Dal Rinascimento al Romainticismo: Bardet è un sogno giallo!
Impresa della DSM nella prima tappa del Tour de France: Romain attacca a 50 km dalla fine, trova strada facendo Frank van den Broek, e i due vanno all'arrivo con appena 5" sul gruppo. Per Bardet prima maglia di leader in carriera
Una bellissima prima tappa del Tour de France ad onta del fatto che non ci sia stata l'attesa lotta tra i big della classifica, i quali hanno optato per rinviare ad altri momenti (magari il San Luca di domani) le prime schermaglie dirette. Ma questa mancanza è stata ampiamente rimpiazzata dall'impresa di Romain Bardet e Frank van der Broek, compagni di squadra che hanno dato vita a un entusiasmante Trofeo Baracchi dopo essere rimasti soli al comando della corsa dopo la lunga serie di salite e salitelle che contrappuntavano l'altimetria odierna.
Inseguiti da un gruppo rabbioso, nel quale due e a tratti tre squadre spingevano a tutta per favorire i più resistenti tra gli uomini veloci (gente come Mads Pedersen o Wout van Aert), i due DSM hanno resistito in maniera - verrebbe da dire - epica, salvando la tappa per soli 5".
E l'epilogo è stato il tripudio di Romain Bardet, che come prima cosa ha omaggiato il giovane compagno (23 anni e una faccia da bimbo), dopodiché ha cominciato a rendersi conto di cosa significhi aver conquistato la prima maglia gialla in carriera all'inizio dell'ultimo Tour de France che disputerà (si ritirerà dopo il Delfinato 2025). Quasi uno scherzo del destino che il 33enne nato a Brioude, per il quale la Grande Boucle era a un certo punto diventata un'ossessione, ottenga questo obiettivo inseguito per una vita proprio all'ultimo giro di valzer.
Un corridore mai banale, Romain, sempre pronto alla riflessione, una personalità forte e intrigante che in questi anni ha affascinato tanti tifosi. I quali sono stati ricambiati con poche affermazioni, alcune però memorabili: quella di oggi è solo l'undicesima, quarta al Tour dopo Saint-Jean-de-Maurienne 2015, Saint-Gervais Mont Blanc 2016 e Peyragudes 2017. E anche se quella sul Monte Bianco gli portò in dote il massimo risultato alla Boucle (fu secondo alle spalle di Chris Froome), non fatichiamo a considerare questa la vittoria più importante della carriera, per la maglia gialla, per il significato simbolico e - consentitecelo - per l'adrenalina pura del memorabile finale romagnolo.
In una facile sintesi, siamo passati oggi dal Rinascimento della città medicea da cui questo Tour 2024 ha preso il via, al Romainticismo della storia che ha chiuso la giornata ciclistica. Una festa per loro, una festa per gli occhi.
Tour de France 2024, la cronaca della prima tappa
Il Tour de France 2024 è partito oggi dall'Italia, e questa è una prima assoluta. Firenze-Rimini la tappa, 206 i chilometri da coprire attraversando l'Appennino e una partenza a tutta spinta dato che la fuga del giorno era il primo ambitissimo obiettivo per tanti corridori del gruppo. Al km 17 hanno preso il largo in sette: Matej Mohoric (Bahrain-Victorious), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Ion Izagirre (Cofidis), Clément Champoussin (Arkéa-B&B Hotels), Frank Van den Broek (DSM-Firmenich PostNL), Sandy Dujardin e Mattèo Vercher (TotalEnergies).
Altri hanno provato ad accodarsi, a riuscirci sono stati solo Jonas Abhrahamsen (Uno-X Mobility) e Ryan Gibbons (Lidl-Trek) al km 41, quando la prima salita della corsa, il Valico Tre Faggi, era già cominciata. E tale ascesa è stata il capolinea della fuga di Vercher, impietosamente staccatosi dai primi, e l'annuncio che per Mark Cavendish (Astana Qazaqstan) sarebbe stata una giornata di sofferenza: out già a 160 km dalla fine, con problemi di stomaco (tanto da vomitare addirittura), e aiutato dai compagni a non finire fuori tempo massimo.
In salita il vantaggio degli otto fuggitivi ha toccato l'apice, sfiorando i sei minuti a 150 km dalla fine. Poi però il ritmo del gruppo è aumentato e il gap dai primi si è rapidamente ridotto di un terzo.
Izagirre - al Tour coi postumi di una frattura alla costola patita al Giro di Svizzera - ha vinto il Gpm dei Tre Faggi (seconda categoria) davanti a Madouas e Abrahamsen, invece è stato quest'ultimo a transitare per primo al Gpm di Forche (terza categoria) ai -128, con Dujardin che poco dopo si è preso il traguardo volante di Santa Sofia; e qui in gruppo è stato Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) a precedere Mads Pedersen (Lidl) e Sam Bennett (Decathlon AG2R La Mondiale).
La fuga si assottiglia salita dopo salita. Il gruppo pure
Il continuo saliscendi di giornata è proseguito sul Carnaio, dove il ritmo di Madouas ha fatto male a Dujardin e Champoussin, staccatisi uno dopo l'altro dalla fuga. Il gran caldo (36°C registrati nella prima parte della frazione) ha contribuito a rendere difficili le cose a tanti. A sorpresa per esempio abbiamo visto Lenny Martinez (Groupama-FDJ) perdere - tra gli altri - le ruote del plotone su questa salita; anche Nils Politt (UAE Emirates), uno dei gregari di Tadej Pogacar, si è staccato nel frangente. Intanto da radiocorsa arrivava la notizia di una precedente brutta caduta di Wilco Kelderman (Visma-Lease a Bike), rimasto comunque in corsa.
Il Gpm dei -108 (terza categoria) è stato vinto da Izagirre su Abrahamsen, il gruppo è passato a 4'15", intanto aggiornamenti dal gruppo Cavendish: il suo compagno Michele Gazzoli si è ritirato a circa 80 km dalla fine, intanto altri corridori venivano raccattati strada facendo: Fabio Jakobsen (DSM) e Jonas Rickaert (Alpecin).
Prima del Barbotto la EF Education-EasyPost ha aumentato l'andatura, e poi ha passato il testimone alla UAE Emirates, che ha cominciato a pestare con Tim Wellens. Come effetto di ciò, David Gaudu (Groupama) è stato tra i primi a staccarsi ai -73, poi sono passati a tirare Marc Soler e poi Pavel Sivakov e ciò ha selezionato ulteriormente il plotone, facendo staccare tra gli altri Santiago Buitrago (Bahrain), che comunque sarebbe rientrato sulla discesa successiva.
Anche la fuga si assottigliava: dal drappello di testa ha perso contatto lungo la salita Izagirre, e i cinque superstiti (Abrahamsen, Madouas, Van den Broek, Mohoric e Gibbons) sono transitati nell'ordine al Gpm dei -70 (seconda categoria) con un paio di minuti sul gruppo.
Romain Bardet all'inseguimento di un sogno
Un problema meccanico ha rallentato Richard Carapaz (EF) ai -55, e un attimo dopo già eravamo sulla quinta salita di giornata, San Leo. Qui ai -53 Madouas e Abrahamsen sono rimasti soli in testa, mentre dal gruppo è scattato ai -50 Romain Bardet (DSM), atteso più avanti dal compagno Van den Broek che gli ha fatto una bella trenata per riavvicinarlo ai battistrada, i quali intanto si contendevano il Gpm dei -48 (seconda categoria), vinto da Madouas su Abrahamsen. Il gruppo a questo punto era distante 1'20" dalla testa della corsa.
Ai -43, all'inizio della penultima salita di giornata, il Montemaggio, finalmente la coppia DSM è rientrata sui primi, e Van den Broek ha continuato a spingere tanto da far staccare Abrahamsen. Quando Bardet ha promosso un ulteriore aumento di andatura, anche Madouas ha alzato bandiera bianca, a un chilometro dalla vetta e 40 dalla conclusione. Van den Broek è transitato in testa al Gpm dei -39, e intanto dal gruppo si avvicinava Ben Healy (EF), scattato all'inizio della salita: 1' per l'irlandese, 1'40" per il plotone, tirato dalla Visma-Lease a Bike e nel quale si segnalava qualche difficoltà di Juan Ayuso (UAE). Cavendish veleggiava verso la mezz'ora di ritardo.
Sulla salita di San Marino le posizioni non sono cambiate e il gruppo ha visto un no contest tra i big. A fine salita però qualcosa si è smosso, la EF ha preso in mani le redini della corsa e si è messa a tirare con intensità, raggiungendo il suo stesso Healy (il quale si è messo a disposizione per tirare pure lui): nuovo obiettivo dei rosa di Vaughters, riprendere la fuga in vista di uno sprint di cui Alberto Bettiol, in quel gruppo più folto del previsto ma privo dei velocisti puri, si sentiva evidentemente molto favorito.
Restavano da riprendere i due DSM. Scollinati con 1'40", Bardet e Van den Broek hanno venduto cara la pelle, ma quando alla EF si è aggiunta la Lidl-Trek nel tirare, avendo da giocarsi una carta chiamata Mads Pedersen, ecco che le cose per Romain e Frank si sono fatte più grigie. Ai -11 è stato abbattuto il minuto di margine, ai -7 restavano 40" ai battistrada.
In un inseguimento davvero entusiasmante e in cui anche la Visma a un certo punto ha puntato qualche fiche (aveva pur sempre un Wout van Aert da lanciare), ai 3 km il margine era di soli 20", ma quando alla flamme rouge i due son passati con ancora dieci secondi, ecco che il sogno covato una vita ha cominciato a prendere concretezza negli occhi di Bardet.
L'arrivo è stato una parata di Romain che omaggiava Frank, secondo (e giustamente votato poi come combattivo di giornata). A 5" Wout van Aert ha effettivamente vinto la volata dei battuti precedendo Tadej Pogacar (e togliendogli quindi 4" di abbuono), Maxim van Gils (Lotto Dstny) e Alex Aranburu (Movistar). Settimo Pedersen, ottavo Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), top ten completata da Pello Bilbao (Bahrain) e Alberto Bettiol (EF).
Bardet guida la generale con 4" su Van den Broek, 11" su Van Aert, 15" su Pogacar e gli altri del primo gruppo. Abrahamsen ha preso la maglia a pois (13 punti contro gli 11 di Madouas e i 9 di Van den Broek). Van den Broek è sia maglia bianca (con 11" su Van Gils, Remco e gli altri under 25 del primo gruppo) che maglia verde (33 punti per lui, 30 per Bardet, 22 per Van Aert).
Domani la seconda tappa del Tour de France 2024 sarà la Cesenatico-Bologna di 199.2 km. Dall'omaggio a Marco Pantani all'arrivo nel capoluogo emiliano il percorso sarà ricco di insidie, con le salite di Monticino e Gallisterna nella prima parte, quindi Botteghino e Montecalvo prima del circuito conclusivo con doppia scalata al San Luca, ultimo scollinamento a 12.6 km dalla fine.