Masnada fa i Conti giusti
Giro d'Italia, a San Giovanni Rotondo arriva la fuga: tappa al bergamasco della Androni, maglia rosa al romano della UAE
In cauda venenum, erano soliti affermare i latini due millenni or'sono. Stavolta il veleno è stato soprattutto al principio, però, perché nella prima ora odierna il Giro d'Italia rischiava di perdere un altro grande protagonista. Fortunatamente così non è stato. E, alla fine, la Corsa Rosa ha guadagnato almeno un paio di nuovi protagonisti per i prossimi dieci giorni, due giovani tra i più promettenti del panorama italiano.
Lunga tappa verso San Giovanni Rotondo, abbandono di Ten Dam
La sesta frazione del Giro d'Italia, la Cassino-San Giovanni Rotondo, è la seconda più lunga dell'intera edizione con ben 238 km. Tra Lazio, Campania, Molise e Puglia un tracciato adatto alle fughe, con un finale ondulato dalla salita di Coppa Casarinelle. Quantomeno rispetto alle giornate precedenti il meteo, almeno nella fase iniziale, è ben più clemente, con un sole raggiante che accompagna l'avvio frusinate delle 11.23.
I tentativi di fuga non mancano, ma dopo 10 km non si forma un gruppetto concreto. Dura per qualche km l'azione con Marcato, Masnada, Neilands, Peters e Rota, raggiunti anche da Conci e Sütterlin, ma verso il km 25 vengono riassorbiti. Da segnalare, intanto, il ritiro di Laurens Ten Dam: l'esperto neerlandese del Team Sunweb era sofferente a livello costale da domenica per colpa di una caduta e ha dovuto alzare bandiera bianca.
Caduta per Roglic, a terra anche altri big. Ritiro per Power
Al km 34, con il gruppo ancora unito, si verifica una caduta massiccia, con numerosi atleti finiti al suolo. Tra i tanti a terra vanno a giù Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe), uomini di classifica come Mikel Landa (Movistar Team), Rafal Majka (Bora Hansgrohe), Ilnur Zakarin (Team Katusha Alpecin) e soprattutto Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma), che va giù assieme ai compagni di squadra Sepp Kuss e Paul Martens. Prontamente rialzatisi tutti quanti, per la maglia rosa il problema riguarda la natica destra, grattugiata con l'asfalto.
L'avanguardia del gruppo rimasta in piedi decide, giustamente, di attendere il rientro degli attardati, che avevano accumulato una quarantina di secondi di ritardo. L'unico a mancare all'appello è Robert Power: il talentuoso australiano del Team Sunweb, spesso fermato dagli infortuni, è costretto ad abbandonare la carovana, dirigendosi con l'ambulanza in ospedale per verificare eventuali fratture.
Si forma la fuga, fra i tredici ci sono cinque italiani
Una volta tornati in una situazione di gruppo compatto si forma, attorno al km 45, la fuga di giornata. Se ne vanno in sette, ossia gli italiani Nicola Bagioli (Nippo-Vini Fantini-Faizanè) e Valerio Conti (UAE Team Emirates), gli spagnoli Rubén Plaza (Israel Cycling Academy) e José Joaquín Rojas (Movistar Team), il francese Nans Peters (AG2R La Mondiale), il belga Pieter Serry (Deceuninck-Quick Step) e lo svizzero Danilo Wyss (Team Dimension Data).
Inizialmente pare che il plotone non lasci spazio, tanto che Wyss opta per rialzarsi. E invece così non è, con i sei attaccanti raggiunti da altri sette colleghi, ossia gli italiani Giovanni Carboni (Bardiani CSF), Nicola Conci (Trek-Segafredo) e Fausto Masnada (Androni Giocattoli-Sidermec), il costaricano Andrey Amador (Movistar Team), il portoghese Amaro Antunes (CCC Team), il francese Valentin Madouas (Groupama-FDJ) e il neerlandese Sam Oomen (Team Sunweb).
Il vantaggio cresce, il vento spira a favore
Il gruppo concede loro luce verde e già al km 60 gli attaccanti possiedono 2'. Il vantaggio, sulle larghe strade statali percorse (ss 17, 87 e 645 in questo lungo tratto), aumenta progressivamente, superando i 4' al km 80; nel mezzo il traguardo volante di Bojano (km 70.3) vede Rojas precedere Oomen e Madouas. Con questo margine la maglia rosa cambia virtualmente padrone, passando sulle spalle di Valerio Conti; dietro il Team Jumbo-Visma controlla semplicemente la situazione, senza impegnarsi per ridurre il distacco.
Ed è così che a 100 km dalla fine si tocca il gap massimo di giornata a quota 6'30". Entrati in Puglia, precisamente in Daunia, l'intensità del vento aumenta, spirando di lato ma a favore; davanti si viaggia sopra ai 60 km/h, dietro anche attorno ai 70 km/h e così il gap scende a 5'20" ai meno 80 km, proprio quando un miniventaglietto ha fatto distanziare una ventina di unità (fra cui Giacomo Nizzolo), che tuttavia rientrano senza fatica.
A Coppa Casarinelle attacca Masnada, reagisce solo Conti
La svolta a sinistra per approcciare l'ingresso di Lucera fa diminuire l'andatura, che riprende a salire una volta lasciata la cittadina e ritornati sulle lunghe strade rettilinei. Quello che non muta, di fatto, è il gap: ai meno 70 km i tredici attaccanti hanno 5'10", ai meno 60 km 5'20", ai meno 50 km 5'30" e ai meno 40 km 5'.
A 32 km dalla fine, all'imbocco di Coppa Casarinelle, morbida ascesa di 15 km al 4.4%, il disavanzo è di 5'10" e la situazione pare proprio sorridere ai battistrada, che proseguono di comune accordo anche quando la strada inizia a salire. A tirare è quasi solo Conti, che punta a guadagnare più possibile per andare a coronare il sogno rosa. La fase di impasse viene interrotta ai meno 28.7 km dalla fine con l'attacco di Fausto Masnada, che approfitta di una fase di stasi; l'unico che è capace di andargli dietro è proprio Valerio Conti, mentre Conci e Madouas non riescono nell'intento.
Dietro si guardano, i due guadagnano
La mancanza di collaborazione tra gli inseguitori fa il gioco dei due italiani, che guadagnano a vista d'occhio, arrivando ad avere una trentina di secondi a 26 km dalla conclusione, quando Masnada riparte con il lungo rapporto senza, però, distanziare il romano Conti. I due decidono finalmente da questo punto in poi di non scattarsi in faccia, con il bergamasco della Androni a fare il grosso del lavoro. Buon per loro che dietro continuino con infruttuosi tentativi di allungo fino ai meno 24.5 km, quando l'esperto Plaza parte con il rapportone, venendo raggiunto dai soli Carboni e Rojas.
L'anarchia tattica prosegue tra gli altri inseguitori, dai quali si è irrimediabilmente distanziato Bagioli. La gamba di Masnada è quella di aprile, quando ha fatto fuoco e fiamme fra Tour of the Alps e Giro dell'Appennino; Conti rimane attaccato con fatica in salita, ma tanto basta; l'unica preoccupazione è la presenza di un cane a 1 km dalla vetta, con il laziale della UAE che lo evita con attenzione, con la scorta tecnica che riesce a catturarlo prima che possa creare scompiglio tra gli inseguitori.
L'accordo è totale, Conti e Masnada incrementano sulla concorrenza
Allo scollinamento (km 220.1) Masnada e Conti, che transitano in quest'ordine, hanno 33" su Carboni, Plaza e Rojas mentre gli altri fuggitivi pagano 50", con un Amador in versione stopper. Il gruppo, intanto, viaggia tranquillamente a oltre 7' di distacco, per poi scollinare a 7'35". Dopo il gpm il falsopiano viene battuto dal vento contrario ma non cambia nulla per la testa della corsa, che viaggia sempre di comune accordo; al traguardo volante di San Marco in Lamis (km 225.1) Conti e Masnada passano in quest'ordine con 31" sui tre inseguitori e 50" sugli altri attaccanti.
Subito dopo lo sprint intermedio la strada conosce l'ultimo dentello al 7/8%; Masnada rimane in testa a dettare l'andatura, Conti resiste digrignando i denti. E nel tratto guadagnano ancora qualche secondo sui tre al loro inseguimento, mentre dietro perdono terreno prima Conci e poi Amador, con il costaricano abile a rientrare sfruttando le sue arcinote abilità di discesista.
Vittoria di tappa per Masnada, tra le rivelazioni della stagione
Andati alla grande anche nell'ultimo tratto complicato, Conti e Masnada hanno il modo di approcciare la strada verso San Giovanni Rotondo con un margine che pare ormai di garanzia, dato che ai meno 5 km hanno ancora 33" dalla loro. La collaborazione, poi, non conosce la minima interruzione, con la ripartizione degli obiettivi ben distinta fra i due.
Il laziale tira fino all'ultimo, con il lombardo che inizia lo sprint ai meno 200 metri, andando a coronare la più grande soddisfazione della sua carriera. Per Fausto Masnada è il terzo centro stagionale dopo le due tappe al Tour of the Alps; a mo' di curiosità, è il terzo Fausto a vincere nella Corsa Rosa dopo le ventidue volte di Coppi e l'unico assolo parziale di Bertoglio nel 1975, a cui sommò la sorprendente generale.
La Androni guida la rivincita delle Professional, in 3 tra le migliori 5
Ed è una giornata da ricordare per la Androni Giocattoli-Sidermec: la compagine piemontese torna a vincere alla Corsa Rosa esattamente dopo sette anni di digiuno, dato che l'ultima gioia risaliva al 16 maggio 2012 con Roberto Ferrari a Montecatini Terme. E per trovare l'ultima Professional ad esultare bisogna risalire all'edizione 2016 con la sorprendente cronoscalata del russo Foliforov all'Alpe di Siusi.
Alle spalle dell'anguilla di Brembilla coglie il secondo posto a 4" Valerio Conti (UAE Team Emirates). La volata per il terzo posto a 37" premia José Joaquín Rojas (Movistar Team) su Rubén Plaza (Israel Cycling Academy). Quinto posto a 42" per Giovanni Carboni (Bardiani CSF), che ha perso l'attimo propizio perché la condizione assiste il promettente marchigiano. Seguono Pieter Serry (Deceuninck-Quick Step) e Valentin Madouas (Groupama-FDJ) a 52", Nans Peters (AG2R La Mondiale), Andrey Amador (Movistar Team) e Amaro Antunes (CCC Team) a 56", Sam Oomen (Team Sunweb) a 1'02" e Nicola Conci (Trek-Segafredo) a 2'18". Il gruppo degli uomini di classifica arriva con calma dopo 7'19".
Conti nuovo leader su Carboni, domani si va a L'Aquila
Obiettivo centrato, dunque, per Valerio Conti: il figlio e nipote d'arte si regala una preziosa e meritata maglia rosa, interrompendo un digiuno di 47 giorni senza leader italiani. Il ventiseienne della UAE Team Emirates ora può tranquillamente pensare di indossare le insegne del primato per una settimana.
Alle sue spalle, a 1'41", si trova Giovanni Carboni che indossa la maglia bianca. Seguono Peters a 2'09", Rojas a 2'12", Madouas a 2'19", Antunes a 2'45", Masnada a 3'14", Serry a 3'25", Amador a 3'27" e Oomen a 4'57", con Roglic undicesimo a 5'24" e sempre primo dei cosiddetti big.
Domani inizia la risalita della penisola con la Vasto-L'Aquila di 185 km, frazione in parte simile a quella odierna, con l'arrivo nel capoluogo abruzzese tuttavia ben più complesso: dai meno 9.5 ai meno 6.5 km si sale al 5%, quindi una discesa irregolare fino al cartello dell'ultimo km dove la pendenza fino all'arrivo è costante attorno all'8%.