Remco: "Sono stato male per lo sforzo ma ho fatto la storia"
Il campione del mondo van der Poel: "Quando ho attaccato la prima volta pensavo che la corsa fosse finita"
La prova di ciclismo su strada dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 ha visto il trionfo di Remco Evenepoel. Il belga, partito ai 37 km dal traguardo, si è riportato su di un gruppetto di corridori che era al comando e li ha staccati tutti per arrivare in solitaria, regalandosi il primo doppio oro, a cronometro e su strada, della storia del ciclismo ai giochi olimpici. Sul podio anche i due francesi Valentin Madouas e Christophe Laporte, beniamini del pubblico di casa. Solo dodicesimo il campione del mondo e superfavorito Mathieu van der Poel.
Remco Evenepoel: “Sapevo cosa ci sarebbe stato sullo sfondo, sarà una foto bellissima”
"Che luogo per vincere! Onestamente mi stavo sentendo male per lo sforzo, è stata una giornata molto dura, ma sono veramente fiero di aver vinto e di essere stato il primo a vincere due medaglie per il ciclismo su strada. Storico, no?
Non mi sono sentito subito sicuro: ho avvertito che Madouas stesse cedendo e sapevo che la salita dove l'avrei staccato mi si addiceva molto. Da lì in poi ho solo spinto, spinto, spinto verso il traguardo. Come ho detto, mi sono sentito veramente male per lo sforzo e per quel momento a circa 4 km dal traguardo con la foratura, quando avevo bisogno di un cambio bici e non credo che la macchina fosse veramente pronta. È stato un po' stressante, ma alla fine avevo abbastanza tempo. Che giornata! Ho iniziato l'anno con quell'esultanza e sapevo che cosa ci sarebbe stato sullo sfondo, per questo ho voluto rifarla. Penso che sarà una bellissima foto".
Valentin Madouas: "Fare secondo a Parigi è un sogno"
“Qui, davanti alla Tour Eiffel, faccio veramente fatica a credere di aver vinto una medaglia olimpica. L'obiettivo era quello di anticipare, prendere un po' di vantaggio sui favoriti per le medaglie. Sapevo che era possibile organizzare un piano con me davanti e Christophe [Laporte] e Julian [Alaphilippe] dietro. Ho pensato per tutta la corsa al briefing di ieri, in cui mi hanno detto ”Val, se trovi l’opportunità, prendi vantaggio, potrebbe portarti lontano". Ci ho pensato per tutta la corsa: a 80 km dalla fine mi sono avvicinato all'ammiraglia, ho detto che ci volevo provare e poi ho attaccato. Una volta all'attacco mi aspettavo il rientro dei campioni, e quando Remco mi ha ripreso non ho potuto fare altro che mettermi alla sua ruota e resistere il più a lungo possibile. Mi sono detto che dovevo fare di tutto per riuscirci, perché sapevo che mi avrebbe potuto portare a una medaglia. Ho veramente dato tutto me stesso, nel finale l'ho visto andare via, ma non potevo fare altro: ero al limite. Fare secondo qui a Parigi, con questa cornice… non c'è niente da aggiungere. È un sogno, mi sono preparato esattamente per questo. Sapevo di essere nella miglior forma della mia vita, ma al Tour non si è visto, perché ho avuto delle giornate altalenanti. Ho capito quindi che dovevo focalizzarmi su questa gara ed ero fiducioso: anche Julian e Christophe mi avevano detto che dovevo esserlo. È una vittoria di tutta la squadra, possiamo esserne tutti felici".
Chistophe Laporte: “Non sapevo di star sprintando per la terza posizione”
"Non si poteva sperare quasi niente di più. Certo, si corre sempre per vincere, ma oggi era semplicemente fuori portata. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, e siamo riusciti a realizzare un sogno: siamo in due sul podio a Parigi! Ieri eravamo in albergo, e guardavamo le altre discipline ciclistiche: i ragazzi della BMX hanno conquistato tutto il podio. Oggi tocca a noi e siamo fieri e felici.
Non sapevo di star sprintando per la terza posizione: al passaggio su Montmartre mi hanno detto di non insistere più con l'azione, e ho detto a Matteo [Jorgenson]: "Non posso più tirare". Vedevo Valentin davanti, ma non sapevo che fosse ancora secondo. Ho fatto il minimo sindacale, per così dire. Ho sprintato, e Valentin mi ha detto: “Hai fatto terzo!” E io: “Come sarebbe ho fatto terzo?”, “Sì, hai fatto terzo, Remco primo, io secondo!”.
È incredibile, ci sono mia moglie, i miei amici… ho pensato alla mia famiglia, ai miei figli, e sono fiero di averlo fatto, per loro e per la squadra francese".
Mathieu van der Poel: “Pensavo che con van Aert avessimo una chance”
"Quello che è successo è ciò di cui avevo avuto paura. In realtà pensavo, quando ho attaccato la prima volta su Montmartre, che la corsa fosse finita. C'era con gruppo molto forte, ma poi sono tornati sotto e quando Remco è partito sapevo che era un momento molto pericoloso. Sono felice per lui.
Sapevo che [Wout van Aert] stava correndo concentrandosi su di me, e non c'è niente di sbagliato in questo: siamo partiti un paio di volte, noi due, pensavo che avessimo una chance. Penso che oggi fossi abbastanza forte, ma è stata una situazione difficile per me".
Fred Wright: “Quando Remco è rientrato mi si era già spenta la luce”
"Quando Remco è arrivato sul gruppo io ero dentro, ma semplicemente non ne avevo: stavo già saltando dei turni, cercando di riprendermi dallo sforzo. Sono fiero di come mi sono comportato ma speravo di averne di più.
Quando ho visto Remco rientrare così ho pensato “Non tirerò con te, posso solo starti a ruota". Quando ha preso la salita non sono riuscito a far nulla, la luce era già andata via, ero già al limite. Era un buon gruppo, però".