Ta-dah Tadej, Movistress e MiguelAngeli caduti in volo
Vuelta, ad Andorra succede di tutto: vince Pogacar, Movistar dilaniata dalle faide ma Quintana va in rosso. López attacca ma scivola sullo sterrato, bene Roglic, Aru alla deriva
Se uno guardasse solo la classifica generale uscita dall'attesa nona tappa della Vuelta a España 2019 potrebbe commentare con sufficienza (e nessuno potrebbe criticarlo) con un "ah beh, sì, qualche spostamento, ma questioni di pochi secondi, nulla di che"; e invece sarebbe in errore. Perché in questa frazione andorrana di cose ne son successe, tante e rilevanti, e destinate a lasciare strascichi su diversi dei protagonisti in gara.
Partiamo dalla nuova maglia rossa, Nairo Quintana, e il MMM, ovvero il Meraviglioso Mondo Movistar, sempre foriero di allegre e bizzarre novità. Oggi gli uomini di Eusebio Unzué erano belli convinti, due alfieri solidi in fuga come Antonio Pedrero e Marc Soler pronti a essere utilizzati in supporto dei capitani nel finale, e loro, Quintana e Alejandro Valverde, intenzionati a mettere in difficoltà Primoz Roglic, lo spauracchio di tutti in vista della crono di Pau.
In effetti gli attacchi ci sono stati, solo che davano un'impressione duplice, a momenti parevano concertati tra Nairo e il Don, in altri frangenti sembrava che i due si corressero più o meno contro (o perlomeno che ognuno facesse per sé); ma il top lo si è raggiunto a tre chilometri dal traguardo, quando Soler, che anziché essere fermato in precedenza era stato lasciato libero di fare la propria corsa, ha ricevuto l'ordine di rallentare per aspettare il sopraggiungente Quintana. Peccato che nel frattempo proprio Soler si fosse isolato al comando della tappa, e stesse facendo la bocca a un successo parziale per lui importante, ma certo non congruente - in quel momento - con gli obiettivi di squadra.
Così Soler ha scalato un rapporto sul calendario, ha evocato quei 56-57 santi in maniere non propriamente amorevoli, e con ampi gesti delle braccia ha mandato a quel paese mezzo mondo, mentre Quintana gli si avvicinava in compagnia del giovane Tadej Pogacar. L'obiettivo dell'ammiraglia spagnola era di far guadagnare il più possibile a Nairo rispetto a Roglic e agli altri, con la maglia rossa come fine ultimo. Senonché, proprio mentre Soler veniva raggiunto, Pogacar è partito secco in contropiede per avviarsi a vincere lui la tappa.
Soler ha dato due tiratine giusto per non sembrare esageratamente sgarbato, poi si è staccato lasciandosi risucchiare a 10 metri dal capitano, in pratica dando l'impressione di non essersi svenato nel contribuire alla corsa di Quintana, e così è andata la storiella del giorno. Nairo ha preso la maglia rossa, già sa che la perderà martedì nella crono, però dice che farà di tutto per riconquistarla in seguito. Lo farà da solo? Con l'aiuto del team? Correndo contro i compagni di squadra? Vai a sapere cosa bolle nel pentolone Movistar: con l'altro capitano non lontano, con una squadra visibilmente spezzata in più tronconi, con la conferma che lo Sciamano di Cómbita non sa farsi amare più di tanto dai coéquipier, e con la sensazione che il management non tenga compiutamente le redini della situazione, la polveriera è bella che descritta. Vedremo altri numeri nelle prossime tappe? La voglia di spettacolo (anche trash, in questo caso) ci spingerebbe a desiderarlo.
Così come desidereremmo rivedere altre magie di Tadej Pogacar, rimasto a fari spenti per quasi tutta la tappa ma comunque sempre ben in scia ai fantastici quattro, e poi autore di quel po po di finale, con tanto di rasoiata decisiva nel momento decisivo. Non sufficiente a lanciarlo al livello degli altri in classifica, ma bastante per una gioia di giornata - che poi, a neanche 21 anni e al primo GT disputato, dici poco... - oltre che per confermarlo come quinto uomo alle spalle della tetrarchia che fin qui sta dominando la generale.
E ci piacerebbe infine capire a quale stella Miguel Ángel López ha affidato la propria carriera, perché nel caso gliene vorremmo consigliare qualche altra, dato che quella attuale è evidentemente difettosa. Ogni volta gliene capita una, e oggi l'avversità di turno duole più del solito, perché è intervenuta ad azzoppare un rispettabilissimo, signor attacco, gittata di 20 km, orchestrato anche benino coi compagni di squadra lanciati precedentemente in fuga, eppure destinato a schiantarsi sull'ennesima caduta a sorpresa, incidente di percorso numero 7846 della carriera di Superman, che stavolta l'ha bloccato sulla via della riconquista della roja, obbligandolo nel finale di tappa a parare in qualche modo i colpi di quegli avversari che fino a 7 km dalla fine stava mazzuolando lui. Continua a sembrare il più forte in gara, ma continua pure a sprecare l'impossibile: se il mood è questo, anche stavolta non finisce bene per MAL.
Infine (poi passiamo alla cronaca, promesso) una riga per Fabio Aru: non per infierire ma per dar conto della situazione di colui che fino a stamattina era il miglior italiano in classifica. S'è staccato a 50 km dal traguardo, ha preso mezz'ora. Fine del telegramma. Avevamo (noi e lui, si suppone) messo in conto una Vuelta con alti e bassi, certo però che il basso odierno è stato proprio abissale, e probabilmente non atteso in queste proporzioni. Pazienza, il tempo che impiegheremmo a cercare di capire e spiegare l'andamento della carriera del sardo lo potremmo utilizzare piuttosto per una più utile laurea in ingegneria astrofisica. E in effetti "il Bosone di Higgs" potrebbe essere un nuovo interessante soprannome per Fabio: affascinante per tutti, incomprensibile ai più.
Fuga gigante in marcia, crisi tremenda per Aru
94.4 km per la Andorra La Vella-Cortals d'Encamp, tre salite lunghe - anche se l'ultima spezzettata artatamente in tre distinti Gpm - un giorno di riposo piazzato l'indomani, la necessità per diversi big di andare all'attacco: c'erano insomma tutte le premesse per una nona tappa scoppiettante, sulla carta la più avvincente di questa prima metà di Vuelta a España 2019. Ci si attendeva una fuga corposa prendere le mosse nei primi chilometri, lungo il Coll d'Ordino, e così è stato. Semmai c'è stata pure meno battaglia di quanto prevedessimo, dato che i 35 - poi diventati 38 - uomini si sono ritrovati avvantaggiati quasi per caso: non c'è stata insomma lotta selvaggia per andare in fuga, ma quasi per cause naturali l'azione ha preso corpo.
La lista dei fuggitivi, come sempre in questi casi, la piazziamo a fine capitoletto (per facilitare il bypass da parte di chi non ama gli elenchi telefonici). Fra i 38 erano Patrick Bevin (CCC) e Mikel Bizkarra (Euskadi-Murias) a fare la parte del leone sull'Ordino, transitati da soli al Gpm (primo Bizkarra) a 77 km dalla fine, col gruppo maglia rossa tirato dalla Cofidis di Nicolas Edet a 2' di distanza.
In discesa i battistrada si sono ricompattati, poi a 50 km dal traguardo hanno toccato il vantaggio massimo (4'10"), e a quel punto la Movistar ha rilevato dalla Cofidis il comando delle operazioni in gruppo e le cose sono cambiate, anche perché di lì a poco iniziava il Coll de la Gallina, e le Big M avevano evidentemente l'ordine di "tirare il Coll de la Gallina". Questa era tremenda, scusate.
Chi il collo se l'è fatto tirare - sportivamente parlando, s'intende - è stato Fabio Aru (UAE Emirates), che a 48 km dalla meta ha perso contatto dai migliori, dopo aver mostrato già sull'Ordino di non essere nella giornata migliore della carriera. Problemi lungo la scalata anche per Esteban Chaves (Mitchelton-Scott), appiedato da un guaio meccanico, balzato in sella alla bici del compagno Damien Howson, resosi conto che quel trampolo era troppo grande per lui, fermatosi di nuovo e switchato con il mezzo dell'altro compagno Tsgabu Grmay, ma poi pure quello era fuori misura per la xxxs di Chavito, e vai di padreterni anche lui, prima di trovare una bici finalmente adatta, e nel frattempo mettersi nella disposizione d'animo di dover recuperare diverso terreno dai big che intanto andavano via. Sarebbe rientrato, Esteban, solo a fine discesa della Gallina, ai -23.
Intanto i 38, come si poteva pronosticare, incominciavano a frazionarsi su questa dura salita, ma ne parleremo nel prossimo capitolo. Ora, come temevate, l'elenco infinito: Bevin e Bizkarra li abbiamo già citati. Con loro c'erano Antonio Pedrero e Marc Soler (Movistar), Pierre Latour e Geoffrey Bouchar (AG2R La Mondiale), Jakob Fuglsang, Gorka Izagirre e Omar Fraile (Astana), Hermann Pernsteiner (Bahrain-Merida), Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe), Lawson Craddock e Sergio Higuita (EF Education First), Romain Seigle (Groupama-FDJ), Thomas De Gendt e Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal), Mikel Nieve (Mitchelton), Amanuel Ghebreigzabhier e Ben O'Connor (Dimension Data), Wout Poels, David De La Cruz, Tao Geoghegan Hart, Sebastián Henao e Vasili Kiryienka (Ineos), Robert Gesink, Sepp Kuss e Neilson Powless (Jumbo-Visma), Matteo Fabbro e Ruben Guerreiro (Katusha-Alpecin), Wilco Kelderman, Robert Power, Martijn Tusveld e Michael Storer (Sunweb), Niklas Eg (Trek-Segafredo), Jesús Herrada e Darwin Atapuma (Cofidis, Solutions Crédits), Sergio Samitier (Euskadi) e Óscar Cabedo (Burgos-BH). In origine c'era pure Kilian Frankiny (Groupama), ma sull'Ordino era stato bloccato da una foratura; Kiryienka, Storer, Cabedo e pure Fraile erano invece rientrati in un secondo momento sugli altri. Il meglio messo in classifica era Hagen, settimo a 3'45" da Edet, e quindi per un tratto di tappa maglia rossa virtuale.
La maglia rossa Edet salta sulla Gallina
Il Coll de la Gallina dalla prospettiva dei battistrada vedeva un allungo di Geoghegan Hart (già attivo come iniziatore della fuga, non l'avevamo scritto), poi un contropiede di Bouchard che ai -45 prendeva e staccava TGH, dando il via a un'azione solitaria che sarebbe durata fino ai -14. Intanto il drappellone dei fuggitivi perdeva parecchi pezzi strada facendo.
Più rilevante quanto avveniva nel gruppo maglia rossa, destinato a diventare "ex gruppo maglia rossa", in quanto Edet si sarebbe staccato a 3 km dalla vetta (e 41 dall'arrivo). Fine del breve e intenso sogno rosso per il francese. Il forcing fatale per il corridore della Cofidis è stato attuato dall'Astana, che lungo la Gallina aveva rilevato i Movistar al comando delle operazioni; come al solito si segnalava un infaticabile Dario Cataldo, mentre dalla fuga veniva fermato Fraile, che sarebbe tornato utile all'inizio della triplice ascesa finale.
In discesa Geoghegan Hart e O'Connor si sono avvantaggiati sugli altri resti della fuga, isolandosi all'inseguimento di Bouchard, e in men che non si dicesse ci siamo ritrovati ai piedi della lunga ascesa verso Cortals d'Encamp. Primo tratto di 4 km fino all'Alto de la Comella, 3 km scarsi di discesina, altri 5 km fino all'Alto de Engolasters, quindi 5 attesissimi km di sterrato, e poi scalata finale di 6 km fino al traguardo. C'era di che costruire begli assalti, e come vedremo Miguel Ángel López aveva tutta l'intenzione di non perder tempo.
L'assalto all'arma bianca di López
Superman non ha aspettato che un paio di chilometri di Comella prima di lanciarsi: il suo primo scatto è stato effettuato a più di 20 km dalla vetta, e ha dato immediata stura a tutto ciò che bolliva in pentola. Quintana ha seguito il connazionale, poi sono arrivati Roglic e Valverde ed ecco riformato il quartetto d'archi già visto all'opera nelle precedenti tappe di salita. Rafal Majka (Bora) e Tadej Pogacar (UAE) erano giusto poco dietro, e con loro c'era Ion Izagirre (Astana). Proprio mentre questo terzetto faceva per rientrare sui quattro, Valverde è scattato, ma è stato preso d'infilata da un'accelerazione spaziale di López, che ha lasciato i solchi sull'asfalto e ha proiettato il colombiano dell'Astana verso l'impresa più sognata. In quel momento la testa della corsa era a circa 3' di distanza.
Pedrero è stato fermato dalla fuga per aiutare i capitani Movistar, stesso destino per Powless che invece si è messo a disposizione di Roglic. Ma gli Astana non erano da meno, e ai -18 MAL ha trovato per strada Gorka Izagirre, ben felice di tirare per un pezzetto di Comella e poi per la successiva discesa. Appena la strada si è rimessa all'insù, Miguel Ángel si è disfatto della compagnia del basco e ha ripreso il proprio ruolino, che in quel momento gli garantiva quasi mezzo minuto sui rivali di classifica, tra i quali si segnalavano diversi pungoli Movistar ai danni di Roglic, chiamato a tamponare gli scattini alternati di Quintana e Valverde.
Ai -15 la situazione vedeva Bouchard in testa con mezzo minuto su TGH e O'Connor, 1' su Pernsteiner e Higuita, 1'20" su una quindicina di altri superstiti della fuga (per comodità lo definiremo "gruppo Hagen-Kelderman"), 2'10" su López e 2'35" su Roglic e i Movistar. Ma la situazione era in continua evoluzione.
Ai -14 Geoghegan e O'Connor si sono portati su Bouchard, intanto MAL trovava Fuglsang che gli avrebbe dato una mano importante sull'Engolasters e soprattutto sul successivo sterrato; a sua volta la Jumbo fermava Kuss, destinato a essere utilissimo per Roglic, sia per alzare il ritmo e impedire ulteriori scatti a Quintana e Valverde, sia per limitare i danni rispetto a López.
A questo punto, l'imprevedibile: una tempesta di pioggia e grandine ha colto non solo i corridori per strada, ma pure i mezzi della tv spagnola, e le immagini sono saltate e di tutto quello che sarebbe avvenuto di lì a venti minuti non avremmo avuto altro che pallidi, foschi echi autunnali.
Dal blackout allo psicodramma Movistar
Quando le immagini sono tornate eravamo a 5 km dalla vetta, praticamente alla fine del tratto sterrato, e la situazione era completamente rivoltata rispetto a come l'avevamo lasciata ai -13 (momento dell'interruzione del segnale video). Al comando da solo c'era Soler (!), seguito da Quintana e Pogacar (!), quindi avevamo un gruppetto con López, Valverde, Nieve, Pernsteiner, Higuita e Kelderman, e più indietro tutto solo c'era Roglic.
La ricostruzione degli eventi: i tre che avevamo lasciato al comando (Bouchard, Geoghegan Hart e O'Connor) s'erano esauriti autonomamente. López, dopo aver superato i fuggitivi inframezzati, era caduto sullo sterrato reso fanghiglia dalla pioggia e aveva quindi perso tutto il vantaggio rispetto ai rivali di classifica, che l'avevano ripreso. Ma Roglic cadeva a sua volta, e favoriva l'avvantaggiarsi di Valverde, Quintana e Pogacar. Intanto Soler si involava rispetto agli altri fuggitivi, e poco dopo Quintana con Pogacar partivano dal drappello formatosi intorno a López (quello citato poco sopra), con l'intento di tenere a distanza Roglic, il quale però - maestro di autogestione - era in ripresa e in avvicinamento.
A questo punto la tattica Movistar si è trasformata in un vero psicodramma. Davanti Soler; in mezzo Quintana con Pogacar; dietro Valverde che non mancava di scattare ancora dal gruppetto. La logica avrebbe voluto che Soler venisse fermato per aiutare Nairo a guadagnare terreno, e che Alejandro rimanesse fermo a rintuzzare eventuali revanscismi di Roglic. Quando dall'ammiraglia spagnola è arrivato l'atteso ordine di stop per il battistrada, che in ogni caso non è che avesse chissà quale margine sui sopraggiungenti, il buon Marc si è esibito nella scena madre: ci teneva a far sapere a tutto il mondo del ciclismo che lui non era d'accordo con quella che viveva come un'ingiusta imposizione, alla faccia di tutti i discorsi che siamo soliti fare sui ruoli nelle squadre e sullo spirito di sacrificio richiesto ai luogotenenti in favore dei capitani.
Ad ogni buon conto, il famoso telegramma dell'"Obbedisco!" è stato inviato dallo smadonnante Soler, il quale si è infine fermato a 3.5 km dalla vetta (mentre Valverde si produceva in un altro scattino velleitario). Ma Quintana non ha fatto in tempo a raggiungere il gregario imbufalito, che Pogacar ha voluto metterci il carico a bastoni per peggiorare ulteriormente i rapporti in casa Movistar, ed è scattato proprio un attimo prima del ricongiungimento, ai 3 km, bevendosi in un colpo solo Quintana e Soler e volteggiando leggiadro verso uno storico successo di tappa: il più giovane a imporsi in una frazione dal 1981 a oggi (Celestino Prieto conquistò un successo 38 anni fa, a 20 anni e 86 giorni). Mica male il ragazzino.
Pogacar alla grande, Quintana strappa la roja
Gli ultimi tre chilometri sono presto narrati. Pogacar si rivelava imprendibile per Quintana, a cui il contributo di Soler ha risparmiato sì e no un paio di pedalate; Roglic chiudeva su Valverde mentre López restava più indietro con Kelderman e Higuita. Addirittura ai 1500 metri Primoz staccava Don Alejandro, ma era gloria effimera, dato che il vecchio murciano si riportava sotto. E la situazione si cristallizzava così.
Al traguardo Tadej Pogacar ha preceduto Quintana di 23", quindi a 48" hanno chiuso nell'ordine Roglic e Valverde (e all'iridato manco passava per la testa di sprintare e togliere 4" di abbuono allo sloveno, allo scopo di facilitare la presa della roja da parte di Nairo: sennò che Movistar sarebbe?...). A seguire, ecco a 57" Soler, a 59" Pernsteiner, a 1'01" Higuita, Kelderman e López; top ten chiusa da Tao Geoghegan Hart a 1'38". Poi ancora Hagen a 1'46", Nieve a 2'02", Majka a 2'08"; Chaves, rimbalzato dopo il faticoso recupero, ha chiuso in 24esima posizione a 4'43". Primo italiano all'arrivo Gianluca Brambilla (Trek), 30esimo a 7'54"; il naufragio di Aru si è sostanziato in un distacco di 32'25", per la precisione.
La classifica vede ora Nairo Quintana al comando con 6" su Roglic, 17" su López, 20" su Valverde, 1'42" su Pogacar, 1'46" su Hagen, 2'21" su Edet, 3'22" su Majka, 3'53" su Kelderman e 4'46" su Dylan Teuns (Bahrain). Risalgono Nieve, 11esimo a 5'19", Pernsteiner, 12esimo a 6'23", Higuita, 13esimo a 6'41"; Chaves scivola in 14esima posizione a 6'51". Primo italiano anche qui Brambilla, appena 29esimo a 25'42".
Domani chi dovrà leccarsi le ferite (reali o morali) potrà giovarsi del primo giorno di riposo, e tutti saranno comunque col pensiero all'importantissima cronometro di Pau, 36 km (partenza da Jurançon) che martedì daranno ancora una nuova forma alla classifica. Roglic promette di essere trending topic tra 48 ore.