Froome ingrandisce i possedimenti spagnoli
A Cumbre del Sol c'è la prima vittoria "su strada" per Chris nel 2017. La maglia rossa è sempre più forte, la Vuelta pare decisamente indirizzata
Proprio ieri scrivevamo che sarebbe ben buffo che Chris Froome dovesse pentirsi, da qui a qualche giorno, per le fughe lasciate andare all'arrivo alla Vuelta a España, e per i conseguenti secondi di abbuono non conquistati con le sue sempre più puntuali sparate nei finali garagistici della corsa spagnola, in quegli sprint in salita (o meglio: su rampa) nei quali da sempre eccelle ma che nella corrente edizione della Vuelta gli stanno dando la possibilità di rafforzare giorno per giorno una leadership che ora, arrivati quasi a metà corsa (9 tappe su 21), pare inattaccabile.
Poi le cose magari cambieranno nelle restanti due settimane di gara (o forse no), ma a esplorare il pianeta Vuelta da questo angolo di universo e in questo scorcio di storia umana, stasera non si troverà qualcuno che possa asserire con sicumera che Froome questa corsa la perderà. Perché proprio oggi, a Cumbre del Sol, il britannico non si è limitato ad allungare sugli avversari diretti, ma ha addirittura vinto la tappa, e questa è poco meno che una primizia dato si tratta della vittoria stagionale numero 1 su un traguardo di gara; la numero 2 se contiamo anche la classifica generale del Tour de France...
In un 2017 in cui la stitichezza di risultati (non di piazzamenti) l'ha fatta da padrona per quanto riguarda Froome, inizia a baluginare in maniera sempre più insistita l'immagine dell'allampanato inglese (o kenyano, o entrambi) che esulta a Madrid dopo averlo fatto a Parigi, accoppiando Tour e Vuelta in una combo mai riuscita ad alcuno da quando il terzo GT in ordine d'importanza lo è diventato anche in ordine temporale nell'arco della stagione; in parole spicce, da quando la corsa spagnola è stata spostata a fine estate. Il massimo finora era stato il primo-secondo di 12 mesi fa, risultato centrato proprio da... Froome. È chiaro che il ragazzo s'è messo in testa di farla propria, questa doppietta che di anno in anno si fa sempre più sentita.
Se Froome sorride e pregusta, sull'altro fronte, quello del "resto del mondo", e quindi quello in cui sono schierati anche Vincenzo Nibali e Fabio Aru, si mastica amaro. Perché oggi neanche il buon Alberto Contador dei giorni scorsi è stato all'altezza di Chris; quanto agli italiani di classifica, sapevamo che avrebbero patito in questa serie di tappe, e tutto va secondo pronostico, quindi teoricamente non ci sarebbe da spaventarsi. Solo che 15 secondi oggi, e 15 domani, e mettiamoci pure i 10 di abbuono che Froome a Cumbre non si è lasciato sfuggire, la somma si fa sempre più pesante. Il che non vuol dire che il podio non sia alla portata dei nostri, e non sia un obiettivo molto importante. Ma certo, lottare per la vittoria è un'altra cosa: riusciranno a farlo, a riaprire una Vuelta che al momento pare in via di chiusura? Inizieremo a scoprirlo già martedì.
Fuga a 10 e Cannondale a controllare
Nella nona tappa della Vuelta a España 2017, Orihuela-Cumbre del Sol di 174 km, abbiamo assistito a uno spartito un po' diverso da quanto visto nei giorni scorsi: più che altro per il fatto che non la Sky, che ha dimostrato nelle tappe precedenti di essere poco interessata a tenere a bada le fughe, ma la Cannondale-Drapac, si è impegnata a controllare che l'attacco del mattino (o meglio, del primo pomeriggio) non facesse troppi danni.
Erano partiti in 10 al km 18, ovvero Markel Irizar (Trek-Segafredo), Marc Soler (Movistar), Marco Haller (Katusha-Alpecin), Bert-Jan Lindeman (LottoNL-Jumbo), Tobias Ludvigsson (FDJ), Anthony Turgis (Cofidis), Lluis Mas e Diego Rubio (Caja Rural-Seguros RGA), Conor Dunne (Aqua Blue Sport) e Ricardo Vilela (Manzana-Postobón). Il massimo vantaggio che gli attaccanti sono riusciti a costruire nella loro fase di lancio è stato di 2'55", limite toccato al km 60 e a 114 dal traguardo. Dopodiché i verdi di Vaughters hanno aumentato l'andatura nel plotone, e il drappello di battistrada è stato congelato lì, tenuto a distanza di sicurezza.
Come mai tanto attivismo da parte del team americano? La risposta va ricercata nella notizia esplosa ieri sera come una bomba, ovvero il tangibile rischio di chiusura del sodalizio a fine stagione a causa del venir meno di un importante sponsor. Una mazzata sulla squadra, i cui componenti sono stati dichiarati (dallo stesso general manager Jonathan Vaughters) liberi di trattare e accordarsi con altre formazioni. E la reazione d'orgoglio è parsa a tutti naturale: provare a vincere una tappa, se non con un rappresentante in fuga, puntando su Michael Woods, che ha più volte dimostrato di essere a proprio agio su pendenze come quelle di Puig Llorença (la salita - da affrontare due volte - dell'arrivo di Cumbre del Sol). Oppure, interpretazione alternativa: semplice product placement. "Esponiamo la mercanzia", in vista dei saldi di fine stagione...
La prima scalata al Puig Llorença lancia Soler e Ludvigsson
Nella dialettica fuga-Cannondale, l'elastico si è pure allungato, dopo metà tappa, dato che sul leggero falsopiano dopo la città di Altea, i 10 al comando si sono evidentemente spesi di più di quelli che inseguivano, e sono riusciti a riguadagnare qualche decina di secondi, portandosi a +3'21" (nuovo vantaggio massimo, a 77 km dal traguardo), dopodiché le cose hanno ripreso ad andare secondo natura, col plotone che ha ricominciato a rosicchiare secondo su secondo. Plotone di cui da qualche chilometro non faceva più parte Jens Debusschere (Lotto Soudal), caduto e ritiratosi.
La prima scalata all'Alto de Puig Llorença era prevista tra i -45 e i -42. Ci si è arrivati col gruppo a 1'40" dai primi, e con la Sky e la BMC che hanno preso il comando delle operazioni, rilevando la Cannondale. La selezione è stata immediata davanti, Mas l'ha subito messa sul piano del corpo a corpo, chiamando la risposta di Ludvigsson e di Vilela; a metà salita Soler - che era rimasto poco dietro rispetto ai primi - si è riportato sui battistrada, e il suo arrivo ha aumentato il livello dello scontro, visto che proprio lo spagnolo della Movistar ha allungato con Ludvigsson; i due hanno scollinato insieme con più di 20" su Vilela e Mas; il gruppo è passato a 1'45" dopo aver scalato con ritmo regolare l'Alto. Tanto regolare da aver perso qualcosina rispetto ai primi, che invece si davano battaglia.
Dopo la discesa un estemporaneo tentativo di Romain Bardet (AG2R la Mondiale) è durato lo spazio di un chilometro, dopodiché la Cannondale-Drapac è tornata a monopolizzare le prime posizioni del gruppo, e, a 30 km dal traguardo e con 90 secondi da recuperare a Soler e Ludvigsson, non restava da fare molto più che attendere il secondo e decisivo approccio al Puig Llorença.
La seconda scalata consacra la Vuelta di Froome
Gli ultimi due superstiti della fuga sono stati ripresi a 6 km dall'arrivo (Soler ha tirato qualche metro in più), dopodiché eravamo già in zona seconda scalata all'Alto de Puig Llorença. La Cannondale, che tanto aveva fatto tutto il giorno, si è fatta da parte (avendo in effetti esaurito tutti i gregari), lasciando le prime posizioni alla Sky (ma anche ad altri, tra cui la Bahrain Merida). Sulle prime rampe dell'Alto c'è subito stato un attacco di Romain Bardet (AG2R) ed Enric Mas (Quick-Step Floors); poco dopo, a 3.3 km dalla fine, sui due si è portato Richard Carapaz (Movistar), il quale ha pure rilanciato in contropiede ai 2-8 km.
L'ecuadoriano è arrivato ad avere 9" sul gruppo tirato dagli Sky, ma poi è stato raggiunto da Bardet, che a sua volta era stato ripreso dal plotone ma era ripartito quasi subito all'assalto. Il francese ha superato Carapaz a 1.9 dalla fine, ma dopo 500 metri la sua azione è stata definitivamente annullata. Le trenate di Mikel Nieve preparavano il terreno a uno scatto di Chris Froome, ma prima della maglia rossa si è mosso David De La Cruz (Quick-Step), il quale non ha fatto altro che sollecitare la risposta del capitano Sky: puntuale, l'inglese è partito ai 500 metri, aveva alla sua ruota Alberto Contador ma stavolta il capitano della Trek-Segafredo non è stato in grado di tenere il ritmo del rivale, si è guardato attorno per vedere se qualcuno andava a chiudere in luogo suo, e ha visto che Esteban Chaves (Orica) si stava muovendo insieme all'atteso (visto il lavoro del suo team) Michael Woods.
Il duo americano ha praticamente ripreso Froome ai 250 metri, ma qui Chris non ha avuto tentennamenti e subito è ripartito forte; Chaves ha sputato l'anima per non perdere contatto, ma il terzo affondo dell'avversario, ancora ai 50 metri, gli è stato fatale.
Froome ha così vinto con 4" su Chaves e 5" su Woods; gli altri erano comunque vicini (non c'era stato lo spazio per fare grosse differenze), e sono arrivati alla spicciolata, tra un buchetto e l'altro: a 8" Wilco Kelderman (Sunweb) e Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin); a 12" Contador, De La Cruz e Sam Oomen (Sunweb); a 14" Nicolas Roche (BMC) ha preceduto - con lo stesso distacco - Vincenzo Nibali, che chiude la top ten; poco dietro, a 17" Fabio Aru (Astana), a 19" Tejay Van Garderen (BMC) e Miguel Ángel López (Astana).
Chris Froome rafforza ovviamente la propria leadership, ora guida la classifica con 36" su Chaves, 1'05" su Roche, 1'17" su Nibali, 1'27" su Van Garderen, 1'30" su De La Cruz, 1'33" su Aru, 1'52" su Woods, 1'55" su Adam Yates (Orica), 2'15" su Zakarin, 2'31" su Kelderman, 3'04" su Oomen, 3'32" su Contador (tredicesimo).
Domani si osserverà il primo giorno di riposo, dopodiché si ripartirà martedì 29 con la decima tappa, Caravaca-Alhama de Murcia, 165 km con l'impegnativo Collado Bermejo nel finale, prima di 20 km di discesa verso il traguardo.