Non è un gioco
La storia di Victor Langellotti e di una passione sfrenata per il ciclismo messa in discussione dalla ludopatia. Per fortuna il monegasco è riuscito a superare la dipendenza da videogames e ora è un ciclista nuovo
Due giorni a Ferragosto. Due giorni alla fine della Volta a Portugal. Il traguardo di Fafe che si avvicina sempre più, anche se il gruppo degli inseguitori non vuole proprio saperne di mollare. Victor però continua a spingere perché a mollare non ci pensa nemmeno neppure lui. Se n'è andato via in un tratto di salita, del resto è uno scalatore lui. Spinge, poi spinge ancora. Gli altri si avvicinano, sempre di più. Però non lo prendono, possono solo osservarlo giungere sulla tanto agognata linea d'arrivo ed esultare. Victor Langellotti ha vinto e quel 13 agosto 2022 diventa una data a suo modo storica, giacché prima di questo giorno mai nessun corridore del Principato di Monaco era riuscito a trionfare in una corsa professionistica. Si sa però che, soprattutto in questi anni, il ciclismo è sempre pronto a riservare sorprese inaspettate, per cui anche un "piccolo" monegasco può avere la sua meritata gloria.
Eppure Victor pareva indirizzato a tutto tranne che al ciclismo da ragazzino: amava giocare a pallone, tanto da praticare il calcio fino ai dodici anni. Poi aveva sentito l'impulso di cambiare, anche se (come vedremo) la passione per quello sport è rimasta forte, provando con l'atletica leggera. Gli piaceva correre sulle medie distanze ma aveva bisogno d'irrobustirsi ulteriormente. Da qui la svolta: il suo allenatore gli aveva consigliato di andare un po' in bicicletta per raggiungere lo scopo ma la cosa aveva preso talmente Victor da fargli prendere una decisione definitiva: sarebbe diventato ciclista, facendo ulteriormente felice suo padre Umberto, che per il ciclismo stravedeva e che, nel frattempo, era diventato anche il presidente della piccola federazione ciclistica monegasca.
Entrato a far parte dell'UC Monaco, il giovane Langellotti cominciava a capire passo dopo passo cosa volesse dire pedalare seriamente e dopo qualche stagione in lui cominciava davvero ad intravedersi del potenziale soprattutto sui percorsi più complicati altimetricamente: a Firenze, alla seconda stagione tra gli juniores (si era nel 2013), mentre Mathieu van Der Poel diventava campione del mondo, lui tagliava il traguardo con un onorevolissimo diciassettesimo posto. Circa quattro anni dopo, ancora in Italia, sorprendeva tutti con un eccellente terzo posto nel prologo del Giro della Valle d'Aosta, preceduto solamente da Matteo Fabbro e Pavel Sivakov, giusto per rendere l'idea. Prestazioni che convinsero la formazione spagnola Burgos BH a dargli la chance che tutti i ragazzi che corrono in bicicletta aspettano: diventare un corridore professionista a partire dall'anno seguente.
Victor non potrebbe essere più felice di così, compie un passo importante (anzi, il più importante di tutti) e si prepara ai prevedibili cambiamenti. Forse però non è del tutto pronto a gestire tutto questo ed in più la sua vecchia passione calcistica torna a galla in una nuova forma: quella dei videogames. Come tanti coetanei o ragazzi anche più piccoli va pazzo per uno dei più noti e realistici giochi di calcio virtuali e comincia a giocarci con crescente assiduità. I minuti diventano ore, al punto che non riesce proprio a staccarsene. Si trova con un joystick in mano da mattina a sera trascurando tutto il resto, a cominciare dagli allenamenti che dovrebbe sostenere per farsi trovare ben preparato a gare che, da questo momento in avanti, si faranno sempre più impegnative per uno che viene dalle categorie giovanili.
Non è però tutto: la passione di Victor per il videogioco finisce per prendere letteralmente il sopravvento, fino a diventare vera e propria ludopatia con effetti psicologici nefasti e tangibili. Oltre a giocare in maniera compulsiva (se è impossibilitato a giocare con la Play Station, riprende quasi subito con il computer), sviluppa infatti una sempre crescente aggressività, finendo per rompere gli stessi joystick o altri oggetti negli scatti d'ira generati dagli insuccessi nel gioco e si isola totalmente dal resto del mondo per dedicarsi alla sua passione preferita. Ne consegue anche che la crescente sedentarietà lo fa aumentare sensibilmente di peso, cosicché comincia a collezionare ritiri in serie dalle corse dove si presenta con una condizione fisica disastrosa e approssimativa.
Una situazione particolarmente delicata e sfuggitagli di mano, che avrebbe potuto costargli la definitiva rinuncia allo sport e alla professione per la quale, qualche anno prima, aveva deciso di concentrare i suoi sacrifici. Fortunatamente il sostegno della sua famiglia, della sua fidanzata ed anche dei suoi compagni di squadra si è rivelato determinante e con fatica Victor è riuscito a venirne fuori: ha venduto qualsiasi oggetto elettronico potesse invogliarlo a giocare nuovamente ed è tornato a concentrarsi sul ciclismo, provando a tornare in forma per i campionati europei del 2020. I primi da disputare nel professionismo con le insegne del Principato.
Victor Langellotti, 28 anni da compiere il prossimo 7 giugno, ha risalito lentamente la china fino a ritrovare una condizione fisica decente per poter innanzitutto portare a termine le gare e poi per riuscire anche ad aspirare ad un risultato importante. La sua prima vittoria da professionista in Portogallo ha rappresentato per lui una liberazione e un'ulteriore svolta, tanto che poche settimane dopo è stato selezionato per prendere parte alla Vuelta, ottenendo un ottimo piazzamento nella tappa di Bilbao, in cui ha racimolato anche i punti necessari per indossare la maglia di migliore scalatore.
La sorte però gli ha ricordato come le avversità siano sempre dietro l'angolo, sotto forma di una brutta caduta che gli ha lasciato in dote un trauma cranico e la frattura di una clavicola, costringendolo all'immediato ritiro proprio nel momento in cui la corsa a tappe spagnola gli stava riservando non poche soddisfazioni ed emozioni. Forse neppure questo è accaduto per caso, quasi a ricordargli che il ciclismo (e più generalmente la vita) non è un gioco e che a fare la differenza è il modo in cui si reagisce.
Nei primi mesi del 2023 Victor si è fatto notare per alcune validissime prestazioni, a dimostrare che del talento tutto sommato c'è in lui. Magari tornerà alla Vuelta per non lasciare il conto in sospeso. Forse nelle prossime stagioni lo vedremo disputare anche il Tour, cosa che un corridore monegasco non fa addirittura dagli anni Venti del secolo scorso. Una cosa però è certa: Victor non gioca più. Perché nulla appaga e soddisfa più della realtà.