
Cronache marziane da Sanremo
Van der Poel resiste agli attacchi di Pogačar e si prende di nuovo via Roma. Uno straordinario Ganna è 2°
Immaginate se dieci anni fa vi avessero descritto questa Sanremo. Immaginate se vi avessero raccontato che il vincitore di Giro e Tour (Giro e Tour?) nonché Campione del mondo (ancora più inaudito), avrebbe attaccato sulla Cipressa lasciando rovine del gruppo dietro di sé, e che il Campione del Mondo Ciclocross e Gravel avrebbe scollinato con lui, inseguito dal primatista dell'ora, due volte Campione del Mondo a cronometro e oro olimpico di inseguimento a squadre.
Questo è successo oggi nella 116esima Milano-Sanremo, la corsa più difficile da vincere anche per chi è più forte, la corsa che resta in sospeso prima dell'ultimo chilometro, quella più emozionante da vincere secondo lo stesso Van der Poel, che ieri aveva detto così alla Gazzetta dello Sport: “Mi sono emozionato di più vincendo alla Sanremo, perché fino alla fine non sapevo che avrei vinto, alla Roubaix sì”.
Di nuovo oggi il gruppo è partito dal freddo della Pianura Padana, a cui quest'anno si è aggiunta anche la pioggia, di nuovo il gruppo ha scollinato l'appennino attraversando il Passo del Turchino, di nuovo l'odore della salsedine e del timido sole che asciugava le ossa ha accolto i corridori in riva al mare.
Sembra quasi che non possa passare l'inverno senza questo rito che si ripete a marzo, tanto che quando non è successo, cinque anni fa, non arrivò davvero, la primavera. Di nuovo la fuga di giornata è stata inseguita e raggiunta senza troppi patemi, i capi sono stati un riscaldamento prima che si scatenasse il finimondo, e poi gli scalatori hanno cercato di far la differenza sulla Cipressa.
Lo scalatore più forte, però, proprio come l'anno scorso, era niente poco di meno che il Campione del Mondo, Tadej Pogačar, che ha optato per l'azzardo attaccando in prima persona: operazione riuscita al 98%, perché due corridori sono rimasti alla sua ruota. Male per lui, bene per noi, perché sul Poggio è tornato in scena lo scontro tra fenomeni che vediamo da tre anni a questa parte: di nuovo Pogačar e Van der Poel si sono scontrati senza esclusione di colpi, con Ganna che guardava soffrendo. Alla fine, ad avere la meglio, è stato di nuovo lo scatto bruciante di Van der Poel, che in volata non ha avuto rivali. Seconda Sanremo e settima monumento per il neerlandese (terza Classicissima fila anche per il suo team, la Alpecin-Deceuninck), che pareggia i conti con Pogačar (entrambi hanno anche un mondiale a testa nel palmarès).
Strana sorte per questi fenomeni, che di nuovo si dimostrano fuori scala rispetto agli altri, e che si trovano a giocarsi le Monumento, spesso senza altri veri rivali (oggi solo l'ottimo Filippo Ganna è riuscito a inserirsi nella contesa raccogliendo persino più di Pogačar): questa mezz'ora di scontro tra titani è stata solo l'inizio di un mese in cui li vedremo sfidarsi anche sul pavé del Fiandre (e forse anche della Roubaix?), ma di nuovo: tutto questo dieci anni fa non era pensabile su questo pianeta, quelle che raccontiamo oggi, ai nostri stessi occhi sarebbero state cronache marziane.
Milano - Sanremo 2025, la cronaca della corsa
La Classicissima è partita per il secondo anno consecutivo da Pavia per attraversare l'appennino ligure salendo il Passo del Turchino, scendere a Genova Voltri e percorrere la riviera di Ponente lungo l'Aurelia, con i tre capi (Mele, Cervo e Berta) che terminano intorno ai -50 km dall'arrivo, e poi lasciare l'Aurelia prima per imboccare la salita di Cipressa (5.6 km al 4%) e poi quella del Poggio di San Remo (3.6 km al 3.7%), che scollina a -8 km dal traguardo di via Roma: 289 i km totali.
In circa trenta chilometri, sotto la pioggia della Lomellina, si è formata la fuga del giorno, con otto corridori in rappresentanza di quattro formazioni: Mathis Le Berre e Alessandro Verre dell'Arkéa-B&B, Hotels, Baptiste Veistroffer della Lotto, Kristian Sbaragli, Tommaso Nencini e Mark Stewart della Solution Tech-Vini Fantini, Martin Marcellusi e
Filippo Turconi della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè. Ai primi tre, Nencini, Verre e Marcellusi, si erano uniti Veistroffer, Le Berre, Turconi e Stewart prima e Sbaragli poi.
Gli otto hanno toccato un vantaggio massimo di quasi 6' già intorno al km 40, quando nel gruppo principale la Alpecin-Deceuninck degli ultimi due campioni uscenti Mathieu van der Poel e Jasper Philipsen si è messa a fare il ritmo: a sobbarcarsi il grosso del lavoro è stato Silvan Dillier.
Ai -60 è subentrata la INEOS Grenadiers con Geraint Thomas in prima persona, prima dell'inizio dei capi, quando una caduta ha coinvolto Neilson Powless (EF Education-EasyPost),
Chris Hamilton (Team Picnic PostNL), Laurence Pithie (Red Bull-BORA-hansgrohe), Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility) e Connor Swift (INEOS Grenadiers), mentre Philipsen ha subito una foratura. Davanti invece problemi al cambio (batteria scarica) mettevano in difficoltà Kristian Sbaragli. Il vantaggio dei fuggitivi era a 2'30" e calava vertiginosamente, e la fuga pian piano si sgretolava.
L'ultimo dei fuggitivi, Marcellusi, è stato ripreso ai piedi della Cipressa, dove la UAE Emirates-XRG, come prevedibile, ha scatenato subito l'inferno. Una caduta all'attacco della salita ha messo fuorigioco metà del gruppo principale, che ha dovuto toccare i freni. Il primo a spingere è stato Tim Wellens, che alla sua ruota ha subito visto affacciarsi Mathieu van der Poel e Filippo Ganna. Wellens si è presto girato a cercare il suo capitano Tadej Pogačar, che si è velocemente portato in testa alla ruota del campione ecudoriano Jhonatan Narváez.
L'attacco di Tadej Pogačar
Mancavano 24.7 km al traguardo e 3 chilometri dallo scollinamento della Cipressa quando Narváez si è spostato e il Campione del Mondo è scattato, seguito subito da Van der Poel, Filippo Ganna e Romain Grégoire (Groupama-FDJ). Il primo a cedere è stato il francese, mentre Ganna ha iniziato a mostrare la corda alla fine del tratto duro, rientrando di forza sul duo Pogačar-Van der Poel prima della discesa. I tre hanno scollinato con un ventina di secondi sul gruppo inseguitore.
Al termine della discesa anche Van der Poel e Ganna hanno iniziato a collaborare, arrivando all'attacco del Poggio con 45" sugli inseguitori. Qui è iniziata la raffica di attacchi di Pogačar: con il primo Ganna ha perso contatto, pur senza mai cedere e tenendo in vista la coppia di testa, dove il Campione del mondo cercava di mettere in difficoltà il suo predecessore in maglia iridata.
A due chilometri dallo scollinamento Pogačar ha dato una seconda accelerata, ma Van der Poel si è difeso alla grande, prendendo fiato e contrattaccando sull'ultimo tratto della salita. Qui lo sloveno ha stretto i denti rientrando sul neerlandese prima della fatidica curva dove una volta era posta la cabina telefonica, che dava inizio alla discesa. Ganna inseguiva sempre a 8"-10", i restanti inseguitori a 42".
In fondo alla discesa, Ganna si riavvicinava pian piano, rientrando su Pogačar e Van der Poel in vista dell'ultimo chilometro. Il trio è arrivato a giocarsi la volata con Van der Poel in testa a controllare gli altri: ha aspettato i 150 metri e ha lasciato la sua volata dando subito un metro a Ganna. Dietro di lui Tadej Pogačar non riusciva a uscire dalla ruota dell'italiano, e i tre arrivavano al traguardo in quest'ordine.
La volata del gruppo veniva vinta da Michael Matthews (Team Jayco-AlUla), quarto davanti a Kaden Groves (Alpecin Deceuninck).
