Tutte le Strade portano a Pogacar!
Un attacco di 50 km partito a Monte Sante Marie regala a Tadej una memorabile vittoria nella Strade Bianche. Podio per un commovente Alejandro Valverde e per Kasper Asgreen. Nei dieci, bravissimo, Simone Petilli
Abbagliante. Tadej Pogacar è come un lampo che rischiara il buio dei tempi che la vita ci obbliga a vivere, il mondo è un posto sempre più pericoloso ma finché per qualche ora avremo la possibilità di staccare da tutte le brutture e concentrarci su una corsa ciclistica illuminata da un'impresa sensazionale, avremo la possibilità di una minima consolazione. Questo lo stato dei tempi, ma se ci sganciamo dall'universale per concentrarci sul particolare delle gare, come definire quest'ennesima vittoria del giovane sloveno? Fate voi, aggiungete a piacimento ogni aggettivo possa venirvi in mente. Uno che vince Tour de France e Monumenti (la Liegi, il Lombardia), imbattibile in salita e super a cronometro, dominatore delle gare a tappe e costante fattore in quelle in linea, dà quasi l'impressione di avere un solo impegno quando sale in sella: decidere quando partire, quando aprire le ali, e andare. Volare.
La Strade Bianche è una corsa bellissima e con un grande albo d'oro, ed era normale che prima o poi Tadej la mettesse nel mirino. La conquista al quarto tentativo (dopo essersi piazzato al massimo al settimo posto l'anno scorso) e non si limita a vincerla, no, lui la travolge. Travolge tutto e tutti, con un'azione da 50 km, quella che al Mondiale di Imola gli sfumò strada facendo, ma per la quale al giorno d'oggi si dimostra più che adatto: come dire, "vedete quanti progressi ho fatto in un anno e mezzo?". Ne ha fatti sì, la sua traiettoria è in costante ascesa e il suo palmarès si arricchisce sempre più. Chissà dove potrà arrivare. Chissà quante giornate memorabili saprà regalarsi ancora, saprà regalarci. Una meraviglia disegnata sulla sagoma di un ciclista. Spettacolo puro.
Ma vediamo come sono andate le cose, nel dettaglio. Percorso più che garantito per la 16esima Strade Bianche, la più antica delle giovani classiche del ciclismo, 184 km per 11 settori di sterrato, un po' di assenze per motivi vari (su tutte i dominatori delle ultime edizioni, Mathieu&Wout), fuga partita immediatamente con 7 corridori a cui si sono poi aggiunti al km 22 Samuele Zoccarato (Bardiani-CSF) e Sergio García (Eolo-Kometa). I primi a muoversi erano stati Lilian Calmejane (AG2R Citroën), Davide Martinelli (Astana Qazaqstan), Edoardo Zardini (Drone Hopper-Androni), Simone Bevilacqua (Eolo), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty), Marco Brenner e Leon Heinschke (DSM), il vantaggio massimo dell'azione è arrivato a 4' dopo una quarantina di chilometri di gara, ma l'impeto degli attaccanti si è annacquato abbastanza presto, tanto che già ai -100 il margine è sceso intorno al minuto.
Perché citiamo i -100? Perché è stato il primo momento topico della gara: sullo sterrato 5 (Lucignano d'Asso) una ventata ha colpito trasversalmente il gruppo e ne ha buttato giù mezzo. In particolare Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl), nelle primissime posizioni, si è catapultato dopo aver incocciato nella bici di Stefano Oldani (Alpecin-Fenix) che gli era caduto davanti e ha dato una schienata clamorosa. Ma l'intera scena è stata alquanto dantesca, sparpaglìo tremendo, decine di corridori per campi, diversi di loro anche costretti al ritiro: tra gli altri Michael Matthews (BikeExchange-Jayco) che era all'esordio nella corsa, ma pure uno tanto esperto da averla pure vinta come Tiesj Benoot (Jumbo-Visma). E tra i caduti Tadej Pogacar (UAE Emirates), che però è stato lesto a rimettersi in sella, e Alejandro Valverde (Movistar), che ci ha messo un po' di più per ripartire.
Dopo il settore avevamo i primi (da cui si era staccato Martinelli) con poco più di mezzo minuto sui primi brandelli del gruppo (tra i più reattivi Jakob Fuglsang della Israel-Premier Tech), su cui via via ci sono stati però molti rientri. Alaphilippe, arrivato ad avere anche quasi due minuti di ritardo dal gruppo Pogacar, è riuscito a rientrare (con grande dispendio del compagno Mikkel Frølich Honoré, giustamente onorato dall'iridato) ai-76; poco dopo è arrivato pure Valverde: situazione ricomposta, insomma.
Intanto i fuggitivi perdevano pezzi ma in compenso riguadagnavano terreno: dopo il settore 6 (Pieve a Salti) ai -86 avevamo davanti solo 5 uomini ovvero Calmejane, Zoccarato, Van der Hoorn, Brenner e Heinschke; quest'ultimo si è speso molto per il compagno Brenner e in effetti - complice anche un po' di rallentamento dietro - la fuga ha ripreso respiro riportandosi a più di un minuto di margine. Era solo questione di tempo, e infatti gli attaccanti (di cui Heinschke, esausto, non faceva già più parte) sono stati raggiunti sul settore 8, quello spesso dirimente di Monte Sante Marie.
Il ricongiungimento è avvenuto ai -52, e Alaphilippe, decisamente ripresosi dalla precedente botta, è andato a presidiare le prime posizioni, proponendo un rinforzo dell'andatura; tutti i possibili favoriti sono avanzati in gruppo, ma il colpo di teatro l'ha proposto, a 50 esatti dalla fine, uno solo: Tadej Pogacar. L'ineffabile, inesorabile, aggiungeremmo ineguagliabile campione sloveno è partito su un tratto in discesa su cui ha preso qualche rischio ma dopo il quale si è ritrovato sul suo terreno, la (ri)salita, con qualche metro su Alaphilippe, Simon Clarke (Israel), Quinn Simmons (Trek-Segafredo) e gli altri. I quali, a quel punto, hanno pure provato a chiudere sull'attaccante, e anzi quasi quasi ci riuscivano, ma Tadej ha ripreso a mulinare anzi proprio a volare.
Rimbalzato Alaphilippe, l'unico che a quel punto ha seriamente tentato di rispondere è stato Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers) ma non c'è stato verso ragazzi, non c'è stato verso. Lo spagnolino si è consumato per provare a tenere il ritmo di quel matto ma la situazione all'uscita dal settore, ai -42, recitava: Pogacar primo, Rodríguez secondo a 36", Peloton terzo a 1'07". Corsa più che indirizzata, ma alla Strade Bianche tutto può sempre succedere.
Quel che è accaduto nel breve è stato che il vantaggio dello sloveno è aumentato, e dire che Movistar e Trek hanno iniziato a spendersi in maniera massiccia per riavvicinare il battistrada, ma al massimo hanno ripreso l'intercalato: quando Rodríguez è stato raggiunto ai -25, Pogi aveva 1'30". Insomma, come si può dire usando una circonlocuzione? Li stava demolendo. Tutti.
Il settore 9, Monteaperti ai -23, ha visto definitivamente eclissarsi le speranze di Alaphilippe: il Campione del Mondo si è sfilato, predisponendosi ad ammirare per qualche minuto (prima di optare per il ritiro) il meraviglioso panorama delle colline senesi e lasciando al compagno Kasper Asgreen il ruolo di capitano di giornata della Quick-Step; e in effetti il danese ha preso sul serio il ruolo, spingendo a fondo e portando via un gruppetto con Valverde, Simmons, Tim Wellens (Lotto Soudal) e Jhonatan Narváez (INEOS). Il ritardo dal primo ha preso a scendere, tornando intorno al minuto, ma l'impressione era che Tadej stesse semplicemente gestendo il tutto.
Ai -19 Wellens ha anticipato il settore 10, sentendosi passibile di essere staccato sul muro di Colle Pinzuto, e in effetti sullo sterrato è stato raggiunto dagli altri, tra i quali ancora Asgreen ha esibito una progressione che gli ha permesso di isolarsi all'inseguimento dello sloveno. Certo a Kasper restava da recuperare un minuto intero nei pochi chilometri rimanenti, programma di una certa vastità diciamo. L'ultimo settore, Le Tolfe ai -12, non ha cambiato l'inerzia della corsa, giusto Valverde (eterno!) è uscito dal gruppetto per portarsi su Asgreen, mentre dal gruppo emergevano Attila Valter (Groupama-FDJ) e Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), destinati a riportarsi sul gruppetto Wellens ai -5.
Pogacar, in totale controllo, si è goduto gli ultimi chilometri di gara, e il bagno di folla che lo attendeva per le strade senesi, arrivando in solitaria e abbracciando idealmente tutto il pubblico (tanto!) presente in Piazza del Campo. Bellissimo, bellissimo. Sulla rampa di Via di Santa Caterina Valverde ha staccato Asgreen ed è andato a prendersi un meritato secondo posto, fiondandosi sul giovane fuoriclasse per complimentarsi a viva voce e a caldi abbracci: ultima apparizione per Don Alejandro in questa corsa, sempre se non cambierà idea sul ritiro a fine stagione.
37" alla fine tra Pogacar e Valverde, a 46" è arrivato Asgreen e poi, sgranati via via, Valter a 1'07", Bilbao e Narváez a 1'09", Simmons a 1'21", Wellens a 1'25", Simone Petilli (Intermarché) a 1'35" (bel nono posto per l'italiano) e Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe) a 1'53". Che aggiungere? Che da domani ci si concentrerà sulle importanti gare a tappe marzoline, Parigi-Nizza in Francia e poi, partente lunedì, Tirreno-Adriatico dalle nostre parti, con Tadej che ci sarà e proverà ad aggiungere una perla al suo diadema in costruzione. Tante ne verranno ancora, questo è più che certo.