Alex Morrice e Luca Vergallito, vincitori della Zwift Academy 2022 © Zwift
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Zwift Academy: da un set di rulli al professionismo

La Zwift Academy assume sempre più i connotati di un’autentica fucina di talenti. I vincitori del 2022, Luca Vergallito e Alex Morrice, sembrano capaci di emulare i loro predecessori per dare man forte a questo progetto

La Zwift Academy è l’ultima frontiera di un ciclismo in continua evoluzione. Un’opportunità non solo per gli amatori, che con le sfide proposte dalla piattaforma virtuale possono tenersi in forma e competere a livello globale, ma anche per le squadre – Alpecin Deceuninck tra gli uomini, Canyon SRAM tra le donne – che hanno modo di scovare nuovi talenti e offrire loro un contratto nel ciclismo professionistico. Ne sono un chiaro esempio gli australiani Jay Vine e Neve Bradbury, vincitori del contest nel 2020. Vine è colui che più di tutti è riuscito a dare sfogo al proprio talento una volta varcate le porte del professionismo: dopo un 2021 in linea con le aspettative, in cui ha colto un secondo posto al Giro di Turchia, l’australiano ha animato le salite della Vuelta a Espana 2022 conquistando due tappe di montagna e indossando la maglia a pois prima che una sfortunata caduta lo tagliasse fuori a poche centinaia di chilometri da Madrid. Anche Bradbury, dopo un anno di adattamento, si è messa in evidenza nella scorsa stagione. A soli vent’anni ha concluso al decimo posto finale il suo primo Giro d’Italia e ha vinto la maglia di miglior giovane al Tour of Scandinavia.

Il progetto di casa Zwift rappresenta una novità in un ciclismo in cui l’unica strada per raggiungere il professionismo prevede, salvo rare eccezioni, il passaggio obbligatorio nella categoria under 23, dove tanti corridori talentuosi vengono scartati senza aver messo in mostra tutto il loro potenziale. Luca Vergallito, dopo il sopracitato Vine, rischia di diventare un esempio ancora più evidente di come un rendimento impeccabile nelle categorie giovanili non sia l’unico modo per arrivare nel ciclismo che conta. Il venticinquenne di Milano non è riuscito ad emergere tra i dilettanti e nel 2017 ha deciso di fermarsi per concentrarsi sugli studi, pur senza appendere la bici al chiodo. Negli anni seguenti si è distinto in gare amatoriali e sulla piattaforma Strava, dove con l’alias “Il bandito” è ancora oggi detentore di numerosi KOM nel nord Italia, tra cui quello del terribile Muro di Sormano. Durante la pandemia, il focus sul ciclismo indoor lo ha portato a prevalere nelle maggiori competizioni su Zwift e quest’anno si è distinto tra gli oltre 96mila “Zwift guys” che hanno partecipato alla Academy, accedendo alla fase finale e conquistando un posto nella sezione development della Alpecin Deceuninck.

Vale la pena citare anche il caso del belga Jasper Paridaens: ventisettenne laureato in chimica, lavora in un importante ospedale a due passi da Bruxelles e tra i finalisti del contest è apparso come l’avversario più pericoloso per Vergallito. Nel 2011 ha coronato un’ottima stagione da under 17 diventando campione nazionale di categoria, mettendosi alle spalle, tra gli altri, i due futuri professionisti Jenthe Biermans e Mathias Van Gompel. Appena una settimana dopo, un brutto incidente lo ha costretto a un lungo recupero, passato anche per la sedia a rotelle, che ne ha di fatto compromesso la carriera. La Zwift Academy può essere una soluzione anche in questi casi: una seconda possibilità per chi ha perso il treno del professionismo.

Un altro vantaggio significativo è la collaborazione tra Zwift e Global Cycling Network, principale provider di streaming in ambito ciclistico che per il secondo anno consecutivo si è occupato delle riprese per mostrare agli spettatori i momenti clou della fase finale. Con una miniserie di cinque episodi pubblicati su YouTube, la Zwift Academy è diventata un vero e proprio reality che ha riscosso un grande successo tra gli appassionati con centinaia di migliaia di visualizzazioni. Il format del reality, inoltre, permette alle squadre esterne di notare le qualità dei finalisti e di proporre un contratto anche a chi non risulta vincitore finale. È il caso di Cooper Sayers, finalista della Academy nelle ultime due edizioni, che ha corso la seconda parte del 2022 con la Saint Piran, formazione continental britannica.

A fare da traino per la popolarità della serie è stata anche la comparsa di alcuni professionisti delle due formazioni coinvolte – su tutti Pauliena Rooijakkers e Mathieu van der Poel – che hanno accompagnato e sfidato i concorrenti durante le uscite su strada previste dai giudici per valutare la capacità dei finalisti di muoversi in gruppo. Un format che porta con sé anche dei lati meno positivi come la pressione mediatica che, seppur minima, rischia di compromettere il rendimento dei concorrenti, non abituati a tante attenzioni da parte di fotografi e addetti stampa.

Il concetto più volte ribadito dai giudici e dagli stessi corridori, comunque, è che non basta avere un buon motore per diventare professionisti: è fondamentale padroneggiare la tecnica e avere esperienza di ciclismo in gruppo. Di recente lo stesso Vine ha affermato che “non è sempre possibile confrontare Zwift con la situazione reale”, aggiungendo che "concentrarsi solo sull'allenamento dei parametri di potenza non ha senso”. 

Sebbene siano ancora tanti i detrattori e gli scettici di questo nuovo modello di scouting, l'idea di Zwift può fare del bene al mondo delle due ruote. Non passerà molto tempo prima che le principali squadre a livello globale sfruttino le potenzialità del ciclismo indoor dando vita a percorsi di crescita per coloro che puntano al passaggio nel professionismo.

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