Cecilie cià furia, le italiane tengono botta
Tour de France, a Épernay la Ludwig precede Marianne Vos, ottime prestazioni di Elisa Longo Borghini e Silvia Persico, problemi di stomaco per Annemiek Van Vleuten che lascia sul traguardo 20" dalle migliori. Domani si va sugli sterrati
Siamo già a tre giorni di Tour de France femminile e ancora non ci abbiamo capito un tubo. Man mano che da Parigi - su percorsi sempre accidentati - ci avviciniamo ai Vosgi dove tutto andrà a compimento nelle ultime due tappe di montagna, la matassa più che dipanarsi s'ingarbuglia. E ciò è un bene, aumenta il tasso di imprevedibilità e quindi possibilmente di spettacolo. Se Marianne Vos avesse vinto oggi (su un traguardo non certo nemico delle sue caratteristiche) avremmo almeno potuto dire che per il momento c'è una dominatrice. Ma si dà il caso che la Regina oggi non abbia vinto, preceduta da Cecilie Ludwig, che poi è una delle tante ragazze cadute ieri.
Avremmo magari potuto dire che Annemiek Van Vleuten, dopo essersi messa il Giro in tasca, guarda serena l'orizzonte nell'attesa di fare la differenza in salita; ma oggi la fortissima capitana Movistar è andata in difficoltà fisica (problemi di stomaco), ha perso qualche secondo ma non è quello il problema. Il punto è: supererà rapidamente questa defaillance o la ritroveremo nei prossimi giorni ancor più debilitata?
Avremmo inoltre potuto dire che la SD Worx, presente nelle sue vesti migliori, ha in mano le chiavi tattiche della competizione, ma se oggi Ashleigh Moolman si è ben disimpegnata sui vari strappetti del finale, non parimenti brillante è stata Demi Vollering, vittima di una caduta che qualche scoria deve averle lasciato, a giudicare dal suo comportamento remissivo nel finale di tappa.
Quanto alla 26enne campionessa nazionale danese che ha ottenuto oggi la seconda vittoria stagionale (la prima esattamente un mese fa appunto nel campionato nazionale): Cecilie Ludwig fu quarta al Giro due anni fa (l'anno scorso si ritirò), è molto forte in salita e nella corsa rosa di quest'anno ha aiutato Marta Cavalli (accontentandosi per sé del sesto posto), solo che ora la cremonese - ritiratasi ieri come sapete - non potrà rendere il favore alla compagna imbandierata di rosso e bianco (la divisa che indossa è molto bella e di sicuro appariscente). Con la reazione di oggi dopo le disavventure di ieri (ricordate anche nel post-tappa con la consueta torrenziale emotività dalla nativa di Frederiksberg), Cecilie (il cui cognome per intero sarebbe Uttrup Ludwig) ha dimostrato di non aver certo abdicato pure lei all'idea di poter vincere il Tour, certo il non poter contare su una gregaria del valore di Marta non le faciliterà il compito.
Insomma più sensazioni che grosse certezze intorno alla corsa più attesa dell'anno. Una però (di certezza) ci sentiamo di giocarla: porta il nome di Elisa Longo Borghini. L'ossolana si sta disimpegnando benissimo, sostenuta da una Trek-Segafredo che è tra le più forti formazioni in gara, e sta dando un'impressione di solidità che nelle altre colleghe non vediamo in maniera così marcata. Già l'attacco di ieri ci suggerisce che l'attitudine è proattiva, la risposta di oggi è poi una conferma del fatto che Elisa questa corsa se la potrà giocare.
Una parola la vogliamo poi spendere per Silvia Persico: la campionessa italiana del cross è al momento seconda in classifica. Poche settimane fa strappava un eccellente settimo posto al Giro, in questi giorni è sicuramente tra le più competitive e domani troverà un terreno che dovrebbe piacerle assai, gli sterrati della quarta frazione. Seconda ieri, quarta oggi, la bergamasca sta rispondendo colpo su colpo a tutte le sollecitazioni delle più forti atlete del gruppo e si sta conquistando gara dopo gara il diritto di dare a tutte del tu. Il fatto che non venga da un colosso World Tour ma dalla piccola Valcar-Travel & Service è una nota di merito in più che le riconosciamo con ammirazione. Anche lei, come tutte quelle che la circondano in classifica, non ha certezze assolute: potrebbe tirar fuori prestazioni brillanti in salita così come potrebbe sbattere contro i Vosgi, ma anche dovesse verificarsi questa seconda ipotesi si tratterebbe di niente più che cadute temporanee naturali in un percorso di crescita: la ragazza ha compiuto appena ieri 25 anni e dà l'impressione che il meglio per lei debba ancora venire. È naturalmente libera, se legge queste righe, di attuare tutti gli scongiuri che preferisce.
Così come noi siamo liberi di passare alla cronaca della terza tappa del Tour de France Femmes 2022, la Reims-Épernay di 133.6 km, la quale è iniziata senza due protagoniste oceaniche, l'australiana Amanda Spratt (BikeExchange-Jayco) e la neozelandese Ally Wollaston (AG Insurance-NXTG), coinvolte nelle cadute di ieri e non ripartite oggi. Nel corso della tappa si sarebbero ritirate, anche per i postumi delle cadute, Maeva Squiban e Natalie Grinczer (Stade Rochelais Charente Maritime) e Hannah Buch (Roland Cogeas Edelweiss Squad). Tanti tentativi - ci ha provato tra le altre anche Martina Alzini (Cofidis) - sin dalla partenza, il vento a far capolino all'occorrenza e a dare stimoli ad alcune big, per esempio Marianne Vos (Jumbo-Visma): la maglia gialla si è mossa con altre quattro, intanto il gruppo si spezzava (davanti restavano in 40), e tutto questo nei primi 15-20 km.
Il primo Gpm di giornata, la Côte de Trépail al km 21.6, è stato vinto da Femke Gerritse (Parkhotel Valkenburg) su Elise Chabbey (Canyon//SRAM Racing), poi s'è dovuto attendere il km 35 (98 dalla fine) per avere un primo vero attacco, a condurlo Pauline Allin (Arkéa) che ha preso fino a 35" sul plotone e intanto che era fuori è stata raggiunta ai -93 da Femke Markus (Parkhotel); una ventina di chilometri in avanscoperta per le due, riprese senza colpo ferire ai -74 in un momento in cui il gruppo era stretchato dal vento e dalle strappate che alcune si concedevano.
Gerritse e Chabbey hanno continuato a battagliare sui piccoli Gpm del percorso, sempre prima la neerlandese e poi la svizzera sia sulla Côte de Vertus ai -55 che sulla Côte du Mesnil-sur-Orge ai -45. Su quest'uleima salita il gruppo si è sfilacciato e diverse velociste tra cui Lorena Wiebes (DSM) hanno perso contatto. Dopo la côte, sempre ai -45 Alena Amialiusik (Canyon) ha proposto un'azione solitaria; sulle sue tracce si è messa Letizia Borghesi (EF Education-Tibco), la quale è arrivata a 10" dalla battistrada ma poi è rimbalzata indietro, per essere successivamente ripresa da Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit-WNT) e poi anche da Mischa Bredewold (Parkhotel), a propria volta uscite dal gruppo.
Il vantaggio della battistrada ha anche superato il minuto, mentre le intercalate alla lunga sono state riprese, ai -24 ovvero al primo passaggio sulla rampetta d'arrivo a Épernay, laddove Alena conservava ancora 30". Ma inevitabilmente l'azione della bielorussa sarebbe presto sfumata, del resto davanti al gruppo c'era chi lavorava, tra le altre Elisa Balsamo (Trek) ancora nel ruolo di gregaria; un problema di stomaco ha costretto Annemiek Van Vleuten (Movistar) a fermarsi un attimo proprio mentre la tappa entrava nel vivo, dopodiché la vincitrice del Giro, liberatasi per quanto possibile, è rapidamente rientrata tra le migliori con l'aiuto della squadra.
Un paio di cadute, prima Rachel Neylan (Cofidis) da sola ai -17, poi alcune ragazze insieme tra cui Vittoria Guazzini (FDJ-Suez) e Alice Maria Arzuffi (Valcar-Travel & Service), quindi Amialiusik è stata ripresa ai -16, proprio ai piedi della Côte de Mutigny. Su questa dura rampa proprio Van Vleuten ha selezionato un drappello di una decina di unità: con lei la compagna Paula Patiño, poi Marianne Vos, Elisa Longo Borghini (Trek), Demi Vollering e Ashleigh Moolman (SD Worx), Juliette Labous e Liane Lippert (DSM), Cecilie Ludwig (FDJ) e una sempre bravissima Silvia Persico (Valcar), poi pian piano è rientrata Mavi García (UAE ADQ) ma in compenso s'è staccata la Patiño.
A metà salita Moolman ha accelerato ben marcata da Longo Borghini, e l'azione della sudafricana ha fatto soffrire Labous, Ludwig e pure Vos, tutte e tre staccate. Dopo il lavoro di Ashleigh, Vollering ha provato a dar seguito all'azione, e ai 15.5 sono scollinate in 7 (Demi per prima) con qualche secondo sulla maglia gialla e distacchi più ampi sul resto del gruppo, frantumato in mille pezzi.
Ai -15 il leitmotiv di questi giorni è tornato imperioso: curva a sinistra, Vollering e Lippert, prima e seconda del gruppetto, sono scivolate via all'unisono, tipo nuoto sincronizzato. Longo Borghini, in terza ruota, ha schivato il ruzzolone e ha guidato lei il resto della discesa con Moolman e Persico a ruota, più indietro García e Van Vleuten. Il quintetto andato a formarsi aveva 20" sulla Vos, sempre in compagnia di Ludwig e Labous, ma dai -12 anche di Vollering, rientrata con Kasia Niewiadoma (Canyon) e Kristen Faulkner (BikeExchange); a quasi un minuto Lippert inseguiva con Chabbey.
Praticamente tutte nel primo gruppo - tranne Moolman, che aveva la capitana dietro - avevano interesse a tirare per ragioni di classifica, e invece l'idea che in palio ci fosse pure la tappa ha annacquato presto gli accordi e il ritmo è calato, tanto che ai -7 il drappello della maglia gialla è rientrato. Ai 6.7 Mavi García ha accennato un allungo, prontamente rintuzzato da Moolman, quindi è stata la Faulkner ad aumentare l'andatura già sul falsopiano prima dell'ultima rampetta di giornata, il Mont Bernon; su questa collinetta l'americana si è prodotta in un'ulteriore progressione che però ha subito messo a nudo i suoi stessi (di Kristen) limiti, tant'è vero che dopo 200 metri s'è staccata lei per prima mentre a tirare è passata Moolman.
Ai 4 km è scattata Niewiadoma e sull'allungo Van Vleuten è andata in sofferenza mentre Longo Borghini ha risposto bene insieme a Moolman ed è stata pure brava a precedere Kasia e Ashleigh al traguardo in cima, un Point Bonus che le è valso 3" di abbuono. Le tre hanno proceduto insieme ma in discesa è rientrata subito Vos, poi si sono accodate anche Ludwig e Vollering, poi García e quindi Labous e Persico. Perdurante ancora il traccheggiamento tra di loro, le battistrada hanno permesso ancora a Van Vleuten di riaccodarsi, ai 900 metri. Annemiek non sarebbe comunque stata un fattore, anzi si sarebbe staccata (e non di poco) nel finale, nella volata decisiva sulla rampetta di Épernay.
Ai 350 metri è stata Niewiadoma ad anticipare ma Vos era alla sua ruota e ai 150 ha avuto buon gioco per saltare la polacca e involarsi verso il traguardo. Ma l'aria di seconda vittoria consecutiva per Marianne è stata spazzata via da un ciclone scatenatosi sul lato destro della strada: emergendo fortissimo sul rettilineo finale, Cecilie Ludwig ha superato la Regina e ha iscritto il proprio nome nell'elenco delle vincitrici di tappa del Tour.
Vos è stata cronometrata a 2" dalla danese, a 5" hanno chiuso Moolman, Persico, Longo Borghini e Niewiadoma, a 6" García, a 8" Vollering, a 11" Labous e a 20" Van Vleuten; Falukner è arrivata a 1'03", Chabbey a 1'31", Lippert a 2'01". La terza delle italiane è stata Erica Magnaldi (UAE), giunta in un gruppetto a 2'19". Ci sono state anche due atlete arrivate fuori tempo massimo (ritardo superiore alla mezz'ora), ovvero Frances Janse Van Rensburg e Noémie Abgrall, entrambe della Stade Rochelais.
Vos mantiene la testa della classifica ed è seguita da Persico e Niewiadoma a 16", Longo Borghini a 21", Moolman a 51", García a 55", Vollering a 57", Labous a 1'05", Van Vleuten a 1'14", Ludwig a 1'48" e, fuori dalle 10, Chabbey a 2'20" e Lippert a 2'55"; Julie De Wilde (Plantur-Pura), 13esima a 2'57", è anche la migliore delle giovani. La terza azzurra della generale è Barbara Malcotti (Human Powered Health), 36esima a 4'51". Domani la quarta tappa avrà un andamento tutto da seguire nella seconda metà: oltre alle tante salitelle che caratterizzeranno i 126.8 km da Troyes a Bar-sur-Aube, saranno affrontati pure quattro settori di sterrato, l'ultimo (su una côte) a 20 km dalla fine. Ci riallacciamo a quanto scritto in apertura: come potremmo mai sbilanciarci e fare pronostici, data l'incertezza che vige al Tour Femmes?