Martin doma la Laguna, colma la lacuna
L'irlandese della Israel vince la terza tappa della Vuelta a España e spezza un digiuno di più di due anni. Roglic è secondo e conserva ancora la maglia rossa
Per il terzo giorno consecutivo, questo avvio di Vuelta a España ha proposto una tappa adatta a mettere in evidenza nuovamente gli uomini di classifica: i 166.1 chilometri in programma oggi erano infatti caratterizzati ad un arrivo in salita a La Laguna Negra, ascesa di prima categoria lunga 8.6 chilometri con una pendenza media del 5.8% ed un picco massimo del 10% proprio nell'ultimo chilometro. Una finale non particolarmente impegnativo o selettivo, anche perché in precedenza c'è solo un altro gpm di terza categoria, ma comunque in grado di creare differenze di qualche secondo tra i favoriti, magari anche grazie alla presenza di secondi di abbuoni sulla linea d'arrivo.
Al chilometro 0 sono andati subito all'attacco cinque corridori che non hanno avuto bisogno di fare un lungo braccio di ferro con il plotone per poter prendere margine: da dietro si sono infatti disinteressati di questa fuga che al chilometro 10 aveva già più di due minuti e mezzo di vantaggio. Gli attaccanti di giornata erano Mark Donovan (Sunweb), Tosh Van der Sande (Lotto Soudal), Niki Terpstra (Total Direct Energie), Willie Smit (Burgos-BH) e Aritz Bagües (Caja Rural-Seguros RGA), tutti già molto lontani in classifica generale visto che il migliore era proprio lo spagnolo Bagües, posizionato a poco più di 23 minuti da Roglic. I cinque battistrada hanno preso un vantaggio massimo di circa quattro minuti e mezzo, ma anche oggi il Team Jumbo-Visma non ha lasciato margine ulteriore fiutando la possibilità di vincere la tappa e guadagnare qualche secondo sui rivali: agli uomini gialloneri si sono poi aggiunti a tirare anche quelli della EF Pro Cycling, spegnendo così i sogni dei fuggitivi.
Attorno a 70 chilometri dall'arrivo nel gruppo principale c'è stata un'accelerazione molto decisa anche perché la corsa entrava in una zona abbastanza esposta al vento e che poteva prestarsi a qualche insidia: ventagli, però, non se ne sono visti ma il risultato è stato che a 59 chilometri dall'arrivo la fuga di Bagües, Donovan, Smit, Terpstra e Van der Sande venisse annullata. In quel momento la strada per arrivare alla salita finale era ancora molto lunga e soprattutto era completamente pianeggiante, e allora dal gruppo è partita una nuova fuga quando mancavano 50 chilometri all'arrivo: ad avvantaggiarsi sono stati quattro corridori tutti di squadre Professional, i francesi Valentin Ferron and Paul Ourselin della Total Direct Energie, lo spagnolo Hector Saez della Caja Rural-Seguros RGA e l'altro spagnolo Angel Madrazo in rappresentanza della Burgos-BH.
Questi quattro fuggitivi hanno preso un minuto e mezzo di vantaggio e si sono spartiti i secondi di abbuono al traguardo volante di Vinuesa, ma alla fine anche per loro non c'è stato niente da fare: Jumbo-Visma, EF, Israel, Movistar e Ineos si sono spartite abbastanta equamente il lavoro in testa al gruppo principale e non hanno neanche lasciato la possibilità di sognare a Ferron, Madrazo, Ourselin e Saez. I quattro battistrada hanno approcciato l'inedita salita finale con una quindicina di secondi di vantaggio sul gruppo e la loro azione si è esaurita definitivamente a 7.5 chilometri dall'arrivo sul forcing imposto dalla Ineos Grenadiers e dal suo temibile trenino che oggi è stato arricchito anche da Chris Froome in versione gregario.
Proprio all'inizio della salita c'è stato un cambio di bicicletta per il vincitore di ieri Marc Soler che è stato aspettato da due compagni di squadra, ma che ha dovuto spendere energie per riprendere la coda del plotone. A 5 chilometri dal traguardo, invece, una foratura ha appiedato Esteban Chaves che è ripartito prendendo la bici del suo compagno di squadra Tsgabu Grmay che però non era proprio delle sue dimensioni: lo scalatore colombiano ha poi fatto un altro pit stop per prendere una bici della sua migliore appena l'ammiraglia è riuscita a risalire fino a lui, e ha dato il via ad una difficilissima rimonta saltando uno dopo l'altro i corridor che intanto perdevano contatto dal gruppo sul ritmo sempre imposto dalla Ineos.
Se si esclude un timido allungo di Kenny Elissonde a 2800 metri dall'arrivo, i principali favoriti di questa Vuelta si sono giocati tutti all'ultimo chilometro dove si trovavano le pendenze più importanti di questa salita verso La Laguna Negra. Il primo scatto, poco prima del triangolo rosso, è stato quello del giovane francese Clément Champoussin che ha preso un centinaio di metri di vantaggio venendo però raggiunto a 600 metri dal traguardo. Il gruppo dei big, formato da una decina di unità, s'è presentato agli ultimi 300 metri in una fase di pieno controllo ed in una sorta di surplace in cui tutti aspettavano in momento giusto per lanciare la volata su queste pendenze al 10%. Alla fine a rompere gli indugi è stato l'irlandese Daniel Martin che aveva già fatto vedere di essersi presentato al via in ottima forma: dopo due terzi posti nelle prime due tappe, il portacolori della Israel StartUp Nation è riuscito a cogliere l'attimo giusto e con una volata abbastanza lunga è riuscito a mettere la propria ruota davanti a quelle di tutti gli altri.
Per Daniel Martin si tratta della prima vittoria da più di due anni, per la precisione da 833 giorni e dalla tappa di Mûr-de-Bretagne al Tour de France 2018. Niente da fare stavolta per Primoz Roglic che negli ultimi metri ha trovato lo spunto solo per superare Richard Carapaz per la seconda posizione, invece dietro ai primi tre si sono registrati alcuni secondi di buco con Wout Poels a 4", Alex Vlasov a 7", Enric Mas a 9", Felix Grossschartner, Hugh Carthy e Sepp Kuss a 12" e quindi Clément Champoussin a 24"; Marc Soler ha perso 45", Alejandro Valverde 55", Esteban Chaves 1'06". Il migliore degli italiani è stato Mattia Cattaneo, diciassettesimo a 50", mentre Andrea Bagioli ha chiuso a 1'06".
In classifica generale Primoz Roglic ha mantenuto ancora la maglia rossa, ma adesso vede ridursi a soli 5" il suo vantaggio su Daniel Martin: tutti gli altri perdono invece qualcosa con Richard Carapaz ora terzo a 13", con Enric Mas a 32", Hugh Carthy a 38" e Sepp Kuss a 44". Domani finalmente toccherà ai velocisti con una quarta tappa di 191.7 chilometri da Garray a Ejea de los Caballeros, senza alcun gran premio della montagna ma con il vento come unica grande incognita.