Il caso Toon Aerts e le malinconie natalizie
Positivo al Letrozolo al primo test un anno fa, negativo alle controanalisi. L'UCI vuole lo stesso squalificare per due anni il crossista belga che però urla la propria innocenza e chiede l'analisi del capello. Qualcosa nell'antidoping va rivisto
Per quanto mi riguarda le feste natalizie sono sempre strani giorni in cui si mescolano sentimenti contrastanti. La gioia degli affetti, la festa, i regali, la buona mangiata, ma anche la malinconia per chi non c’è più, quel senso di obbligo, quei milioni di “a te e famiglia” formali e, ammettiamolo, anche tanta noia. Fortunato è l’appassionato di ciclismo, perché puntualmente attorno alle feste natalizie si concentrano molti appuntamenti della stagione di ciclocross. Mai come quest’anno abbiamo avuto uno spettacolo così appassionante, coinvolgente ed emozionante.
Eppure, come ogni Natale che si rispetti, anche il ciclocross ha la sua nota malinconica. Chi lo segue abitualmente avrà già intuito che mi riferisco al caso di Toon Aerts. Il talentuoso ciclocrossista belga, capace più volte di gareggiare alla pari dei mostri sacri, Mathieu van Der Poel, Wout van Aert e Tom Pidcock, non ha potuto contribuire allo spettacolo di questi giorni. La ragione è che nel febbraio 2022, qualche giorno prima del campionato del mondo a Fayetteville, in Arkansas, Toon Aerts risultò essere positivo ad un controllo anti-doping.
La sostanza incriminata è il Letrozolo. Tale farmaco squilibra l’assetto ormonale a favore degli ormoni androgeni, come il testosterone. Il Letrozolo, usato nella terapia dei tumori estrogeno sensibili come il carcinoma della mammella nelle donne in post-menopausa, è incluso nella lista WADA (World Anti-Doping Agency) delle sostanze proibite; in particolare è incluso nel capitolo S4: ormoni e modulatori metabolici. Forse, ma con buona probabilità, il capitolo più interessante ed attuale di tutta la lista.
Il Letrozolo è un inibitore della aromatasi (S4.1 Prohibited WADA List). Normalmente gli estrogeni vengono prodotti dalla conversione degli ormoni androgeni ad opera di un enzima, la aromatasi appunto. Bloccando quindi questo enzima si blocca di conseguenza la conversione degli androgeni (tra cui il testosterone) avendo dunque un secondario aumento di questi ultimi. Inoltre la stessa sostanza, se associata a steroidi anabolizzanti, potrebbe prevenire la formazione di estrogeni, riducendo gli effetti femminilizzanti di quest’ultimi.
Il Letrozolo, come tutti i farmaci anti-tumorali, può presentare numerosi effetti collaterali: vampate di calore, sudorazione elevata, osteoporosi con rischio di fratture ossee, cefalea, astenia, ipercolesterolemia, capogiri, arrossamenti, rush e desquamazione cutanea, lieve ittero, dolori precordiali, visione offuscata, dolori articolari e muscolari, nausea, vomito, diarrea, infezioni tratto urinario, edemi, persino ictus e alopecia. Insomma, un farmaco che per essere somministrato deve avere una forte giustificazione medica.
Toon Aerts è risultato positivo al Letrozolo solo al primo controllo, mentre la controanalisi è stata negativa. Il corridore, supportato dal suo staff, afferma di non aver mai fatto uso di questa sostanza, Toon stesso sostiene che non ne conosceva neppure l’esistenza. Giustifica la positività come certamente dovuta ad una contaminazione, “al 100%” come afferma Yannick Prévost, il manager del ciclocrossista. Lo stesso manager aggiunge: “Sospettiamo la fonte della contaminazione, ma questa non è ancora stata confermata”.
Un’altro punto controverso è che la lettera da parte dell’UCI di proposta di due anni di sospensione arriva (nei giorni scorsi) solo 11 mesi dopo il riscontro della positività. Tempi così lunghi sono inaccettabili, la carriera sportiva di un atleta è in genere corta, concentrata in pochi anni; sono necessari tempi più brevi. È vero anche che nel caso specifico Aerts avrebbe potuto gareggiare fino alla sentenza, ma l’atleta ha deciso di auto-sospendersi dalle competizioni per preparare la propria difesa.
Il caso di Toon Aerts presenta aspetti interessanti che meritano di essere discussi e su cui è possibile aprire una riflessione che può essere utile in futuro. Fa specie osservare che la positività alla medesima sostanza di altri atleti ha portato a tempi di squalifica differenti. Ad esempio, la tennista Sara Errani ha ricevuto inizialmente 2 mesi di squalifica, poi incrementati a 10 dopo che la NADO aveva fatto ricorso al TAS di Losanna. 24 mesi contro 10 mesi, la differenza è troppo significativa, perché?
La difesa della tennista italiana è stata simile a quella di Toon Aerts, una involontaria assunzione della sostanza dovuta ad una contaminazione alimentare. I tribunali hanno creduto alla Errani, ritenendo l’assunzione involontaria. Questo non giustifica di fatto un’assoluzione, ma solo una squalifica ridotta. Quindi una prima ipotesi è questa, a Toon non è stata creduta, o per lo meno non ancora, l’assunzione involontaria.
Un’altra possibile ragione della differenza delle due squalifiche, per quanto quella di Toon sia al momento solo una proposta, potrebbe essere nel sesso. La tesi difensiva della Errani sosteneva che tale sostanza potesse avere un effetto dopante solo negli uomini, non nelle donne, compreso il contrastare gli effetti femminilizzanti dei steroidi anabolizzanti.
Su questo punto non ci sono certezze scientifiche ed in effetti la WADA non sottolinea alcuna differenza tra uomini e donne sulla sostanza specifica. Per essere più precisi, la WADA non pone differenza tra uomini e donne dal 2005; dal 2001 al 2004 il Letrozolo era illegale solo per gli uomini. Purtroppo non ho trovato in rete una letter della WADA che spiegasse le ragioni di questo cambio, ma indubbiamente è una decisione ponderata dalla commissione tecnica. Pur rimanendo proibito il Letrozolo per entrambi i sessi, questa potrebbe essere la ragione della differente lunghezza della squalifica tra Aerts e la Errani.
Altro punto interessante del caso Toon Aerts è nella negatività delle controanalisi. Questo potrebbe significare due cose. O il primo campione è un falso positivo, quindi la sostanza non è mai stata assunta, oppure la quantità è davvero minima. Questa seconda ipotesi potrebbe confermare la tesi della contaminazione involontaria oppure nascondere un uso minimo della sostanza, le cosiddette microdosi. L’introduzione del passaporto biologico (PB) potrebbe aver favorito nel mondo dello sport tale pratica; utilizzare microdosi di una sostanza dopante la renderebbe difficilmente scovabile ad un controllo ed innocua nel determinare cambiamenti visibili nel PB.
Però bisogna che si chiarisca bene il ruolo delle controanalisi, come devono essere interpretate. È necessario che siano prima chiari i criteri di giudizio, sostanza per sostanza, un criterio che deve essere il più oggettivo possibile. Altrimenti situazioni come quelle di Toon lasciano molti dubbi, che fanno perdere credibilità all’intero sistema antidoping, che già non gode della stima dell’appassionato medio. Di fronte ad una controanalisi negativa è giustificata una squalifica di 24 mesi? Se sì, è necessario che venga spiegato il perché, che vengano redatte chiare linee guida in questi casi.
Ad esempio, in caso di risultati controversi di due campioni si potrebbe ricorrere all’esame del capello, se quella sostanza è in esso rintracciabile. Nel caso specifico del Letrozolo è possibile. La cromatografia del capello permette di identificarne concentrazioni davvero minime, fino a 0.5 pg/mg (Ameline A, et al, 2021). In uno studio dell’università di Padova (Favretto D. et al. 2019) si dimostra che l’analisi del capello possa essere in grado di distinguere un uso volontario da una ingestione involontaria.
Toon Aerts chiede a gran voce che sia analizzato il suo capello, infatti la folta chioma bionda, con la quale si è presentato nella conferenza stampa dello scorso 29 dicembre, è una scelta non estetica, ma finalizzata al conservare la prova della sua innocenza. Dal giorno della positività al test Toon Aerts non ha più tagliato i capelli, forse anche dimostrando indirettamente di non aver lamentato un possibile effetto collaterale del Letrozolo, l’alopecia.
Un ultimo spunto che il caso Toon Aerts ci suggerisce è la questione integratori. Troppo spesso in casi di doping sentiamo tirare in causa eventuali contaminazioni da integratori. Il sospetto che questi possano contenere “boosters” dopanti non è infondato, ma se fosse vero, chi è il responsabile? È una sfortunata contaminazione del prodotto oppure una volontaria aggiunta? E da parte di chi? Del produttore? Del cliente?
Una proposta potrebbe essere quella di certificare tali prodotti, una specie di DOCG della WADA che dichiari quell’integratore “pulito”. Non risolverebbe del tutto il problema, ma perlomeno lo limiterebbe. Certificare un prodotto è comunque una garanzia per chi lo produce e per chi lo consuma, non cancellerà in assoluto la possibilità di contaminazione, ma potrebbe renderla meno frequente e farebbe cadere molti alibi in caso di positività.
Ci auguriamo tutti che questa storia possa essere da spunto per chiarire alcune questioni generali dell’antidoping e che si possa risolvere nel bene di Toon e del ciclocross. Possa il giovane belga tornare presto alle corse ed unirsi alla prossima festa ciclopratista (De Zan copyright), scacciare quel velo di malinconia di questo splendido ciclocross natalizio.