Canola, ambizione e dedizione
Il vicentino della Nippo-Vini Fantini: «Corro in una grande squadra, posso migliorare ancora. Il mondiale a Vicenza? Un sogno»
Uno come lui potrebbe fare comodo a ben più di una squadra World Tour. Resistente sugli strappi brevi, veloce al punto giusto negli arrivi allo sprint, tenace e ambizioso quanto basta. Marco Canola si era già fatto notare nelle prime annate vissute nel professionismo come prospetto interessante e che ancora poteva affinare alcune caratteristiche, che avrebbero potuto portarlo a divenire un vincente.
Stagioni a corrente alternata per lui, con momenti esaltanti ed altri caratterizzati da qualche difficoltà in più ma in cui non è mai mancata la voglia di mettersi in gioco, la stessa che l’ha portato, a partire dal 2017, a vestire la casacca della Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini. Una scommessa, quella attuata da Francesco Pelosi e Valentino Sciotti rivelatasi certamente vincente, ripagata da risultanze eccellenti che hanno portato il vicentino di Marola (piccola frazione del comune di Torri di Quartesolo) ad alzare le braccia al cielo in 6 occasioni (oltre all’affermazione, non ufficiale, ottenuta nel criterium precedente la Japan Cup). Una in particolare, quella ottenuta alla Volta Limburg in Olanda contro una qualificata concorrenza, ha fatto intravedere scenari molto interessanti in chiave futura, confidando anche nella possibilità di disputare determinati appuntamenti opposto al meglio del ciclismo mondiale.
Prestazioni talmente convincenti che hanno spinto il commissario tecnico Davide Cassani a prenderlo in considerazione nel roster di atleti che avrebbero dovuto prendere parte al mondiale di Bergen in Norvegia. Pazienza se il numero alla fine non sia stato attaccato dietro la schiena (è stato infatti designato come riserva), di occasioni ghiotte ce ne saranno ancora. In primis però vi è la Nippo-Vini Fantini che lo ha eletto, con merito, leader del proprio progetto sportivo. Proprio in occasione della presentazione del team, avvenuta nel pomeriggio di sabato 13 gennaio, abbiamo incontrato Canola per una piacevole chiacchierata durata diversi minuti, toccando i temi più disparati, inerenti il team e il proprio percorso agonistico.
Partiamo con un bilancio del tuo 2017, annata che per te è stata molto proficua con ben 6 successi, tra i quali spicca la Volta Limburg
«È stato sicuramente un anno caratterizzato da varie vittorie, anche di un certo spessore. Proprio la vittoria ottenuta in Olanda alla Volta Limburg ha rappresentato l’avvio ideale mentre quella alla Japan Cup è stata la chiusura in bellezza»
Le tue belle prestazioni hanno poi spinto il commissario tecnico Davide Cassani a selezionarti per il Mondiale di Bergen, anche se poi non hai preso parte alla gara in quanto sei stato designato come riserva. Da parte tua c’è stato un po’ di rammarico per questa decisione?
«Innanzitutto c’è stata molta fierezza, perché comunque essere convocato dal CT per far parte della selezione per il mondiale mi ha fatto senz’altro piacere. Sicuramente c’è stato anche del rammarico, perché immagino che non piaccia a nessuno restare a casa a guardare la corsa in tv come riserva. Da parte mia comunque ho l’ambizione di poter arrivare un domani a meritare un posto da titolare in nazionale ed essere anche un corridore di riferimento. Al momento è stata comunque una bella esperienza che mi ha dato tanto e sicuramente il commissario tecnico Cassani ha apprezzato molto la stagione che ho disputato. Sono stato molto onorato di questo e non posso che ringraziarlo, del resto sono consapevole che potranno esserci ancora altre occasioni per poter disputare un Mondiale»
In proposito, cominciamo a proiettarci un po’ in avanti e a sognare un po’. Sappiamo che nel 2020, anche se dovrà ancora giungere l’ufficialità, ci sono buone possibilità che il Mondiale si disputi a Vicenza su strade che conosci benissimo. Potrebbe essere pertanto la partecipazione al mondiale vicentino il tuo grande sogno da realizzare?
«Indubbiamente ci penso già molto. Sarebbe un bel sogno da realizzare quello di poter partecipare e di arrivarci anche attraverso un percorso di crescita che possa portarmi a migliorare ancora. Di certo non si sa mai con quale ruolo poter partecipare ad un mondiale ma al contempo non capita a tutti la possibilità di disputare un mondiale sulle strade di casa. Mi auguro che Vicenza riesca a compiere questo grande sforzo per poter disputare i Mondiali nella mia città natale»
La sfida di quest’anno ad Innsbruck si presenta, sulla carta, ardua per le tue caratteristiche ma non dimentichiamo poi che un’altra valida possibilità per te potrebbe venire dalla partecipazione ai mondiali del 2019 nello Yorkshire
«Sicuramente quest’anno sarà una sfida che vedrà protagonisti gli scalatori, tuttavia per me l’importante è procedere passo dopo passo, senza andare troppo in là col tempo. Il pensiero del Mondiale a Vicenza mi stuzzica ma sono consapevole che potrebbero esserci altre opportunità prima. Sarà dura poter essere della partita per una gara impegnativa come quella di quest’anno ad Innsbruck ma comunque io mi metto a disposizione qualunque sia la causa, per cui sarei pronto anche ad un ruolo da gregario per i capitani designati, perché penso di poter dare molto e di poter svolgere bene il compito. Se ci sarà l’occasione quindi ne parlerò anche con Cassani per non escludere a priori una mia partecipazione»
Vista la grande annata che hai disputato lo scorso anno, una delle domande che si sono fatti sia gli addetti ai lavori che gli appassionati è stata: «Possibile che nessuna formazione World Tour si sia interessata alle prestazioni di Marco Canola?»
«Le cose non stanno esattamente così. Diciamo che un errore che viene fatto nel mondo del ciclismo e da alcuni appassionati è quello di guardare solo le grandi formazioni del World Tour. Probabilmente anch’io riscontrerei un maggior successo se invece di correre in una formazione Professional corressi in una World Tour. Una delle cose che però preferisco, tanto che la prendo come una sfida personale, è quella di sposare progetti accattivanti ed una di queste sfide è stata senz’altro quella di provare a crescere assieme alla Nippo-Vini Fantini, cercando di portare in alto il nome di questa formazione sebbene sia una Professional. Al momento non posso dire cosa mi aspetterà in futuro ma sicuramente sia io che la squadra siamo motivati a fare molto bene e a crescere in questo progetto, cosa che mi pare già un buon punto di partenza»
Nelle scorse stagioni ti eri messo in grande evidenza nella Bardiani e prima di giungere nella Nippo-Vini Fantini hai fatto un’esperienza con la Unitedhealthcare, che però soprattutto nel secondo anno ti ha portato a correre pochissimo qui in Europa. Se tu dovessi tornare indietro nel tempo è un’esperienza che rifaresti oppure no?
«È un’esperienza che rifarei al 100%, non mi sono mai pentito di ciò che ho fatto perché anche le esperienze negative mi hanno sempre aiutato a crescere. In quel caso per me è stata un’esperienza che si è rivelata positiva nel complesso, anche se ci sono stati degli aspetti negativi: uno di questi era dato dal calendario di gare che mi sono trovato a disputare, poiché le gare non erano molto numerose e in molti casi si trattava di gare di spessore non elevato, che non mi hanno quindi dato la notorietà che cercavo. Tuttavia è stata un’esperienza che mi ha insegnato molto, soprattutto sotto il profilo umano anche giù dalla bici e tutte le cose apprese le ho messe in pratica nella scorsa stagione con la Nippo in cui sono giunte molte vittorie. Per molti questa è stata una sorpresa mentre io sorpreso non lo sono stato affatto, poiché mi sarei aspettato di andare molto forte»
Parlando proprio in tema di gare e di calendario: sappiamo che una squadra come la Nippo-Vini Fantini necessita dell’invito per poter prendere parte ad alcune delle corse più importanti. Giunto alla soglia dei 30 anni non temi di poter arrivare tardi, un domani, a disputare gare come quelle su pavé (ad esempio un Giro delle Fiandre) che potrebbero ben adattarsi a te?
«Ci può anche stare, è una paura che personalmente non ho ancora scoperto e con cui non mi sono ancora confrontato. Al momento, a 29 anni, mi sento bene e sento di migliorare anno dopo anno. Anche perché a mio avviso non è tanto la carta d’identità a dover parlare quanto i risultati che uno riesce a realizzare, del resto vediamo anche ora che ci sono corridori che magari a 36 anni sono plurivittoriosi durante la stagione e riescono a conquistare anche corse di grande spessore. Secondo me è anche il ciclismo ad essere cambiato, poiché se le cose vengono fatte in un certo modo, con la massima serietà e con dedizione si possono raggiungere grandi risultati anche a 35 o 36 anni, per cui non mi vedo assolutamente con questo timore al momento»
Anche perché hai già avuto modo di fare qualche importante esperienza come quella della Volta Limburg dello scorso anno mentre anche con la Bardiani avevi avuto modo di disputare una gara come la Tre Giorni di La Panne. Hai pertanto potuto già saggiare un po’ come si corre in Belgio
«Assolutamente si e devo dire che mi trovo veramente a mio agio quando corro sul pavé, perché è un modo di correre particolare e che si addice molto allo stile e alla posizione che ho io in bici. Infatti occorre avere molta potenza, avere una bella tecnica, essere composto nell’azione. Io mi trovo veramente molto bene in quelle situazioni, ho avuto delle belle sensazioni le volte che mi sono trovato a gareggiare lì al Nord e l’aver disputato percorsi che ricalcano un po’ quelli del Giro delle Fiandre mi potrà senz’altro aiutare in futuro ad avvicinarmi al meglio ad un tipo di gara come quella se mi ritroverò a correrla»
Parliamo ora un po’ di questa Nippo-Vini Fantini 2018: dopo i primi ritiri qual è il tuo giudizio sulla formazione allestita con i nuovi innesti e con i compagni che già conoscevi?
«È una squadra fortissima, perché ci siamo rafforzati molto e penso di poter dire tranquillamente che questa sia la squadra più forte che la Nippo-Vini Fantini abbia mai avuto in questi anni. Penso che potremo toglierci molte soddisfazioni e siamo tutti molto motivati. Abbiamo tantissima voglia di fare bene: ci sono atleti come Damiano Cunego che è un grandissimo corridore con una carriera molto importante e che si appresta a disputare la sua ultima annata ed è quindi motivatissimo per questo; ci sono corridori che hanno molta voglia di riscattarsi come Ponzi; inoltre vi sono giovani talenti in squadra come i fratelli Cima che possono sorprendere o come Zaccanti che è un buon scalatore; infine abbiamo dei forti corridori giapponesi che potrebbero fare bene e rivelarsi carte fondamentali per noi»
A proposito degli atleti nipponici: magari non sono molto conosciuti dal grande pubblico, ovvero quello che non segue di norma le gare che vengono disputate nell’estremo oriente asiatico e per questo possono essere visti con una certa diffidenza. Tu cosa pensi di poter dire del vostro gruppo di sette giapponesi e che idea ti sei fatto del ciclismo giapponese, anche sulla base delle vittorie che hai ottenuto correndo il Giro del Giappone e la Japan Cup?
«Io devo ringraziare specialmente loro perché in alcune occasioni lo scorso anno ci sono state corse che sono riuscito a vincere soprattutto grazie al loro apporto. Sono atleti in grado di dare veramente l’anima, perché se dai loro un obiettivo sono in grado di portarlo a termine positivamente. Mi hanno supportato molto bene, da grandi gregari. Io credo che siano pronti per gareggiare in un ciclismo come quello che abbiamo in Europa, poiché non hanno timori reverenziali e non si tirano indietro nello svolgere i compiti che gli vengono assegnati. Forse la cosa che può aiutarli a migliorare molto - ed in questo la squadra sta facendo importanti investimenti – è quella di costituire un solido gruppo, essendoci ben sette giapponesi nella rosa, che non sono pochi e se vogliamo è una cosa anche normale per noi. Io ho vissuto una situazione particolare in America alla Unitedhealthcare, dove nel secondo anno mi sono trovato ad essere un ragazzo italiano, ben integrato ma un po’ isolato dal resto del team, poiché sentivo un po’ la mancanza del nostro Paese e dei familiari. Sono mancanze che sicuramente possono farsi sentire e quindi l’aumento dei giapponesi nel nostro gruppo li può senz’altro aiutare, spero che riescano a fare gruppo tra di loro ed essere quindi più motivati e più sereni in modo da poter dare il massimo. Sono ragazzi in grado di dare molto ma per loro non è facile lasciare il loro Paese e venire a correre in Europa mettendosi totalmente in gioco. Se riescono a costituire un bel gruppo io credo che possano raggiungere dei bei risultati»
In precedenza hai citato Damiano Cunego, giunto alla sua ultima stagione da professionista. Ti ha già dato qualche prezioso consiglio per la tua carriera in questo periodo in cui vi siete trovati ad essere compagni di squadra?
«Damiano è un fuoriclasse, tutte le corse che ha vinto le ha ottenute grazie alla classe che ha dimostrato di avere. D’insegnamenti se ne possono apprendere ogni giorno, sta a noi decidere quali di questi assimilare maggiormente. Lui è stato grandissimo perché mi ha dato una grande mano nelle corse dello scorso anno, aiutandomi a vincere e probabilmente il suo maggior insegnamento è stato proprio questo, ossia che indipendentemente dalle corse che sei riuscito a portare a casa negli anni ti dimostri realmente una grande persona nel momento in cui ti metti a disposizione di chi sta emergendo. È stato veramente molto bravo nel farmi comprendere questo, che è un grande insegnamento a livello morale»
Tornando a te: avete già stilato un primo programma delle gare che andrai a disputare?
«Si, il mio debutto avverrà in Spagna alla Vuelta Valenciana, che partirà il 31 gennaio. Quindi disputerò il Trofeo Laigueglia la settimana successiva. Se verremo invitati uno dei miei obiettivi è quello di poter far bene alla Milano-Sanremo e all’Amstel Gold Race. Naturalmente, in caso d’invito, cercherò anche di vincere una tappa al Giro d’Italia mentre un altro grande obiettivo sarà sicuramente il campionato italiano che si disputerà a Darfo Boario e che, se dovesse mantenere lo stesso percorso di due anni fa quando vinse Giacomo Nizzolo, potrebbe addirsi alle mie caratteristiche. Sarebbe bello vedersi con la maglia tricolore addosso!»
Sappiamo che tra pochi giorni saranno annunciate le Wild Card per il Giro d’Italia. Voi non avete ancora la certezza di partecipare ma, nel caso doveste esserci, hai già individuato qualche tappa che potrebbe piacerti? Soprattutto le due tappe siciliane che precederanno l’arrivo in salita sull’Etna sono molto interessanti
«Si, sono tappe mosse e particolari, che vanno affrontate “di grinta”. Sarà un Giro particolare perché si partirà da lontano e quindi ci sarà un po’ di stress dovuto ai lunghi spostamenti. La classifica potrebbe delinearsi subito, visto che ci sono già degli arrivi in salita nella prima settimana e quindi è probabile che ci sia difficoltà nel mantenere il grippo compatto. Potrebbero quindi arrivare molte fughe. Al Giro, dato che io l’ho disputato due volte (cogliendo anche una bellissima vittoria a Rivarolo Canavese nel 2014, ndr), occorre sempre fare molta attenzione, perché mi sono reso conto che quella che consideri la tappa giusta, fatta su misura per te in realtà non esiste e bisogna quindi farsi trovare pronti ogni giorno. Ogni occasione va colta al volo, può bastare un attimo in cui dover capire se nasce la fuga giusta per poter andare via ed eventualmente arrivare o, viceversa, quando mettere la squadra in testa a tirare per andare a prendere i fuggitivi e giocarsi poi il successo»
Concludiamo così: quest’anno, grazie agli ottimi risultati ottenuti nella scorsa stagione, partirai con un ruolo di primo piano in questa formazione. Considerando anche che Damiano Cunego abbandonerà poi l’attività, ti senti già pronto per divenire tu la “bandiera” della Nippo-Vini Fantini?
«Al momento non possiamo sapere per quanti anni ancora sarò legato a questa squadra e quindi non penso a quest’aspetto ma sicuramente la cosa più importante è che ora sto bene dove sono e voglio fare bene. Sicuramente lascerò una pagina bellissima all’interno della storia di questa squadra».