L'età del biciclo, dal 31 gennaio ad Alessandria una mostra dedicata
Il Museo della Bicicletta propone l’esposizione che narra l’inizio della storia europea della bicicletta. Focus nel periodo 1870-1890: l’età d’oro del biciclo
Il Museo “Alessandria città delle Biciclette” (AcdB) inaugura a fine gennaio una mostra che si propone di raccontare un periodo cruciale per l’evoluzione tecnica della bici, di cui lo sviluppo del biciclo fu un momento importante.
Il biciclo, un mezzo strano
Il biciclo fu l’antenato delle odierne biciclette ed in qualche modo ne segna l’avvio dell’esasperato sviluppo tecnico. La mostra che si inaugura ad Alessandria il 31 gennaio ha il focus sugli anni fra il 1870 ed il 1890, periodo in cui si cercò di modificare la forma di tale veicolo per consentire di ottenere una maggiore velocità. In quegli anni, definiti “la breve stagione del biciclo”, si cercò di modificarne la forma: aumentando la dimensione della ruota anteriore, che raggiunse un diametro anche di 150 cm, si poteva percorrere un tratto più lungo di strada ad ogni pedalata. Francesi ed inglesi i primi celebri modelli del tempo. Alcuni modelli inglesi furono i più copiati e modificati da molti costruttori. I due inglesi inventori del modello “Ariel” coprirono un percorso di circa 150 km a scopo promozionale. Il biciclo, grazie alle migliorate caratteristiche tecniche, divenne il mezzo usato nelle prime gare ciclistiche. E non a caso, la mostra di Alessandria celebra altresì i campioni del tempo: tra questi va ricordato Giuseppe Loretz, vincitore di numerosi trofei negli anni attorno al 1880. La mostra ricorda anche il piemontese Carlo Michel, rientrato da Parigi con la “michaudine”, sorta di antesignana delle bici acquistata in Francia.
Il biciclo fra curiosità e storia
La mostra di Alessandria consente di scoprire curiosità e intersezioni storiche interessanti. Per gli uomini era normale guidare tale mezzo, ma per le donne (siamo nell’epoca vittoriana) il biciclo era considerato “sconveniente”: movimenti richiesti per salire e scendere, posizione in sella, movimento dei vestiti durante la pedalata erano tabù. Si sviluppò quindi una ricerca di modelli alternativi dedicati alle donne e, parallelamente, una innovazione stilistica che fornisse pantaloni e soprabito “decenti” e compatibili con la pedalata. Va ricordato pure che proprio in quegli anni nacque ed operò il francese Paul de Vivie, colui che inventò il cicloturismo. Anch’egli soggiornò in Inghilterra, ne importò le biciclette e si dedicò a migliorarne le caratteristiche ed avviare una produzione francese. Anche de Vivie sostenne il cicloturismo femminile, facendo scandalo. Tra gli sviluppi storici, è interessante ricordare che lo sviluppo successivo della bici facilitò anche gli spostamenti di coloro che esercitavano specifici mestieri: l’arrotino, l’ombrellaio, il calzolaio, ma anche il medico ed il sacerdote. E gli ambulanti dei “mestieri della bicicletta” si vedevano in giro per i paesi sino al secondo dopoguerra.