Chris Froome re-inventa il ciclismo al Tour de France
Attacca in discesa con una posizione impossibile e conquista tappa e maglia gialla. Aru accorto e volitivo, paga ancora Contador
La struttura fisica di Chris Froome, in relazione alla sua posizione in bicicletta, non è adatta ad attaccare in discesa, ma lui non lo sa e attacca lo stesso.
Un giorno, probabilmente ancora molto lontano, Chris Froome ci spiegherà in che momento esatto della sua vita ha concepito l'idea di rivoluzionare il ciclismo, su quali basi tecnico-scientifiche si è poggiato e chi l'ha aiutato nel perseguire tali fini. Per oggi, non possiamo far altro che constatare che ancora una volta l'anglo-kenyota ci ha fregato: eravamo tutti lì pronti a ridere della sua nuova trovata (non fate i furbi, vi abbiamo visto perché noi eravamo lì tra di voi!), un attacco in discesa pedalando in una posizione rannicchiata estremamente in avanti da male alle gambe solo a guardarla, e intanto guadagnava secondi sugli inerti e inermi rivali, andandosi a (ri)prendere la sua maglia gialla, nel modo più inaspettato e inatteso.
Non siamo di fronte a un uomo simpatico: oggi è riuscito a guadagnarsi l'inimicizia di Majka, non facendolo passare in testa sul penultimo GPM, e probabilmente dell'intera nazione colombiana, tirando un pugno molto violento su una guancia di un tifoso abbastanza innocuo. Due gesti assolutamente gratuiti, il secondo meriterebbe anche una sanzione pecuniaria per non creare precedenti. Ed è forse per questa antipatia che passerà sottotraccia il suo essere rivoluzionario, come pochi lo sono stati in epoche recenti: per trovare qualcun altro che abbia rivoluzionato con così tanto profitto la ciclotecnica bisogna tornare indietro a Graeme Obree, colui che segnò il record dell'ora con una bici fatta con pezzi di una lavatrice.
Partenza tiratissima, Mørkøv getta la spugna
Le condizioni per una tappa (la Pau - Bagnères-de-Luchon) molto difficile e faticosa c'erano tutte: il più classico dei tapponi pirenaici, con quattro salite in rapida successione, a cominciare dal Tourmalet, e l'altrettanto classico gran caldo che non dà respiro su queste strade. In più, la partenza è stata tiratissima: 51 km/h di media nella prima ora pianeggiante e nessuna azione che riesce ad evadere dal gruppo. A pagare le conseguenze di questa andatura è Michael Mørkøv: la lanterne rouge della Katusha è costretto a staccarsi già prima del Tourmalet e dopo aver scollinato con 22' di ritardo dai primi, si ritirerà, risultando il primo corridore ad abbandonare il Tour de France.
Majka-Pinot-Tony Martin all'attacco, mollano Van Avermaet e Alaphilippe
Per vedere qualcuno allontanarsi, bisogna aspettare le prime rampe della lunga e celebre salita pirenaica, con Rafal Majka (Tinkoff) e Thibaut Pinot (FDJ) che riescono ad allungare. Verranno raggiunti a 6 km dalla vetta da uno straordinario (almeno per queste pendenze) Tony Martin (Etixx), formando il terzetto che comanderà buona parte della corsa. Nel gruppo intanto arrivano i primi verdetti: Greg Van Avermaet alza subito bandiera bianca e dice addio alla maglia gialla, Vincenzo Nibali si stacca anch'egli prendendosi un'altra giornata di riposo e molla soprattutto Julian Alaphilippe (Etixx), che era terzo in classifica e poteva essere uno dei contendenti per la maglia bianca. Il trio scollina con 2'22" di vantaggio sul gruppo tirato da Landa, con Pinot che batte Majka in testa al Tourmalet: verosimilmente saranno questi due i principali contendenti per la maglia a pois.
L'azione non decolla, e la Sky controlla
Nonostante dietro non ci siano grandi movimenti, ma solo una naturale selezione, l'azione proprio non riesce a decollare: i tre scalinano sulla seconda salita di giornata, l'Horquette d'Ancizan di seconda categoria, con appena 1'25", tenuti sotto controllo ancora da Mikel Landa; l'azione finisce sul Col de Val Louron-Hazet, un prima categoria, a 43 km dal termine. Mentre Pinot e Martin si lasciano sfilare, Majka riesce a restare col primo gruppo, pensando di poter scollinare in testa e prendersi i 10 punti necessari per la classifica GPM: ma è Chris Froome a fargli muro e a non permettergli di passare, allargando i gomiti, per motivi tutt'ora non molto chiari; un gesto che lo scalatore polacco non deve aver gradito troppo, nonostante a fine tappa riesca comunque a indossare la maglia a pois.
Le accelerazioni sul Peyresourde: Contador cede
Non restano che trentatré atleti a giocarsi la tappa (e molti di loro anche la maglia gialla), quando comincia il Peyresourde, breve ma duro, 7km con pendenza media all'8%. La musica però non cambia, con la Sky sempre a dettare il ritmo con Mikel Nieve, ed Henao prescelto per restare a fianco di Froome. Il gruppo perde i pezzi più fragili, ma è un'accelerazione di Sergio Henao a 2 km dallo scollamento a provocare il frazionamento più netto, causando la reazione di un pronto Valverde e di un sorprendente Daniel Martin, apparso molto pimpante in salita oggi. Aru preferisce rispondere con calma, mentre cedono lentamente Warren Barugil e soprattutto Alberto Contador, ancora incapace di rispondere ai cambi di ritmo. Arriverà un'altra stilettata, stavolta da Froome in persona, con pronta risposta di Martin e di Bardet poi, che arriverà a selezionare in 13 al comando allo scollinamento del Peyresourde, e cioè Froome ed Henao (Sky), Valverde e Quintana (Movistar), Adam Yates (Orica), Aru (Astana), Porte e Van Garderen (BMC), Romain Bardet (Ag2r), Meintjes (Lampre), Purito Rodríguez (Katusha), Daniel Martin (Etixx) e Kreuziger (Tinkoff), ai quali si accoderanno dopo Bauke Mollema (Trek) e Pierre Rolland (Cannondale).
L'imprevisto attacco di Froome in discesa
Quando stai per pregustarti un inedito volatone tra uomini di classifica, ecco che l'impensabile accade. Chris Froome fa uno scattino, scollina per primo al GPM e continua, approffittando di un Quintana distratto dal rifornimento, buttandosi in discesa in una posizione assurda e praticamente mai vista (solo Matej Mohoric della Lampre ha palesato qualche esperimento del genere). La discesa non è troppo tecnica, ma l'azione è particolarmente efficace e in più dietro, complice l'assenza di gregari e la fatica che il ritmo della Sky ha messo addosso a tutti, l'organizzazione latita. Il vantaggio arriva a superare i 20", e scende solo quando la BMC prova a dettare il ritmo.
Nel finale Froome si invola verso il successo più machiavellico della sua carriera, mentre dietro si pensa più al secondo posto: Fabio Aru tenta addirittura uno scatto alla flamme rouge, ma è chiuso da Quintana. Lanciano la volata gli uomini da classiche ed è Daniel Martin a prendersi seconda posizione e relativi abbuoni, a 13" da Froome, passando davanti a Rodríguez, Bardet, Kreuziger, Aru, Yates, Valverde, Mollema, Porte e tutti gli altri. Ad 1'41" il primo gruppo, con tra gli altri Contador, Pozzovivo e Barguil, a 1'45" Kelderman (caduto nella discesa di Val Louron) ed uno sfortunato Pierre Rolland, che invece è finito su un muretto sull'ultima discesa perdendo il gruppo principale. Alaphilippe, Nibali e Van Avermaet arrivano invece a 26'.
Due britannici in testa alla classifica
La generale cambia faccia ma deve ancora delinearsi: Chris Froome comanda con 16" sulla maglia bianca Adam Yates e su Joaquím Rodríguez, 17" su Daniel Martin, 19" su Valverde e 23" su Quintana, Aru, Van Garderen, Bardet, Mollema ed Henao; Contador è 20esimo a 3'12". Domani c'è un altro tappone, tutto spagnolo, e stavolta l'arrivo in salita, collocato ad Andorra-Arcalis dal versante di Ordino, dovrebbe permettere distacchi significativi. Chris Froome resta il favorito, ma ha detto che oggi per divertirsi forse ha speso un po' troppo. Che non sia l'occasione che Nairo Quintana aspetta? Lo sapremo presto.