Il Kaiser risveglia Chris Froome
Il britannico vince sullo Zoncolan, il connazionale Yates stacca tutti gli altri. Ancora male Aru
A quanto pare, c’è qualcuno, del management del suo team, che gli aveva proposto di ritirarsi dopo la sesta tappa: beh, per fortuna il management qualcuno non lo ascolta. Viva l’orgoglio di Chris Froome, che torna a essere quel corridore che ha già vinto 4 Tour de France demolendo avversari sugli arrivi in salita a suon di frullate, e comincia a dare un senso a questo Giro che vada oltre il cospicuo gettone dell’ingaggio: e chissà che non sia solo il prologo di una godibile terza settimana. Certo Froome è stato forte, il più forte, ma non devastante: chi ha invece impressionato, ancora una volta, è stato Simon Yates, che sulle pendici dello Zoncolan ha ancora dimostrato di essere il più fresco dei contendenti alla rosa di questo Giro d’Italia, terminando in progressione e andando quasi a chiudere su Froome, pur con qualche eccesso nell’ultimo chilometro dettato da un rapporto forse esagerato. Tom Dumoulin ha perso, ma non è crollato: come l’anno scorso sul Blockhaus, il campione olandese ha subito gli attacchi provando a scalare in progressione, andando a perdere alla fine 37” (abbuono compreso) dal giovane britannico che continua a guidare questo Giro d’Italia, in barba a chi lo vedeva cotto già oggi. Questo Giro così British (non è però la prima volta che due britannici fanno primo e secondo in una tappa: era già successo nella cronometro a Saltara nel 2013, con Dowsett e Wiggins) non è affatto finito, anzi, è appena cominciato: e continueremo a gustarcelo già domani, in quel di Sappada.
Giornata avara per i fuggitivi
Che sarà una giornata difficile per la fuga lo si intuisce già dalle prime battute. Ci vogliono 40 km dalla partenza di San Vito al Tagliamento, perché l’azione di giornata si formi sul primo GPM, il Monte di Ragogna di terza categoria. A forzare il passo ci pensano Valerio Conti (UAE Team Emirates) e Mads Pedersen (Trek-Segafredo), raggiunti poi da Matteo Montaguti (Ag2r-La Mondiale), Jacopo Mosca (Wilier Triestina-Selle Italia), Laurent Didier (Trek-Segafredo), Enrico Barbin (Bardiani-CSF) e Francesco Gavazzi (Androni-Sidermec-Bottecchia). Una fuga che stenta a decollare, con i Mitchelton comandati da Sam Bewley che la tengono a tiro sotto i 5 minuti di margine. Nelle fasi iniziali qualche momento di concitazione solo nella discesa del GPM di Avaglio, molto tecnica come le altre che i corridori affronteranno: gli Sky si mettono davanti, il gruppo si spezza e Miguel Ángel Lopez (Astana) deve fare un po’di sforzi coi suoi uomini per ricucire lo strappo. La situazione poi si tranquillizza, col vantaggio della fuga che raggiunge un massimo di 6’20” a 60 km dal termine.
Barbin e Conti gli ultimi a desistere
Negli ultimi 50 km la fase calda della tappa, col traguardo volante di Paluaro che precede la dura ma breve salita di Passo Duron, classificata di seconda categoria. Un’ascesa che fa da setaccio alla fuga (staccati Pedersen, già in difficoltà sull’Avaglio, e Mosca) e al gruppo, che comincia a perdere i velocisti ed Esteban Chaves, comunque in difficoltà non così grave da compromettere la prosecuzione della corsa. Sono gli Astana come in altre occasioni a sostenere i Mitchelton-Scott in testa alla corsa, sebbene perdano la spinta di Sanchez Gil, frenato da rogne meccaniche in cima al Duron, e a tenersi davanti per evitare rogne in discesa. Sulla Sella Valcalda la fuga, che perde inesorabilmente minuti, si sfalda definitivamente, con Conti e Barbin che appaiono più pimpanti (specialmente il laziale, combattivo di giornata) e staccano gli altri: Gavazzi si rialza, Montaguti e Didier verranno ripresi all’imbocco dello Zoncolan. Dove il gruppo giunge con un ritardo di 1’ dal duo di testa e già parecchio ridotto dall’andatura fatta in discesa, dove anche stavolta Lopez si fa cogliere un po’ impreparato.
Velleitari Anton e Woods, Aru tra i primi big in difficoltà
Appena approcciato il Kaiser, si verifica uno scatto in testa al gruppo: è Igor Anton (Dimension Data), che qui vinse nel 2011, l’anno del mancato Crostis. Nel giro di due chilometri, Anton raggiunge prima Barbin e poi Conti, ma non riesce a cumulare più di una ventina di secondi di vantaggio sul gruppo. Un allungo di breve durata di Hugh Carthy (Ef Education First) precede il più sostanzioso attacco di Michael Woods, a -6.5 km dall’arrivo, il quale si porta su Anton e Conti ormai prossimi ad esaurirsi. Non sono tentativi che decideranno la corsa, è chiaro: chi invece sta cominciando a dare una direzione al risultato finale è la Sky, con un ritrovato Wout Poels (qui una delle sue più grandi prestazioni in salita al fianco di Urán, nell’edizione 2014) che dirige il ritmo in testa al gruppo ottenendo inesorabilmente un effetto. Perdono così contatto, oltre a uno sfortunato George Bennett (vittima di problemi meccanici poco prima che Poels accelerasse), Fabio Aru, Davide Formolo e Giulio Ciccone per primi, a 6 km dalla vetta, poco dopo toccherà alla maglia bianca Richard Carapaz, oggi costretto ad abdicare. Con Woods ripreso dopo un chilometro di attacco, a metà salita restano dunque in 8 nella testa della corsa: con Poels e Froome restano la maglia rosa Simon Yates (Mitchelton-Scott), la quale non sembra neanche stavolta palesare grande fatica, un Tom Dumoulin (Team Sunweb) appesantito ma solido, Miguel Ángel Lopez (Astana), Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), accompagnato da Sebastian Reichenbach, il secondo miglior gregario di giornata a conti fatti.
La doppia frullata a ridosso dei -4
Una situazione di equilibrio che non durerà a lungo: a -4.2 dall’arrivo Poels si sposa ed arriva la prima attesa sgasata di Chris Froome, sulla quale rispondono solo Yates, Lopez e Pozzovivo. Neanche duecento metri ed il britannico rilancia, stavolta staccando tutti di ruota: una decina i secondi che cumula il britannico, mentre Tom Dumoulin cerca di parare il colpo e rientrare lentamente sugli altri un po’ come fece sul Blockhaus l’anno scorso, con Pinot faticosamente a ruota. A 3 km dalla vetta Simon Yates reagisce, staccando Pozzovivo e Lopez: un’accelerazione che allontana definitivamente di ruota tutti gli altri, e che tende ad avvicinare, seppur lentamente, Chris Froome. Gli ultimi due chilometri sono emozionanti, col testa a testa tra Froome e Yates che si consuma a distanza sempre più ravvicinata: diversissimi i due, con Yates che a cospetto dell’agilità di Froome risponde mettendo addirittura il 53 nei tratti più facili. Un rapporto esageratamente duro che la maglia rosa pagherà nel finale, non riuscendo ad agganciare l’anglo-kenyota: il quale, dopo aver vinto a Tour e Vuelta, mette a segno una tappa in carriera anche al Giro d’Italia, entrando in questo speciale club dove già altri britannici erano presenti (David Millar, Robert Millar, Mark Cavendish). Yates arriva a 6”.
Dumoulin perde 37”, Aru arriva a quasi due minuti e mezzo
Ottimo finale di Domenico Pozzovivo, che dopo un momento di smarrimento passa Lopez e chiude terzo a 23”; il colombiano paga invece 25”. Tom Dumoulin non perde nulla nell’ultimo chilometro ed arriva a 37” da Froome, mentre Thibaut Pinot stavolta paga 41”. I primi 6 di tappa sono anche i primi 6 della generale: è ormai chiaro che tra questi uomini si giocherà il successo finale ed il podio. Tant’è che nelle posizioni successive troviamo gregari e co-capitani: Wout Poels è settimo ad 1’07”, Reichenbach ottavo ad 1’19”, Pello Bilbao (Astana) nono ad 1’35”, con un gran recupero finale. Chiude la top ten un Michael Woods che non ha pagato troppo il tentativo di attacco, arrivando ad 1’43”. E poi ancora: Konrad paga 1’48”, Bennett 1’55”, Carapaz 2’ tondi tondi. Il peggiore dei big è però Fabio Aru, arrivato appaiato con Formolo in diciassettesima posizione a 2’23”, e appena avanti Rohan Dennis.
La nuova generale: risalgono Froome e Lopez
La nuova generale vede Simon Yates con un discreto vantaggio su tutti gli altri: Tom Dumoulin è adesso ad 1’24”, Domenico Pozzovivo ad 1’37”, Thibaut Pinot ad 1’46”. Chris Froome (3’10”) e Miguel Angel Lopez (nuova maglia bianca a 3’42”) sono ancora parecchio lontani, ma ritornano in gioco per il podio alla luce delle prestazioni odierne. Con la risalita di Froome e Lopez perdono posizioni Richard Carapaz, ora settimo a 3’56”, George Bennett 8° a 4’04”, Pello Bilbao 9° a 4’29” e Patrick Konrad decimo a 4’43”. Fuori dalla top ten Rohan Dennis (5’11”) e Fabio Aru, ora tredicesimo a 5’33”.
Una classifica generale che dovrebbe cambiare già domani, con la Tolmezzo-Sappada che promette battaglia: 4 GPM e arrivo in salita che possono permettere, a chi vorrà riscattarsi da una brutta giornata oggi, di avere la sua occasione. Inoltre, Simon Yates diceva di voler arrivare alla crono con due minuti di vantaggio, e mancano ancora 30”: chissà che non si inventi ancora qualcosa, approfittando della grande condizione che ha. Magari aiutato da un Froome rincuorato dalla prestazione odierna.