2025, l'ultimo valzer di Chris Froome: come sarà la stagione del (forse) ritiro?
Il britannico in forze alla Free Palestine spera di chiudere con un grande giro, ma l'andamento delle ultime stagioni lo rende un obiettivo difficile.
Alla vigilia del 2025, anno della scadenza del suo contratto quadriennale con la Free Palestine, Christopher Froome ha rilasciato delle dichiarazioni sulla stagione che lo aspetta. Stagione che sarà, salvo sorprese, quella del suo ritiro dal ciclismo professionistico. Il britannico-kenyota, che per anni aveva ribadito di avere fiducia nella possibilità di tornare competitivo, già da tempo ha contenuto le aspettative, come confermato dall'ultima intervista. Chris, che compirà 40 anni il prossimo 20 maggio, non parla più di vincere o di piazzarsi, ma punta a essere nuovamente schierato in un grande giro: sarebbe la prima volta dopo la Vuelta España 2022. A dire il vero, non si tratta di un obiettivo stabilito a tavolino dall'atleta, ma piuttosto di una risposta possibilista alla domanda diretta di una giornalista spagnola:
“Mi piacerebbe tornare alla Vuelta. La prossima stagione potrebbe essere la mia ultima da professionista e finire in Spagna sarebbe un bel modo per chiudere il cerchio della mia carriera”
La volontà della squadra, dovuta anche alle prestazioni in calando dell'atleta, è il grande ostacolo per la speranza di Froome di finire con una stagione dignitosa, cercando di dare il meglio sui grandi palcoscenici del ciclismo mondiale. Una presenza in un Grande Giro non è più un diritto acquisito per il vincitore di sette grandi giri (uno, la Vuelta 2011, a tavolino) e l'unico detentore della Tripla Corona (Giro-Tour-Vuelta) ancora in gruppo.
Dichiarazioni di Froome ai microfoni di Eurosport sulla possibile partecipazione alla Vuelta 2025
Le difficoltà di Froome nelle ultime stagioni
Rientrato brevemente in gruppo con il Team Sky nel 2020, l'anno successivo iniziò il rapporto con la Free Palestine. Nelle prime due stagioni, segnate da numerose delusioni e miglioramenti inferiori alle aspettative, la squadra si strinse intorno al campione, esprimendo fiducia nel suo recupero. L'ultimo segnale, anche se sbiadito, di un ritorno ai vecchi fasti si è visto nel Tour 2022, dopo una preparazione promettente, con un Delfinato in cui non perdeva più le ruote del gruppo insieme ai velocisti, ma resisteva finché il gruppo non era ridotto a trenta unità. Nella tappa dell'Alpe d'Huez andò in fuga e si piazzò sul podio di tappa, dietro Thomas Pidcock e Louis Mentjes. Quello che poteva sembrare un gradino verso il pieno recupero si è rivelato, a posteriori, il canto del cigno. Il 2023 dell'atleta, peraltro ormai 38enne, fu anonimo al punto da portare alla dura decisione della squadra di non schierarlo al Tour de France. Il massimo dirigente della squadra, Sylvan Adams, intervenne pubblicamente e giudicò Froome un investimento sbagliato. Da quel momento, il britannico si è limitato a prendere il via in corse minori, alla periferia del ciclismo europeo e in Asia, senza più dare l'impressione di potere tirare fuori dal cilindro una prestazione degna di nota.
Il caso di Christopher Froome è stato molto discusso anche tra gli appassionati di ciclismo. Dalla grave caduta che gli ha impedito di dare l'assalto al quinto Tour de France nel 2019, per anni ha tenuto banco lo scontro tra chi non gli dava neanche una possibilità di tornare a buoni livelli e chi era più possibilista su un pieno recupero, anche se in tempi lunghi. Nei confronti del campione, che non godeva di una grande simpatia neanche in precedenza da parte del pubblico, si è manifestata fin dall'inizio sfiducia e impazienza di vedere risultati. Altri, invece, hanno apprezzato la volontà di mettersi in gioco, pur non avendo molto da dimostrare, in particolare dopo una caduta che gli aveva provocato fratture multiple da cui anche atleti nel fiore degli anni, in passato, hanno avuto difficoltà a recuperare pienamente. Una critica che spesso è stata mossa a Froome è quella di avere insistito troppo a lungo con dichiarazioni molto ambiziose, come la speranza di vincere ancora un Grande Giro, mentre i risultati modesti visti in gara facevano pensare a ben altro. In più, c'è da dire che le grandissime prestazioni e il ciclismo spettacolare portato avanti dai nuovi talenti hanno contribuito a fare sbiadire più rapidamente il grande livello di Froome, che è uno dei simboli della generazione precedente.
La possibilità di un dignitoso 2025 per un addio al ciclismo
Sono tanti i modi in cui un atleta che ha scritto pagine di storia del suo sport può congedarsi e chiudere la sua carriera. Si può chiudere anzitempo, come Miguel Indurain che appese la bici al chiodo a 32 anni dopo un 1996 in cui era dato come favorito unico del Tour e crollò inaspettatamente. Si può salutare da imbattuti, portandosi dietro estimatori e antipatie, come Armstrong dal podio di Parigi vincitore del settimo Tour consecutivo - tornò nel 2009 e sappiamo ciò che accadde dopo. Come è avvenuto di recente a Cavendish, si può salutare con un ultimo grande centro dopo una serie di stagioni difficili, nel suo caso l'agognato record di 35 vittorie al Tour de France, una in più della leggenda Eddy Merckx.
Christopher Froome non sembra destinato a nessuno di questi finali. La sua è stata una lenta discesa verso un ciclismo di seconda fascia, nel quale ugualmente è stato costretto ad un ruolo di figurante, ritagliandosi lo spazio di uomo sponsor. Per questo 2025 l'obiettivo, come da lui dichiarato, è quello di avere la possibilità di un addio dignitoso, in una corsa che conta come, ad esempio, la Vuelta. Un ultimo giro di campo, un saluto finale di nuovo sotto i riflettori. Con la carriera che ha avuto, lo meriterebbe, ma dovrà riuscire a conquistarselo con un miglioramento delle prestazioni, perché la squadra non sembra intenzionata a servirgli su un piatto d'argento la partecipazione.