Paco Mancebo da record: è il più anziano vincitore di una corsa UCI
Lo spagnolo, maglia bianca al Tour de France del 2000, ha vinto la prima tappa del Tour du Sahel a quarantotto anni e trecentodiciannove giorni: battuto il precedente record di Óscar Sevilla
Primo appuntamento dell’anno con Mondo Continental (dopo lo speciale dedicato interamente al ciclomercato). In questa puntata: Vuelta al Táchira, Tour du Sahel, Classica Camp de Morvedre, Tour of Sharjah, GP Antalya, alcuni Campionati Nazionali e Francisco Mancebo, ancora vincente a quasi quarantanove anni.
Le corse della settimana
Vuelta al Táchira
Come da tradizione, il calendario dell’America Tour è stato aperto dalla Vuelta al Táchira, corsa a tappe venezuelana di otto giorni. Quest’anno erano sedici le squadre in gara: la Continental neerlandese Universe, una selezione nazionale colombiana e quattordici formazioni dilettantistiche. In una di queste, la Jimm Santos Triple Gordo, erano presenti sia un corridore dal passato glorioso come José Rujano, sia suo figlio Jeison. La presenza della coppia padre-figlio al via della stessa gara non è, però, una novità assoluta: anche nel 2021, infatti, i Rujano hanno partecipato alla Vuelta al Táchira in squadra insieme.
La gara si è aperta con una delle tappe più semplici, il classico circuito di San Cristóbal, non totalmente pianeggiante, ma comunque privo di asperità davvero impegnative. La volata di gruppo era lo scenario più prevedibile, ma è stata scongiurata: due uomini hanno sorpreso il plotone e sono andati a giocarsi la vittoria. Jhonny Araujo (Gob.Trujillo-MPP Comercio) ha avuto la meglio sul compagno di fuga Emmanuel Viloria (Guacamaya Guacafruit). A 21” Yonathan Eugenio (Trululu) ha regolato una cinquantina di avversari e si è preso il terzo posto.
La seconda frazione era ancora più semplice della prima e, questa volta, la volata di gruppo è stata inevitabile. Lo spunto migliore è stato quello di Edwin Torres (Lotería del Táchira), che ha messo la sua ruota davanti a quella di Brandon Rojas (Nazionale Colombia). Il podio di giornata è stato completato da Arlex Méndez (Alicanto Consulting). Jhonny Araujo ha conservato la testa della classifica generale.
Anche la terza tappa era abbastanza semplice, ma non è andata secondo le previsioni: un drappello di diciannove uomini si è avvantaggiato, rendendosi imprendibile per il gruppo principale. La volata fra i battistrada ha premiato Arlex Méndez, che ha avuto la meglio su Breinner Camargo e sul leader della generale Jhonny Araujo, che è rimasto al comando della classifica.
La quarta frazione proponeva un arrivo in cima ad una salita non troppo dura, ma sufficiente a tagliare fuori i velocisti e, per questo motivo, nessuno ha tenuto la corsa davvero chiusa: ne ha approfittato Gabriel Mendoza (Lotería del Táchira), che ha sfruttato il fatto di essere molto lontano in classifica per involarsi in solitaria e andare a cogliere una splendida vittoria. Il ventottenne ha tagliato il traguardo con 2’28” su Alan López (Alicanto Consulting) e Neftali Jimenez (Univ Upraiet). Jhonny Araujo ha mantenuto la maglia di leader.
La quinta tappa chiamava allo scoperto i favoriti per il successo finale, con diverse asperità e l’arrivo situato in cima ad una salita di oltre 10 km. A sorpresa, a imporsi è stato un corridore molto lontano in classifica: Angel Rivas (Trululu). Il trentacinquenne si è presentato sul traguardo in perfetta solitudine, con un vantaggio di quasi un minuto sul gruppo inseguitore: Roniel Campos ed Eduin Becerra hanno completato il podio di giornata, regalando al Team Trululu una straordinaria tripletta. Emmanuel Viloria è passato in testa alla classifica generale.
Anche la sesta frazione era molto impegnativa, con ben tre GPM negli ultimi 20 km. Ancora una volta sono stati corridori fuori classifica a giocarsi la vittoria, ma c’è stata grande battaglia anche fra i big: Yilber Ramirez (Indet Cricket BDV) si è imposto con un margine di 18” sull’ex professionista Daniel Arroyave (Nazionale Colombia). Eduin Becerra, terzo a 34”, ha staccato tutti i rivali per la generale e ha conquistato la maglia di leader.
La settima tappa prevedeva ancora una volta un percorso impegnativo, con l’arrivo in cima al Cerro del Cristo Rey. A differenza delle giornate precedenti, sono stati i big della classifica a lottare per il successo parziale: l’ha spuntata il leader Eduin Becerra, che ha staccato di 4” il suo principale rivale Jorge Abreu (Multimarcas MU) e di 15” il giovane Camilo Gomez (Nazionale Colombia). Il trentanovenne del Team Trululu ha, così, incrementato il proprio vantaggio nella generale.
L’ultima tappa era molto più semplice delle precedenti, con dodici giri di un circuito a San Cristóbal, caratterizzato da uno strappo di 1 km al 5%. Tre uomini si sono avvantaggiati sul gruppo e si sono giocati la vittoria. La nazionale colombiana ha sfruttato al meglio la superiorità numerica, mettendo a segno la doppietta: l’ex Drone Hopper Brandon Rojas si è imposto con 3” di margine sul compagno di squadra Jeferson Ruiz e 4” su Kevin Roa (Indet Cricket BDV).
Alla diciottesima partecipazione, Eduin Becerra è riuscito finalmente a conquistare la Vuelta al Táchira. Il campione venezuelano del 2013 ha battuto di 22” Jorge Abreu e di 1’05” José Alarcon (Gob.Trujillo-MPP Comercio), e ha trascinato il Team Trululu al successo nella graduatoria a squadre. Arlex Méndez ha vinto la classifica a punti, Angel Rivas è stato il re degli scalatori e Camilo Gomez si è preso la maglia di miglior giovane.
Tour du Sahel
In Mauritania è andata in scena la quinta edizione del Tour du Sahel, corsa a tappe di cinque giorni, rientrata nel calendario UCI dopo un anno di assenza. Al via si sono schierate tre Continental (le marocchine Agadir Vélo Propulsion e Sidi Ali-Unlock e la neerlandese Universe), quattro selezioni nazionali africane e sei formazioni dilettantistiche, per un totale di tredici squadre.
La prima tappa era piuttosto breve e molto semplice altimetricamente, ma si è rivelata decisiva per la classifica generale. Dieci corridori hanno preso il largo, staccando tutti gli altri di oltre sei minuti. Dal gruppo di testa si sono avvantaggiati tre uomini, che si sono giocati il successo in volata: l’ha spuntata una vecchia conoscenza del grande ciclismo, Francisco Mancebo (Al-Raed Saudi Club), che si è dimostrato ancora competitivo a quasi quarantanove anni. Lo spagnolo, che ha ovviamente conquistato anche la maglia di leader, ha regolato il marocchino Ibrahim Essabahy (Agadir Vélo Propulsion) e il tedesco Leo Charrois (Embrace The World).
La seconda frazione era lunga appena 74 km e prevedeva un paio di salite a metà percorso. Undici corridori hanno staccato abbastanza nettamente tutti gli altri e si sono frazionati ulteriormente. Bram van Herk (Global) si è imposto con 2” di margine su Tarik Chaoufi (Sidi Ali-Unlock) e Stefan Verhoeff (Universe). Quest’ultimo è passato in testa alla classifica generale, strappando la maglia a Mancebo (sesto di tappa a 14”).
Le uniche asperità della terza tappa (lunga poco meno di 100 km) erano situate nei primi chilometri, ma, ancora una volta, è stato un gruppo ristretto (tredici unità) a prendere il largo. La neonata Continental marocchina Agadir Vélo Propulsion ha potuto festeggiare la doppietta con Driss El Alouani vincitore davanti a Kamal Mahroug. Bram van Herk ha vinto la volata per il terzo posto, a 9”, mentre Stefan Verhoeff, quinto, ha conservato la leadership in classifica.
La quarta frazione era lunga meno di 80 km ed era quasi completamente priva di difficoltà altimetriche, ma i corridori sono comunque arrivati molto spezzettati al traguardo. La lotta per la vittoria si è ristretta a due corridori marocchini, con El Houcaine Sabbahi (Agadir Vélo Propulsion), che ha battuto Anass Aït El Abdia (Sidi Ali-Unlock). Stefan Verhoeff ha tagliato il traguardo in terza posizione, staccato di 11”, ed è rimasto in testa alla generale.
L’ultima tappa consisteva in un circuito, privo di difficoltà, nelle vie di Nouakchott, capitale della Mauritania. Il copione già visto nelle giornate precedenti, che vedeva una selezione nettamente superiore a quanto si potesse prevedere dall’altimetria, è stato confermato. Bram van Herk si è preso la seconda vittoria personale, staccando di 27” Elyass Sekkiny (Sidi Ali-Unlock) e Ibrahim Essabahy.
Stefan Verhoeff ha conquistato il successo finale, conservando 7” su Anass Aït El Abdia e 15” su El Houcaine Sabbahi. La Sidi Ali-Unlock, che si è dovuta accontentare di tre secondi posti di tappa e si è fermata alla piazza d’onore anche in classifica generale, si è parzialmente consolata dominando la graduatoria a squadre.
Classica Camp de Morvedre
La stagione ciclistica europea si è aperta con la Classica Camp de Morvedre, una corsa di un giorno che è tornata in calendario dopo ben trentasei anni. L’ultima edizione, vinta dal tedesco Peter Hilse, risaliva, infatti, al 1989. L’edizione 2025 vedeva al via sedici squadre: sei ProTeam, nove Continental e una selezione regionale della Comunità Valenciana.
Il percorso si presentava abbastanza nervoso nella prima parte, per poi indurirsi con la doppia scalata dell’Alto de Garbí, una salita di 9 km, con una pendenza media non eccessiva (5,5%), ma con alcuni tratti oltre il 13%. La cima dell'ultimo passaggio era distante venti chilometri dal traguardo, ma quasi tutti erano in discesa, quindi anche pochi secondi allo scollinamento potevano essere sufficienti per eventuali attaccanti.
Dopo due anni e mezzo di assenza dal ciclismo professionistico, Alexys Brunel (TotalEnergies) ha subito dimostrato di voler recuperare il tempo perduto con una lunga fuga solitaria, ma la sua azione si è esaurita sulle rampe più dure della seconda scalata del Garbí. A 2 km dallo scollinamento c’è stato l’attacco di Urko Berrade (Kern Pharma). Lo spagnolo ha guadagnato pochi secondi, ma è riuscito a incrementare il suo margine in discesa e nessuno lo ha più raggiunto.
Il ventisettenne ha tagliato il traguardo con 10” di vantaggio sul francese Nicolas Breuillard (St.Michel-Preference Home) e sul campione guatemalteco Sergio Chumil (Burgos Burpellet BH). Un instancabile Alexys Brunel si è avvantaggiato sul gruppetto inseguitore in discesa e ha chiuso quarto a 27”, mentre alle sue spalle, a 31”, Alexandre Delettre (TotalEnergies) ha regolato in volata una quindicina di avversari, andando a completare la top five. Ludovico Crescioli (Polti VisitMalta), ottavo, è stato il migliore degli italiani.
Tour of Sharjah
Anche in Asia è iniziata ufficialmente la stagione 2025 e negli Emirati Arabi Uniti si è disputata la nona edizione del Tour of Sharjah, corsa a tappe di cinque giorni. Ai nastri di partenza si sono schierate ben ventinove squadre: tre ProTeams (Burgos Burpellet BH, Solution Tech-Vini Fantini e Wagner Bazin WB), otto Continental, undici selezioni nazionali e sette formazioni dilettantistiche.
La corsa si è aperta con una tappa dal profilo abbastanza ondulato e con un finale molto duro: gli ultimi 2200 metri, infatti, erano in salita, con una pendenza media superiore al 9%. Con un attacco secco a 500 metri dal traguardo, Mario Aparicio (Burgos Burpellet BH) ha staccato tutti e si è preso la vittoria e, di conseguenza, la testa della classifica generale. Lorenzo Quartucci (Solution Tech-Vini Fantini) e Jambaljamts Sainbayar (Burgos Burpellet BH) hanno completato il podio di giornata, con un ritardo di 7”.
La seconda frazione era abbastanza corta e quasi totalmente pianeggiante e, come prevedibile, si è conclusa in volata. Yacine Hamza (Dubai Police) ha cercato di sorprendere tutti con una volata lunga, ma negli ultimi metri ha subìto la rimonta di Dušan Rajović, che ha regalato alla Solution Tech-Vini Fantini la prima vittoria con la nuova denominazione. Davide Persico (Wagner Bazin WB) ha concluso in terza posizione. In classifica generale non ci sono state novità.
La terza giornata di gara prevedeva una cronometro individuale di circa 11 km, senza particolari difficoltà altimetriche. Anche il terzo ProTeamin gara, la Wagner Bazin WB, ha trovato la vittoria: il miglior tempo è stato, infatti, di Quentin Bezza, che ha preceduto di soli 4 centesimi l’esperto estone Rein Taaramäe (Kinan) e di 3” Dušan Rajović. Undicesimo a 18”, Mario Aparicio ha salvato la leadership in classifica dall’attacco di Taaramäe per un solo secondo.
La quarta tappa era la più difficile, con diversi strappetti disseminati lungo il percorso e l’arrivo in cima a una salita di 6 km all’8%. Vincitore sullo stesso traguardo nel 2024, Mario Aparicio è andato sorprendentemente in crisi e ha dovuto dire addio ai sogni di gloria. Il neozelandese Josh Kench (Li Ning Star) ha staccato tutti, andando a completare la classica accoppiata tappa e maglia. Josh Burnett (Burgos Burpellet BH) e Adne van Engelen (Terengganu) si sono dovuti accontentare delle piazze d’onore, con un ritardo di 26”.
L’ultima frazione era lunga circa 120 km e non presentava grandi difficoltà altimetriche. La prevedibile volata di gruppo ha, però, regalato un esito a sorpresa: a imporsi è stato il giovanissimo Davide Stella (UAE Team Emirates Gen Z), alla prima corsa UCI in carriera fra i grandi. Il diciottenne si è messo alle spalle corridori molto più esperti e quotati come Dušan Rajović e Davide Persico.
Josh Kench ha conquistato il successo finale, con 52” su Josh Burnett e 1’02” su Rein Taaramäe. Beffa per Lorenzo Quartucci, migliore degli italiani, che ha mancato il podio per un solo secondo. La Solution Tech-Vini Fantini si è comunque consolata con le vittorie nella classifica a punti, con Dušan Rajović, e nella graduatoria a squadre. Duarte Marivoet, sesto nella generale, è stato il miglior giovane, mentre il titolo di re degli scalatori è andato a un corridore di casa, Rashid Mohammad Ibrahim Alblooshi (Nazionale Emirati Atabi Uniti).
GP Antalya
Anche quest’anno il calendario di gare in Turchia è abbastanza ricco e ad aprire le danze è stata una corsa di un giorno, il GP Antalya. Al via erano presenti undici squadre: sei Continental, una selezione nazionale, tre formazioni dilettantistiche locali e una compagine dallo status incerto, l’Almaty Team. Probabilmente i kazaki saranno Continental anche quest’anno (come nelle ultime sette stagioni), ma al momento non sono ufficialmente registrati sul sito UCI.
Il percorso prevedeva diversi strappetti disseminati lungo il percorso, ma senza pendenze particolarmente arcigne. La corsa cercava un nuovo re, considerando che il vincitore dello scorso anno Ma Binyan e la sua squadra, la China Glory-Mentech, non erano al via. Nessuno è riuscito a fare la differenza e il gruppo è arrivato sul traguardo sostanzialmente compatto. Il volatone generale ha visto prevalere uno degli sprinter più quotati, Wan Abdul Rahman Hamdan (Terengganu). Il malese era reduce dal Tour of Sharjah, in cui aveva ottenuto un bel quarto posto nella tappa vinta da Rajović, e ha sfruttato la concorrenza meno qualificata per conquistare la prima vittoria internazionale in carriera.
Il venticinquenne si è messo alle spalle due corridori di casa, il ventenne Ramazan Yilmaz (Konya Büyükşehir) e il diciottenne Emre Kaplan, che ha regalato alla CNC, compagine dilettantistica, un podio insperato. Dietro ai due giovanissimi si è piazzato un corridore decisamente più attempato, il quarantunenne spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka), mentre la top five è stata completata dal diciannovenne eritreo Even Yemane (Istanbul Büyükşehir).
Campionati Nazionali
Oltre a quelli australiani, in questo primo scorcio di stagione sono andati in scena anche altri campionati nazionali “minori”. In Ecuador diversi professionisti del WorldTour hanno partecipato alla prova in linea, ma solo uno ha scelto di disputare la cronometro: Jefferson Cepeda ha esordito, così, nel migliore dei modi con la maglia della Movistar, portandosi a casa la vittoria. Il ventottenne ha dominato, staccando di 1’57” Alexis Quinteros e di 3’43” David Caicedo. Kevin Navas (Petrolike) ha stabilito il terzo tempo assoluto (a 2’37” da Cepeda) e ha conquistato il titolo under 23, battendo di 28” Mateo Ramírez e di 51” Luis Monteros (Movistar BestPC).
Nella prova in linea Jhonatan Narváez (UAE Team Emirates) ha confermato il titolo conquistato dodici mesi fa e si è laureato campione nazionale per la terza volta in carriera. Il ventisettenne ha preceduto di 2” Alexander Cepeda (EF Education-EasyPost) e il sorprendente diciottenne Mateo Ramírez. Tutti gli altri corridori in gara hanno accusato distacchi superiori ai 9’. Dato che gli under 23 hanno corso insieme agli élite, non c’è stata una classifica riservata a loro (come da regolamento UCI).
Anche in Thailandia, élite e under 23 hanno corso insieme nella prova contro il tempo, con due classifiche diverse. Peerapol Chawchiangkwang (Thailand Continental) si è confermato il più forte cronoman del paese: nella specialità, il trentottenne ha conquistato il quarto titolo negli ultimi cinque anni (ma l’anno scorso non aveva gareggiato), rifilando 46” a Peerapong Ladngern (Roojai Insurance) e 1’19” a Thanakhan Chaiyasombat (Thailand Continental). Il titolo under 23 è andato a Tinnapat Muangdet (con un tempo di oltre 4’ superiore a quello del vincitore élite), che ha fatto meglio di Aphisit Supan (Thailand Continental) e Natawat Mongkonwong, staccati rispettivamente di 14” e di 1’29”.
Alfiere della Thailand Continental dal 2017 al 2024, Sarawut Sirironnachai ha messo nel sacco la sua ex squadra e si è andato a prendere il titolo in linea (il secondo in carriera). Il trentaduenne ha avuto ragione del vincitore della cronometro Peerapol Chawchiangkwang in una volata a due, mentre Sakchai Phodingam (Grant Thornton) ha completato il podio, con un ritardo di 13”. Fra gli under 23 si è imposto in solitaria Tanawat Saenta (Roojai Insurance), che ha staccato di 1’16” Natawat Mongkonwong e di 1’49” Pongpol Amornpiyakrit.
Si è corso anche in Lesotho, dove si è disputata soltanto la gara in linea: Kabelo Makatile ha vinto il titolo per la terza volta consecutiva, confermandosi il miglior corridore del paese. Il ventunenne si è reso protagonista di un assolo che gli ha permesso di tagliare il traguardo con 54” di margine su Khotsofalang Rakaota e 1’34” su Motlatsi Lempe.
Le Continental tra i big
La stagione europea delle corse professionistiche europee è iniziata in Spagna, con la Ruta de la Cerámica-GP Castellón, che vedeva al via cinque Continental: la locale Illes Balears Arabay, la portoghese Sabgal/Anicolor e le francesi AVC Aix Provence Dole, St.Michel-Preference Home e Van Rysel Roubaix. Il giorno successivo si è disputata la Clàssica Comunitat Valenciana 1969-GP Valencia, in cui la Lidl-Trek Future ha sostituito la AVC Aix Provence Dole. In entrambe le gare la Sabgal/Anicolor ha fatto meglio delle compagini di pari livello: l’ex Cofidis Rubén Fernández è stato il migliore sia a Castellón, ventisettesimo, che a Valencia, dove ha chiuso in dodicesima posizione.
In Spagna si sono disputate anche le cinque prove del Challenge Mallorca e pure in questo caso le Continental al via erano cinque: oltre a Illes Balears Arabay e Sabgal/Anicolor, c’erano la messicana Petrolike, la canadese XSpeed United e la statunitense Project Echelon. Il Trofeo Andratx-Pollença è stato annullato, mentre nelle altre quattro prove la Petrolike ha fatto le cose migliori: Andrii Ponomar ha chiuso ventesimo al Trofeo Calvià, Carlos Garcia dodicesimo al Ses Salines, José Juan Prieto ventisettesimo al Serra Tramuntana e Cesar Macias ottavo al Palma. In due occasioni, in realtà, i migliori esponenti del mondo Continental sono stati corridori di formazioni di sviluppo, in gara con la prima squadra: Matthias Schwarzbacher (UAE Team Emirates Gen Z) è stato ottavo al Trofeo Ses Salines, mentre Luke Tuckwell (Red Bull-BORA Rookies) ha finito il Serra Tramuntana in diciannovesima posizione.
Tre formazioni di terza divisione hanno preso parte, in Arabia Saudita, all’AlUla Tour: la malese Terengganu, la thailandese Roojai Insurance e la giapponese JCL Team Ukyo. Alessandro Fancellu ha iniziato al meglio la sua avventura con il JCL Team Ukyo, terminando ottavo in classifica generale. Il miglior risultato di tappa, invece, è stato della Terengganu, con Stefan de Bod, che ha concluso la seconda frazione al quinto posto.
Cinque Continental hanno partecipato al GP La Marseillaise, gara di apertura del calendario francese: oltre alle quattro storiche locali (CIC U Nantes, Nice Métropole Côte d'Azur, St.Michel-Preference Home e Van Rysel Roubaix), era presente l’italiana Beltrami TSA-Tre Colli. La St.Michel-Preference Home ha sfiorato la top ten, con Nicolas Breuillard, tredicesimo.
In Australia si è disputata la Surf Coast Classic, ma al via non erano presenti formazioni di terza divisione.
L’UCI sta continuando ad aggiungere nuove squadre al proprio database, svelando, così, alcune novità di ciclomercato. L’indonesiana Kelapa Gading Bikers ha cambiato nome in Jakarta e ha ingaggiato Muhammad Abdurrahman, campione nazionale in linea nel 2021 e a cronometro nel 2022. Confermata la presenza dell’egiziana SuezCanalDiscovery, che cercherà di migliorare i risultati delle prime due stagioni, con la conferma del suo miglior elemento, Mahmoud Metawea.
Anche nel 2025 la Nu Colombia avrà la licenza Continental: confermati tutti gli uomini più rappresentativi, ad eccezione di Daniel Mendez, la squadra si è rinforzata sia con corridori di esperienza come Juan Diego Alba (Best PC) e Javier Jamaica (Medellín-EPM) che con giovani promettenti come Cristian Rico (Petrolike) e Jonathan Guatibonza (UAE Team Emirates Gen Z). La formazione colombiana ha scelto, inoltre, di scommettere sul ritorno di Sebastián Henao: l’ex corridore di INEOS e Astana si era fermato per problemi personali a giugno 2022 e da allora non ha più gareggiato.
In Colombia restano Continental anche altre due squadre. La Sistecredito ha confermato tutti i migliori elementi e si è rinforzata con Hugo Rodriguez (Trinity). La GW Erco Shimano, invece, ha dovuto far fronte alle partenze di elementi importanti come Diego Pescador, passato professionista, Adrián Bustamante e il campione nazionale Alejandro Osorio. In entrata ha accolto il velocista Nicolas Gomez, arrivato dalla Colombia Potencia de la Vida insieme a Freddy Avila, Camilo Gomez (Trinity) e Mauricio Zapata (Petrolike).
L’australiana St.George era già presente nel database UCI, ma sono stati aggiunti due corridori al roster: si tratta di Declan Trezise (ARA|Skip Capital) e del britannico Daniel Whitehouse. Il primo è un corridore veloce, che nel 2024 ha vinto la Ronde van Overijssel ed è stato stagista dell’Astana, mentre il secondo è uno scalatore, che ha vinto a più riprese in Asia tra il 2016 e il 2017 e ha disputato la sua ultima corsa internazionale nel 2019. Novità anche dalla Germania, dove la Rembe|rad-net ha ingaggiato un diciannovesimo corridore per il proprio roster: si tratta dell’ex professionista Miguel Heidemann (Felt Felbermayr), argento mondiale della Mixed Relay nel 2024.
Il ritratto del mese: Francisco Mancebo
Quando, a novembre dello scorso anno, Óscar Sevilla è diventato il corridore più vecchio a conquistare una corsa UCI a quarantotto anni e quarantatré giorni, si pensava che quel record sarebbe rimasto imbattuto a lungo, a meno di ulteriori miglioramenti del Niño. Dopo poco più di due mesi, invece, qualcuno ha fatto meglio: un altro corridore spagnolo dal passato importante, Francisco Mancebo, ha vinto la prima tappa del Tour du Sahel a quarantotto anni e trecentodiciannove giorni, strappando il primato al connazionale.
Anche se la concorrenza in Mauritania non era certamente di prim’ordine, la grande impresa del corridore madrileno risulta ancora più roboante perché la sua prima vittoria internazionale risale al 7 giugno 1997, più di anno prima della nascita dell’attuale numero uno del ciclismo mondiale, Tadej Pogačar. Da sempre noto con il diminutivo Paco, Mancebo disputerà la sua settima stagione con la Continental giapponese Matrix Powertag, ma al Tour du Sahel ha corso con una compagine dell’Arabia Saudita, l’Al-Raeb Saudi Club, in cui ha potuto contare sull’aiuto del miglior corridore marocchino in circolazione, Achraf Ed Doghmy.
Lo spagnolo è uno dei prodotti della Fundació Provincial Esportiva Victor Sastre, una famosa scuola di ciclismo situata nella provincia di Avila, che ha lanciato negli anni altri grandi corridori come José Maria Jiménez e Pablo Lastras, oltre, ovviamente, a Carlos Sastre, figlio del Victor che dirige e dà nome al progetto.
I primi risultati importanti di Paco Mancebo arrivarono nel 1994, alla seconda stagione da juniores. Concluse al terzo posto la prova in linea dei campionati spagnoli, battuto da Eladio Jiménez e Miguel Morras, che un mese dopo finirono sul podio mondiale. Nella rassegna iridata prese parte alla cronometro individuale, che quell’anno faceva il suo debutto ai Campionati del Mondo, e chiuse in dodicesima posizione.
Per il passaggio fra gli under 23 firmò con la filiale dilettantistica della Banesto e, dopo un anno di ambientamento, iniziò a farsi notare nel 1996, con un terzo posto nel campionato spagnolo e la partecipazione ai Campionati del Mondo, in cui terminò la prova in linea dello storico poker azzurro in ventunesima posizione.
Nel 1997 il madrileno fece un primo salto di qualità, che lo portò a vincere la sua prima corsa UCI, una tappa della Vuelta Ciclista a Navarra. Il primo successo internazionale non fu l’unico piazzamento da rimarcare: fu, infatti, secondo sia in un’altra frazione della stessa gara che nel campionato spagnolo a cronometro under 23, terzo nella Prueba Villafranca de Ordizia e settimo nella prova in linea di categoria dei Campionati del Mondo, su un tracciato un po’ troppo semplice per le sue caratteristiche di scalatore.
Nella stagione seguente, quindi, la Banesto decise di farlo passare professionista e lui si dimostrò pronto per la categoria superiore. Fece subito bene alla Parigi-Nizza, con un secondo posto di tappa e il tredicesimo nella classifica generale, esordì in una classica monumento, disputando la Milano-Sanremo, e, all’inizio di aprile, trovò anche la vittoria: si aggiudicò, infatti, il Trofeo Comunidad Foral de Navarra, la corsa oggi conosciuta come GP Miguel Indurain. Centrò anche il quinto posto al campionato nazionale e il nono sia alla Clásica Alcobendas che al Circuito de Getxo.
Nel 1999 Mancebo rimase a secco di vittorie, ma fu comunque protagonista di una stagione molto buona, con i terzi posti al Circuito de Getxo e in una tappa del Criterium del Delfinato come migliori risultati. Concluse al quinto posto il Trofeo Calvià e la Ruta del Sol e al sesto la Clasica San Sebastian, gara di Coppa del Mondo. Partecipò, inoltre, al suo primo Tour de France, che chiuse in ventottesima posizione (quarto fra i giovani).
Il 2000 fu una delle sue stagioni migliori, con quattro vittorie all’attivo: vinse una tappa della Route du Sud, poi chiusa al secondo posto, una frazione e la classifica generale della Vuelta a Castilla y Leon e la Clasica a los Puertos. Ottenne anche il terzo posto finale alla Parigi-Nizza e, soprattutto, il nono al Tour de France: il risultato finale della Grande Boucle gli permise di tornare a casa con la maglia bianca di miglior giovane. Partecipò, per la prima e unica volta in carriera, al Giro d’Italia, ma non andò oltre la ventesima posizione.
Dopo un’annata piena di successi, ci si aspettava un ulteriore miglioramento, ma Paco andò incontro a una stagione negativa. Non riuscì ad andare oltre un terzo posto di tappa alla Route du Sud e il quarto nella classifica generale del Tour Méditerranéen. Terminò in decima posizione il Giro di Lombardia, ma mancò la top ten al Tour de France (fu tredicesimo), fallendo anche l’assalto alla seconda maglia bianca in carriera: nella graduatoria riservata ai giovani, infatti, fu battuto da Óscar Sevilla.
Nel 2002 era atteso al riscatto e, effettivamente, riuscì a ritrovare un ottimo livello. Tornò alla vittoria, conquistando la classifica finale della Vuelta a Burgos. Disputò un buon Tour de France, che chiuse in settima posizione, e si schierò per la prima volta al via della Vuelta a España, in cui fu costretto al ritiro nel corso della nona tappa. Nelle prove di Coppa del Mondo, invece, si dovette accontentare del decimo posto al Giro di Lombardia e dell’undicesimo alla Liège-Bastogne-Liège.
Nella stagione successiva lo spagnolo vinse una corsa a tappe, la Vuelta a Castilla y Leon e una gara di un giorno, la Classique des Alpes. Andò vicino al successo anche in altre occasioni: fu, infatti, secondo alla Vuelta a la Rioja, alla Subida al Naranco e al Memorial Galera. Per la prima volta in carriera riuscì, nello stesso anno, a fare una buona classifica in due GT: chiuse al decimo posto il Tour de France e al quinto la Vuelta a España. A fine stagione prese parte ai suoi primi Campionati del Mondo da élite.
Nel 2004 fece un ulteriore step in avanti nel suo processo di crescita: vinse una tappa al Deutschland Tour e il titolo spagnolo in linea, ma è nei Grandi Giri che mostrò i principali progressi. Al Tour de France fu protagonista in montagna a più riprese, arrivando al sesto posto finale, e alla Vuelta a España riuscì a salire sul podio finale, in terza posizione. Chiuse la stagione con il miglior risultato in carriera ai Campionati del Mondo élite: nella prova veronese fu dodicesimo, in una giornata trionfale per la Spagna.
L’anno seguente il madrileno arrivò a un passo dal bis al campionato nazionale, ma perse la volata a due contro Juan Manuel Garate e si fermò al secondo posto. Si confermò un animale da Grandi Giri e ottenne il suo miglior risultato in carriera al Tour de France, il quarto posto. Ottenne lo stesso risultato anche alla Vuelta a España, in cui la delusione per il podio mancato fu certamente mitigata dal successo nella decima frazione (unica vittoria stagionale).
Nel 2006 cambiò squadra per la prima volta in carriera, lasciando la Illes Balears-Caisse d’Epargne (ex Banesto) per l’AG2R Prévoyance. Partì bene, con il settimo posto alla Vuelta a Catalunya e il quinto al Criterium del Delfinato (con tanto di classifica a punti vinta), ma alla vigilia del Tour de France venne coinvolto nell’Operacion Puerto ed escluso dalla corsa.
Visto che le accuse nei suoi confronti non furono provate, nel 2007 Mancebo tornò in gruppo con la maglia della Relax-GAM. Con la formazione spagnola fu costretto a un calendario di livello inferiore rispetto a quello a cui era abituato, ma restò motivato e si aggiudicò la classifica finale della Vuelta a Chihuahua. Finì sul podio anche alla Subida al Naranco (secondo), al Tour de San Luis e al Tour of Qinghai Lake (terzo). Fece bene anche in una corsa ProTour, la Vuelta a Catalunya, che concluse in sesta posizione. A causa della squalifica di Andrey Sartasov, inoltre, fu dichiarato vincitore anche di una tappa della Vuelta por un Chile Lider.
Nella stagione successiva, a causa della chiusura della Relax-GAM, fu costretto a cambiare squadra e si accasò in Portogallo, alla Fercase-Rota dos Móveis. Il suo unico successo fu la classifica finale della Vuelta a Chihuahua (per il secondo anno consecutivo), ma salì sul podio anche in altre gare: concluse in seconda posizione la Vuelta a la Comunidad de Madrid e in terza il GP CTT Correios de Portugal.
Nel 2009 il classe ’76 cambiò ancora una volta aria e si accasò alla Rock Racing. Iniziò la stagione col botto, vincendo a sorpresa la prima tappa del Tour of California, ma non fu in grado di fare classifica nella corsa americana. Ci riuscì, invece, alla Vuelta a Asturias: dopo aver vinto la tappa regina sull’Alto del Acebo, infatti, si portò a casa anche la classifica generale, tenendo botta nell’ultima tappa. Si dedicò con profitto anche alla mountain bike, conquistando il titolo nazionale nella specialità Marathon.
Dopo la chiusura della Rock Racing, iniziò il 2010 senza una squadra UCI, ma dopo una Vuelta Mexico in cui rimase in testa alla classifica per diversi giorni, fu ingaggiato dalla Continental greca Heraklion Kastro-Murcia. Ripagò la fiducia del team con buoni risultati nelle gare spagnole e, soprattutto, la vittoria del Tour de Guadeloupe, in cui conquistò anche il prologo. A fine stagione chiuse sul podio, in terza posizione, il Tour of Bulgaria. Per il secondo anno consecutivo vinse il titolo spagnolo di mountain bike Marathon.
Nella stagione seguente lo spagnolo tornò negli Stati Uniti e firmò con la RealCyclist.com. Nel calendario nazionale statunitense si affermò come il dominatore delle corse a tappe: vinse la Redlands Classic, la Sea Otter Classic, il Tour of the Gila e la Cascade Cycling Classic; dove non si impose, alla Joe Martin Stage Race, lasciò comunque il segno con un successo di tappa. A livello UCI corse poco, ma riuscì comunque ad aggiudicarsi una tappa e la classifica finale del Tour de Beauce. Arrivò anche vicinissimo alla vittoria nel prologo del Tour of Utah, in cui si arrese soltanto a Sergio Henao.
Nel 2012 rimase nella stessa squadra, che aveva cambiato nome in Competitive Cyclist. Nel calendario nazionale fu meno dominante, ma riuscì comunque a vincere la Joe Martin Stage Race (che gli era sfuggita nell’anno precedente) e la Cascade Cycling Classic. A livello internazionale conquistò una corsa di un giorno, il Tour of the Battenkill, e una tappa del Tour de Beauce.
Costretto a cambiare casacca a fine anno per la chiusura della sua squadra, Paco Mancebo si trasferì alla 5-hour Energy. Corse maggiormente nel calendario UCI, ma si tolse comunque lo sfizio di rivincere la Redlands Classic, corsa nazionale USA. A livello internazionale si aggiudicò una tappa del Tour of the Gila, poi chiuso al terzo posto, una del Tour de Beauce, in cui fu quarto, e una al Tour of Utah, che concluse nono. Fece molto bene anche in altre corse professionistiche come la Vuelta a Castilla y Leon, che terminò al secondo posto, il Tour of California e il Tour of Alberta, entrambe finite in settima posizione.
Nel 2014 scelse di cambiare e firmò con l’ambiziosa Continental emiratina Skydive Dubai. Disputò un calendario quasi esclusivamente asiatico, in cui raccolse comunque due successi: si impose in una tappa e nella classifica finale del Tour de Kumano. Fece bene anche in altre corse a tappe come il Tour of Thailand, che concluse in terza posizione, lo Sharjah Tour, in cui fu quarto, e lo Jelajah Malaysia, che terminò al quinto posto. Nella mountain bike vinse per la terza volta il titolo spagnolo Marathon.
Nell’anno successivo la squadra migliorò il proprio livello e il madrileno poté disputare diverse corse professionistiche, in cui raccolse buoni risultati come il quarto posto alla Klasika Primavera de Amorebieta, i quinti al Tour de Langkawi e al Tour of Japan e il settimo a La Tropicale Amissa Bongo. In gare di categoria 2, invece, conquistò quattro successi, vincendo una tappa e la classifica generale sia al Tour of Egypt che allo Jelajah Malaysia.
Nel 2016, a quarant’anni compiuti, ottenne una delle vittorie più belle della sua carriera: al Tour of Alberta, in Canada, vinse una tappa non adatta alle sue caratteristiche, con una lunga fuga, resistendo da solo, per pochi secondi, alla rimonta di un gruppo di una cinquantina di uomini. Il resto della stagione lo vide protagonista in Asia: chiuse al secondo posto il Tour de Taiwan e lo Sharjah Tour e al quarto il Tour del Langkawi. Per la quarta volta in carriera, poi, si laureò campione spagnolo di mountain bike Marathon.
Nel 2017 Mancebo iniziò la stagione con la Skydive Dubai, ma la squadra non era più solida come negli anni precedenti, e ad aprile decise di tornare negli USA, firmando con la Hangar 15. A livello UCI fu secondo in una tappa della Cascade Cycling Classic e chiuse al quarto posto il GP de Saguenay, mentre nel calendario nazionale riuscì a vincere una tappa della Redlands Classic.
L’anno seguente decise di cambiare ambiente e si accasò alla Inteja Dominican. Con la formazione caraibica ebbe la possibilità di disputare diverse gare in Spagna: il suo miglior risultato fu il settimo posto nel campionato nazionale. All’estero chiuse al secondo posto il Tour de la Guadeloupe, al quinto la Winston-Salem Classic e al sesto il Tour du Maroc.
A fine stagione il classe 1976 disputò alcune gare del calendario giapponese e nella stagione successiva decise di tentare l’avventura con una compagine nipponica, la Matrix Powertag. Nel paese del Sol Levante vinse un paio di corse nazionali e, a livello internazionale, si piazzò al quarto posto sia al Tour of Japan che alla Japan Cup. All’estero vinse una tappa e la classifica finale della Ronda Pilipinas e, in Europa, si aggiudicò la maglia di miglior scalatore alla Vuelta Comunidad de Madrid e la classifica degli sprint intermedi alla Vuelta Asturias.
Nel 2020 la pandemia azzerò il calendario dell’Asia Tour, ma a fine anno si disputarono delle corse del calendario nazionale giapponese e lui riuscì a vincerne una. Andò meglio nel 2021, quando riuscì a vincere due gare nazionali e fece bene anche nelle corse UCI appena rientrate in calendario: fu quarto al Tour of Japan e primo all’Oita Urban Classic. Tornò sul podio del campionato spagnolo di mountain bike Marathon, in cui conquistò la medaglia di bronzo.
Nella stagione successiva lo spagnolo non vinse mai a livello UCI, ma ci andò vicino in una tappa del Tour de Kumano, in cui fu secondo. Nella classifica generale chiuse al decimo posto, bissando il risultato al Tour de Hokkaido. Fece meglio nella principale corsa a tappe del paese, il Tour of Japan, che concluse in sesta posizione e ottenne lo stesso risultato nell’Oita Urban Classic. Nelle corse del calendario nazionale nipponico si impose in due occasioni.
Anche nel 2023 vinse solo a livello nazionale, ma nelle prove internazionali raccolse buoni risultati come i quarti posti a Oita Urban Classic e Tour de Okinawa e il decimo al Tour de Kumano. L’anno scorso, invece, i suoi risultati hanno subìto una significativa flessione: mai vincente nelle corse nazionali giapponesi e solo due top ten di tappa al Tour de Kumano.
Sembrava che la sua carriera fosse agli sgoccioli, ma la vittoria di tappa al Tour du Sahel dimostra che il livello di Paco Mancebo è ancora buono e poco importa che, a causa di una giornata storta nell’ultima tappa, abbia perso il podio in classifica generale. Nelle corse giapponesi del 2025 bisognerà fare ancora una volta i conti con lui: un'ulteriore vittoria potrebbe mettere al sicuro il suo record dagli attacchi dell'amico Óscar Sevilla, che proverà, nel continente americano, a riprendersi il titolo di vincitore più anziano di una corsa internazionale.