Fedeli nella buona e nella cattiva sorte
Giro della Valle d'Aosta, il veronese della Trevigiani Phonix-Hemus 1896 vince a Champoluc dopo una lunga fuga. Bellia va in difficoltà, la maglia gialla passa a Inkelaar alla vigilia del finale di Cervinia
Dal nostro inviato
Tornare sul luogo del delitto. Di solito, si sa, il colpevole è il maggiordomo. Stavolta, invece, risponde al nome di Alessandro Fedeli. Il 16 luglio 2017, nella Aosta-Valgrisenche, aveva attaccato da lontano, centrando il primo successo a livello UCI. 363 giorni più tardi, stessa corsa e con la medesima modalità, torna a confermarsi al Giro della Valle d'Aosta, prova sulla carta poco adatta alle sue caratteristiche. Eppure questo veronese, al quarto anno nella categoria, mostra ancora una volta quelle qualità che lo qualificano come uno tra i migliori under 23 del panorama italiano.
A Antagnod momento di ricordo per lo sfortunato Vanacker
Il rientro tra i confini della regione ha portato al tappone dell'edizione 55 del Giro della Valle d'Aosta. Partenza e arrivo nel comune di Ayas, ma fra il via di Antagnod e il traguardo di Champoluc vi sono 160.7 km con cinque gpm e tre ulteriori salite, compreso il falsopiano che porta ai 1574 metri di altitudine della fine. Un corridore non partente, di peso per altro: non si presenta Mikkel Frølich Honoré (Danimarca), recatosi ieri sera presso il nosocomio del capoluogo: al biondo atleta del Team Virtu Cycling è stata riscontrata la frattura dello scafoide.
Prima dell'inizio della gara è stato riservato un ricordo a Bjarne Vanacker, giovane atleta belga in gara nell'edizione 2017 e deceduto nel sonno a novembre. I compagni di squadra della EFC-L&R-Vulsteke, assieme all'amico Nico Houttemann (VL Technics Experza Abutriek), sono stati chiamati davanti alla fila prima dell'applauso generale dei corridori e degli appassionati presenti.
Subito scatti, in una giornata con tanti ritiri
I primi a tentare l'attacco sono Riccardo Verza (Team Colpack), il solito Ottavio Dotti (Petroli Firenze Hopplà Maserati) e Alessandro Fedeli (Trevigiani Phonix-Hemus 1896), ma vengono ripresi al km 6 sul lavoro di Matthew Teggart (Team Wiggins). Quasi in contropiede, proprio alla base della salitella di Lignod, allungano un altro habitué come Laurens Huys (Lotto Soudal), Marco Negrente (Team Colpack) e Samuel Mugisha (Dimension Data for Qhubeka). Poco dopo rientrano sui su di loro Yuri Colonna (Petroli Firenze Hopplà Maserati), l'idolo di casa Michel Piccot (Biesse Carrera Gavardo), Hafetab Weldu (Dimension Data for Qhubeka) e ancora Fedeli.
Le notizie per la maglia gialla non sono buone anche da dietro: il preziosissimo Giacomo Ballabio (IAM Excelsior) si stacca subito e si ritira già prima del gpm inaugurale, lasciando così solo Antoine Debons a tirare il plotone. Mettono piede a terra anche Pier Elis Belletta (Namedsport Rocket) e Sindre Kulset (Norvegia): li imiteranno, nel corso della giornata, altri otto vale a dire il trio VL Technics Experza Abutriek Tuur Duprez, Nico Houttemann e Jeroen Pattyn, Riccardo Verza (Team Colpack), Luca Cavallo (UC Monaco), Simon Bellabouvier (Haute Savoie Auvergne Rhône Alpes), Andreas Staune Mittet (Norvegia) e Fabio Portigliatti (Overall PGM).
Che Petroli Firenze! Davanti diventano diciassette
Inizia il Col de Joux dal versante di Brusson, più corto e più agevole di quello di Saint Vincent affrontato in seguito. I sette vengono raggiunti prima da Lorenzo Fortunato e poi da Ottavio Dotti, per una Petroli Firenze Hopplà Maserati semplicemente impressionante per livello medio, costanza e coraggio mostrato in tutte le tappe. Allo scollinamento (km 29.4) Colonna precede Dotti e Mugisha, mentre un drappello di inseguitori passa a 1', il coraggioso Fabio Mazzucco (Trevigiani Phonix-Hemus 1896) paga 1'50" e il gruppo transita dopo 2'58".
La fusione tra le due entità si registra in pianura, al km 52. A Colonna, Dotti, Fedeli, Fortunato, Huys, Mugisha, Negrente, Piccot, Weldu si aggiungono Matthew Teggart (Team Wiggins), Andrea Cacciotti (Petroli Firenze Hopplà Maserati), Celestin Leyman (EFC-L&R-Vulsteke), Mehdi El Chokri (Dimension Data for Qhubeka), Clément Didier (Haute Savoie Auvergne Rhône Alpes), Maxime Chevalier (VC Pays de Loudéac), Fabio Mazzucco e Filippo Zana (Trevigiani Phonix-Hemus 1896).
Teggart fora, la Polartec inizia a ricucire
Il poi ritirato Verza ci prova in discesa per un po', prima di essere riagguantato dal plotone, che giunge al cartello dei 50 km con 4'30" di disavanzo. Dotti cementifica il dominio nella graduatoria degli sprint intermedi a Pont Saint Martin (km 71.1, passando prima di Colonna e Mazzucco. Neppure il tempo di respirare ed è il turno dell'asperità di Fabiole, ascesa con tanti tornanti e un panorama sulla valle mozzafiato: nessuna battaglia né davanti, dove l'immarcescibile Dotti precede al km 78 Mugisha e Cacciotti, né dietro, con la AGO-Aqua Service a lavorare a 4'20" di distanza.
I diciassette perdono irrimediabilmente Teggart, bloccato da una foratura in discesa e incapace di tornare dentro nel fondovalle: al traguardo volante di Arnad (km 99.1), ovviamente portato a casa da Dotti su Colonna e Mazzucco, il britannico viaggia a 1'20", con il gruppo che mette le ali passando dopo 2'50", sotto l'impulso dei Polartec.
Buona gamba per Mugisha e Fedeli ma la collaborazione latita
All'altezza dei meno 50 km, a Montjovet, inizia il carosello conclusivo: quattro salite in serie senza un metro di pianura. Ad aprire le danze è il Col d'Arlaz, classificato di seconda categoria ma decisamente tosto. Tra i battistrada i primi ad alzare bandiera bianca sono Mazzucco e Piccot mentre il più volitivo è Mugisha: il ruandese, già in mostra nelle precedenti giornate, attacca, venendo ripreso nel corso della scalata da Fedeli e dal compagno di squadra Weldu. Al gpm (km 118.1) è proprio Mugisha, davanti a Fedeli, mentre Weldu ha leggermente perso una dozzina di secondi, con i rivali via via sparpagliati e il gruppo, nel quale non si sono registrati tentativi, a 4'.
Neppure il tempo di rifiatare e, un paio di km più tardi, prende le mosse l'unico gpm di prima categoria previsto dagli organizzatori, il Col Tzecore. Scaramucce nella coppia al comando, con Fedeli che chiede il contributo di Mugisha, assolutamente privo di alcun interesse a lavorare, complice anche la vicinanza di Weldu. Il quale, infatti, rientra: ma a lasciarci le penne, metaforicamente parlando, è proprio il ruandese, che si sfila inesorabilmente. Alle loro spalle Fortunato sale di buona lena e in vetta (km 130) dietro all'italiano e all'etiope il portacolori della Petroli Firenze insegue a 16", con Negrente a 50" e Mugisha a 2'10".
Gran gamba per Rubio che ci prova sul Tzecore. Bellia in difficoltà
Diversamente dai colli precedenti, nel gruppo c'è chi prova a ribaltare la situazione. È Einer Rubio, unico superstite dopo la prima tappa del Team Vejus, formazione sannita diretta da Donato Polvere. Il giovane colombiano, in luce al Giro d'Italia Under 23 con la casacca della nazionale sudamericana con tanto di vittoria a Dimaro Folgarida, ha deciso di sfruttare l'ottimo colpo di pedale che sente di avere, come dichiarato nel dopo tappa.
Reagisce la Polartec, che non gradisce affatto che un rivale così pericoloso possa provare l'evasione, e lo va a riagguantare. Chi invece fatica è Matteo Bellia: la maglia gialla perde man mano posizioni nel gruppetto, sfilandosi anche di qualche metro ma riuscendo a reagire in tempo per lo scollinamento. Ma il segnale lanciato agli avversari è chiaro: l'ossolano non sta vivendo il suo miglior momento in questo VdA da applausi.
I big attaccano, Bellia deve lasciare strada
Sulla corsa, come sovente può capitare in quota, si abbatte un temporalone, che abbassa di colpo la temperatura e, soprattutto, rende viscida la sede stradale. E favorendo chi è più abile in discesa in condizioni di scarsa aderenza: è il caso di Fedeli, che nel declivio stacca Weldu e approccia il Col de Joux con una ventina di secondi sul rivale. Dietro è sempre la Polartec a far la voce grossa, mandando all'assalto Juan Pedro López per vedere se qualcuno reagisce.
Sulle rampe del Col de Joux prosegue la cavalcata di Fedeli, che non mostra cedimenti e scollina (km 143.1) in perfetta solitudine e con un margine rassicurante su Weldu, Fortunato, Negrente e López, in quest'ordine ma separati. Quanto solo preannunciato sul Tzecore si trasforma in realtà sul Joux: Vadim Pronskiy (Astana City) e ancora Rubio attaccano, trovando la reazione dei soli Jonas Gregaard (Danimarca) e Kevin Inkelaar (Polartec-Kometa). Bellia, invece, arranca e deve salire del suo passo, provando a difendersi come può e perdendo anche da altri atleti.
Fedeli prosegue e conquista un gran successo
Sfortunatamente per lui, dopo la discesa fino a Brusson, restano da percorrere 11 km di falsopiano fino al traguardo di Champoluc. E qui il piemontese, tutto solo, non può nulla, con il gap che sale esponenzialmente: la sua giornata si conclude con un ventesimo posto a 6'56" dal vincitore. Che è Alessandro Fedeli, bravissimo a resistere tutto solo in un tratto sicuramente sfavorevole: tagliando il traguardo, il veronese scoppia in un pianto a dirotto, che durerà per diversi minuti. Nell'intervista del dopotappa ci spiega meglio la situazione di gara, non lesinando alcune frecciate su temi extra Giro della Valle d'Aosta.
I quattro elementi inframezzati davanti al gruppetto dei big vengono ripresi e, in alcuni casi, distanziati. A giocarsi il secondo posto di tappa a 55" sono in sei: la spunta Vadim Pronskiy, su Jonas Gregaard, Kevin Inkelaar, Lorenzo Fortunato e Einer Rubio, che accusa 3" di ritardo a causa di un problema nell'ultima curva. Hafetab Weldu è settimo a 1'09", Juan Pedro López è ottavo a 1'45", Marco Negrente è nono a 3'14" e Davide Botta è decimo a 3'17", in un drappello che comprende anche il figlio d'arte Mauri Vansevenant, Alessandro Monaco, José Parra e Nicolas Saenz. Pagano 3'43" invece Léo Boileau, Andreas Leknessund e Abderrahim Zahiri.
Inkelaar nuovo leader, Gregaard e Pronskiy primo inseguitore. Domani la chiusura a Cervinia
In classifica Inkelaar strappa la maglia gialla: il neerlandese della Polartec-Kometa possiede 51" su Jonas Greegard, 1'03" su Vadim Pronskiy, 2'03" su Einer Rubio, 2'32" su Juan Pedro López, 2'40" su Lorenzo Fortunato, 2'45" su Hafetab Weldu, 3'51" su Andreas Leknessund, 4'10" su Alessandro Monaco e 4'29" su Abderrahim Zahiri. Matteo Bellia è scivolato fino al tredicesimo posto a 5'31". Andrea Cacciotti conserva la maglia dei gpm, così come il compagno di squadra Ottavio Dotti quella degli sprint mentre Vadim Pronskiy possiede quella a punti.
Domani la chiusura, con una tappa tanto breve quanto difficile: la Valgrisenche-Breuil Cervinia di 109.8 km, con una prima parte di discesa e pianura fino ad Aosta, dove parte la scalata di Jeanceyaz. Nuova discesa e poi ecco l'accoppiata finale già vista quest'anno al Giro d'Italia: prima il lungo Saint Pantaléon, quindi la lunga ascesa fino ai 2000 metri della località sciistica, che incoronerà il successore di Pavel Sivakov.