L'urlo liberatorio di Tadej Pogacar © UAE Emirates
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La cattiveria di Pogacar, l'affetto per Thibaut

Nel giorno in cui - nei suoi Vosgi - si celebra Pinot, Pogacar vince la ventesima tappa del Tour de France con una volata strabordante in cui ha messo sui pedali la voglia di ridimostrare la propria forza al mondo intero

22.07.2023 19:01

Una volontà ferrea del tiranno sorridente, di un cannibale col sorriso. Tadej Pogacar chiude il Tour de France 2023 vincendo. E non era scontato, soprattutto perché dopo due settimane ad altissimi livelli la preparazione non ottimale aveva iniziato a presentare il conto martedì e poi l'aveva totalmente abbattuto il giorno successivo. Le due frazioni più semplici di giovedì e venerdì hanno però consentito al campione sloveno di recuperare un po' di forze e di potersi esprimere nuovamente al top nella giornata odierna. Come detto, era tutt'altro che ovvio immaginarsi un Pogacar nuovamente in palla in questa ventesima tappa, eppure il segnale anche mentale che ha dato oggi è stato quello di un corridore che non molla mai e che soprattutto ha già organizzato di tornare in Francia nel 2024 per prendersi la propria rivincita. Non sarà facile contro un inossidabile Jonas Vingegaard, un atleta che si esalta con il trascorrere delle tappe e l'accumularsi della fatica; se c'è però chi può riuscire nell'impresa di spodestare il danese e la sua Jumbo dal trono di Parigi è sicuramente il rivoluzionario Tadej.

Celebrazioni sui Vosgi anche per altri due corridori, uno autoctono, l'altro italiano. Thibaut Pinot, che si ritirerà a fine stagione, ha vissuto forse la giornata più bella di tutta la sua carriera, come ha ammesso lui stesso. Partito sulla seconda salita in programma si è sciroppato una quindicina di chilometri di attacco solitario, facendo sognare i propri compaesani e tifosi sul Petit Ballon. Le immagini di "Tibó" che passa attraverso due ali di folla a lui interamente dedicata è sicuramente la più romantica della Grande Boucle e ci racconta bene cosa significhi per il pubblico un corridore così umano, così vicino alle sofferenze della gente comune che ha visto in lui un riferimento e ha spesso empatizzato con le sue vicende, dalle più fortunate alle più difficili.

Dall'altra un grande Giulio Ciccone, uno dei pochissimi ad aver puntato a chiare lettere sulla maglia a pois; il solo a riuscirci, anche grazie all'aiuto di una squadra che si è fatta in due per aiutarlo e che domani a Parigi potrà festeggiare un podio con vista sull'Obelisco e il Louvre e con l'Arco di Trionfo alle spalle. Il 2023 dell'abruzzese è a mani basse la stagione migliore della sua carriera. Capace di sconfiggere Roglic ed Evenepoel in un arrivo in salita, Giulio aveva preparato a puntino il Giro d'Italia, ma il virus l'ha costretto a cambiare i piani e virare sul Tour, dove, dopotutto, è riuscito a togliersi una soddisfazione di quelle che rimangono per tutta la vita.

E domani, Parigi.

La cronaca della ventesima tappa del Tour de France 2023

I Vosgi sono l'ultimo massiccio toccato da questa Grande Boucle 2023. La lunghezza della Belfort - Le Markstein è modesta, soli 133.5 chilometri, ma la quantità di salite la rende potenzialmente perfetta per le imboscate. La speranza è che gli esclusi dalla top ten, dalla top five e dal podio vogliano tentare il tutto per tutto per migliorare la loro posizione in classifica. A loro disposizione troveranno Ballon d'Alsace (11.5 km al 5.2%), Col de la Croix des Moinats (5.2 km al 7%), Col de Grosse Pierre (3.2 km al 8%), Col de la Schlucht (4.3 km al 5.4%), Petit Ballon (9.3 km al 8.1%) e infine, l'ultima salita vera del Tour de France a chiudere quest'indigestione di su e giù: il Col du Platzerwasel (7.1 km al 8.4%) che termina a ottomila metri dall'arrivo, metà dei quali in falsopiano a salire.

In partenza, nell'unico segmento adatto ai passisti, prendono un vantaggio di 45" i due Lotto Dstny Victor Campenaerts e Jasper De Buyst. Iniziato il Ballon d'Alsace il buon Victor lascia per strada il compagno e si prodiga nell'ennesima fuga di questi ultimi tre giorni per lui particolarmente intensi. Ripreso grazie al ritmo della UAE Emirates ai -113 in gruppo ricominciano gli scatti, ma il lavoro eccellente di Mads Pedersen (Lidl-Trek) consente a Giulio Ciccone di prendersi i 5 punti in cima alla salita con la sola volatina e risparmiando molte forze per il prosieguo della frazione. In discesa scivola malamente Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers), mentre tutto il plotone si spezza e rimangono davanti una quindicina di atleti, tra cui un'attentissima maglia gialla. Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) è in compagnia del solo Dylan van Baarle, ma gli altri fuggitivi collaborano con grande impegno, mentre dietro tirano Bahrain-Victorious per Pello Bilbao e UAE per Tadej Pogacar e Adam Yates. In queste condizioni il rientro per lo spagnolo della INEOS è ardua impresa, anche se si avvale di una scia prolungata abbastanza evidente che gli consente di tornar sotto nella vallata.

Anche Sepp Kuss (Jumbo) deve andare alla macchina del dottore per farsi medicare dopo esser rimasto coinvolto nella stessa scivolata di Rodríguez. Le acque si calmano ai -90, con lo spagnolo che rientra sulla coda del gruppo, che a propria volta riprende Vingegaard, mentre, sulla scia della precedente azione in discesa, si forma la prima fuga di giornata intorno ai -87, sulla spinta dell'azione di Pedersen. Davanti ci sono Tom Pidcock (INEOS), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Mikel Landa (Bahrain), il trio della Lidl formato da Pedersen, Ciccone e Mattias Skjelmose Jensen, Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), Ion Izagirre e Axel Zingle (Cofidis), Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Warren Barguil (Arkéa-Samsic) e Maxim Van Gils (Lotto).

Dietro però la BORA-hansgrohe tira a tutta sia in piano che sul Col de la Croix des Moinats, distruggendo il gruppo. L'autonomia dei tedeschi è però ben limitata, tanto che Bob Jungels nella seconda metà dell'ascesa perde costantemente dal drappello di testa. Ciccone fa anche stavolta il pieno di punti grazie al lavoro di Skjelmose. Insieme all'abruzzese transitano Pidcock, Neilands, Van Gils e Barguil; a 30" Küng, Valentin Madouas e Thibaut Pinot (Groupama), Izagirre, Chris Harper (Team Jayco-Alula), Kevin Vermaerke (Team DSM-firmenich) e Rigoberto Urán (EF). A 45" il gruppo maglia gialla dove la Jumbo inizia a riunirsi dopo una partenza scoppiettante e per loro molto complicata da gestire.

All'imbocco del Col de Grosse Pierre ai -72 il peloton è a 1'00" ed è tirato da Mikkel Bjerg (UAE). Evidentemente la squadra di Pogacar vuole cercare di mettere lo sloveno nelle condizioni di giocarsi la vittoria di tappa. Sul quintetto di testa (da cui si era staccato Neilands) rientra in solitaria Pinot con uno scatto che fa impazzire un pubblico che adora il campione di casa affezionatissimo alle proprie zone. In cima a questa terza salita di giornata Ciccone transita nuovamente per primo, ipotecando la maglia a pois: per la certezza matematica servono solo altri due punti.

Harper si unisce ai sei battistrada andando a comporre un interessante settetto e ai -63 rientrano davanti anche Madouas, Vermaerke e Urán. Dieci corridori in avanscoperta che lottano uniti contro un gruppo che però sembra tenerli nel mirino: solo 1'00" il loro vantaggio. Con il passaggio sul Col de la Schlucht è matematica la vittoria della maglia a pois di Giulio Ciccone, che infatti esulta a braccia alzate e ringrazia immediatamente il preziosissimo Skjelmose.

I dieci proseguono di buona lena fino all'imbocco del Petit Ballon ai -35 dall'arrivo di Le Markstein, quando il loro margine è di 1'15" sul trenino bianconero della UAE. Pinot vuole resistere al ritorno dei big e attacca due volte convintamente; dopo il primo attacco, sferrato ad inizio salita, con lui rimangono Madouas, Pidcock, Barguil, Harper e Ciccone. Ai -5.5 dalla vetta Thibaut riparte e stavolta rimane solo, lanciato in un'impresa epica voluta e cercata soprattutto di volontà, più che di gambe (comunque ottime). Il nativo di Mélisey procede nella sua cavalcata in mezzo alla folla festante e in totale visibilio per il loro campione: scene che fanno battere forte il cuore anche a chi le vede solamente in televisione ma empatizza involontariamente con il protagonista di un'azione che fa esaltare migliaia di tifosi in tutti i Vosgi che gli si sono affezionati anche per merito di quelle sue debolezze caratteriali che ne hanno inevitabilmente influenzato la carriera. Al GPM il suo vantaggio è di 30" su Pidcock, Harper e Barguil; 1'00" su Madouas e 1'20" sul gruppo dove il lavoro della UAE non ha dato i propri frutti. I distacchi rimangono pressoché simili per tutta la discesa, dove avviene la scivolata su un tornante a destra di David Gaudu (Groupama), ripartito un po' dolorante.

Rafal Majka (UAE), non appena iniziato il Col du Platzerwasel, aumenta il passo per lanciare Pogacar, il quale parte ai -5.5 dal termine dell'ultima salita del Tour de France 2023. L'attacco è di quelli buoni, eppure Vingegaard non gli lascia nemmeno un metro, forse per dimostrargli ancora una volta come in salita non ci sia modo di liberarsi di lui, nemmeno per un Tadej ritrovato. Lo sloveno, accortosi di non aver fatto il vuoto, decide di rialzarsi e attendere gli altri big di classifica. Il primo ad arrivare è un Felix Gall (AG2R Citroën Team) che in quest'ultima settimana è la terza forza in campo dietro ai due fenomenali atleti di Jumbo e UAE. Il ritmo dell'austriaco è deciso e non diminuisce una volta raggiunti Vinge e Pogi, i quali gli si mettono subito a ruota. A quattro chilometri e mezzo dalla cima il trio ricuce nei confronti della testa della corsa, dove Barguil e Pidcock si erano riportati su Pinot. 

Con un'altra accelerazione Gall si libera della presenza dei tre fuggitivi, mentre da dietro i gemelli Yates, Simon (Jayco) e Adam (UAE), staccano Rodríguez, Pello Bilbao (Bahrain) e Jai Hindley (BORA). Il basco a propria volta si libera prima della fine della salita dello spagnolo, aiutato nel finale da Pidcock, e dell'australiano, riportandosi sulla coppia francese Barguil-Pinot, staccata anche dai due Yates, che sul Col du Platzerwasel hanno un passivo di circa 15". 

I due gemelli rientrano davanti ai -5 e Adam si porta subito in testa per favorire lo sprint di Pogacar, il quale vuole assolutamente bissare la vittoria di Cauterets Cambasque dopo una terza settimana per lui terribile. Il britannico lavora egregiamente e guida con pulizia nel finale planimetricamente molto complicato. Vingegaard anticipa l'ultima semicurva e si presenta in testa ai 200 metri. La volata di Pogacar è però l'espressione di tutta la rabbia, la tensione e la delusione accumulata dallo sloveno tra martedì e mercoledì. Non c'è partita, la sua esplosività è irraggiungibile per i tre compagni in avanscoperta. E ancora una volta Tadej si dimostra un fenomeno straordinario capace di rialzarsi sempre dopo ogni botta e tornare immediatamente a fare ciò che gli viene meglio: vincere. 

La maglia gialla si rialza e viene superata proprio sul traguardo da Gall, meritatamente secondo. Vingegaard però non pesa molto questo sprint perso: la vittoria del suo secondo Tour de France è ormai ufficiale. Pello Bilbao giunge ottavo a 33" da Tadej, appena dietro al più applaudito di giornata: Pinot. Il basco non riesce a superare in classifica Rodríguez, dodicesimo a 52". Lo spagnolo della INEOS perde però il quarto posto in favore di Simon Yates. La classifica generale finale nella top ten recita quanto segue: vincitore Jonas Vingegaard, secondo Pogacar a 7'29", terzo A. Yates a 10'56", quarto S. Yates a 12'23", quinto Carlos Rodríguez a 13'17", sesto Pello Bilbao a 13'27", settimo Hindley a 14'44", ottavo Gall a 16'09", nono Gaudu a 23'08" e decimo in sordina come al solito Guillame Martin (Cofidis) a 26'30".

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Le fatiche della Grande Boucle 2023 sono oramai concluse. Domani i 150 corridori giunti sino a Le Markstein potranno godersi la meritata passerella di Parigi di 115 chilometri e poi una serata nell'affascinante capitale francese: una bella soddisfazione dopo tre settimane allo sfinimento. Per i velocisti però guai a distrarsi: la volata sui Campi Elisi vale una stagione! In palio anche l'ultimo punto valido per la classifica della maglia a pois, ormai influente vista la vittoria di Giulio Ciccone. La Côte du Pavé des Gardes (1.3 km al 6.5%) potrà fregiarsi del titolo di ultima salita del Tour de France 2023.

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