Tadej Pogacar al Tour de France © A.S.O./Charly Lopez
Editoriale

Gaviglio, è il Tadej che ha sprintato ieri a Pau quello a cui chiedi di fare il succhiaruote?

È strutturalmente impossibile per Pogacar starsene in disparte. Nella tredicesima tappa, alla vigilia dei Pirenei, ha fatto la volata all'arrivo per fare nono anziché quindicesimo. Perché lui conosce una sola legge: quella della giungla

13.07.2024 09:00

Rispondo alla solita becera provocazione del pessimo Gaviglio, che nel suo ultimo Artiglio pubblicato ieri sera invita Tadej Pogacar a fare una cosa semplice semplice: smettere di essere Tadej Pogacar.

Caro Marco, il tuo articolo di ieri (unito - certo - alle nostre antiche e mai sanate rivalità in amore) mi darebbe un'occasione troppo facile di insultarti, ma mi trattengo e mi limito a presentarti un video da guardare e riguardare bene prima di lanciarti nella prossima tornata di suggerimenti non richiesti.

Ecco a te: il video dell'ultimo chilometro della tappa di ieri. Lascia perdere la lotta fra i treni, lascia perdere la brutta caduta innescata da Van Gils e Capiot, lascia perdere il lancio di Laporte a Van Aert e lascia perdere pure lo spunto vincente di Philipsen, e concentrati solo sul lato destro del tuo schermo negli ultimi 300 metri della tappa di Pau.

Vedrai, credo con sommo sbigottimento, dapprima un omino in completo giallo dimenarsi in terza fila per cercare un varco, dipoi quel medesimo omino giallo uscire sul lato sinistro della strada (destro per te che guardi) e, esattamente, sprintare.

Uno che sprinta così inutilmente ieri a Pau non potrà mai tirare indietro la gamba!

Ebbene sì, ieri a Pau, in una tappa che di base non c'entrava niente con le ambizioni di un uomo di classifica (e infatti alla fine ci è proprio entrata poco, malgrado l'impegno di un po' tutti nel provare a terremotarla), e in una volata che men che meno poteva avere alcunché da spartire col primo della generale (tant'è vero che a giocarsela c'erano tre o quattro dei più forti sprinter al mondo, ovvero i sopravvissuti alle diverse - e di variegata natura - ecatombi della giornata), ebbene, signori della corte, in un contesto del genere, Tadej Pogacar ha avuto la faccia tosta di sprintare.

Ha fatto lo sprint, sì. Cercando chissà che tipo di piazzamento, un'azione dall'utilità marginale completamente nulla, zero: voglio dire, se anziché nono (già, ha fatto nono) si fosse piazzato sesto… toh, mi voglio svenare, quinto. Se si fosse piazzato quinto anziché nono, cosa cavolissimo sarebbe cambiato nella sua magnifica carriera?

Va bene star davanti per evitare guai, lo capisco. Tant'è vero che la caduta di Capiot et al. l'ha schivata alla grande. Ma poi, sprintare? Perché? Per quale arcana ragione che non sia la naturale insopprimibile propensione a disperdere energie ognisantaqualvolta ne abbia la più vana occasione?

Tadej Pogacar se la ride in maglia gialla © A.S.O./Charly Lopez
Tadej Pogacar se la ride in maglia gialla © A.S.O./Charly Lopez

Hai capito, Gaviglio? Chiederesti a un canguro di non saltare, a un pesce di non nuotare, a un fascista di non rompere i coglioni, a uno scorpione di non pungere quella stramaledetta rana? Non puoi andare contro natura, e la natura dice che Tadej è uno che sprinta a Pau - in una volata in cui ci sono Philipsen, Van Aert e Girmay - per fare nono anziché quindicesimo.

Come dice (citando un altro) il nostro comune non amico Vittone, “è quest'acqua qua”. A uno così, completamente insensato in alcune sue uscite tipo appunto ieri, come puoi pensare di chiedere di risparmiare energie, di non attaccare in prima persona (o almeno di farlo da distanze ragionevoli), di fare il succhiaruote?

L'hai capito o no che Tadej non conosce altra legge che quella della giungla, e che quando scatta il momento del fomento lui non capisce proprio strutturalmente più niente e si butta? Dice, “ma domani hai i Pirenei! E pure dopodomani!”, ma lui che ne sa? Intanto sprinta, per l'imprescindibile risultato di fare nono anziché quindicesimo nella volata di Pau. E se vogliamo dirla tutta, quella legge della giungla lì è stato proprio lui a imporla a tutti, saran quattr'anni o cinque.

(Lui e quell'altro che tu non ami e che però - colpo di scena, la cenere sul mio capo nel finale! - a onor del vero dopo anni di meravigliosa dissipazione ha fatto esattamente quel che tu oggi chiedi a Pogi, è diventato cioè da un po' di tempo un certosino selezionatore di appuntamenti e momenti dell'attacco. Hai capito di chi parlo. E proprio lui, l'innominabile Mathieu, che a un certo punto una regolata se l'è effettivamente data, tiene in piedi la tua strampalata teoria: mandagli un mazzo di rose, a 'sto giro gliele devi!).

DISCLAIMER

Nessun Gaviglio è stato maltrattato nell'estensione del presente articolo.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!