Tirreno-Adriatico, antipasto di Sanremo
Presentata l'edizione 2020 della Corsa dei Due Mari. Sparisce la cronosquadre, il tracciato più morbido del solito strizza l'occhio ai favoriti per la Classicissima
Julian Alaphilippe, Vincenzo Nibali, Michal Kwiatkowski: cosa hanno in comune questi tre, oltre al fatto di essere tra i più grandi campioni del ciclismo contemporaneo? Hanno trionfato nelle ultime tre edizioni della Milano-Sanremo dopo aver presto parte alla Tirreno-Adriatico. Tre vincitori in virtù di azioni solitarie o comunque con gruppo ristretto. Nel precedente triennio si è sempre resa necessaria una volata per dirimere l'arrivo a ranghi compatti sul traguardo imperiese, con Arnaud Démare, John Degenkolb e Alexander Kristoff a far valere i rispettivi spunti veloci. E anche in questo caso la costante fra 2016, 2015 e 2014 è la presenza dei tre alla medesima gara, stavolta la Paris-Nice.
Che sia anche per questo motivo o per una semplice volontà di cambiare spartito, in ogni caso il primo giudizio che si può assegnare all'edizione 55 della Corsa dei Due Mari, presentata ufficialmente oggi a San Benedetto del Tronto, è che si tratta di una prova meno esigente rispetto all'andazzo recente. E così, se la concomitante rivale transalpina è tornata ad indurire il tracciato, la sfidante appenninica "appiana" le difficoltà, dando maggiori opportunità ai più veloci del gruppo.
Sulla carta, la decisione pare ridurre la spettacolarità complessiva, riducendo a due-tre tappe l'azione, con la classifica generale che, sostanzialmente, sarà modellata quasi per intero su una singola frazione. Tuttavia una valutazione simile venne fatta, anche se in tono minore, alla vigilia dell'ultima prova, che si rivelò decisamente combattuta ed emozionante. Accadrà lo stesso anche fra 90 giorni? Ci permettiamo di rimanere alquanto scettici.
Mercoledì 11 marzo, prima tappa: Lido di Camaiore-Lido di Camaiore (134 km)
Una grossa novità è già in avvio: per la prima volta nel decennio, la frazione inaugurale non è contro il tempo. Invece della consueta cronosquadre - costante tranne nel 2015, quando problematiche atmosferiche fecero virare all'ultimo per un test individuale - il via viene dato con una tappa in linea. Mini nel chilometraggio, con soli 134 km da affrontare, e mini nelle difficoltà: inizialmente viene affrontato per tre volte un circuito di 26.9 km caratterizzato dal Monte Pitoro, scalato dal versante Massarosa, mentre come conclusione è stato scelto un circuito totalmente pianeggiante di 18.4 km da percorrere tra Pietrasanta e Camaiore, il cui Lido rappresenta, per il sesto anno di fila, la partenza e l'arrivo della tappa inaugurale.
Giovedì 12 marzo, seconda tappa: Camaiore-Follonica (198 km)
Si imbocca la direzione sud per una frazione facile ma più mossa di quanto l'altimetria non dica. Dopo l'iniziale dentello di Montemagno, posto subito dopo il via di Camaiore, per oltre 100 km si pedala in pianura al riparo dai tranelli del vento. La principale insidia di giornata inizia a Donoratico, quando si affronta la salita di Sassetta; terminata la discesa, si entra nel circuito finale di 20.9 km a Follonica in cui è da affrontare il breve ma arcigno strappo, detto dell'Impostino, che porta a Scarlino. L'ultimo transito è ai meno 8.5 km dal termine: difficile evitare un epilogo allo sprint, ma di sicuro qualche puncheur cercherà di sfidare la sorte.
Venerdì 13 marzo, terza tappa: Follonica-Sacrofano (233 km)
Nel disegno è la classica tappa della Tirreno: rognosa, lunga e potenzialmente adatta a diversi corridori, perfetto scontro in vista della Milano-Sanremo. Come non accadeva da tempo, si scende in profondità nel Lazio: dopo oltre 200 km tra grossetano e viterbese, si giunge a Sacrofano, immediata periferia nord della capitale. Ma prima di giungere nell'unica inedita sede di tappa dell'edizione 2019, c'è molto altro da segnalare. La salita verso Scansano è il primo di una serie di saliscendi non impossibili ma che caratterizzano la fase centrale, piacevole anche dal punto di vista paesaggistico con i laghi di Bolsena e Vico ad un passo. Il secondo e ultimo gpm di giornata porta a Poggio Nibbio, affrontato dal versante di San Martino in Cimino; tuttavia i 55 km dal traguardo lo renderanno ininfluente. Ondulazioni leggere portano agli ultimi chilometri, con una prima parte in discesa seguita dallo strappo finale di un paio di km con pendenze attorno al 6/7%. Prima giornata in cui la classifica può subire qualche lieve modifica.
Sabato 14 marzo, quarta tappa: Terni-Sassotetto (204 km)
La frazione decisiva della Tirreno-Adriatico 2019 è questa: per l'unico arrivo in salita è stata scelta la località maceratese di Sassotetto, al terzo inserimento dopo quelli del 2009 e del 2018 conquistati rispettivamente da Egoi Martínez e Mikel Landa. Sono circa 4000 i metri di dislivello positivo da affrontare in una giornata con sei salite, quattro delle quali valide come gpm; del conteggio non fanno parte l'iniziale Passo della Somma che porta a Spoleto e il Valico del Soglio. In mezzo a queste due ascese c'è il gpm di Pettino, lungo una quindicina di km con pendenze abbastanza costanti tra il 6 e il 7%. Un tratto ondulato porta alle zone colpite dal terremoto del 2016 come Norcia e Visso, separate fra loro dal gpm di Forca di Ancarano (7 km circa al 6%). Subito dopo Visso ecco il terzo gpm, il più facile di giornata, quello di Santa Margherita. Dal transito all'imbocco della salita finale rimangono circa 55 km di discesa e leggero falsopiano sino a Sarnano, dove inizia l'ascesa al Sassotetto; la salita di 12.9 km presenta una pendenza media del 6.6% abbastanza costate, con pochi in doppia cifra. Nei lunghi rettilinei bisogna fare la differenza, perché a ridosso dell’arrivo la salita lascia posto ad un tratto quasi in falsopiano.
Domenica 15 marzo, quinta tappa: Pieve Torina-Loreto (181 km)
Altra tappa fatta con lo stampino nella recente epopea della Tirreno: dopo l'arrivo in salita c'è l'occasione di rifarsi in mezzo ai muri marchigiani. Anche se, quest'anno, le difficoltà paiono di minor peso; la prima metà di gara dopo il via di Pieve Torina è sostanzialmente tutto in leggera discesa, eccezion fatta per sei dentelli tutt'altro che complessi, compresi i gpm di Montefano e Osimo. Il clou è dato dal circuito finale di 25 km da ripetere per tre volte: ad ogni tornata vengono affrontati gli strappi che portano a Loreto e Recanati, con la località mariana come arrivo di giornata. In ambedue i casi si tratta di muri brevi ma che, ripetuti di continuo, sicuramente mettono fatica nelle gambe, considerate le pendenze sempre attorno al 10% presenti anche nel rettilineo finale.
Lunedì 16 marzo, sesta tappa: Castelfidardo-Senigallia (178 km)
Altro topos nella gestione Vegni della Corsa dei Due Mari è il disegno di un'ultima occasione per velocisti prima della giornata conclusiva. La partenza da Castelfidardo anticipa degli zampellotti (chiamarli muri sarebbe eccessivo) a Massignano, Monte Baldino, Ancona, Sappanico e Agugliano, leitmotiv della prima metà di gara; a chiudere questo carosello è il brevissimo ma arcigno dentello di Ostra, gpm finale dell'edizione ma posto a ben 95 km dal termine. Una facile discesa porta a Senigallia, epicentro della tappa; da qui, infatti, inizia un circuito di 16.1 km da ripetere quattro volte che consiste, in buona sostanza, di un andata e ritorno lungo la litoranea che costeggia l'Adriatico. Questo circuito è in toto pianeggiante e presenta poche curve, l'ultima delle quali è situata in prossimità dei meno 1000 metri dal traguardo.
Martedì 17 marzo, settima tappa: San Benedetto del Tronto-San Benedetto del Tronto (10.1 km - Cronometro)
Solo nell'edizione inaugurale si ebbe una sede di arrivo differente; dal 1967 in poi, dunque, è San Benedetto del Tronto a far calare il sipario sulla corsa. E nel 2020 lo fa con il formato divenuto abituale, quello della cronometro individuale sulla distanza di 10050 metri che non conosce cambi per il sesto anno consecutivo. Tutta pianeggiante, la prova consiste grossomodo in due rettilinei raccordati da una doppia curva in via Fratelli Cervi. Tracciato per specialisti, con il vento che potrebbe giocare un ruolo nell'attribuire la vittoria di tappa. Per la conquista del Tridente di Nettuno, invece, le condizioni saranno le medesime fra gli sfidanti; servirà spingere il lungo rapporto sempre fuorisoglia, per uno sforzo oscillante tra gli undici e i dodici minuti.