Nizzolo una sana e consapevole libidine
Giacomo batte Consonni a Victor Harbor al termine di una bella tappa con tanto di sorpasso in classifica (Impey ai danni di Porte). Domani il Tour Down Under si decide a Willunga Hill
Fermate le rotative, ha vinto Giacomo Nizzolo! Dopo più di sette anni il milanese torna a imporsi nel World Tour (l'unico precedente, una tappa dell'Eneco Tour 2012) e questa è una giornata che non dimenticherà tanto facilmente, una vittoria che lo riconcilia con se stesso e che dimostra ai suoi avversari che quando il ragazzo viene lasciato in pace dai troppi tormenti fisici che ne hanno punteggiato la carriera, non è uno con cui sia comodo fare i conti.
Un successo solare e difficile, in una frazione - la quinta del Tour Down Under - più battagliata che mai, al termine della quale molte gambe hanno fatto dei sorpresoni (negativi) ai rispettivi proprietari: gente che era convinta di andare a far man bassa in quella volata, da Ewan a Bennett, da Philipsen a Greipel, e che invece ha scoperto sul rettilineo finale di ritrovarsi nella selva oscura dell'acidosi lattica. I valori in campo erano stati rimescolati per benino dall'infida salita di Kerby Hill, sapidamente inserita a 20 km dal traguardo e destinata a lasciare molte più scorie di quante in tanti si aspettassero.
E a proposito di rimescolamenti, ce n'è stato come vedremo anche uno in classifica, dato che Richie Porte non è più il leader della corsa, ma la maglia ocra è passata sulle spalle di Daryl Impey, e tra i due ora ci sono solo due secondi in classifica, il che vuol dire che domani a Willunga Hill il gran finale sarà più che mai scoppiettante.
Impey completa rimonta e sorpasso ai danni di Porte
La Mitchelton-Scott aveva un piano ma non così originale: era lo stesso del giorno prima, in pratica. Il gioco era portare Daryl Impey a sprintare ai due traguardi volanti con abbuoni posti nella prima parte della quinta tappa del Tour Down Under 2020, la Glenelg-Victor Harbor di 149 km. Esclusa quindi la fuga in partenza, ritmo alto, sprint battagliati e Impey a dama: secondo al primo tv dietro a Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e davanti all'altro uomo di classifica Robert Power (Sunweb); primo al secondo sprint, su Jasper Philipsen (UAE Emirates) e ancora Pedersen, mandato come ieri da capitan Porte a provare a togliere secondi allo stesso Daryl. La missione s'è detta compiuta con i 5" guadagnati dal sudafricano e sufficienti per permettergli di superare Richie in classifica (3" ne pagava alla partenza della tappa).
Quindi si è aperta la stagione della caccia (alla fuga), ma non è stato facile lasciare spazio a un gruppetto che risultasse inoffensivo ai più: solo ai -70 sono riusciti a prendere il largo in tre, l'iniziatore Ide Schelling (Bora-Hansgrohe), il redivivo Ian Stannard (Ineos) e l'iperattivo Pedersen (ed è una bella notizia vedere il Campione del Mondo così impegnato). Poco dopo si è accodato anche Josef Cerny (CCC) e il quartetto è andato avanti per cinquanta chilometri, col solito minutino di vantaggio e con la consapevolezza che l'avventura sarebbe finita in prossimità di Kerby Hill, la salitella piazzata ai -20 dall'arrivo e che prometteva di far vedere un po' di allegria in gruppo.
A Kerby Hill attaccano i big e la tappa cambia connotati
In effetti il plotone è piombato sui fuggitivi proprio ai piedi della salitella; per ultimo è stato ripreso Schelling che aveva tentato una controazione solitaria, ma anche per lui il ritmo dei Mitchelton è stato troppa roba. Sulle rampe di Kerby Hill, un muro di un chilometro e mezzo al 10%, Lucas Hamilton ha spinto a fondo in favore dei suoi capitani Impey e Yates, ma è stato Richie Porte a dare la sassata che ha spezzato per benino il gruppo, lasciando davanti appena 11 uomini: allo scollinamento erano con il tasmaniano (transitato per primo) tutti i big della classifica, in ordine di generale Impey e Yates, George Bennett (Jumbo-Visma), Diego Ulissi (UAE), Rohan Dennis e Dylan Van Baarle (Ineos), Hamilton, quindi Dries Devenyns e Mattia Cattaneo (Deceuninck-Quick Step) e un terzo Ineos, Pavel Sivakov. Della top ten mancavano solo Power e Simon Geschke (CCC).
Il drappello sembrava davvero ben assortito, e comprendente diversi compagni di squadra (quindi gente che poteva tirare senza problemi), e sulle prime ha guadagnato una ventina di secondi sui primi inseguitori; ma il terreno era abbastanza favorevole a quelli dietro, che dopo qualche minuto di riorganizzazione l'hanno messa giù dura, con Thomas De Gendt (Lotto Soudal) a fare numeri in favore del suo capitano Caleb Ewan, tra i velocisti sospettati di non aver lasciato l'anima sul muro.
L'inseguimento è andato a buon fine e ai -6 gli 11 di testa sono stati raggiunti dalla cinquantina di uomini del G2. Chi c'era c'era, ora si poteva sprintare.
Nizzolo perfetto, Consonni piazzato che vale
C'erano decisamente troppe curve e rotonde negli ultimi chilometri della tappa per i gusti di Ewan, che non a caso ha perso le ruote di colui che avrebbe dovuto aprirgli le acque, il possente Roger Kluge. Ma il piccolo velocista della Lotto non è stato l'unico a non capirci granché: per dire, anche il treno Deceuninck non è stato impeccabile, sebbene Michael Mørkøv fosse al suo posto in plancia e Sam Bennett correttamente alla sua ruota. Ma notare queste imperfezioni altrui rischia di fare un po' di ombra alla bellissima vittoria di Giacomo Nizzolo, il quale da parte sua è stato impeccabile.
Capito che la ruota buona era proprio quella di Kluge, che tirava la volata non si sa per chi, l'italiano della NTT si è posizionato ottimamente alle spalle del tedesco e quando quello si è spostato, a 200 o poco meno dall'arrivo, non restava che dare il colpo di grazia: con Giacomo c'era solo un altro italiano, Simone Consonni (Cofidis), che faceva le veci di Elia Viviani rimasto staccato a Kerby Hill. E alle spalle dei due si era formato dopo l'ultima rotatoria un piccolo buco (probabilmente lasciato con perizia non inferiore alla malizia da Ryan Gibbons, compagno di Nizzolo) che sarebbe risultato determinante.
Consonni non ne ha avuta a sufficienza per reagire allo schiaffo di Nizzolo, e da dietro Bennett aveva troppi metri da coprire per completare a braccia alzate la propria rimonta, sicché per l'irlandese l'escursione in South Australia si conclude con un terzo posto (domani non potrà certo vincere a Willunga). Mørkøv è rimasto lì e si è preso il quarto posto davanti a Philipsen, André Greipel (Israel Start-Up Nation), Kristoffer Halvorsen (EF), Ewan (solo ottavo), Fabio Felline (Astana) e Impey. Per la NTT un avvio di stagione in netta controtendenza rispetto alle secche delle annate precedenti (con denominazione Dimension Data). Una squadra Riistorata.
La maglia ocra, come già scritto più volte, è passata per l'appunto a Daryl Impey che guida con 2" su Porte. Terzo è Power a 9", poi troviamo Yates a 13", Bennett a 16", Ulissi, Geschke, Dennis e Van Baarle a 17", Hamilton a 25"; Cattaneo è ora 14esimo a 27".
Domani l'attesa McLaren Vale-Willunga Hill (151.5 km) metterà ognuno al proprio posto, definitivamente. Due scalate ai tre chilometri della salita simbolo del Tour Down Under, la prima ai -20, la seconda all'arrivo; inutile dire che il favorito è Richie, che qui ha vinto le ultime sei volte di fila, anche se l'anno scorso Impey gli arrivò in scia: i presupposti per l'arma bianca ci sono tutti.