Ah che bello Lafay, quelli in caccia non sanno far!
Victor sfugge alla tenaglia Jumbo-Visma e vince la seconda tappa del Tour de France. Wout van Aert è secondo e impreca. Ancora schermaglie tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, abbuoni interessanti per lo sloveno; Adam Yates resta in giallo
I suoi compagni dicono che nemmeno lui si renda bene conto di quanto sia forte, ma tra ieri e oggi ha dato un paio di discrete dimostrazioni: Victor Lafay ha 27 anni e ieri è stato l'unico a reggere (con Adam Yates) alla sfuriata di Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard sull'ultimo muro di giornata. Ragion per cui nessuno si è sorpreso di ritrovarlo oggi nel gruppetto buono selezionato dall'Alto de Jaizkibel, quello che tutti gli anni vediamo alla Classica di San Sebastián e che oggi si è offerto come scenario per i maggiori colpi tra i big del Tour de France 2023: una sfida ad alto livello finalizzata alla conquista di pochi secondi d'abbuono in cima.
Qualcuno in più si sarà però sorpreso di ritrovare Lafay all'ultimo chilometro, lanciato per riuscire là dove gli altri anticipatori seriali avevano fallito poco prima: si sa che quando c'è un gruppetto con qualcuno particolarmente veloce in volata (oggi quel qualcuno era Wout van Aert) parte la gara a chi prova a evadere prima dello sprint, e il destino comune di tutti gli evasori meno uno è il fallimento. Oggi quel “meno uno” è stato proprio il francese della Cofidis, uno dei tre della quota fissa transalpina presente nel drappello buono (David Gaudu c'era pure ieri; Romain Bardet oggi sì, ieri no; Thibaut Pinot ieri sì, oggi no).
Per Lafay è la quarta vittoria in carriera e la seconda stagionale dopo la Classic Grand Besançon Doubs; vince poco ma il primo successo risale al Giro d'Italia di due anni fa, insomma vince bene. Potrà vincere meglio, intanto vediamo se quest'anno riuscirà a portare a termine il Tour, cosa non riuscitagli nell'edizione del suo esordio, nel 2022.
La lotta tra Pogacar e Vingegaard continua a solleticare gli appetiti degli appassionati, i quali non vedono l'ora di assistere allo scontro sulle grandi salite, avendone assaggiato dei piccoli antipasti in questo Grand Départ basco; non dovranno aspettare tanto, perché ora - dopo due tappe da volata - arriveranno presto i Pirenei, che saranno affrontati mercoledì e giovedì e che peraltro non saranno che la prima delle quattro catene montuose previste in questa Grande Boucle. Avremo insomma di che saziarci…
Tour de France 2023, la cronaca della seconda tappa
Da Vitoria-Gasteiz a San Sebastián 208.9 km per la seconda tappa del Tour de France 2023, ancora tutto un su e giù per i Paesi Baschi prima che domani la Grande Boucle rientri in patria. Edvald Boasson Hagen (TotalEnergies) è stato il primo a scattare a 201 km dalla fine, e subito gli si è accodato Neilson Powless (EF Education-EasyPost); dopo due chilometri è arrivato pure Rémi Cavagna (Soudal-Quick Step), ed ecco che abbiamo messo insieme il terzetto dei fuggitivi di giornata. Intanto che i battistrada si costruivano un vantaggio massimo di 5' (che sarebbero stati toccati ai -130), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) precedeva Sam Welsford (DSM) e Bryan Coquard (Cofidis) al traguardo a punti di Leguito ai -168 (vinto da Boasson Hagen su Cavagna e Powless, ma si sa che quel che conta in questi casi è il piazzamento degli uomini veloci in gruppo).
Quel che è mancato ieri è arrivato oggi, un tratto tipico della regione, la pioggia. Caduta qua e là, per esempio sulla salita di Puerto de Udana, Gpm di terza conquistato ai -127 da Powless su EBH; lo statunitense partiva già in maglia a pois e ha ulteriormente rafforzato la leadership nella classifica degli scalatori prendendosi pure il punticino in palio sulla rampa di Aztiria ai -121 e, più avanti, i 2 su quella di Alkiza. A quel punto della corsa - 68 km alla conclusione - al comando erano rimasti in due: Cavagna si era infatti staccato proprio sulla salitella in questione, ai -71.
Dal gruppo poco da segnalare, qualche mezza caduta - Alexander Edmondson (DSM-Firmenich), poi Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) - e la UAE Emirates a tirare, in particolare con Mikkel Bjerg, mentre la selezione cominciava a marcarsi a spese delle ruote veloci. Ai -56 Matteo Trentin (UAE) è scivolare in curva sul bagnato proprio un attimo dopo essersi messo a tirare. In quel momento il vantaggio dei due fuggitivi ammontava a due minuti abbondanti. Bjerg si è rimesso in testa al gruppo e per un altro po' la questione è rimasta praticamente cristallizzata.
Ai -37, mentre da un lato Jonas Vingegaard (Jumbo-Vismo) lamentava un problema alla ruota anteriore, dall'altro si verificava una caduta innescata da Maxim van Gils (Lotto Dstny) che coinvolgeva il compagno Jasper de Buyst, Matthew Dinham (DSM) e in misura marginale Ben O'Connor (AG2R Citroën). Sull'Alto de Gurutze ai -34 è finita la fuga di Boasson Hagen, inevitabilmente staccato da Powless che ha proceduto da solo per un altro tratto, sperando di tenere fino al traguardo ma ben sapendo che così non sarebbe stato.
Lo statunitense ha preso lo Jaizkibel ai -25 con 1'30" sul gruppo nel quale la Jumbo ha cambiato nettamente marcia con una trenata pure troppo impetuosa di Nathan van Hooydonck. Dopo un breve turno in testa di Lawson Craddock (Jayco AlUla) e uno di Dylan van Baarle (Jumbo), la UAE ha ripreso in mano la corsa con Rafal Majka che ha riassestato l'andatura su un livello più alto. Powless è stato ripreso ai -19 (due e mezzo dalla vetta) da un gruppo ridotto a circa 20 unità e da cui mancavano tra gli altri Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) e Julian Alaphilippe (Soudal).
Il Gpm ai -16.5 riservava abbuoni di 8", 5" e 2" ai primi tre e questo ha indubbiamente influenzato un po' la corsa sulla salita simbolo della Classica di San Sebastián. A 600 metri la maglia gialla Adam Yates (UAE) ha incattivito ancora l'andatura ma in vista della volatina è stato il fratello Simon (Jayco) a partire ai 250 metri, seguito da Vingegaard e Tadej Pogacar (UAE), mentre Giulio Ciccone (Lidl-Trek), che era rimasto in zona per tutta la scalata, ha mancato di poco l'aggancio.
Sullo sprint (vinto da Tadej) pure Simon si è staccato, sicché per un pezzo di discesa abbiamo visto la solita coppia di rivali insieme, Pogacar e Vingegaard, e quest'ultimo come spesso capita non ha collaborato dato che dietro aveva un Wout van Aert scalpitante. Il gruppetto di circa 20 unità che si è formato alle spalle dei due favoriti del Tour ha annullato l'azione ai -12, quindi ai -10 è partito Pello Bilbao (Bahrain-Victorious) sull'ultimo tratto di discesa, più tecnico. La Jumbo si è incaricata di chiudere, lo spagnolo è stato ripreso ai 5.5 e contemporaneamente è scattato in contropiede Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), preso a sua volta ai -4.5.
Ai 3 km è stato il turno di Tom Pidcock (INEOS Grenadiers), il quale però era molto marcato, e infatti Van Aert e Ciccone gli hanno subito preso la ruota bagnandogli le polveri; ci ha provato allora Mattias Skjelmose (Lidl) ai 2.4, e di nuovo Wout è andato a tamponare la situazione. Nessun altro? Sì, ce n'era un altro pronto a partire, uno che già ieri si era fatto vedere in maniera sorprendente insieme ai più forti sulle salitelle intorno a Bilbao: Victor Lafay.
Il 27enne lionese è scattato da dietro alla flamme rouge dell'ultimo chilometro e ha subito fatto il vuoto. Wilco Kelderman (Jumbo) si è impegnato, poi ha dato il cambio al compagno Tiesj Benoot, ma non c'è stato niente da fare: il corridore della Cofidis, già a segno a Guardia Sanframondi al Giro d'Italia 2021, ha salvato per pochi metri la sospiratissima vittoria, esplodendo al traguardo in una gioia incontenibile, uguale e contraria al disappunto esibito da Van Aert che ha platealmente imprecato per l'ennesimo secondo posto della carriera.
Pogacar si è piazzato terzo e tra Jaizkibel e arrivo ha messo insieme 12" di abbuoni; alle sue spalle Pidcock, Bilbao, Skjelmose, e nel gruppo di 24 che è arrivato tutto insieme i due italiani presenti si sono piazzati 12esimo (Ciccone) e 13esimo (Alberto Bettiol della EF); chi ha perso tempo: 58" Louis Meintjes (Intermarché-Circus-Wanty), O'Connor e Guillaume Martin (Cofidis), 2'25" Juan Pedro López (Lidl) e Pinot, 6'26" Warren Barguil (Arkéa Samsic), 7' Dani Martínez (INEOS), 8'12" Aurélien Paret-Peintre (AG2R), Esteban Chaves (EF), Powless e Lutsenko.
In classifica resta primo Adam Yates inseguito a 6" da Pogacar e Simon Yates, a 12" da Lafay, a 16" da Van Aert, a 17" da Vingegaard e a 22" da un gruppetto aperto da Michael Woods (Israel-Premier Tech). Giulio Ciccone è in un secondo drappellone, 21esimo a 43". Domani, alla terza tappa del Tour de France 2023, arriva la prima chance per i velocisti, altra frazione lunghetta per gli stitici standard della Boucle. Si parte ancora dai Paesi Baschi, da Amorebieta-Etxano, dopo 134 km si varca il confine e il traguardo di Bayonne arriva dopo 193.5 km complessivi.