Carapazzo! E il Giro scopre il terzo incomodo
Richard Carapaz distanzia gli altri big sul San Carlo e arriva a Courmayeur con quasi 2': è la nuova maglia rosa con 7" su Roglic
Ci sono un bel po’ di sconfitti, e un solo nitido vincitore, a seguito della 3 giorni sulle Alpi Occidentali del Giro d’Italia: e quel vincitore è il Movistar Team, personificato da Richard Carapaz, corridore ecuadoregno che mercoledì compirà 26 anni e che arrivando al Giro senza grandi fanfare si ritrova oggi, dopo quasi due settimane dalla partenza, con due vittorie di tappa in saccoccia ed una maglia rosa del tutto inaspettata fino ad una settimana fa. La Movistar ha dimostrato che reagire alle sfortune è possibile, quando la gamba assiste. Carapaz e Landa in questi ultimi giorni hanno dimostrato di essere gli scalatori più in forma in lotta per il successo finale al Giro; la tappa odierna ha inevitabilmente (per ora) spostato le gerarchie a favore di un compagno di Landa, per l’ennesima volta, ma a questo giro il dualismo sembra più una virtù che un dispiacere: non sia mai che stavolta il basco riesca ad avere un merito nel portare un compagno al successo finale.
Gli altri, nella St. Vincent - Courmayeur, la tappa più breve e al contempo più ostica di questo Giro d’Italia, cercano di fare il loro gioco, ma dimostrano tutti di avere il fiato corto: Nibali attacca più per il puro spirito agonistico che lo contraddistingue che per una reale velleità, Roglic finisce la prova con un principio di crampi. Zakarin e Mollema pagano gli sforzi di Ceresole Reale e affondano, mentre Lopez, Majka e Yates, pur salvandosi oggi, hanno ampiamente dimostrato che il loro giro ormai verte sulla conquista di una tappa o di un piazzamento. E così via libera a Carapaz, che attacca una volta sola, e con la giusta misura sfrutta al massimo quei neanche 10 km di falso piano che alle volte, possono decidere un Giro.
Yates attacca già a Verrayes
Col suo profilo altimetrico senza respiro, la 14° tappa del giro si preannuncia molto combattuta, con la seconda salita a Verrogne come possibile miccia per gli attacchi importanti di chi è rimasto indietro nelle precedenti tappe. Ed invece la corsa esplode totalmente già nella prima ascesa verso Verrayes, 7 km all’8% di pendenza media, valutato come 2° categoria. Rompono il ghiaccio ai piedi della salita senza prendere il largo il vincitore di Pinerolo Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe) e “Lord of Bidons” Marco Haller (Katusha), ma devono subito arrendersi quando cominciano a muoversi gli scalatori, con Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) in testa, per portare via la fuga. Quando una 15ina di uomini comincia a scavare il solco, dal gruppo maglia rosa si muove con un doppio attacco Simon Yates (Mitchelon-Scott), scatenando l’immediata reazione di Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e Mikel Landa (Movistar), i quali si riportano assieme all’inglese sulla testa. Una situazione che costringe anche gli altri uomini di classifica, Nibali in testa, a muoversi in prima persona: accade così che al GPM, vinto dal solito Ciccone, scollini un gruppo di 25 unità, con un notevole solco scavato sugli altri contendenti. Una situazione tattica ingarbugliata, che si sbroglierà soltanto nel successo tratto pianeggiante attorno ad Aosta.
Si forma la fuga e il gruppo si ricompone
Sullo slancio del GPM si lancia nella discesa Damiano Caruso (Bahrain-Merida, e segnatevi questo nome oggi!) sperando di trovare collaborazione, ma i soli Pello Bilbao (Astana) e Hugh Carthy (EF Education First) si portano su di lui. Si vive un momento paradossale: tutti dal risicato gruppo vorrebbero andare in fuga, ma facendolo lascerebbero gli uomini di classifica da soli e quasi tutti senza gregari, soprattutto Roglic. Dopo 30 km di gara si seleziona un drappello: dentro ci sono Fausto Masnada e Mattia Cattaneo (Androni Giocattoli), Lucas Hamilton e Christopher Juul-Jensen (Mitchelton-Scott), Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Ivan Sosa (Team INEOS), e Andrey Amador (Movistar). Il resto del gruppetto inevitabilmente si rialza, attendendo il grosso del gruppo lanciato a tutta con gli uomini della Groupama in testa, arrivati troppo tardi per permettere ad Arnaud Démare di prendere preziosi punti al traguardo volate di Aosta.
Caruso e altri si riportano sulla fuga a Verrogne
Gli 8 di testa approcciano la salita a Verrogne con 2’30” di vantaggio sul gruppo, tornato a essere controllato dagli uomini della Jumbo-Visma con rare apparizioni degli UAE della maglia rosa Polanc. Approcciata la salita, in 4 si sganciano dal gruppo per portarsi all’inseguimento: Tony Gallopin ed Hubert Dupont (Ag2r – La Mondiale), Ion Izagirre (Astana) e ancora una volta, Damiano Caruso. Con la situazione in gruppo tranquillizzata, è questo inseguimento che caratterizza la salita di Verrogne, che si concretizza in discesa, a 60 km dal traguardo, con un vantaggio sul gruppo sostanzialmente immutato. Pochissimo altro succederà fino al Colle San Carlo: il terzo Gpm di Truc D’Arbe ed il TV di La Salle, praticamente una côte, si limitano a mettere acido nelle gambe dei corridori, mentre Ciccone passa prevedibilmente in testa a tutti i passaggi mettendo una seria ipoteca sulla classifica della maglia azzurra, dominata sin dalla prima tappa. Il vantaggio della fuga tende a calare, non consentendo ai fuggitivi di giocarsi la vittoria.
Nibali subito all’attacco sul San Carlo
La Bahrain-Merida decide di affrontare il Colle San Carlo con un piglio deciso: Antonio Nibali pensa a fare l’andatura, Vincenzo piazza l’attacco dopo il primo dei 10 km di scalata, a quasi il 10% di pendenza media. Primoz Roglic risponde subito a ruota, con Landa, Carapaz e Lopez che si fanno sotto poco dopo: il siciliano non va lontano, ma l’attacco contribuisce a separare il grano dal loglio. Jan Polanc, ad esempio, dopo la strenua difesa di Ceresole salta definitivamente: scortato da Conti, arriverà a 7’41 dal vincitore. Pagano anche Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin) e Bauke Mollema (Trek-Segafredo), per gli sforzi della tappa di ieri, e anche Simon Yates finisce per cedere il passo un’altra volta, mentre il gruppo viene trainato da un instancabile Damiano Caruso, rialzatosi dalla fuga che ormai comprende i soli Ciccone, Sosa e Cattaneo. L’abruzzese Ciccone sarà l’ultimo a desistere, non prima di aver staccato i compagni, a 3 km dalla vetta, dimostrando una gran gamba.
L’attacco decisivo è di Carapaz
Lopez, viste anche le difficoltà di Sivakov, decide di non essere da meno a Nibali e prova un allungo anch’egli, ai -30, senza successo. E anche Nibali ci riprova, ma la gamba del siciliano non permette di fare ulteriore selezione. Che comunque è avvenuta: a ruota di Caruso e Nibali, oltre ai già citati, sono rimasti i soli Rafal Majka e un inaspettato Joe Dombrowski (Education First), a fare le veci di un Tanel Kangert oggi alla deriva. Quando siamo a 2 km dalla vetta e la risoluzione della corsa sembra delegata ai km finali, Richard Carapaz sblocca la situazione, con una progressione che stavolta non vede la risposta né di Roglic, piuttosto affaticato negli ultimi metri di salita, né di Nibali. In breve tempo, l’ecuadoregno guadagna, arrivando a scollinare con 30” di vantaggio: Nibali cerca allora lo slancio della discesa, accelerando negli ultimi metri di salita per poi buttarsi a testa bassa con i soli Landa, Roglic, Majka e Lopez che riescono a restare a ruota.
Carapaz si scatena nel finale, Yates rientra e contrattacca
Il tentativo di Carapaz è in bilico sulla discesa del San Carlo: tra i tornanti Roglic dà il cambio a Nibali ed essendo anch’egli un ottimo discesista, riesce con le sue traiettorie a recuperare terreno all’atleta della Movistar, con un andatura che mette in seria difficoltà Lopez. La situazione si capovolge negli ultimi 9 km, in salita dapprima discreta al 6%, poi lieve verso Courmayeur: qui Carapaz dimostra di averne ancora tante e scatena i cavalli. Nelle retrovie Roglic invece si dimostra non disposto a tirare, timoroso di finire male. E così da dietro si comincia a rientrare: dapprima Simon Yates, bravissimo a gestirsi nella seconda parte del San Carlo, e Dombrowski, ai -7; poco dopo anche Sivakov, che così salva la maglia bianca, ed un incredibile Damiano Caruso, disposto ancora una volta a mettersi in testa al gruppo spendendo le ultime energie a disposizione. Ma il vantaggio di Carapaz vola, e supera il minuto; fiutato l’andazzo, è Nibali a sostituirsi a Caruso, mentre Yates, a 3 km dall’arrivo, si fionda in contropiede, per guadagnare insperati secondi. Finisce che Carapaz arriva al traguardo con 1’32” su Yates ed 1’54” sui restanti big, con Nibali che si aggiudica il terzo posto e relativo abbuono, mettendo in fila nell’ordine Majka, Landa, Lopez, Sivakov, Roglic, Dombrowski e Caruso a 2’01”. Lontanissimi gli altri: Davide Formolo giunge a 3’49”, Bauke Mollema a 4’04”, per tutti gli altri bisogna aspettare più di 5’.
Carapaz in rosa per 7”
Il vantaggio cumulato è tale da lasciare l’onere della maglia rosa sulle spalle di Carapaz, ovviamente primo ecuadoregno nella storia ad acquisire tale onore. Sono appena 7” a separarlo da Primoz Roglic: annullato in due giorni un ritardo di più di 3’. Vincenzo Nibali è adesso terzo ad 1’47”, seguito da Rafal Majka (2’10”), Mikel Landa (2’50”) e Bauke Mollema (2’58”). Jan Polanc resta in classifica, sesto a 3’29”, precedendo Pavel Sivakov a 4’55”; Simon Yates sale al nono posto a 5’28”, superando Miguel Angel Lopez ora decimo a 5’30”; Zakarin scende in undicesima posizione a 6’04”. E domani la classifica potrebbe ancora cambiare: la Ivrea-Como è praticamente un Giro di Lombardia soft, con Ghisallo, Colma di Sormano e Civiglio da affrontare.