Rachel McKinnon è la prima donna transgender a vincere un titolo mondiale: applausi e attacchi online
13 ottobre, una data storica nel mondo del ciclismo: la canadese Rachel McKinnon infatti è riuscita a conquistare l'ambita maglia arcobaleno all'UCI Masters World Championships a Los Angeles, classificandosi campionessa del mondo Master su pista. Nulla di strano fin qui, si penserà, se non fosse che l'atleta è entrata nella storia del ciclismo per essere la prima donna transgender a vincere un titolo mondiale. Rachel McKinnon è infatti nata biologicamente un maschio a tutti gli effetti, ma si identifica come una donna transessuale.
Già dal 2004 è stata approvata la partecipazione alle Olimpiadi da parte di atleti transgender, purché fossero sottoposti a riassegnazione chirurgica del sesso e a terapia ormonale per due anni. Tre anni fa queste norme sono state mitigate rimuovendo l'obbligo dell'intervento chirurgico e impostando il livello di testosterone entro un certo limite per almeno i 12 mesi precedenti la prima competizione.
Mentre gli atleti impegnati nella transizione da donna a uomo possono liberamente partecipare alle gare maschili senza restrizioni, la situazione nel caso opposto è molto diversa e complicata, in quanto le atlete transgender vengono viste come avvantaggiate durante la competizione contro le avversarie (biologicamente donne).
Tuttavia negli ultimi anni, a seguito di spiacevoli episodi discriminatori, la parola d'ordine, nonostante polemiche varie, è apertura. Il CIO infatti ha rilasciato delle nuove linee guida in vista dei Giochi di Rio, destinate a scatenare probabilmente nuove critiche ma atte soprattutto a superarle. Tali linee guida sostengono infatti la libertà di partecipazione alle gare per le donne in origine biologicamente uomini e viceversa, dimezzando anche il livello massimo di testosterone consentito e volendo di fatto riempire un vuoto legislativo dovute al fatto che molte federazioni non possiedono normative nell'ambito del mondo LGBT e andando inevitabilmente a influenzare l'operato e l'impostazione anche delle Olimpiadi del 2020 in Giappone, un Paese in cui da sempre la discriminazione delle donne è stata molto sentita. Ciò inevitabilmente avrà delle conseguenze anche nei settori che ruotano intorno al mondo dello sport, per cui magari un atleta potrebbe ad esempio diventare maggiormente quotato rispetto ad altri sui siti di scommesse online come 888sport.
Da una parte quindi le vincitrici LGBT vengono acclamate e applaudite, dall'altra invece vengono criticate duramente, divenendo oggetto di lunghe e spinose polemiche, come è successo anche alla stessa McKinnon: la terza classificata infatti, in un tweet ha dichiarato come ingiusto il risultato della gara. La vittoria è stata quindi elogiata da molti, che si sono congratulati per la vittoria definendola come un "incredibile traguardo", e denigrata da altri, in quanto l'atleta possedeva un vantaggio per cui non avrebbe dovuto essere nemmeno ammessa alla competizione femminile: alcuni hanno infatti polemizzato sulla stazza della McKinnon, sostenendo la disparità fisica tra lei e le avversarie.
Esempi simili nella storia dello sport ve ne sono di diversi, come la pallavolista Tifanny Abreu, prima donna trans a partecipare alla Superliga brasiliana, che dominò la competizione e le statistiche del campionato, o la mezzofondista e velocista sudafricana Caster Semenya, campionessa che nel 2009 vinse i mondiali negli 800 metri femminili coronando un sogno che fu poi l'inizio di un incubo per le infinite polemiche che vi seguirono, i numerosi controlli e analisi a cui dovette sottoporsi, umiliazioni e duri giudizi che dovette subire e infine la sospensione imposta dalla federazione di atletica per essere un caso di iperandroginismo. La federazione poi le riconobbe le vittorie e la reintegrò nel mondo sportivo, tuttavia è innegabile che sulla campionessa tutto questo ebbe degli effetti psicologici importanti, per cui, come anche afferma la Semenya, fondamentale è stato il supporto di amici e parenti.
Insomma, la strada verso la totale integrazione è ancora lunga, ma le nuove linee guida del 2015 sembrano dare quei segni di apertura che prima o poi metteranno a tacere critiche e polemiche a favore di un panorama sportivo in cui nessuno viene escluso o discriminato.