Sagan vince e balla alla "Bora Bora"
Il campione del mondo vince la sua 14a tappa in carriera al Tour de Suisse, buon terzo posto per Trentin
Un Giro di Svizzera senza vittoria di tappa di Peter Sagan si è visto l'ultima volta nel 2010 quando lo slovacco era un giovanissimo neoprofessionista della Liquigas e venne costretto al ritiro dopo due giorni, per questo motivo aveva destato perplessità vedere il campione della mondo della Bora-Hansgrohe restare a secco nel prologo e nelle successive due tappe che erano molto adatte alle sue caratteristiche. L'appuntamento tra Sagan e la sua 14esima vittoria in carriera sulle strade del Tour de Suisse, però, non ha tardato ad arrivare ed oggi è stato proprio lui ad imporsi in grande stile nella quinta tappa con arrivo a Cevio nel Canton Ticino dopo aver pedalato per una quarantina di chilometri in territorio italiano.
Circa 70 km senza fuga
La frazione odierna era la più lunga di questo Tour de Suisse con i suoi 222 chilometri, eppure ciò non ha scoraggiato una partenza a grande velocità che ha portato la carovana in netto anticipo sulla tabella di marcia più veloce. Tra scatti ed inseguimenti, ci sono voluto circa 70 chilometri prima che partisse la fuga buona composta da Arman Kamyshev (Astana), Jelle Wallays (Lotto Soudal), Sam Bewley (Orica), Lars Petter Nordhaug (Aqua Blue), Jesper Asselman (Roompot) e Benjamin King (Dimension Data): nessuna minaccia per la classifica e così nello spazio di una ventina di chilometri i fuggitivi hanno guadagnato fino a 5'40".
Il gap tra fuga e gruppo principale, però, non è aumentato oltre perché poi al chilometro 100 è iniziata la lunghissima ascesa verso il Passo Sempione il cui gran premio della montagna era posto a 102 chilometri dall'arrivo: il norvegese Nordhaug è stato il primo a transitare al gpm con il plotone che a quel punto si era già riportato a 3'50" da distanza. Entrati in Italia la corsa ha affrontato la seconda ed ultima salita di giornata, quella di Druogno: in questa fase il gruppo ha recuperato un altro minuto ai battistrada che nel frattempo si erano ridotti a cinque per le difficoltà del kazako Kamyshev.
Caduto e ritirato Miguel Ángel López
La notizia peggiore per l'Astana Pro Tour, però, era arrivata lungo la discesa del Sempione: il colombiano Miguel Ángel López infatti è stato vittima di una brutta caduta assieme al britannico Daniel Pearson (Aqua Blue) e non è riuscito a riprendere la corsa. López è stato quindi trasportato in ospedale per accertamenti che hanno evidenziato la frattura del pollice della mano destra, la perdita di tre denti e ferite al labbro e sulla fronte che hanno richiesto punti di sutura.
Il 23enne talento colombiano era il campione uscente del Giro di Svizzera ed aveva fatto il suo debutto stagionale in gara solamente la scorsa settimana al GP Canton d'Argovie dopo la frattura alla tibia riportato durante un allenamento in MTB lo scorso mese di novembre: sempre per una caduta López era stato costretto a ritirarsi in anticipo dalla Vuelta 2016, quello che era il suo primo test in carriera in una gara a tappe di tre settimane. Questo nuovo stop probabilmente allungherà i tempi per vederlo tornare ai suoi migliori livelli.
Asselman e King ci provano da soli
Gli ultimi 50 chilometri non presentavano grosse difficoltà altimetriche, ma la discesa di Druogno presentava passaggi abbastanza stretti e tecnici, poi un violento temporale si è abbattuta sulla corsa complicando un po' la vita al gruppo. La UAE Team Emirates si è messa davanti in blocco e ha ridotto il distacco a soli 40" quando mancavano ancora 25 chilometri al traguardo: il gruppo non si è rilassato e così ai meno 19, con la fuga ormai prossima ad essere ripresa, Ben King e Jesper Asselman hanno allungato in testa alla corsa nel tentativo di prolungare il più possibile la loro azione.
La mossa di Asselman e King è stata molto interessante tanto che da un vantaggio di 15" sono arrivati ad avere 30" sul plotone condotto a quel punto dagli uomini della Trek-Segafredo: per alcuni chilometri i compagni di squadra di John Degenkolb non hanno recuperato nulla alla coppia di testa, e così per ricompattare il gruppo sono dovuto intervenire le maglie Bora-Hansgrohe e soprattutto, un Tom Dumoulin (Sunweb) in versione gregario che con una sola trenata ha fatto crollare il distacco del plotone da 28" a 13". Alla fine Asselman e King sono stati ripresi quando mancavano 5800 metri dall'arrivo e da lì le varie squadre hanno iniziato ad organizzarsi in vista della volata.
Volata di quasi 400 metri per Sagan
La Quick-Step Floors ha allestito un bel treno per Matteo Trentin mettendo a disposizione dell'italiano anche Philippe Gilbert, ma a scompaginare le carte degli uomini di Lefévère ci ha pensato il tedesco Nikias Arndt (Sunweb) a 400 metri dall'arrivo: il compagno di squadra di Matthews ha deviato a sinistra e ha accelerato, forse con l'intento di aumentare un'andatura non altissima o forse per far guadagnare posizione al proprio capitano. Matthews, però, non ha seguito Arndt e sulla scia del tedesco invece si è portato come un fulmine Peter Sagan che poi lo ha superato di slancio andando a conquistarsi la vittoria di tappa: quello dello slovacco è stato praticamente uno sprint lunghissimo di 370 metri in cui ha guadagnato tantissimo con la bruciante accelerazione iniziale per poi tagliare il traguardo con un vantaggio netto, ma non sufficiente a mettere 1" tra sé e tutti gli altri come poteva sembrare in un primo momento. Il tempo c'è comunque stato per esultare con quella che aveva tutta l'aria di una danza polinesiana da "Bora Bora".
In seconda posizione si è piazzato l'elvetico Michael Albasini che partendo da dietro aveva visto prima degli altri lo scatto di Sagan e aveva provato a seguirlo: provato, perché il corridore della Orica-Scott non si è mai avvicinato al punto tale da poterlo anche solo impensierire, ma la lettura tattica lo ha portato comunque ad ottenere un posto sul podio di tappa che altrimenti sarebbe stato molto difficile per lui. Al terzo posto invece è arrivo Matteo Trentin che era stato lanciato bene dalla squadra ma si è ritrovato sorpreso dalla mossa del campione del mondo: al momento di lanciare lo sprint Trentin ha anche dovuto fare uno scarto abbastanza pericoloso che lo ha portato al contacco con John Degenkolb, con il tedesco che ha visibilmente espresso tutto il suo disappunto sul traguardo dove è stato solo 12°.
Oltre a Trentin, abbiamo avuto altri tre italiani nei primi 10 dell'ordine d'arrivo: Niccolò Bonifazio (Bahrain) è arrivato quinto preceduto anche dal sempre più convincente Patrick Bevin, ma davanti a Michael Matthews; in settima e ottava posizione troviamo invece Sacha Modolo e Oscar Gatto.
Caruso leader, domani si sale
In classifica generale il ragusano Damiano Caruso è rimasto davanti a tutti, riuscendo anche a guadagnare 1" di abbuono su tutti i rivali: il corridore della BMC, infatti, è passato terzo dietro a King e Asselman al secondo traguardo volante di oggi posto a poco meno di 13 chilometri dall'arrivo. Adesso quindi Caruso ha 16" di vantaggio su Kruijswijk e 25" su Pozzovivo e Spilak, mentre il ritiro di López ha fatto entrare nella top10 provvisoria il britannico Tao Geoghegan Hart della Sky.
La classifica però cambierà sicuramente domani perché il Tour de Suisse tornerà a proporre una frazione di alta montagna, nonostante il traguardo in discesa: la partenza sarà da Locarno e dopo una quarantina di chilometri di pianura il gruppo inizierà a salire verso i 2012 metri del San Bernardino; ma il meglio arriverà nel finale di tappa con la lunga ed impegnativa ascesa dell'Albulapass che terminerà a soli 9.3 chilometri, tutti di discesa, dal traguardo di La Punt.