Quando s'apre un portone: Christopher Symonds ai mondiali di Zurigo
Christopher Symonds, portiere del Parlamento britannico, corre tra sogni e realtà al Mondiale di ciclismo
Il lago di Zurigo ricompare scendendo dalle colline, offrendo un'immagine rigenerante dopo aver percorso gli strappi col cuore in gola. Si presenta con quella calma che quasi stride con l'adrenalina di una discesa a rotta di collo, accompagnando per un po' la marcia per circa dieci chilometri verso la città. Quelli come Remco Evenepoel o Filippo Ganna neppure hanno il tempo di scrutarlo o di voltarsi brevemente ad ammirarlo, presi da quello sforzo brutale e, al contempo, affascinante che vale una maglia iridata. Una sfida risolta sul filo dei secondi ad oltre cinquanta all'ora di media protrattasi per quarantasei chilometri, roba da far venire il mal di gambe al solo pensiero. Eppure qualcuno su quella strada insidiosa, sfiancante, tortuosa e poi lineare forse uno sguardo a quella bellezza lacustre è riuscito ugualmente a darlo. Perché quando la tua vittoria è rappresentata dalla semplice partecipazione ad un campionato del mondo, cerchi di goderti pienamente ogni istante, senza per questo dimenticare l'importanza dell'evento e il rispetto che gli si deve. Una semplicità di gesto che rifugge la frenesia e finisce per diventare un vero e proprio elogio del tempo, da vivere come entusiasmante divenire in cui il risultato è un mero dato statistico da consegnare agli annali. Questo diviene il campionato del mondo a cronometro per quelli come Christopher Symonds, la cui osservazione del gesto atletico si mescola nella lista di stravaganze e finisce per lottare contro le facili e inopportune ironie.
Il lago di Zurigo ricompare scendendo dalle colline, offrendo un'immagine rigenerante dopo aver percorso gli strappi col cuore in gola. Si presenta con quella calma che quasi stride con l'adrenalina di una discesa a rotta di collo, accompagnando per un po' la marcia per circa dieci chilometri verso la città. Quelli come Remco Evenepoel o Filippo Ganna neppure hanno il tempo di scrutarlo o di voltarsi brevemente ad ammirarlo, presi da quello sforzo brutale e, al contempo, affascinante che vale una maglia iridata. Una sfida risolta sul filo dei secondi ad oltre cinquanta all'ora di media protrattasi per quarantasei chilometri, roba da far venire il mal di gambe al solo pensiero. Eppure qualcuno su quella strada insidiosa, sfiancante, tortuosa e poi lineare forse uno sguardo a quella bellezza lacustre è riuscito ugualmente a darlo. Perché quando la tua vittoria è rappresentata dalla semplice partecipazione ad un campionato del mondo, cerchi di goderti pienamente ogni istante, senza per questo dimenticare l'importanza dell'evento e il rispetto che gli si deve. Una semplicità di gesto che rifugge la frenesia e finisce per diventare un vero e proprio elogio del tempo, da vivere come entusiasmante divenire in cui il risultato è un mero dato statistico da consegnare agli annali. Questo diviene il campionato del mondo a cronometro per quelli come Christopher Symonds, la cui osservazione del gesto atletico si mescola nella lista di stravaganze e finisce per lottare contro le facili e inopportune ironie.
Christopher Symonds: una vita in corsa
Christopher si è lasciato alle spalle la pedana di partenza situata nel velodromo di Oerlinkon con una calma serafica quasi invidiabile, a ben pensarci. Perché rischiare una figuraccia in mondovisione per una curva presa troppo forte, se non si è dei funamboli come la maggior parte dei colleghi e sfidanti ciclisti professionisti? Dov'è scritto che in una cronometro si debba partire a bomba fin da subito e non preoccuparsi, piuttosto, di gestirsi al meglio delle proprie possibilità? Quelli come Symonds l'esultanza per il poter esserci la mostrano pedalando. Semplicemente perché il ciclismo può rappresentare una parte importante nelle proprie giornate, senza però essere il tutto. Perché la storia di quelli come Symonds è sufficientemente interessante per suggerire, una volta di più, che non è mai troppo tardi e non si deve rinunciare ad inseguire i propri sogni. La carta d'identità di Christopher recita, come data di nascita, il 21 novembre 1973. Ovvero: cinquant'anni tondi tondi che tra poco meno di due mesi diventeranno cinquantuno. Alla voce luogo di nascita recita Londra e alla voce nazionalità recita Ghana, giacché nacque da padre inglese e da madre ghanese e proprio in ossequio al paese materno decise di gareggiare più di due lustri fa. La bicicletta però era solo una componente, inserita nel contesto del Triathlon, di cui Christopher decise di diventare pioniere per il Ghana, diventando il primo atleta a partecipare ai Giochi del Commonwealth nel 2006. Non solo: essendoci anche il nuoto tra le tre discipline previste nel Triathlon, Symonds decise di mettersi alla prova non solo nei già citati Giochi ma anche ai mondiali di nuoto veri e propri. Il suo debutto (nonché unica performance natatoria iridata) avvenne, già trentacinquenne, nell'edizione del 2009 che si svolse proprio qui in Italia, a Roma. Centoquarantunesimo e ultimo nelle batterie dei 200 stile libero, quarantasette secondi più lento dell'allora campione del mondo Paul Biedermann in una gara che vide partecipare anche il leggendario Michael Phelps.
Passione e dedizione tra le due ruote
Quando nel 2010, prendendo nuovamente parte ai Giochi del Commonwealth, non ebbe modo di gareggiare nel Triathlon, chiese di poter prendere parte alla prova a cronometro nel ciclismo. In fondo andare in bicicletta gli era sempre piaciuto e in ogni modo riuscire a competere anche lì era una delle sue aspirazioni. Iniziò così una nuova esaltante avventura che l'ha portato a prendere parte a quattro edizioni dei Giochi ed ora ad altrettante dei mondiali di ciclismo, in cui è divenuto il primo atleta ghanese a partecipare (l'esordio avvenne nell'edizione 2019 ad Harrogate, essendo la trasferta nient'affatto disagevole), classificandosi cinquantasettesimo (e ultimo). La voglia di fungere da esempio per far si che anche in Ghana e in altri paesi africani il ciclismo possa avere ulteriore sviluppo l'ha poi portato a schierarsi al via anche nelle edizioni di Leuven (dove assieme a sua moglie sborsò circa ottocento sterline per pagarsi la trasferta) e Glasgow, cercando di fare del proprio meglio.
Dal Parlamento alla strada
Arrivati a questo punto però c'è un particolare che non è più possibile omettere, ovvero che Christopher Symonds pedala principalmente per passione poiché il suo vero lavoro è un altro: da oltre vent'anni infatti svolge la mansione di portiere alla House of Commons (vale a dire la Camera dei Comuni) del Parlamento britannico, preoccupandosi di accogliere e regolare l'ingresso d'importanti autorità da tutto il mondo nonché gli studenti che si recano in visita con le proprie scuole. "È possibile che conosca il vostro primo ministro" è una delle simpatiche battute che era solito fare quando si trovava a parlare della propria occupazione. Un lavoro svolto con esemplare dedizione e che, nel compiere il tragitto di dodici miglia in andata e altrettanti al ritorno, gli ha consentito anche di utilizzare quotidianamente la propria bicicletta e, in un certo senso, allenarsi.
Christopher Symonds ha proseguito la sua prova con la relativa calma che le sue qualità gli consentivano. Consapevole com'era di non poter minimamente pensare di competere con uno come Remco Evenepoel, da cui ha accusato un distacco di ben 23'24", coprendo i quarantasei chilometri del tracciato a poco più di trentasei orari di media. Dettagli, come lo erano stati quelli relativi alle sue precedenti partecipazioni, uniti alla consapevolezza di non volersi fermare qui, pensando alla prossima edizione iridata del 2025 (la prima a svolgersi in un paese dell'Africa nera, ovvero il Rwanda) e alla volontà di tornare a partecipare anche ai Giochi del Commonwealth del 2026. Del resto quelli come Christopher, non fosse per la professione svolta, lo sanno bene che se si chiude una porta può ben aprirsi un portone. Restando orgogliosamente sé stessi.