
Mountain Bike, quattro decenni di furiosa innovazione tecnologica
È difficile dire se quei gruppi di appassionati di ciclismo ed escursionismo, in California a fine anni '70, immaginassero che la loro pionieristica attività sarebbe diventata, nel giro di pochi decenni, una vera e propria locomotiva per il mercato ciclistico globale. Di cosa parliamo? Di Mountain Bike, ovviamente. Di Joe Breeze, che in maniera artigianale mise insieme un primo prototipo adatto ad andare fuori strada in montagna. Di Gary Fisher, Charlie Kelly e Tom Ritchey, che contemporaneamente misero insieme una società per la costruzione e la commercializzazione di questi mezzi destinati a invadere il mondo.
Da allora tutto è cambiato nel pianeta MTB: quei modelli di quasi 40 anni fa in fondo non erano altro che versioni più robuste delle bici da corsa, con manubrio dritto e ruote più larghe. Oggi quando ci si trova di fronte a uno degli ultimi modelli si può ben pensare di essere ai confini della fantascienza: biciclette sensazionali, con tecnologie avanzatissime e un'estetica aggressiva e accattivante, che ruba l'occhio prima ancora che il pensiero.
Chi oggi deve scegliere una Mountain Bike non ha che l'imbarazzo della scelta. I modelli base, cosiddetti entry level, si trovano anche nei grandi magazzini e offrono una qualità che nei gloriosi anni '80 sarebbe stata avanguardia pura, mentre oggi è niente più che un equipaggiamento standard. Chi vuole invece qualcosa di più, sia come prestazioni che come soluzioni tecniche, porrà l'attenzione su dettagli che fanno tutta la differenza del mondo.
Le ruote, ad esempio: la ricerca che c'è dietro a questi componenti (compresi i mozzi, realizzati in metalli sempre più leggeri e resistenti, dal carbonio al titanio) è impressionante, e porta a ritrovati dell'ultim'ora come ad esempio i cuscinetti in ceramica, che garantiscono la migliore scorrevolezza coniugata con un'imbattibile leggerezza e una solidità a prova di qualsiasi urto.
Una delle caratteristiche peculiari di questi mezzi resta poi l'ammortizzazione, sempre più curata e innovativa: un perfetto sistema di forcella anteriore ammortizzata ed eventuale sospensione posteriore Shock (ovvero con ammortizzatore anche dietro) può dare quella marcia in più, e non sorprende che in quest'ambito si stiano consumando anno dopo anno le innovazioni più spettacolari, dagli ammortizzatori ad aria che offrono maggiore comfort e usabilità rispetto a quelli a molla, al posizionamento degli stessi nel blocco posteriore: verticali o orizzontali? A ciascuno il suo, in base alle esigenze di guida del mezzo.
Importantissimo nella propria scelta anche orientarsi sul cambio, elemento che in questi ultimi dieci anni è al centro di una vera e propria rivoluzione trasversale, che va dalla strada all'offroad. Di fatto, il cambio elettronico sta via via convincendo tutti, anche quelli che inizialmente erano scettici di fronte a questa novità: il problema della durata delle batterie è in via di sempre più convincente soluzione (tanto che non si può nemmeno più parlare di problema, in realtà), mentre la differenza di fluidità e velocità della cambiata, sia per quanto riguarda la corona anteriore che per quel che concerne i pignoni, è impressionante rispetto ai vecchi cambi meccanici. In favore dell'elettronico, ça va sans dire. Anche qui: ma quanta acqua è passata sotto ai ponti rispetto ai preistorici "tre-corone-cinque-pignoni" degli anni '80?
Le specifiche tecniche per una Mountain Bike non si esauriscono certo qui, basti pensare al sistema frenante (a disco meccanico? a disco idraulico? a pattino?), o al telaio, o alla grandezza delle ruote. Di sicuro un appassionato potrà divertirsi a passare ore e ore nella scelta delle soluzioni più adatte e gradevoli; oltre che più confacenti... al suo portafogli!