Mozzato a "Riunione Tecnica": «Non devo pensare di essere Van der Poel»
Il corridore dell'Arkéa-B&B Hotels ospite della terza puntata della nuova trasmissione di Cicloweb: "Firmerei per una carriera come quella di Kristoff"
Luca Mozzato, corridore dell'Arkéa B&B Hotels recentemente giunto secondo al Giro delle Fiandre 2024, è stato ospite della terza puntata di Riunione Tecnica, il nuovo format di Cicloweb in onda il mercoledì, il giovedì e il venerdì a partire dalle 19. Tanti i temi toccati dal veneto, dal primo podio in una Monumento alla sicurezza dei corridori, fino all'ambiente che si vive in squadra.
Mozzato: «Non pensavo di potermi giocare il podio al Fiandre»
“Sono sempre io, non è una corsa che mi fa cambiare. Penso che fra un po' di tempo comincerò a realizzare l'importanza che ha avuto questa corsa. Piano piano giorno dopo giorno sto cominciando a capirlo. Il fatto di essere rimasto qui al Nord non ti permette di realizzare così in fretta. Sicuramente la mia smorfia non era di delusione, dal mio punto di vista fino ai 500 metri dall'arrivo non pensavo neanche di potermi giocare il podio. Per me sarebbe stata già una gran giornata poter entrare nei 10 e arrivare a giocarsi il podio sarebbe stato fenomenale. Riuscire a salirci è più di ogni più rosea aspettativa”.
«L'idea per il Fiandre era tenere il ritmo di Politt e Lampaert»
“Le sensazioni erano buone. Poi una cosa è un conto stare bene quando si è da soli, quando ci si allena e si fanno le ricognizioni e un'altra è stare bene in corse di quel livello. Dwaars e Gand sono corse in cui ho fatto bene e in cui ho fatto il mio, perché l'idea di base era quella di arrivare nel primo gruppo per poi giocarsi il piazzamento. Questo era l'idea anche per il Fiandre. Nella mia testa avevano puntato gli uomini che fanno parte solitamente del primo gruppo, quindi pensavo a Kragh Andersen, Politt, Lampaert. Quel genere di corridori che non attaccano, ma è sempre presente negli ordini d'arrivo. Poi ero consapevole che per fare un risultato migliore avevo bisogno di situazioni favorevoli come è stato domenica quando abbiamo avuto vento in faccio dall'ultimo Paterberg fino all'arrivo e questo ci ha avvantaggiato".
“Tutta la corsa è stata dura. L'idea del gruppo era quella di anticipare Van der Poel e abbiamo cominciato ad andare forte molto presto. Dal primo Kwaremont abbiamo cominciato ad andare pancia a terra. Ogni muro perdevamo quei 10/15 corridori e alla fine siamo rimasti quelli. Le ultime tre ore sono state proprio dure e come penso sia risaputo gli ultimi 50 km è la corsa delle energie rimaste, perché quando si passano i 220 km c'è il lumicino”.
Mozzato: «Arkéa? Ho trovato una squadra in cui posso fare il leader»
“L'idea principale della squadra è quella di fare un bel triennio e di arrivare a salvarci. Riguardo a domenica per me è stato il primo podio in una corsa World Tour e farlo in una Monumento è stato eccezionale, supportato anche dalla squadra. Sono stati tutti contentissimi, abbiamo fatto festa sul bus ed è stato un bel momento da condividere”.
“Sicuramente c'è un bell'ambiente. Io sono venuto qua perché avevo la possibilità di giocarmi le mie carte nelle corse che mi convenivano e questo sicuramente ha giocato a mio favore e a favore della squadra. Se fossi andato in uno squadrone con 10 corridori più forti di me, andavo alle grandi corse per dargli una mano. Questa essendo una realtà più piccola, la mia intenzione era quella di provare a fare il leader per vincere le corse. Al passato ci ho già ripensato, non è stato un momento facile e sereno. Ritrovarsi senza squadra per un ciclista è uno dei momenti peggiori che potesse capitare. Io ero forte di aver fatto una buona stagione e non ho mai avuto il dubbio di non riuscire a trovare una squadra. Il mio problema era quello di trovarne una che mi permettesse di continuare il mio percorso di crescita come corridore. Alla fine anche se in extremis abbiamo trovato quello che cercavo, anche se sono arrivato all'ultimo momento mi hanno dato la possibilità di fare grandi corse e li ringrazio”.
«Dovrei correre sempre come al Fiandre»
“Energie nel finale? Sicuramente è una sensazione che prima ho avuto in corse di minore livello, l'esempio più lampante può essere Bredene quest'anno, dove c'è stata corsa dura tutto il giorno. Il fatto di salvare la gamba fino al finale mi ha permesso di avere lo spunto in più nel finale. Domenica mi è successa la stessa cosa, sono riuscito a salvare il salvabile e poi mi sono ritrovato con più gamba di quanta pensavo di averne. Un corridore come me se prende il Kwaremont da freso lo soffre tanto, mentre domenica sono arrivato lì ed ero in grado di seguire. Non avrò mai le caratteristiche di uno che attacca da lontano e prende vento, ho uno spunto veloce e devo far leva su quello. Sarà difficile che vada come domenica tutti i giorni, ma quella è la maniera in cui dovrei correre”.
Mozzato: «Parigi-Roubaix? Favorevole alla chicane perché …»
“Sono entrato in una dimensione nuova per gli altri, perché io partirò con la stessa testa di sempre. L'obiettivo è quello di arrivare nel primo gruppo e se tutto dovesse andare bene entrare nei 10 e vedere cosa si riesce a fare. Non è che ho fatto un risultato e ora devo pensare di essere Van der Poel. Il fatto che cambi un po' lo status penso sia naturale. L'obiettivo della carriera potrebbe essere quello di fare i picchi di Kristoff. Se mi dicessero di mettere una firma per fare una carriera simile alla sua non ci penserei su”.
“Io sono abbastanza appassionato, di corse ne guardo tante. Magari non guardo quelle degli anni ‘90, ma dagli anni ’10 in poi sono ferrato. Idoli a cui mi sono ispirato? Non penso di averne uno in particolare, ma mi sono sempre piaciuti i corridori da classiche, sono quelli a cui posso aspirare. Quando ho cominciato ad appassionarmi c'erano le battaglie tra Boonen e Cancellara, poi è arrivato Sagan e ora mi godo le battaglie dei giorni nostri”.
“La chicane? Oggi siamo passati a fare la ricognizione, io personalmente trovo che l'idea di entrare ad Arenberg più piano sia una gran bell'idea. L'ho fatta più volte e ogni volta che si entra c'è lo stress altissimo e una volta che entri a quelle velocità il rischio di caduta è alto. Ti butti dentro senza sapere cosa c'è dopo e se anche vedi una caduta sul pavé ci si mette tanto a frenare. L'idea è buona. Se posso scegliere se cadere ad Arenberg e cadere sull'asfalto è molto meglio la seconda. Io la vedo così, poi ognuno ha la sua idea. Io non ho votato, però da quello che si respira in gruppo la chicane così non dovrebbe essere la soluzione definitiva per i prossimi anni. La chicane non è proprio l'ideale però è meglio che entrare dritti per dritti. Dal video che ho visto ho pensato che le transenne con il piedino non fossero proprio il massimo. Da quello che ho capito dovrebbero metterle sopra l'isola di traffico".
«Sono un corridore che progredisce poco a poco»
“Da under fino ad ora ho percepito di non aver fatto grandi scalini, ma ho la sensazione di progredire costantemente. Sono un corridore migliore di sei mesi fa. Non so se è dovuto all'ambiente, alla conoscenza, ai materiali. Mi reputo un corridore che è progredito poco a poco. Anche adesso che sono riuscito ad arrivare davanti a una Monumento non sono così tanto più forte dell'anno scorso, vado un po' di più, ma non è una cosa fuori dal mondo”.
Mozzato: «Al 100% non farò il Giro d'Italia quest'anno»
“Il Giro posso dire al 100% che non lo farò perché comunque io per preparare un grande giro ho bisogno di una preparazione adatta. Può essere altura o meno altura, ma sono due mesi che la salita più lunga che faccio sono 4/5 minuti, che al Giro non sono nemmeno presentati sulla cartina. Sono sforzi completamente diversi e dal mio punto di vista ho corso praticamente sempre ed è logorante. Nelle corse al Nord devi essere sul pezzo per 4 o 5 ore”.
«La cosa più pericolosa della corsa sono i corridori»
“I freni a disco danno una mano, ma sull'asciutto non c'è una grande differenza di velocità. Il problema possono essere i materiali o il fatto che si è al limite in ogni momento della corsa. Adesso per prendere le fughe in una corsa di 6 ore e mezza sono andati via in 8 e non gli hanno mai lasciato più di quattro minuti. Davanti si va forte, dietro si va forte e si è sempre al limite. Questo aumenta il rischio. Da fuori non sembra, ma da dentro si va sempre a tutta".
"Protezioni? Difficile da dire, perché al momento abbiamo fra vestiti e casco penso che il nostro abbigliamento sia sotto i 2 kg. Se cominciamo ad aggiungere cose, non so se sarebbe l'ideale e non so se il gioco valga la candela. Bisognerebbe provarlo in allenamento e poi si vede se usarlo o meno. Non so se possa essere una soluzione, perché la cosa più pericolosa della corsa sono i corridori. Si possono fare tante cose a livello di sicurezza, ma il problema maggiore è quando ci sono due corridori che vogliono stare nello spazio in cui ce ne sta uno”.