Yates, un blu che sembra rosa
Tirreno-Adriatico. a Sassotetto tappa e maglia per il britannico della Mitchelton. Crolla Woods
La frazione più attesa dell'edizione 2020 della Tirreno-Adriatico è la quinta, la Norcia-Sassotetto di 202 km, in quello che è l'unico traguardo in salita della Corsa dei Due Mari. Solo tre le salite contabilizzate come gpm ma un continuo saliscendi, per un dislivello positivo non di troppo inferiore ai 5000 metri; l'ascesa finale misura 11.8 km con una pendenza media del 7.1%, dura soprattutto nel tratto centrale. La Tirreno ha già fatto visita alla località maceratese: due anni fa qui vinse Landa su Majka e Bennett.
Dieci in fuga, c'è anche Van der Poel
Partenza alle 10.36, con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, e subito via agli attacchi data la strada immediatamente che sale verso la Forca di Ancarano. Trovano il via libera nel primo km il francese Julien Bernard (Trek-Segafredo), lo svizzero Mathias Frank (AG2R La Mondiale), il colombiano Jhonatan Restrepo (Androni Giocattoli-Sidermec), il veneto Marco Canola (Gazprom-RusVelo), il siciliano Giovanni Visconti e il veneto Edoardo Zardini, ambedue della Vini Zabù KTM.
Ma non è finita qui: a loro si aggiungono prima lo spagnolo Héctor Carretero (Movistar Team), quindi verso il km 30 l'eritreo Amanuel Gebreigzabhier (NTT Pro Cycling), il norvegese Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal) e un nome nobile il neerlandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), che prosegue la marcia di avvicinamento ai prossimi appuntamenti, a cominciare dal Mondiale imolese.
Canola guadagna in chiave maglia verde, davanti restano in sette
Il vantaggio si dilata e al gpm di Santa Margherita (km 38) sfiora i 6'30"; la sfida per i punti della maglia verde è tutta fra chi indossa il simbolo del primato, ossia Carretero, e chi lo insegue, vale a dire Canola. Il vicentino ha la meglio sull'avversario, diminuendo così il ritardo. Il testa a testa si riproporrà poi al secondo gpm a San Genesio (km 123.1) e l'epilogo è il medesimo: Canola arriva così a quota 28, a sole tre lunghezze dallo spagnolo. Proprio su questa ascesa perde definitivamente contatto dalla fuga Zardini.
Il gruppo procede senza scossoni, sempre tirato dalla EF Pro Cycling; ai meno 80 km il gap oscilla attorno ai 4', identico ritardo che sarà poi cronometrato ai meno 50 km. Nel mentre la fuga perde altri due elementi: si rialzano sia Canola che Carretero, già orientati nel proseguire la rivalità nelle prossime frazioni. I sette superstiti, dopo una fase di scarso accordo, iniziano l'ultimo quarto di gara collaborando per tenere viva l'azione.
Scivolata per Froome, il gruppo si avvicina
Il continuo saliscendi dà il là a qualche caduta; vanno giù, tra gli altri, Axel Domont (AG2R La Mondiale), Simon Clarke (EF Pro Cycling) e anche Chris Froome (Ineos Grenadiers), che scivola in maniera banale in una curva a sinistra. Tutti, comunque, si rialzano senza grossi problemi, se non con qualche sbucciatura. Davanti, dopo uno scatto ai meno 42 km di Visconti che provoca difficoltà a Restrepo, il quale rientra ma da questo momento smette di collaborare, il margine scende: ai meno 40 km il vantaggio è di 2'50", ai meno 30 km è di soli 1'50" tondi. Colpa, dietro, del ritmo decisamente aumentato di EF e Mitchelton-Scott.
A 26 km dalla conclusione, nello strappetto verso Amandola mentre il gap è di 1'20", scatta Julien Bernard; l'unico che tiene la ruota del transalpino è Amanuel Gebreigzabhier mentre gli altri, Restrepo e Hagen esclusi che mollano, rimangono a bagnomaria per una manciata di km prima di ricongiungersi ai meno 20.5. Il coraggio non manca, ma l'andatura del gruppo, con le varie formazioni degli uomini di classifica che si danno battaglia per prendere le posizioni di testa, è troppo per loro.
Fuga riassorbita, Nibali e Fuglsang si fanno vedere
A Sarnano, all'imbocco dell'asperità conclusiva, gli unici battistrada sono Bernard e Gebreigzabhier, con gli altri tre rialzati e il plotone ad una dozzina di secondi. Bernard alza bandiera bianca ai meno 10.5 km, Gebreigzabhier resiste 600 metri in più, proprio mentre dal gruppo tentano la fortuna Alberto Rui Costa (UAE Team Emirates) e Luca Wackermann (Vini Zabù-KTM), con l'azzurro che distanzia il campione lusitano. Ma il vincitore del Tour du Limousin resiste fino ai meno 8.1 km, complice il ritmo regolare ma deciso imposto da Kangert, gregario della maglia azzurra.
Sono venticinque le unità facenti parte del drappello dei migliori fino ai meno 7 km, dove l'estone lascia spazio a Óscar Rodríguez (Astana Pro Team) come incaricato di dettare il ritmo; lo spagnolo non si muove neppure quando, ai meno 6.7 km, si registra il primo attacco di Vincenzo Nibali. Il siciliano della Trek-Segafredo resta da solo lo spazio di 600 metri, prima di rientrare nei ranghi; dura ancora meno il tentativo ai meno 5.5 km dell'altro big che pensa al Giro, ossia Jakob Fuglsang. Ciò nonostante, dal plotoncino dei migliori si stacca a sorpresa il vincitore di ieri, la maglia bianca Lucas Hamilton.
Majka apre la battaglia, Yates parte e se ne va
Nibali cede ai meno 5 km, poco prima che Rafal Majka decida di aumentare il ritmo; con il polacco restano Michael Woods, Simon Yates, Geraint Thomas, Gianluca Brambilla, Fausto Masnada, Alexander Vlasov, Wilco Kelderman e James Knox. Sulla scia del capitano della Bora prima Brambilla, poi Yates ai meno 4.5 km partono; il ritmo del britannico è interessante e fa male soprattutto a Woods. Il leader viene lasciato man mano dagli altri: alle spalle del battistrada si forma un quintetto con Majka, Vlasov, Masnada, Brambilla (che poco più tardi cede) e Thomas, ultimo a rientrare
Toglie l'auricolare, lo stremato Michael Woods, che vede allontanarsi il sogno di mantenere la maglia azzurra; chi vola è invece Yates, che entra ai meno 3 km con 15" su Majka, Vlasov, Thomas e su un Masnada al gancio ma bravo a restare attaccato. Woods, invece, paga già 45". Tanto è agile la pedalata del capitano della Mitchelton, tanto è dura quella di Majka, che tra gli inseguitori è quello che si spende maggiormente.
Yates vince e diventa leader, domani spazio ai velocisti
Ma contro questo Yates nessuno può nulla: il vincitore della Vuelta a España 2018 continua a guadagnare, entrando con 25" ai meno 2 km sui tre - Masnada perde una cinquantina di metri - per poi giungere sotto l'arco del km conclusivo con 30" dalla sua, incrementando ulteriormente nelle pedalate conclusive. Simon Yates centra in questa maniera la prima affermazione stagionale, abituato a vittorie di qualità: basti pensare che su 19 centri da professionista, ben 15 sono stati ottenuti in manifestazioni World Tour.
La volata per la seconda piazza a 35" premia l'altro atteso britannico, ossia Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), che regola Rafal Majka (Bora Hansgrohe). Seguono Alexander Vlasov (Astana Pro Team) a 39", Wilco Kelderman (Team Sunweb) a 54", James Knox (Deceuninck-Quick Step) a 58", Fausto Masnada (Deceuninck-Quick Step) a 1', Jai Hindley (Team Sunweb) a 1'05", Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo) a 1'11", Louis Meintjes (NTT Pro Cycling Team) e un distrutto Michael Woods (EF Pro Cycling) a 1'46". Quattordicesimo a 2'21" Jakob Fuglsang, venticinquesimo a 4'13" Vincenzo Nibali.
La nuova classifica generale vede al comando Simon Yates con 16" su Rafal Majka, 39" su Geraint Thomas, 49" su Alexander Vlasov, 54" su Fausto Masnada e 1' su Wilco Kelderman. Domani tornano protagonisti i velocisti, per un probabile nuovo duello tra Ackermann e Gaviria, nella Castelfidardo-Senigallia di 175 km, mossa nella fase iniziale ma totalmente pianeggiante negli ultimi 80 km.