Sugli sterrati del Tour tanto fumo e poco arrosto. Vingegaard pompiere, festeggia Turgis
Evenepoel e Pogacar attaccano a più riprese ma Jonas mette la sordina a tutti i tentativi. Roglic si salva dopo tanta fatica. Fuga all'arrivo, Anthony batte Tom Pidcock
Ci aspettavamo un po' più di brividi da questa nona tappa del Tour de France, la strombazzatissima frazione degli sterrati che ci ha semmai ricordato un assunto importante: non è la mancanza di asfalto in sé a creare selezione, quanto la difficoltà del percorso. La Strade Bianche è famosa per le… strade bianche… appunto, ma sono le salite disseminate sul suo percorso a ridurre il gruppo a brandelli.
Quelle salite(lle) che non mancavano oggi sui 199 km da Troyes a Troyes, per carità, ma troppo lontane dal traguardo; in una tappa la cui ultima parte favoriva i ricongiungimenti o perlomeno rendeva difficile per tutti attaccare. E se diciamo per tutti, è così: perché se non ci riesce nemmeno Tadej Pogacar a fare la differenza significa che il terreno, oggettivamente, non c'era.
E sì, perché lo sloveno ci ha provato, sugli ultimi sterrati, ma non ha staccato i rivali; e prima ci aveva provato Remco Evenepoel, in maniera ancor più convinta (ma su una salitella: taaac!), e in quel caso l'azione avrebbe potuto avere fortuna, se anche Jonas Vingegaard - e non solo Tadej Pogacar - avesse collaborato col belga. Entrambi, Jonas e Tadej, erano rientrati (su spinta di quest'ultimo) su Remco quando mancavano alla fine qualcosa meno di 80 chilometri.
In un attimo il terzetto si era riportato sulla fuga, ma capìta l'antifona Remco si è rialzato, pure Tadej e Jonas, la fuga è andata via di nuovo, e i tre son tornati mesti in gruppo. Evenepoel ha scosso a lungo la testa, perché proprio non si capacitava di come il campione uscente del Tour non si degnasse di dare un cambio a un'azione così importante.
Vingegaard ha fatto bene a non alimentare l'attacco di Remco
Ma Vingegaard ha le sue ragioni. Si sentiva probabilmente inferiore sullo specifico dello sterrato, ma più in generale i fatti del Galibier gli hanno lasciato addosso la sensazione di non avere watt sufficienti per contrastare Tadej e - chissà, se in prospettiva il danese stesso dovesse calare un po' - forse nemmeno Remco.
Ragion per cui ci sta che Jonas abbia un po' di timore reverenziale in questa fase di Tour. Ora ha una settimana - più o meno - inframmezzata dalle sole difficoltà del finale di Le Lioran mercoledì (difficoltà che uno come lui dovrebbe passare in cavalleria), per salire (se gli è possibile) di condizione prima delle prossime montagne, i Pirenei a partire da sabato. Lì sarà già un altro Tour, ma arrivarci senza essersi tirati il collo in maniera esagerata (quindi: bando agli attacchi di 80 chilometri…) e magari senza essersi esposti a ulteriori rovesci, è più sano, dal punto di vista della maglia gialla 2022-2023.
Riguardo a Evenepoel, ottima attitudine e soprattutto ci ha ricordato che a lui potrebbe bastare un terreno appena accidentato per inventare una manovra potenzialmente esplosiva, il problema è che in questo Tour non sono tante le tappe trabocchetto, e una era proprio quella di oggi, passata - come s'è capito - in cavalleria. Però bello, un Remco così battagliero.
Così come bello è il Tadej che non manca mai di provarci, di regalare un tentativo almeno al pubblico se non alla possibilità di guadagnare ancora terreno. Non così bello invece Primoz Roglic, che può ben dire di essersi salvato oggi, su un terreno evidentemente non amico come lo sterrato, in cui gli è mancata un pizzico di esperienza (per prendere davanti tutti i settori a partire dal primo) a cui ha dovuto sopperire con un surplus di lavoro - nei panni del gregario di se stesso - per chiudere il buco che in un paio di occasioni si è formato tra lui e gli altri tre supereroi di questo Tour.
Turgis, vittoria che corona una carriera solida
Non sarà - infine - un supereroe, ma Anthony Turgis oggi ci si è proprio sentito: quest'anno ha compiuto 30 anni e alla sua carriera, solida, bagnata da qualche affermazione in gare secondarie e costellata di tanti piazzamenti e tante belle prestazioni in particolare nelle classiche del nord, mancava il successo da urlo. La tappa degli sterrati del Tour de France: più urlo di così, per lui, non poteva esserci. Battendo tra l'altro Tom Pidcock, che su certi terreni ci ha costruito una bella parte della sua carriera.
Prima vittoria per un ProTeam (la TotalEnergies) in questo Tour in cui c'è però la tendenza a veder festeggiare le piccole squadre, dall'Arkéa di Vauquelin a Bologna alla Intermarché del doppio Girmay di Torino e Colombey, non evitando di citare anche l'Astana di Cavendish a Saint-Vulbas (squadra che fu grande ma che oggi è nei fondali dei ranking e dei budget World Tour). E non è che la DSM di Bardet a Rimini e la Jayco di Groenewegen a Digione siano tra i più grossi sodalizi del ciclismo attuale.
Per cui la tendenza è quella di un Tour in cui gli squadroni stanno un po' a guardare e lasciano spesso il proscenio alle formazioni meno corazzate. Non un trend su cui basare chissà quale teoria, ma per una volta è anche bene che ci sia una sorta di redistribuzione: se non dei fondi a disposizione, quantomeno delle vittorie alla Grande Boucle.
Tour de France 2024, la cronaca della nona tappa
Partenza e arrivo a Troyes, 199 km da coprire e soprattutto 14 settori di sterrato (per un totale di 32 km), l'ultimo ad appena sei dal traguardo. La nona tappa del Tour de France 2024 era questa ed è stata preceduta da un omaggio al povero André Drege, ciclista norvegese morto ieri al Giro d'Austria: la Uno-X Mobility, squadra dello stesso paese dello sfortunato corridore, si è presentata sulla linea di partenza con cinque minuti d'anticipo rispetto agli altri team, e ha catalizzato intorno a sé qualche minuto di raccoglimento.
Subito dopo è esplosa la corsa, immediatamente: attacchi a ripetizione sin dalla partenza, variegati tentativi di fuga, ma il gruppo ha ricondotto tutto sotto il proprio controllo dopo 39 km di anarchia. In contropiede sono partiti allora in dieci: Elmar Reinders (Jayco-AlUla), Jasper Stuvyen (Lidl-Trek), Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Maxim van Gils (Lotto Dstny), Derek Gee (Free Palestine), Oier Lazkano e Javier Romo (Movistar), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) ed Anthony Turgis (TotalEnergies).
Il primo sterrato era dietro l'angolo (ai -152), e lì sono partiti diversi contrattacchi dal gruppo. I primi a uscire sono stati Axel Zingle (Cofidis) e Alex Aranburu (Movistar), che poi si sarebbero portati sui primi ai -144. Intanto sono scattati anche Davide Ballerini (Astana), quindi Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) e Ben Healy (EF), e ancora Clément Russo (Groupama-FDJ) e Arnaud De Lie (Lotto). Altri uomini sono emersi sulla Côte de Bergères (Gpm di quarta categoria ai -147, vinto da Vermeersch), tra questi Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL), mentre Pidcock e Healy prendevano e saltavano Ballerini.
Powless si è rialzato dal primo gruppo ai -136 per dare una mano a Healy a rientrare, detto fatto i due EF (sempre con Pidcock) si son riportati davanti ai -133; anche dietro si coagulavano gruppetti: Bardet, Ballerini, Russo e De Lie si sono riunificati tra di loro e coi sopraggiungenti Stefan Küng (Groupama), Jake Stewart (Free Palestine) e Magnus Cort (Uno-X); più indietro c'erano altri uomini che però sarebbero stati preso ripresi dal plotone.
Roglic vede le streghe sul secondo sterrato
Sulla Côte de Baroville (quarta categoria col Gpm ai -129 vinto da Aranburu), salitella in sterrato, il primo colpo di scena di giornata: la Visma-Lease a Bike ha preso in mano la situazione, accelerando nettamente; l'esito è stato che Primoz Roglic (Red Bull-BORA-Hansgrohe) si è fatto cogliere tra la sorpresa e l'intruppato e ha perso contatto: e si fa presto, in mezzo a una coda del gruppo piena di piedi a terra (tipo il Koppenberg, questa Baroville…), a ritrovarsi a 20-30". Intanto c'era selezione anche tra i primi (out Powless e Reinders), e pure tra gli altri: De Lie ha abbandonato qui le sue ambizioni di fare risultato.
Il gruppo maglia gialla, a un paio di minuti dai battistrada (a cui aveva concesso al massimo 2'30" poco prima), è uscito dal secondo sterrato molto ridotto, circa 25 unità, tra cui due italiani, Giulio Ciccone (Lidl) e Gianni Moscon (Soudal Quick-Step), prezioso supporto per Remco Evenepoel. Una fase della tappa interlocutoria e punteggiata solo dallo sprint intermedio di Fontette ai -115 (vinto da Turgis) ha permesso che le distanze si riducessero, e che Roglic rientrasse (proprio al traguardo volante) sul gruppo Pogacar. Tirando peraltro in prima persona e facendo così staccare i compagni Matteo Sobrero e Bob Jungels: intelligente gestione della squadra? Uhm…
Va da sé che c'erano altri corridori ancor più in difficoltà di Roglic, che sarebbero rientrati più avanti (o che non ce l'avrebbero fatta proprio): nomi come Santiago Buitrago (Bahrain), Felix Gall (Decathlon), Laurens De Plus e Geraint Thomas (INEOS) - questi sarebbero rientrati - o ancora Richard Carapaz (EF) e Simon Yates (Jayco) - questi no. Ai -110 il gruppo ha ripreso il drappello Bardet a 1'50" dai battistrada.
Vingegaard costretto a cambiare bici, a Tadej scappa la gamba
Il terzo sterrato di giornata (o il 12, data la notazione a ritroso simil-Roubaix) prevedeva una salitella lungo lo Chemin des Hautes Forêts ai -102; Lazkano si è staccato dai primi, invece il gruppo è stato messo in fila dalla UAE Emirates di Tadej Pogacar; Jonas Vingegaard (Visma) ha avuto un problema meccanico e si è preso al volo la bici di Jan Tratnik, sacrificato ad aspettare l'ammiraglia. Il danese non avrebbe più cambiato bicicletta fino alla fine. Il margine tra i fuggitivi e il gruppo calava vistosamente (40" ai -100).
Sulla Côte de Val Frion (Gpm di quarta categoria ai -94 vinto da Lutsenko) Vermeersch si è staccato dai primi, intanto si moltiplicavano le notizie di problemi meccanici: tra gli altri, noie per Jasper Philipsen (Alpecin) e Küng.
Ai -90 Tadej Pogacar in prima persona si è messo davanti in uscita dal quarto sterrato, creando addirittura un buco tra sé e gli altri; i primi a rientrare su di lui ai -88 sono stati Remco Evenepoel e la coppia Visma Christophe Laporte-Matteo Jorgenson; per ovvie ragioni questi due non hanno collaborato, anzi Laporte si è direttamente rialzato per andare a scortare Vingegaard nel gruppo dietro, tirato nell'occasione dalla INEOS.
Anche Remco e Tadej, tutto sommato, hanno pensato che fosse un po' troppo presto per fare azzardi, e allora hanno rallentato anche loro rimettendo la palla al centro. Ma era solo questione di pochi minuti e poi li avremmo rivisti.
Il momento topico: Remco attacca, Tadej e Jonas rispondono
Pidcock ha vinto il Gpm della Côte de Chacenay ai -78, posto in cima a una salitella in sterrato. E proprio nell'approssimare la cima Evenepoel ha estratto un notevole coniglio dal cilindro, scattando e avvantaggiandosi; Vingegaard ha accennato a inseguire il belga, poi ha desistito, allora è stato Pogacar a scattare e a riportare ai -76 sulla maglia bianca del Tour se stesso e Jonas, bravo a prendere la ruota slovena.
In breve il pregiatissimo terzetto ha raggiunto i fuggitivi, destabilizzando il drappello e poi decidendo di rialzarsi, dato che Vingo non aveva intenzione di collaborare all'azione; Remco ha passato la successiva mezz'oretta (mezz'ora più, mezz'ora meno) a scuotere la testa contrariato: lui avrebbe tanto voluto insistere in quell'attacco! Altro pericolo scampato da Roglic, che si era ritrovato in un attimo a oltre 20" dai tre rivali, prima che quelli desistessero.
Al comando - nella fase di destabilizzazione - si erano intanto portati Gee, Stuyven, Lutsenko, Pidcock e Healy; al contrario Van Gils, Zingle, Aranburu, Romo e Turgis, lasciatisi irretire dai tre big, avevano perso il trenino buono. Però Romo si è messo a piena disposizione di Aranburu, e grazie al suo sacrificio i due Movistar, con Turgis al traino, hanno riagguantato i primi ai -58, proprio all'ingresso del difficile settore 8, da Thieffrain a Magnant, quasi 4 km molto complicati. Il loro margine era nuovamente salito oltre il minuto.
Ai -57, poco dopo essere entrato nel settore, Remco ha avuto una sorta di salto di catena che l'ha fatto rimbalzare molto indietro nel gruppo che intanto si sfilacciava tutto dato che in questa fase era un certo Wout van Aert (Visma) a tirare; per Evenepoel l'inseguimento è stato impegnativo, benché salvifico per gente come Gall o Enric Mas (Movistar), che si erano trovati in difficoltà e si sono accodati alla belva fiamminga per riportarsi sotto.
Tra i primi Lutsenko ha messo tutti alla frusta, ma in uscita di settore ai -54 è stato Stuyven a prodursi in un allungo. Schermaglie. Brutti cinque minuti invece per Aleksandr Vlasov (Red Bull), che ai -50 si è arrotato con qualcuno ed è piombato pesantemente sull'asfalto e poi, di rimbalzo, in un fossetto laterale che correva lungo la strada. Per fortuna il russo ha potuto riprendere, sebbene piuttosto insanguinato.
Il gruppo ha abbassato i giri in qualche modo, ma proprio mentre era di nuovo a tirare Van Aert (superata una fase di impasse sulla salitella del settore 8) ha rifatto capolino davanti Mathieu van der Poel (Alpecin), che nei primi chilometri era stato tra quelli che tentavano di andare in fuga. Il Campione del Mondo è andato dietro a un allungo di Michael Matthews (Jayco) e David Gaudu (Groupama) ai -42, così come hanno fatto la maglia verde Biniam Girmay (Intermarché), Rui Costa (EF), Jakob Fuglsang (Free Palestine) e Rasmus Tiller (Uno-X), a formare un drappello di 7 che si proponeva di rimettere nel mirino gli 8 superstiti in fuga, i quali avevano sempre il solito minutino da difendere.
Il tentativo di Pogacar mette pepe ma evapora presto
Ai -22, sul settore 4, proprio quando avevamo rinunciato all'idea di vedere chissacché da parte dei big, è arrivato l'attacco di Tadej Pogacar. Laporte ha risposto a tono, meglio ancora ha fatto Matteo Jorgenson, e in generale il gruppo s'è frantumato sull'azione dello sloveno, che poi ha provato a dare seguito sull'immediatamente settore 3 ai -21; all'ingresso del quale, Jorgenson si è fermato per aspettare Vingegaard che intanto arrivava da dietro, lanciato a sua volta da Laporte. Evenepoel era appena dietro, insieme a Laporte e ai luogotenenti di lusso di Tadej, João Almeida e Juan Ayuso.
Sullo sterrato, ai -20, Jorgenson ha operato il non facile ricongiungimento con la locomotiva gialla, che ha continuato a guadagnare su Remco finché non ha capito che non era il caso di svenarsi dato che i due Visma si guardavano bene dal collaborare. Sicché ai -18 Evenepoel (su cui nel frattempo si erano riportati un po' di altri uomini di classifica, come Roglic o gli INEOS con Carlos Rodríguez ed Egan Bernal) è rientrato. Di nuovo, tutto da rifare.
Dato che tra i big trionfava l'attendismo, Pello Bilbao (Bahrain-Victorious) ha tentato un'evasione ai -15, scarso agio per lui; negli stessi istanti Lutsenko provava a più riprese a staccare i compagni di fuga, mentre il gruppetto Van der Poel continuava a navigare - a circa mezzo minuto - a metà strada tra i primi e il gruppo maglia gialla.
Ai -11, in contropiede su Gee e Lutsenko, è stato Stuyven a prendere l'abbrivio giusto: il belga della Lidl-Trek ha spinto a fondo per prendere pochi secondi, nemmeno dieci, che poi avrebbe provato a tenere fino alla fine, lui abituato a imprese di questo genere.
Pogacar si è concesso un estremo tentativo di allungo sull'ultimo settore di sterrato, a Briel-sur-Barse ai -9, ma non è riuscito a fare la differenza; ancora ha forzato ai -7, ma ormai il terreno non era più tanto amico di attacchi, per cui la maglia gialla ha rimesso in tasca la vis pugnandi e si è predisposta mentalmente al giorno di riposo.
Il giorno indimenticabile di Anthony Turgis
Restava da assegnare un sospirato successo di tappa: Stuyven ha tenuto finché ha potuto, ma dietro non aveva dei bimbi in triciclo, sicché - fra una strappata di Gee, una di Healy e una di Lutsenko - alla fine sono riusciti a riprenderlo, a 800 metri dal traguardo. Subito l'irlandese pazzerello è partito in contropiede ma non ha staccato nessuno. Lutsenko e Gee, praticamente in contemporanea, hanno provato ad anticipare lo sprint ai 300 metri, Aranburu ha cercato di dire la sua, ma più forte di tutti è uscito Turgis al centro.
Pidcock ha provato fino alla fine a contendere il successo al francese ma non c'è stato verso: primo Anthony, secondo Tom, terzo Gee; e poi Aranburu, Healy, Lutsenko, Romo a 12", Stuyven - sfiduciato nei confronti della vita - a 18". Girmay ha vinto lo sprint del secondo gruppetto (a 1'17") su Matthews e Van der Poel, Pascal Ackermann (Free Palestine) quello del gruppo maglia gialla (formato dalla fine da una cinquantina di unità) a 1'46" dai primi.
Gee si consola con un bel balzo in classifica, +5 posizioni dalla quattordicesima alla nona a 4'02" dalla maglia gialla Tadej Pogacar. Prime posizioni invariate, con 33" tra lo sloveno ed Evenepoel, e poi 1'15" su Vingegaard, 1'36" su Roglic, 2'16" su Ayuso, 2'17" su Almeida, 2'31" su Rodríguez, 3'35" su Mikel Landa (Soudal), ottavo. La top ten è chiusa da Matteo Jorgenson a 4'03", Giulio Ciccone (Lidl) perde una posizione ed è 14esimo a 5'35".
Domani il Tour de France 2024 vivrà il suo primo giorno di riposo in quel di Orléans. Si riparte martedì per l'appunto dalla città di Giovanna d'Arco alla volta di Saint-Amand-Montrond, per quella che dovrebbe essere la quinta volata di questa Grande Boucle.