Van den Broek non bada al vento che soffia
Diario dal Tour of Qinghai Lake 2023 - La fuga impossibile di Frank, il secondo posto di Stefano Gandin, i cantanti lirici e l'orchestra dei bimbi all'arrivo, Tim Dupont al gelo senza giacca, il bagno di Mao nel Fiume Azzurro
dal nostro inviato
Non bado al vento che soffia, ai colpi dell'onda: oggi ho avuto in abbondanza, più che passeggiando oziosamente in un giardino senza scopo.
Era una delle frasi di Mao Tse-tung, il leader della rivoluzione che faceva del culto della propria personalità la prima arma di propaganda, e della sua pervicacia e forza di volontà l'ispirazione per la Rivoluzione Culturale, quella che secondo il suo libretto rosso “non era una cena di gala”. Il 16 luglio del 1966 nuotò per un'ora nel fiume azzurro (Yangtze Kiang), a Wuhan, per dimostrare che era in ottima salute nonostante i suoi 73 anni di età. La propaganda cinese raccontò di 15 chilometri percorsi in 65 minuti nel fiume (impossibile anche per un atleta). Con lui entrarono in acqua cinquemila persone, numero molto più credibile, a giudicare dalle foto. Questo era Mao: un leader che da una cosa da nulla come un bagno nelle acque limacciose di un fiume era capace di proporsi come il trascinatore dello stato più popoloso del mondo.
Frank van den Broek, portacolori della ABLOC, ha cominciato a pedalare tardi, e la sua esperienza in bici ha rischiato di durare poco per colpa di una caduta terribile e della sfortuna che sembrava accanirsi su di lui (se voleste approfondire, ne ha parlato distesamente Alessandro Autieri questa mattina su Twitter https://twitter.com/a_autieri/status/1679042947646455809), ma quest'anno ha messo in mostra doti che lo hanno portato alla prima vittoria in una breve corsa a tappe (Ronde de l'Oise) e oggi alla vittoria della quarta tappa del Tour of Qinghai Lake 2023, da Huzhu a Menyuan, di 189 km.
La frazione iniziava con una salita tosta, il Gpm di prima categoria della Beishan Mountain (9.2 km al 5% medio, ma con un finale a doppia cifra). A rendere tutto più difficile però è stata la pioggia, che poco prima della partenza ha cominciato cadere sul tracciato, unita al vento che soffiava tra le montagne del Qinghai. Le facce dei corridori sul palco della presentazione dicevano tutto. Accanto alle ammiraglie comparivano gazebi per tenere le squadre all'asciutto, si indossavano mantelline idrorepellenti, addirittura qualcuno estraeva dallo zaino l'antivento risalente alla squadra di almeno quattro anni prima.
Frank van den Broek si era protetto solo con uno smanicato: le sue intenzioni, andare in fuga e sperare che il gruppo lasciasse fare, potevano già essere facilmente intuibili, soprattutto dopo l'abbandono del velocista della squadra, Mārtiņš Pluto, oggi non ripartito. Sulla Beishan Mointain, dove la pioggia ha cominciato a farsi pesante, degli otto compagni di fuga solo Stefano Gandin (Corratec-Selle Italia) è riuscito a seguirlo. La discesa è terminata dopo circa un terzo del chilometraggio: i rimanenti 120 km sono stati un'ascesa quasi regolare fino ai 2900 di Manyuan, nella quale Frank restava ostinatamente in mezze maniche.
La pioggia e il vento contrario intorpidivano più il gruppo di lui, che sull'unica lieve asperità prima del traguardo restava da solo, arrivando quasi 2' davanti a Gandin. Tim Dupont (Tarteletto-Isorex) ha poi regolato la volata del gruppo. La classifica è rimasta invariata, con Wilmar Paredes (Medellín-EPM) ancora leader della generale, Henok Mulubhran in testa alla classifica a punti e Alessio Nieri a quella dei Gpm.
All'arrivo alla tenda delle premiazioni siamo rimasti tutti impressionati dallo stato dei corridori, fradici e infreddoliti tanto da soffiare e tremare visibilmente, mentre aspettavano la cerimonia del podio, stavolta introdotta da due cantanti lirici. Mentre i massaggiatori e i DS riuscivano a cambiarli da capo a piedi con i vestiti pesanti, era incredibile guardare Van den Broek che si era giusto messo una maglia a manica lunga e sembrava reduce da una passeggiata di salute. Tom, il mio collega, mentre li guardava impressionato, mi ha detto a bassa voce: “Non so quanto prendano, ma se li guadagnano tutti”.
Dupont aveva una faccia veramente cerulea e batteva i denti mentre lo staff della Tarteletto tardava di qualche minuto con il ricambio, e faceva quasi tenerezza avvolto nel telo isotermico. Gli ho chiesto se volesse la mia giacca, e nel prenderla mi ha risposto “ma poi tu resti senza”, come se non fossi io quello completamente asciutto e senza i 190 km di pioggia e freddo nelle ossa che erano toccati a lui.
Arrivato dall'antidoping Paredes (che ha addirittura indossato la maglia di leader sopra la felpa) si sono potute finalmente svolgere le premiazioni, accompagnate non tanto dai cantanti lirici, ma da un complesso di strumenti a percussione della scuola locale. La speaker della corsa, Fiona, mi ha spiegato che ogni scuola elementare in Cina ha una banda del genere, a cui di solito si partecipa verso i dieci anni, e si è ricordata intenerita di quando anche lei ne faceva parte, indossando un'uniforme simile. Io ero più solidale con la povera maestra che aveva tenuto tutto il giorno una trentina di bambini a esercitarsi sotto la pioggia. Evidentemente dovevano averli richiamati dalle vacanze, che in Cina durano due mesi e mezzo d'estate, a cui si aggiunge un mese tra gennaio e febbraio per il Capodanno.
Dopo la premiazione sono rimasto colpito dalla rapidità con cui decine di persone con le pettorine e il K Way abbiano ripulito in pochi minuti tutta la zona con i bastoncini, quelli con la pinza per raccogliere i rifiuti all'estremità. Anche nelle altre città ho trovato un'attenzione particolare alla pulizia del centro: non una scritta sui muri, non un adesivo sui pali. Nemmeno a Zurigo avevo visto tanta attenzione al decoro urbano, tanto da chiedermi se si tratti di un riguardo legato all'evento in corso (d'altronde, ad ogni arrivo trovo distese di poliziotti, squadre SWAT e militari in tenuta antisommossa, pare proprio un evento in cui si investe tanto) o sia semplicemente una cura che hanno le amministrazioni di queste cittadine anche nel resto dell'anno.
Non so se l'alto senso dello Stato e della cittadinanza sia più qualcosa di inculcato dall'educazione o di per così dire “incoraggiato” dai manganelli al fianco dei poliziotti, certo è che se ieri cinquemila persone erano pronte a buttarsi nel limo del fiume azzurro dietro a Mao, oggi altre migliaia di persone imperterrite sotto la pioggia erano pronte a sorvegliare le strade, raccogliere ogni gomma da masticare, suonare strumenti musicali e (di nuovo) cantare e ballare con i costumi tipici per acclamare Frank van den Broek, Stefano Gandin e i loro inseguitori. Al fascino dell'eroismo non c'è folla che sappia resistere.