia in maniera prepotente. In caso di bizze di Eolo gli ultimi 40 km saranno terreno perfetto per tentare di aprire i ventagli.

Dopo i Vosgi fanno il loro ingresso in scena i monti del Giura: sabato 8 luglio la Dole-Station des Rousses di 187 km si snoderà tutta nel dipartimento ai confini con la Svizzera. Se nella prima parte di giornata si sale in maniera abbastanza dolce, così come la Côte de Viry (7.6 km al 5.2%) non appare insormontabile, altrettanto non si può dire per la Montée de la Combe de Laisia Les Molunes: 11.7 km al 6.2% che possono far male, prima di una brevissima discesa e dell'arrivo nella stazione sciistica. Tappa da fughe, ma che potrebbe vedere delle scaramucce tra i big.

Il percorso della Dole-Station des Rousses


Giura atto secondo: percorso scoppiettante a Chambéry
L'appuntamento di domenica 9 luglio che chiude la prima parte di corsa è forse quello più atteso, con la frazione decisamente più intrigante di tutte le ventuno disegnate: la Nantua-Chambéry di 181 km promette spettacolo. E per fare in modo che le speranze diventino realtà aiuta subito la salitella che i corridori affronteranno dai primissimi metri: la Côte des Neyrolles, lunga 3.2 km ma con il 7.2% di pendenza media, è il trampolino adatto per gli attacchi. Lunga discesa fino Seyssel dove parte l'inedito Col de la Biche: 10.5 km al 9% medio per una salita quasi dolomitica e nella quale l'acido lattico si accumulerà massicciamente sulle gambe.

Discesa e subito una nuova, durissima ascesa: è il Grand Colombier da un versante mai affrontato, di 8.5 km al 9.9% di pendenza media e tratti infernali al 22%. Altra discesa e fondovalle fino all'imbocco del Mont du Chat; lì dove Poulidor staccò Merckx nel 1974 si deciderà verosimilmente una tappa potenzialmente spettacolare. Al termine degli 8.7 km di salita al 10.3% di media mancano 25 km al traguardo savoiardo. Qui, se i favoriti lo vorranno, potranno dar ampio sfoggio delle loro doti, in una giornata con 4600 metri di dislivello positivo.

Il percorso della Nantua-Chambéry


Pirenei primo atto: a Peyragudes tappa tradizionale
Dopo un giorno di riposo si riparte martedì 11 luglio dalla Dordogna con la Périgueux-Bergerac di 178 km: con il ritiro del buon Pierrick Fédrigo è caccia aperta al nuovo Cirano del gruppo, così come si cerca il nome del vincitore dello sprint a ranghi compatti. Medesimo lo scenario di mercoledì 12 luglio nella Eymet-Pau di 202 km, altro appuntamento per velocisti.

I Pirenei arrivano giovedì 13 luglio con la Pau-Peyragudes di 214 km; tutto tranquillo per quasi tre quinti di gara fino al Cole de Menté, sempre insidioso con i suoi 6.9 km all'8.3% di pendenza media. Altro appuntamento classico è il Port de Balès di 11.7 km al 7.7%; discesa e si scala il tradizionale Col de Peyresourde di 9.7 km al 7.8%. Brevissima discesa e poi altri 2.4 km di salita all'8.4% fino al traguardo (gli ultimi 200 metri al 16%), posizionato nell'unico altiporto della catena montuosa.

Il percorso della Pau-Peyragudes


Pirenei atto secondo: a Foix tappa desolante
Venerdì 14 luglio, giorno di festa nazionale, ci sarà poco da festeggiare per una tappa che sale prepotentemente sul podio degli sghiribizzi mal riusciti. Non vi è un aggettivo che possa descrivere in maniera positiva la Saint Girons-Foix: 100 km che paiono rimasugli di bassa qualità per quella che, stando alle parole degli organizzatori, è la frazione in linea più breve degli ultimi 30 anni. Di certo non un buono spot.

La prima asperità è il Col de Latrape di 5.6 km al 7.3% di pendenza media: 5 km di discesa e poi si affronta il Col d'Agnes lungo 10 km con pendenza dell'8.2%. Quasi 20 km di discesa fino all'ultima salita, il Mur de Péguère: 9.3 km al 7.9% di pendenza ingannevole. Già, perché negli ultimi 3.3 km si pedala sempre sopra l'11%, con punte del 18%. Dalla cima al traguardo 27 km di discesa e pianura. Chi mai proverà a smuovere le acque in un tracciato simile?

Il percorso della Saint Girons-Foix


Due giorni nel Massiccio: Rodez per puncheur, Le Puy en Velay per le fughe
Il fine settimana si apre sabato 15 luglio con la Blagnac-Rodez di 181 km, adatta a fughe da lontano e, soprattutto, a uomini da classiche; l'arrivo è posto, come nel 2015, in cima alla Côte Saint Pierre. Allora gioì Greg Van Avermaet battendo Peter Sagan; vivremo una nuova sfida tra il campione olimpico e il campione del mondo?

Domenica 16 luglio il Massiccio Centrale ospita la Laissac-Le Puy en Velay, frazione di 189 km con solo due salite valide come gpm ma con uno svolgimento medio al di sopra dei 1000 metri slm. Dopo l'iniziale Montée de Naves d'Aubrac l'attenzione è tutta per l'inedito Col de Peyra Taillade, ascesa di 8.3 km al 7.4% di pendenza media con punte del 14%. Dalla cima mancano 41 km all'arrivo tutti in discesa, fatta eccezione per due zampellotti. Altra tappa da fughe in cui difficilmente le grandi squadre cercheranno di muoversi.

Il percorso della Laissac-Le Puy en Velay


Croix de Fer, Télégraphe e Galibier nella tappa di Serre Chevalier
Si riparte martedì 18 luglio, dopo l'ultimo riposo, sempre da Le Puy en Velay in direzione di Romans sur Isère: 165 km con finale in volata sul medesimo traguardo teatro di tappa alla Paris-Nice 2016 (vinse Bouhanni davanti a Theuns e Greipel). Mercoledì 19 luglio il primo giorno alpino con la La Mure-Serre Chevalier di 183 km: tralasciando l'iniziale Col d'Ornon si pedala sul lungo e irregolare Col de la Croix de Fer che sfiancherà i concorrenti per circa un'ora. Discesa, e poi è la volta del Col du Télégraphe dal versante di Saint-Michel-de-Maurienne, costante lungo i suoi 11.9 km al 7.1.

Dopo cinque km di lieve declivio ecco una delle quattro vette mitiche della Grande Boucle: assenti Alpe d'Huez, Tourmalet e Ventoux tocca al Col du Galibier tenere alto l'onore dei giganti francesi. Da Valloire 17.7 km al 6.9% di pendenza, con le maggiori difficoltà nel finale. Dallo scollinamento mancano 28 km quasi tutti di discesa fino al traguardo, per una tappa che, finalmente, può prevedere anche movimenti da lontano.

Il percorso della La Mure-Serre Chevalier


Primo arrivo sull'Izoard; prima si doveva disegnare meglio
L'ultima frazione di salita arriva di giovedì, una novità nell'ultimo periodo: la Briançon-Izoard del 20 luglio è l'ultimo spartiacque prima della cronometro sabbatica. Se il primo arrivo sul mitico colle alpino è da salutare con piacere, non altrettanto il percorso precedente che appare alquanto deboluccio.

178 sono i km da percorrere, i primi 120 dei quali quasi tutti senza difficoltà; il Col de Vars è sì lungo 9.3 km e vanta una pendenza media del 7.5%, ma non è adatto per attacchi. Resta dunque il mitico colle tanto caro a Bartali e Coppi, giunto alla trentaquattresima presenza al Tour. Dal versante di Guillestre alla cima sono 14.1 km al 7.3% di pendenza media, con la seconda parte decisamente più arcigna. Appuntamento finale per gli arrampicatori.

Il percorso della Briançon-Izoard


Crono deboluccia prima dei Campi Elisi
La frazione più lunga della corsa arriva venerdì 21 luglio: la Embrun-Salon de Provence di 220 km è perfetta per le fughe da lontano. Sabato 22 luglio ecco la cronometro, versione ridotta: 23 km con partenza e arrivo a Marsiglia (capitale europea dello sport 2017), precisamente nello stadio Vélodrome. Percorso senza asperità ad eccezione di una salitella verso Notre Dame de la Garde. Si può essere delusi per la scelta adottata? Sì, si può.

Tradizionale passerella finale nel tardo pomeriggio di domenica 23 luglio: da Montgeron a Parigi Champs Élysées sono 105 i km da percorrere. Una novità riguarda il percorso nella Ville Lumière, con quel che resta del gruppo che entrerà persino in una navata del Grand Palais. Volatona, podio, inno, discorso del vincitore e passeggiata finale dei team, a prendersi gli ultimi e meritati applausi.
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