Lorena, l'oro e loro: Olanda batte Italia a Monaco
Wiebes vince in volata gli Europei su strada battendo Elisa Balsamo e Rachele Barbieri. Azzurre praticamente perfette ma l'avversaria è più veloce. Quarta Lisa Brennauer nel giorno del ritiro dalle competizioni
Cosa mancava a Lorena Wiebes per mettere un punto esclamativo su una stagione già esclamativa di suo? 17 vittorie prima di oggi, un'iradiddìo nelle volate delle gare a tappe (con la ciliegina della doppietta al Tour), un fattore sempre in prima linea nelle classiche più filanti (GP Oetingen, Ronde van Drenthe, Nokere Koerse e Scheldeprijs solo quest'anno), una pellaccia dura che la fa rialzare più forte di prima dopo ogni caduta (l'ultima, tre settimane fa, la mise fuori causa proprio al Tour) e una gamba spaziale a dir poco. La più veloce su strada è indubbiamente lei, con buona pace della nobiltà che spesso deve chinare il capo dopo una volata persa, dopo un fotofinish traditore, dopo un finale di corsa in cui un treno intero non basta per frenare, contrastare, superare la 23enne olandese.
Oggi tutto ciò è successo per esempio a Elisa Balsamo, sconfitta di lusso nello sprint che ha assegnato il titolo di Campionessa Europea su strada a Monaco di Baviera. Il treno azzurro è stato superlativo, ha avuto la forza non solo di contendere a quello olandese la supremazia in gruppo, ma proprio di prendere al comando il rettilineo finale, ponendo ottime basi per il lancio della volata dell'iridata. Forse per la perfezione sarebbe servita una ragazza a coprire la ruota di Elisa, di modo da non dare alla Wiebes la possibilità (puntualmente verificatasi) di prenderla lei: in quel modo Lorena sarebbe partita più indietro nel momento di lanciarsi, ma onestamente non ci sentiamo di fare fino a questo punto le pulci al gioco azzurro vista l'autorità con cui la capitana oranje ha impostato il proprio sprint. Insomma, avrebbe trovato in ogni caso il modo di mettere le cose a proprio favore per conquistare la maglia che poi - e torniamo all'inizio del ragionamento - era proprio quello che le mancava in questo 2022. Il Mondiale è di là da venire, capitalizzare al massimo l'Europeo le dà un simbolo da indossare tutti i giorni e ciò concorre all'aumento di visibilità che già la vede protagonista.
L'Italia china il capo con la delusa Balsamo, onorevolissima seconda, e lo rialza un po' allargando lo sguardo al resto del podio dove trova posto una Rachele Barbieri sempre più autoconsapevole e felice di un'estate che la sta imponendo all'attenzione generale: dopo gli allori della pista a inizio settimana, torna in strada e si prende un bronzo, confermandosi la vedette della spedizione azzurra in Baviera. In generale, ok, non s'è vinto ma questo è l'ordine naturale delle cose (un solo successo all'Europeo con Marta Bastianelli nel 2018, tutte le altre sei volte - compresa oggi - vince l'Olanda...), però si è corso bene e se il risultato sono comunque due medaglie c'è di che essere soddisfatti e infatti il nuovo ct Paolo Sangalli, all'esordio ufficiale (tanto quanto Daniele Bennati domenica scorsa tra i prof), vede il bicchiere pieno più che a tre quarti: "Di solito la Wiebes vince di due o tre biciclette, il fatto di esserle arrivati così vicino significa che abbiamo lavorato bene. Abbiamo presidiato ogni momento della corsa, le ragazze sono state bravissime", queste le parole del tecnico azzurro dopo la gara.
Il percorso del Campionato Europeo 2022 su strada misurava 128.3 km, 94 in linea e il resto nell'ormai noto circuito di Monaco di Baviera (strade che abbiamo imparato a conoscere con le gare dei giorni scorsi). La corsa è stata animata all'inizio da un attacco a due condotto dalla slovena Urska Zigart e dall'israeliana Omer Shapira, anzi in realtà è stata quest'ultima a iniziare l'azione dopo 3 km, raggiunta poi in breve dalla collega; la coppia ha avuto un vantaggio massimo di 2'05" a 100 km dal traguardo, poi il gruppo ha cominciato a essere attraversato da una certa frenesia, declinata in una serie di attacchi condotti principalmente dalle squadre che non si sentivano sicure di poter ben figurare nella probabile volata conclusiva.
In particolare due nazionali si sono accollate l'onere di provare a sparigliare, la Germania e la Francia. La prima a promuovere un contrattacco è stata la tedesca Liane Lippert ai -92, la prima a riuscire effettivamente nell'intento è stata la francese Audrey Cordon-Ragot ai -90, e con lei si sono mosse la norvegese Stine Borgli e l'azzurra Elena Cecchini. Il terzetto ha raggiunto le due al comando ai -76 ma l'attacco è sfumato già ai -70, col gruppo tirato da un'Olanda decisa a non concedere nemmeno l'idea di uno spazio per scenari alternativi allo sprint.
La Cordon-Ragot ha continuato per una ventina di chilometri a tentare di costruire qualcosa, ai -60 si è mossa pure la svizzera Marlen Reusser, ma nessuna è riuscita a sottrarsi al controllo del plotone. Col superamento delle ultime salitelle si sono assopiti anche gli ardori delle attaccanti, per cui si è dovuto attendere l'approdo al circuito di Monaco per rivedere un'azione di un certo rilievo: a proporla e condurla Juliette Labous, francese uscita benissimo dalla stagione dei grandi giri (nona - con successo di tappa - al Giro, quarta al Tour) e qui in movimento a 20 km dalla conclusione. Sulla 23enne di Roche-lez-Beaupré si son portate la tedesca Lea Lin Teutenberg e la spagnola Sheyla Gutiérrez, il vantaggio è oscillato a lungo tra i 10 e i 20", il terzetto era tenuto a vista e con tutta evidenza non faceva soverchia paura: le velocità raggiungibili dal plotone erano incomparabili con quelle che potevano tenere le attaccanti, che infatti sono state puntualmente riprese a 3.5 km dalla conclusione.
A questo punto è partita una spettacolare disfida di treni tra l'Olanda e l'Italia: le oranje, guidate da una monumentale Ellen Van Dijk (campionessa uscente), hanno comandato fino a 2 km dalla fine, quando è prepotentemente emerso alla loro destra il serpentone azzurro. Ai 1500 metri le ragazze di Sangalli hanno messo il muso davanti, c'era la rotonda dei 1200 a poter potenzialmente rimescolare le carte, ma l'Italia è uscita ancora in testa e ha continuato a spingere fortissimo (con Barbara Guarischi e poi Ilaria Sanguineti sul rettilineo finale), respingendo con perdite il tentativo olandese che aveva preso corpo sul lato opposto della strada: per un attimo abbiamo visto i due treni come fossero in due distinte corsie, ma a 500 dalla fine quello olandese s'era praticamente dissolto.
Però le ultime energie Floortje Mackaij le ha spese bene, conducendo Lorena Wiebes, che era alla sua ruota, a convergere verso il treno azzurro, e lì è stata poi brava la velocista a prendere subito la ruota di Elisa Balsamo: posizione migliore non poteva esserci per lei, ma nonostante ciò la neerlandese ha scelto ugualmente di anticipare, partendo ai 200 metri quando Rachele Barbieri, "ultimo uomo" della Campionessa del Mondo, non aveva ancora completato le operazioni di lancio della compagna.
L'azione di Lorena ha costretto Elisa a stringere pure lei i tempi e a partire a propria volta, con Rachele rimasta a metà strada a capire che, se non avesse mollato, il bronzo poteva essere alla sua portata: e in effetti l'emiliana è stata brava a resistere al disperato ritorno di Lisa Brennauer, all'ultima gara dopo 12 anni nel ciclismo di vertice: la tedesca voleva chiudere con una medaglia in casa, ci è andata solo vicino. Così come vicino è andata Elisa Balsamo a superare Lorena Wiebes: la cuneese ha perso un istante quando è partita l'avversaria, poi ha recuperato il recuperabile ma è rimasta una mezza bicicletta di troppo tra lei e il suo progetto.
Alla fine nessuno ha rubato nulla, Lorena Wiebes ha vinto con pieno merito davanti a Balsamo, Barbieri e Brennauer (in ordine... alfabetico, pure); dal quinto in giù si sono piazzate la polacca Daria Pikulik, la portoghese Maria Martins, la danese Emma Norsgaard, la svedese Emilia Fahlin, la francese Gladys Verhulst e l'austriaca Christina Schweinberger. Alle rivincite, parlando di nazionali, si penserà tra un mesetto, ai Mondiali di Wollongong, Australia.