Ci si può attendere qualcosa dal ciclismo italiano nel 2024?
Una rassegna sulle prospettive del pedale azzurro in vista della prossima stagione: l'unica certezza resta Ganna, per il resto attendiamo la crescita di diversi giovani e qualche acuto dei veterani
In questi mesi di proclami altisonanti, il movimento élite del ciclismo maschile azzurro è costretto a tenere un profilo decisamente basso.
Escluso Filippo Ganna, focalizzato sul doppio impegno olimpico cronometro individuale-inseguimento a squadre, c'è ben poco da sperare per l'anno che verrà. Nell'ambito delle piccole certezze si colloca il trio formato da Damiano Caruso, Giulio Ciccone e Filippo Zana. Il ragusano potrà confermare il buon piazzamento al Giro d'Italia, magari sperando di salire sul podio. L'abruzzese, invece, dovrà definire il suo ruolo, provando a fare classifica in una grande corsa a tappe o confermandosi soltanto cacciatore di traguardi minori. Il vicentino, infine, ha onorato splendidamente la maglia tricolore disputando un Giro in crescendo in cui non solo ha conquistato il traguardo di Palafavera ma ha anche fatto vedere potenziale attitudine per fare classifica in futuro.
Ci sono, poi, i giovani che hanno fatto intravedere il loro potenziale nel 2023, attesi ad una riconferma l'anno prossimo. Jonathan Milan, passato di recente dalla Bahrain-Victorious alla Lidl-Trek, ha conquistato a sorpresa la classifica a punti all'ultimo Giro d'Italia. Dopo aver vinto la seconda tappa con arrivo a San Salvo, il 23enne di Tolmezzo ha difeso tenacemente la maglia ciclamino per tre settimane portandola fino a Roma.
Il milanese Andrea Piccolo, ritenuto da molti il miglior prospetto azzurro per le corse di tre settimane, ha esordito in un grande giro vestendo la maglia roja alla Vuelta a España. La strada da fare è ancora lunga ma l'inizio non è dei peggiori. Prima di Piccolo, al comando della corsa iberica c'era Lorenzo Milesi, fresco vincitore del titolo iridato Under 23 contro il tempo a Stirling.
Sempre restando alla Vuelta, si spera che il ciociaro Antonio Tiberi abbia intrapreso sulle strade ispaniche la definitiva via d'uscita dalle questioni extraciclistiche che lo hanno fatto balzare in modo decisamente infelice alle cronache. Dulcis in fundo, Andrea Bagioli ha chiuso la stagione in modo sontuoso conquistando il Gran Piemonte e poi piazzandosi alle spalle di Tadej Pogacar al Giro di Lombardia. Sarà in grado il giovane valtellinese di reggere il peso delle crescenti aspettative che questi due risultati hanno generato?
Paiono ormai sul viale del tramonto Davide Formolo e Matteo Trentin, entrambi in uscita dalla UAE Team Emirates rispettivamente verso il Team Movistar e la Tudor Pro Cycling. Diego Ulissi, invece, ha deciso di rimanere nello squadrone del Golfo, seppur con un ruolo decisamente ridimensionato. Gianni Moscon, fresco d'ingaggio da parte della Soudal-Quick Step, è sempre alla ricerca dell'identità, persa e mai più ritrovata sul viscido pavè di quella fradicia Parigi-Roubaix autunnale del 2021.
Un discorso a parte lo merita Alberto Bettiol. Il vincitore del Giro delle Fiandre 2019 aveva iniziato il 2023 alla grande, imponendosi a fine gennaio nel prologo a cronometro del Tour Down Under. Poi, più niente. Eppure, non può essere dimenticata quella mezz'ora di lucida follia, sicuramente il momento più esaltante della stagione del ciclismo italiano, in cui, tra le angolose strade di Glasgow, ci ha fatto sognare il tanto agognato ritorno nel Bel Paese della maglia iridata.