Chiedo scusa ma oggi fatico a parlare di ciclismo
The show must go on, ma prima prendiamoci una settimana di riflessione collettiva
Capisco che il mondo, e con esso anche il ciclismo, debba andare avanti ma io, come puntualmente avviene quando muore un corridore in gara, faccio fatica a parlare di bicicletta.
Gino Mäder (Bahrain Victorious) non sarà, purtroppo, l'ultima vittima d'uno sport che oggi produce più vittime della Formula 1. Scavando nella memoria, non so per quale ragione, associo il recente luttuoso evento alla scomparsa di Fabio Casartelli, avvenuta il 18 luglio 1995 al Tour de France nella discesa del Colle di Portet-d'Aspet. Le dinamiche, in realtà, sono diverse. Di comune, c'è solo il fatto che entrambi gli incidenti siano avvenuti lungo una discesa.
La domanda che continuo a pormi è questa: si tratta solo d'una tragica fatalità o si poteva fare qualcosa per evitare quanto accaduto? Il consenso generale, leggendo la pletora di opinioni che sono state pubblicate negli ultimi giorni, è che quanto avvenuto giovedì scorso nella discesa dell'Albula non sia responsabilità di nessuno ma solo una triste congiuntura da ascrivere al Fato. In tutta onestà al tirare delle somme, che ci siano colpevoli o no cambia poco: un ragazzo di 26 anni ora non c'è più.
In ossequio al principio the show must go on l'attività continua intensa più che mai con la settimana dedicata ai campionati nazionali, tradizionale preludio al Tour de France che scatterà da Bilbao sabato 1 luglio. A risentirci tra una settimana senza dimenticare Gino e quanti, prima di lui, hanno condiviso lo stesso tragico destino.