L'anno d'oro dell'altro Van Aert: dalle Olimpiadi alla prima vittoria su strada
Dopo la gioia della partecipazione olimpica, con tanto di ruolo di portabandiera, l'indonesiano Bernard Benyamin van Aert ha conquistato la prima vittoria internazionale su strada
Ultimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour de Siak, Campionati Nazionali, Vuelta a Costa Rica e Bernard Benyamin van Aert, reduce dalla migliore stagione in carriera.
Le corse della settimana
Tour de Siak
Dopo cinque anni di assenza, è tornato nel calendario UCI (per la terza edizione internazionale) il Tour de Siak, corsa a tappe indonesiana di tre giorni. Al via si sono schierate tredici squadre: cinque Continental (oltre alle locali Kelapa Gading Bikers e Nusantara c’erano le malesi Terengganu e Malaysia e la filippina Go for Gold Philippines), una selezione nazionale di Singapore e sette formazioni dilettantistiche. Su sessantacinque corridori, ben sessantaquattro rappresentavano paesi del Sud-est asiatico.
La prima tappa era lunga solo 90 km e non presentava difficoltà altimetriche di rilievo: ciononostante, tre corridori sono riusciti a mettere nel sacco il gruppo, evitando il volatone. Si è imposto l’unico corridore al via non proveniente dal Sud-est asiatico, il neozelandese Jack Drage (Garuda Development). Il ventiduenne, che in passato ha vestito la maglia della Hagens Berman Axeon, ha tagliato il traguardo con 19” di vantaggio su Thomas Tong Khoon Fung (Nazionale Singapore) e 22” su Jericho Lucero (Go for Gold Philippines). Il gruppo principale ha pagato 59”.
La seconda frazione era lunga poco più di 140 km e, come la precedente, non presentava particolari asperità. La fuga ha avuto nuovamente la meglio sul gruppo, ma questa volta a giocarsi il successo sono stati i corridori di casa: la volata ha premiato il pistard Bernard van Aert (Anonymous), bravo a mettersi alle spalle Muhamad Herlangga (Nusantara) e Muhammad Abdurrahman (NC Cycling). Jack Drage ha conservato la maglia di leader, anche se il suo vantaggio sui rivali più vicini si è ridotto notevolmente.
Anche l’ultima tappa era molto semplice, con un chilometraggio di poco inferiore ai 130 km. Dopo due fughe andate in porto, per la prima volta si è assistito a una volata di gruppo: il più veloce è stato Muhammad Izzat Hilmi Abdul Halil (Malaysia), che ha conquistato la sua seconda vittoria UCI a sei anni di distanza dalla prima (ottenuta sempre in una frazione del Tour de Siak). Il malese si è messo alle spalle il campione nazionale indonesiano Terry Kusuma (Kelapa Gading Bikers) e il connazionale Mohd Harrif Saleh (Terengganu).
Jack Drage ha conquistato il successo finale con 5” di vantaggio su Thomas Tong Khoon Fung e 10” su Muhamad Herlangga. Bernard van Aert si è aggiudicato la classifica a punti, mentre la Terengganu si è imposta nella graduatoria a squadre.
Campionati Nazionali Taiwan e India
Le gare più importanti dell’anno sono passate da diversi mesi, ma alcuni paesi ciclisticamente minori hanno scelto il mese di dicembre per i propri campionati nazionali: è il caso di India e Taiwan.
In India si è verificata una situazione abbastanza particolare: nel 2024 si erano già disputati i campionati nazionali nel mese di gennaio, ma, in quel caso, erano validi per il 2023. In un paese che non presenta alcun corridore in squadre UCI, i successi sono andati al ventiseienne Harshveer Singh Sekhon, che si è imposto nella cronometro, e al ventiquattrenne Bhagirath Bhagirath, vincitore della prova in linea. Per entrambi si è trattato nel primo titolo nazionale in carriera.
A Taiwan, invece, in assenza dell’unico professionista del paese, Sergio Tu (Bahrain-Victorious), si è assistito al dominio del corridore più noto dell’isola, Feng Chun-Kai (Utsunomiya-Blitzen). Il trentaseienne ha conquistato il sesto titolo a cronometro in carriera, distanziando di 1’51” Ho Yen Yi (Finisher) e di 2’16” Li Ting Wei (Ljubljana Gusto Santic). Nella prova in linea, l’ex alfiere di Lampre e Bahrain ha centrato il decimo successo, superando in uno sprint a due Li Ting Wei. Chang Chih Sheng ha completato il podio, con un ritardo di 58”.
Vuelta Ciclista Internacional a Costa Rica
La gara che ha chiuso il calendario UCI è stata la Vuelta Ciclista Internacional a Costa Rica, storica corsa a tappe, giunta quest’anno alla cinquantottesima edizione. L’unica prova maschile del calendario UCI a disputarsi sul suolo costaricense ha visto quest’anno tredici squadre sfidarsi nei dieci giorni di gara: al via erano presenti tre Continental (l’ecuadoriana Best PC, la neerlandese Universe e la messicana Canel’s-Java), le selezioni nazionali di Costa Rica, Guatemala e Panama e sette formazioni dilettantistiche.
La prima tappa presentava un percorso abbastanza semplice, con le poche asperità limitate ai primi 40 km. Ciononostante, è andata via una fuga abbastanza numerosa, che è arrivata al traguardo con diversi minuti di vantaggio. La BTR Racing ha sfruttato al meglio la superiorità numerica, lanciando Fredd Matute all’attacco nel finale: l’honduregno è stato ripreso a pochi metri dal traguardo, ma il suo compagno John Borstelmann, rimasto al coperto, ha vinto la volata davanti a Jhón Jiménez (7C-Economy) e Ignacio Prado (Canel’s-Java).
La seconda frazione prevedeva il primo arrivo in quota della corsa, in cima a una salita di 8 km. Sulle rampe dell’ascesa finale si è formato un drappello di sei corridori, poi frazionatosi ulteriormente. Alejandro Granados (Colono Bikestation) ha attaccato all’ultimo chilometro, rendendosi irraggiungibile per tutti. Il ventenne, campione costaricense under 23 in carica, ha tagliato il traguardo con 5” sul compagno di squadra Pablo Mudarra e 7” su Santiago Montenegro (Best PC). John Borstelmann ha pagato oltre 10’ e ha ceduto la maglia di leader a Luis Daniel Oses (7C-Economy).
La seconda parte della terza tappa era durissima, con diverse salite. Nonostante un percorso con pochissima pianura, non c’è stata grande selezione e la fuga è andata in porto. Si è imposto José David Canastuj (Nazionale Guatemala), che ha tagliato il traguardo in parata con il compagno di squadra Alex Julajuj. Andrés Alpízar (Ciclo Café) ha completato il podio di giornata a 1’28”. Il gruppo dei migliori ha chiuso a 2’31” e Luis Daniel Oses ha conservato la testa della classifica.
La quarta frazione era in assoluto la più semplice: l’unico GPM era collocato all’inizio e il chilometraggio superava di poco i 100 km. Ancora una volta è stata una giornata buona per la fuga: Byron Guamá (Best PC) ha messo in mostra uno spunto irresistibile nel finale e Luis Murillo (CMC-Prefabricados San Carlos) e Ignacio Prado si sono dovuti accontentare delle piazze d’onore. In classifica generale non ci sono stati cambiamenti.
Anche la quinta tappa era adatta alle ruote veloci: le asperità non andavano oltre qualche strappetto di poco conto, mentre il chilometraggio era nettamente superiore rispetto al giorno precedente. Neanche in questo caso, però, il gruppo è riuscito a tenere cucita la corsa e due uomini sono riusciti ad andare via. I battistrada hanno collaborato fino in fondo, senza darsi battaglia all’arrivo: Cormac McGeough (Canel’s-Java) si è preso il successo, mentre Joseph Ramirez (CMC-Prefabricados San Carlos), interessato alla generale, è risalito fino al secondo posto. Il gruppo, regolato da Jason Huertas (Colono Bikestation) ha chiuso con 3’30” di ritardo.
La sesta frazione era una cronometro individuale di 32 km, caratterizzata da una salita di 11 (con pendenza media superiore al 9%) nella prima parte. Gabriel Rojas (7C-Economy) ha fatto segnare il miglior tempo, battendo di 36” il compagno di squadra Josué González e di 37” Joseph Ramirez. In una prova in cui più della metà dei partecipanti ha perso oltre 10’ dal vincitore, Luis Daniel Oses si è difeso alla grande e ha conservato la leadership.
La settima tappa era caratterizzata da una salita di 3 km (con pendenze comprese fra il 5 e il 6%), che si concludeva ai -6. È stata un’altra giornata buona per gli attaccanti e alla fine si è imposto uno dei più interessanti giovani costaricensi, Donovan Ramírez (7C-Economy). Il ventiduenne è andato via in solitaria e ha terminato il suo sforzo con 10” di margine su un drappello di sei uomini, regolato da Sebastian Brenes (Canel’s-Java) davanti a Michael Caballero (Nazionale Panama). Alejandro Granados, uno dei protagonisti dell’attacco, è risalito fino al quarto posto in una classifica generale che non ha visto cambiamenti nelle prime tre posizioni.
L’ottava frazione cominciava con la lunghissima scalata del Cerro de la Muerte (45 km che conducevano a un’altitudine di oltre 3300 metri), mentre la seconda parte di gara tendeva costantemente a scendere. La lotta per il successo parziale ha coinvolto corridori fuori classifica e Donovan Ramírez ha centrato la seconda vittoria consecutiva. Il corridore della 7C-Economy ha preceduto di 30” l’ecuadoriano Richard Huera (Best PC) e di 35” Andrés Alpízar. I big della generale sono arrivati tutti insieme, a eccezione del neerlandese Lars Quaedvlieg (Universe), che ha pagato oltre 10’ ai rivali, perdendo, così, il terzo posto.
La nona tappa prevedeva una salita di 11 km con GPM ai -30, seguito da una discesa e da una lunga serie di strappetti, senza tratti pianeggianti. Due corridori sono riusciti a fare la differenza e si sono giocati il successo in volata: Santiago Montenegro ha mostrato lo spunto migliore, togliendosi la soddisfazione di battere in un testa a testa l’unico professionista in gara, il corridore della Burgos-BH Sergio Chumil, in gara con la nazionale guatemalteca. Daniel Bonilla (Colono Bikestation) si è preso il terzo posto a 21”. In classifica non ci sono state variazioni nelle prime tre posizioni.
L’ultima frazione prevedeva il Circuito Presidente, classico finale della corsa nella capitale San José: si tratta di un anello di circa 10 km, da ripetere dieci volte, in cui è presente una salita di due chilometri. La lotta per la vittoria si è ristretta a sei uomini, tre dei quali rappresentanti della Colono Bikestation. La formazione costaricense ha sfruttato al meglio la superiorità numerica, grazie a Pablo Mudarra. Il trentatreenne si è messo alle spalle Sergio Chumil, che per il secondo giorno consecutivo si è dovuto accontentare della piazza d'onore, e Byron Guamá.
Luis Daniel Oses ha conquistato il successo finale, con 30” di margine su Joseph Ramirez, miglior giovane della corsa, e 2’29” su Alejandro Granados. Ignacio Prado ha vinto sia la classifica a punti che quella degli sprint intermedi, mentre Sebastián Moya (Distribuidora Cruz-Tecnoforest) ha confermato la maglia di miglior scalatore, già sua nel 2023. Grazie all’attacco dell’ultima giornata, la Colono Bikestation si è aggiudicata la graduatoria a squadre.
Il ritratto del mese: Bernard Van Aert
Nel 2017 il campione di ciclocross Wout van Aert diventò professionista su strada e la cosa aveva stimolato l'interesse degli appassionati, anche alla luce di alcuni risultati interessanti ottenuti nella stagione precedente. Nello stesso anno suscitò, quindi, una certa curiosità l’approdo nel mondo Continental di Bernard Benyamin van Aert, un diciannovenne indonesiano poco noto al grande pubblico. Il belga è diventato un big anche su strada, mentre il suo omonimo asiatico ha mostrato progressi costanti ed è reduce dalla migliore stagione della sua carriera.
Nel 2024 il ventisettenne si è fatto valere soprattutto su pista, con le medaglie d’argento conquistate ai Campionati Asiatici nella madison e nell’omnium. Proprio in quest’ultima specialità è diventato il primo ciclista del suo paese a qualificarsi per i Giochi Olimpici. Nella trasferta parigina, per la quale si è preparato anche in Italia, con la partecipazione alla Sei Giorni delle Rose, si è dovuto accontentare del ventesimo posto, ma ha avuto il grande onore di ricoprire il ruolo di portabandiera dell'Indonesia nella cerimonia di apertura.
Quest’anno ha ottenuto anche i migliori risultati in carriera su strada, pur disputando poche gare, considerando che, fino alle Olimpiadi, la precedenza era andata alla pista. Ha vestito la maglia di una formazione dilettantistica del suo paese dal nome molto particolare, Anonymous, e ha chiuso al secondo posto la prova in linea dei campionati nazionali (battuto solo da Terry Kusuma, suo partner nella madison ai Campionati Asiatici). A fine stagione, dopo la trasferta a cinque cerchi, è stato protagonista nelle corse UCI indonesiane, con il quarto posto al Tour de Batam e il medesimo risultato nella classifica generale del Tour de Siak, in cui si è tolto la soddisfazione di vincere la seconda tappa (prima vittoria UCI in carriera) e la graduatoria a punti. Fra le due gare è tornato in Europa per i Campionati del Mondo di ciclismo su pista, a cui ha partecipato per il terzo anno consecutivo.
Bernard van Aert deve il suo cognome al nonno, emigrato in Indonesia dai Paesi Bassi, ed è nato e cresciuto nel Borneo meridionale, dove mosse i primi passi della sua carriera ciclistica. Nel 2016, al primo anno da under 23, disputò le sue prime gare del calendario UCI, schierandosi al via dell’International Tour de Banyuwangi Ijen e del Tour de Flores: con la maglia della Prima Indonesia, una formazione dilettantistica, portò a termine entrambe le corse, pur senza ottenere risultati di rilievo. Nella stessa stagione fece molto meglio in una corsa a tappe del calendario nazionale indonesiano, la Race Boyolali, in cui fu terzo.
Nella stagione successiva fece parte per la prima volta in carriera di una formazione Continental, la Nice Pro Cycling, ma la scelta non fu particolarmente felice. La squadra kuwaitiana, infatti, non si rivelò molto affidabile e prese parte a pochissime gare. L’indonesiano, inoltre, non fu mai schierato in gare internazionali e trovò modo di competere solo in corse del calendario nazionale del suo paese, come il Tour de Siak e la Badung Cup.
Nel 2018 si schierò al via del Tour of Indonesia con la maglia della nazionale e raccolse un interessante sesto posto nella terza tappa. Su pista, invece, partecipò al primo evento internazionale di un certo livello, gli Asian Games, concludendo al settimo posto sia l’inseguimento individuale che la madison (in coppia con Projo Waseso). Nel finale di stagione fu ingaggiato dalla Continental serba Java-Partizan e disputò tre corse UCI: il Tour de Siak, in cui centrò due top ten, l’International Tour de Banyuwangi Ijen, in cui fu terzo nella seconda frazione, e il Tour of Quanzhou Bay, che rappresentò la sua prima esperienza internazionale su strada all’estero.
Nella stagione seguente Van Aert passò alla neonata Brunei Continental, con cui disputò alcune gare in Malesia: al Tour de Langkawi si ritirò già nel primo giorno di gara, mentre al Tour de Iskandar Johor ottenne una top ten di tappa. Dopo il quinto posto nel campionato nazionale, rescisse il contratto e si unì a una formazione dilettantistica, la Dodol Picnic, con cui centrò un ottavo posto di tappa al Tour de Singkarak. Su pista si tolse delle belle soddisfazioni, conquistando, nel mese di ottobre, le prime medaglie ai Campionati Asiatici: fu argento nella corsa a punti e bronzo nello scratch.
Nel 2020 firmò con la MULA, una formazione Continental del suo paese. La stagione fu pesantemente condizionata dalla pandemia e l’Asia fu il continente maggiormente colpito dalle cancellazioni. Il corridore indonesiano riuscì a partecipare soltanto a due gare, prima della sospensione delle competizioni: al Tour de Langkawi riscattò la poco fortunata avventura dell’anno precedente, portando a termine la corsa e centrando un bel settimo posto nell’ultima tappa; alla Malaysia International Classic Race, invece, fu ventisettesimo, in una corsa con oltre novanta ritirati.
Purtroppo per lui, anche nel 2021 il calendario dell’Asia Tour fu severamente penalizzato dalla pandemia: in tutta la stagione non riuscì a disputare alcuna gara internazionale e l’unica corsa UCI a cui prese parte fu la prova in linea dei campionati nazionali, chiusa in undicesima posizione.
Su strada le cose non cambiarono nemmeno nella stagione successiva, ma, grazie alla nazionale, l’indonesiano ebbe la possibilità di disputare i Campionati Asiatici e i Giochi del Sud-est asiatico (in cui ottenne il quinto posto nella prova in linea). Fuori dal calendario UCI riuscì a vincere una tappa del Tour de Siak. Su pista, invece, fu capace di grandi cose: conquistò il titolo nazionale dell’inseguimento a squadre e, soprattutto, un sorprendente secondo posto nell’omnium in una prova di Coppa delle Nazioni, a Cali. Grazie a questo risultato fu il primo ciclista indonesiano a qualificarsi per un Campionato del Mondo per meriti sportivi e non tramite wild card.
L’anno scorso è stato quarto in una tappa del Tour of Thailand e terzo nel campionato nazionale a cronometro, e si è guadagnato la convocazione per la prova in linea degli Asian Games. Ancora una volta ha ottenuto le migliori soddisfazioni in pista, soprattutto nella madison, in cui ha conquistato il bronzo ai Campionati Asiatici (in coppia con Terry Kusuma) e il titolo nazionale (con Muhammad Andy Royan). Nell’omnium ha mancato l’appuntamento con il podio sia ai Campionati Asiatici che agli Asian Games, ma si è qualificato per la seconda volta per i Campionati del Mondo.
Il 2024 è stato sicuramente la più bella stagione della sua carriera, ma, avendo ancora ventisette anni, Bernard van Aert può sicuramente continuare a migliorare e chissà che in futuro (per il 2025 sembra improbabile) non possa realizzare il sogno di correre contro il suo omonimo belga, che ha sempre definito il suo idolo.