La strada per Tokyo è segnata
Il periodo per stabilire i contingenti per i Giochi Olimpici 2020 è chiuso: l'Italia è al top con cinque uomini e quattro donne
Il Tour of Guangxi non ha segnato solamente la fine ufficiale della stagione agonistica 2019, ma per il ciclismo su strada ha rappresentato anche la chiusura della caccia ai punti per la qualificazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020: se per la pista, come abbiamo visto ieri, bisognerà attendere i Mondiali dell'ultima settimana di febbraio, per quanto riguarda la strada le classifiche sono ormai definitive sia in campo maschile che in campo femminile e, sebbene l'ufficialità da parte dell'UCI, ogni nazione può iniziare a fare i propri conti ed a valutare come utilizzare i posti a disposizione.
A differenza di quando avviene nel ciclismo su pista, ai Giochi Olimpici non c'è parità tra i sessi nel ciclismo su strada: il processo di qualificazione è concettualmente uguale, si basa sulle classifiche mondiali di fine stagione, ma per gli uomini ci sono 130 posti a disposizione, per le donne appena 67, una differenza che crea squilibri ed anacronismi evidenti, ma questo purtroppo non è una novità. Anzi, a Rio 2016 il divario era ancora più ampio visto che erano 144 gli uomini in gara: la riduzione ha pesato soprattutto sulle nazioni più piccole e non ha portato il minimo vantaggio al movimento femminile che resta bloccato nel passato.
Prova in linea maschile (25 luglio 2020)
Nelle ultime settimane di un cammino di qualificazione lungo 12 mesi ci siamo appassionati alla sfida tra Spagna e Slovenia per agguantare il sesto posto nel ranking che valeva la possibilità di schierare a Tokyo il numero massimo di 5 atleti: a spuntarla, con non pochi patemi e grazie anche al successo di Enric Mas al Tour of Guangxi, sono stati gli spagnoli che possono contare su un movimento più ampio rispetto a quello sloveno, che invece si affida soprattutto alle due stelle Primoz Roglic e Tadej Pogacar. Con cinque atleti in gara ci saranno anche Belgio, Paesi Bassi, Francia, Colombia e ovviamente l'Italia, che la scorsa estate ha già iniziato a prendere le misure con il tracciato dominando il test event con Diego Ulissi.
La nazioni che sono riuscite a qualificare almeno un corridore a Tokyo 2020 sono quattro in meno rispetto a Rio 2016 ma, come già accennato, ha influito la riduzione del numero totale dei partecipanti: da 61 si è scesi a 57, di cui 50 in arrivo direttamente dal ranking UCI per nazioni, 6 dai risultati dei Campionati Continentali di Africa, America e Asia, l'ultima è ovviamente il Giappone che come paese ospitante aveva garantito un minimo di due posti per la prova in linea. Tra le escluse segnaliamo il Brasile, sempre travolto dagli scandali doping ed incapace di sfruttare Rio 2016 per rilanciarsi, e Israele, a cui ancora non basta avere una squadra come la Cycling Academy che ha appena concluso il suo quinto anno di attività.
5 posti: Belgio, Italia, Paesi Bassi, Francia, Colombia, Spagna
4 posti: Slovenia, Germania, Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera
3 posti: Austria, Polonia, Irlanda, Russia, Sudafrica, Kazakistan, Canada, Repubblica Ceca
2 posti: Ecuador, Portogallo, Slovacchia, Eritrea, Usa, Nuova Zelanda, Estonia, Algeria, Lussemburgo, Lettonia, Turchia, Giappone
1 posto: Bielorussia, Ucraina, Costarica, Grecia, Romania, Iran, Svezia, Ungheria, Venezuela, Marocco, Azerbaijan, Lituania, Ruanda, Messico, Guatemala, Argentina, China, Taipei Cinese, Uzbekistan, Namibia, Burkina Faso, Perù, Panama
Cronometro maschile (29 luglio 2020)
Un elemento cui si è discusso e si sta ancora discutendo tanto a proposito di Tokyo 2020, sono le date delle gare di ciclismo su strada: il Tour de France terminerà domenica 19 luglio e per coloro che arriveranno fino a Parigi, magari facendo classifica, non sarà semplice recuperare velocemente le fatiche di tre settimane di corsa aggiungendo anche i problemi derivanti da un volo di 12 ore e quelli del fuso orario (8 ore). Insomma, 25 luglio in tanti potrebbero non essere al 100%. Discorso diverso invece per la cronometro, perché quei quattro giorni in più faranno tutta la differenza del mondo: corridori come Dumoulin, Froome o Roglic avranno le idee ben chiare su cosa fare e come comportarsi. Ricordiamo che chi farà la crono, dovrà essere iscritto anche alla strada.
Le migliori 30 nazioni della classifica UCI di fine 2019 si sono assicurate il diritto di schierare al via un corridore, mentre il secondo posto andava alle migliori 10 dell'ultimo Campionato del Mondo di specialità: la medaglia di bronzo conquistata la Filippo Ganna a Harrogate ha dato all'Italia la possibilità di schierare due atleti, ma vedremo se e come il commissario tecnico Davide Cassani si farà influenzare nelle proprie scelte, anche bisognerà tenere in considerazione le ambizioni del quartetto dell'Inseguimento a Squadre su pista di cui lo stesso Ganna è una pedina fondamentale. Un "bel" problema lo avrà il Belgio: Evenepoel è sicuro, Campenaerts e Van Aert aspirano ad affiancarlo.
2 posti: Australia, Belgio, Italia, Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Usa, Estonia, Portogallo, Germania, Svizzera
1 posto: Paesi Bassi, Francia, Colombia, Spagna, Slovenia, Danimarca, Norvegia, Austria, Polonia, Irlanda, Russia, Sudafrica, Kazakistan, Canada, Repubblica Ceca, Ecuador, Slovacchia, Eritrea, Algeria, Lussemburgo
Prova in linea femminile (26 luglio 2020)
Ed ecco arrivare le note dolenti, non per l'Italia che ha qualificato il numero massimo di atlete, ma per l'UCI e per l'immagine del ciclismo femminile. Una gara con sole 67 atlete al via è già di suo abbastanza deprimente, ma lo è ancora di più se si pensa che ben 28 di queste correranno da sole, senza compagne di squadra ed in balia dei tanti imprevisti che possono capitare in corsa. Sicuramente è bello avere una partecipazione allargata anche a tante nazioni emergenti, e 42 squadre al via è un nuovo record dopo le 38 di Rio, così si impoverisce la gara di contenuti tecnici e tattici: purtroppo sono cose già dette e ridette, perché quel numerino di 67 cicliste al via non cambia da Atene 2004, quando il ciclismo femminile era ben differente da quello attuale.
Poi bisogna dire anche che in un calendario scarno come quello del ciclismo femminile, il peso dei punti conquistati in corse "esotiche" o create ad hoc proprio per i punti olimpici, è molto maggiore che tra gli uomini, ed è anche per questo che tante nazioni hanno ottenuto almeno un posto a Tokyo. Alla fine in gara con quattro atlete ci saranno Paesi Bassi (sono 5 nelle prime 6 al mondo, qualcuna resterà delusa), Italia, Germania, Stati Uniti e Australia, la Gran Bretagna e la Polonia si dovranno arrangiare con due posti, la Francia invece ne potrà convocare solo una. Anche qui, esclusione per il Brasile, come anche per il Vietnam della velocista Thi That Nguyen e per la Nuova Zelanda, penalizzata dal ritiro di Linda Villumsen nel 2018 e dalla stagione negativa di Georgia Williams.
4 posti: Paesi Bassi, Italia, Germania, Usa, Australia
3 posti: Belgio
2 posti: Danimarca, Canada, Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Norvegia, Sudafrica, Giappone
1 posto: Lussemburgo, Francia, Cuba, Messico, Svizzera, Slovenia, Bielorussia, Russia, Uzbekistan, Thailandia, Trinidad&Tobago, Israele, Finlandia, Cipro, Cina, Austria, Svezia, Colombia, Ucraina, Cile, Costa Rica, Rep Ceca, Lituania, Namibia, Eritrea, Corea del Sud, Paraguay, Etiopia
Cronometro femminile (29 luglio 2020)
Tra uomini e donne il ciclismo su strada italiano ha conquistato quindi 9 posti, il massimo possibile, ricevendo anche i complimenti pubblici dal presidente del CONI Giovanni Malagò, ma per fare un vero e proprio en-plein sono mancati meno di 4": tale è stata la differenza tra la francese Juliette Labous e la nostra Elisa Longo Borghini all'ultimo Campionato del Mondo a cronometro, che ha fatto sfumare per l'Italia il secondo posto per la prova individuale contro il tempo dei Giochi Olimpici; per le medaglie, tuttavia, sarebbe comunque stato affare di altri.
Non può passare inosservata l'assenza dalla cronometro di Olga Zabelinskaya, bronzo a Londra 2012 e argento a Rio 2016, che ha cambiato nazionalità passando da Russia e Uzbekistan: la top15 nel ranking UCI era inarrivabile per una nazione in cui a fare punti è praticamente un'unica atleta, per quanto di alto livello, ed in più pesa il Mondiale saltato proprio per regole del cambio di nazionalità che obbliga a saltare due rassegne iridate.
2 posti: Paesi Bassi, Usa, Germania, Australia, Canada
1 posto: Italia, Belgio, Danimarca, Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Norvegia, Sudafrica, Lussemburgo, Giappone, Svizzera, Bielorussia, Israele, Svezia, Francia