Mas que Nada, Fausto vince di nuovo
Tour of the Alps, il bergamasco della Androni si prende l'ultima tappa a Bolzano. Nibali ci prova, ma la generale è del giovane Sivakov
L'ultima tappa da Caldaro a Bolzano con due salite insidiose
Tappa tutta altoatesina l'ultima del Tour of the Alps versione 2019: la partenza da Caldaro anticipa una frazione non convenzionale come chiusura di una corsa a tappe di una settimana ma che ben si posiziona nel disegno globale della corsa organizzata dal GS Alto Garda, quest'anno senza arrivi in vetta a lunghe salite ma ricca di ascese poste lontano dal traguardo, che hanno avuto il merito di mettere in mostra i grossi calibri anche dalla media distanza.
Sono due le salite che caratterizzano il tracciato di 147.8 km: attorno a metà gara la lunga e irregolare ascesa verso Collalbo, divisa in due parte da un frammento di discesa. 17.2 i km totali dalla base alla vetta, per una pendenza media del 4% inficiata, come detto, dal declivio. Più corta ma molto più dura l'ultimo gpm della corsa, quello di San Genesio, lungo 9.5 km per una pendenza media dell'8.5%. Dalla cima mancano 34 km al traguardo di Bolzano, ma subito dopo lo scollinamento è presente un falsopiano con ulteriore dentello verso l'Altopiano del Salto terminato il quale rimangono 25 km di discesa e pianura fino al capoluogo provinciale.
Maxifuga, dentro anche Cataldo, Velasco e Vuillermoz
Partenza ufficiale alle 11.48 con due defezioni, quelle di Matteo Busato (Androni Giocattoli-Sidermec) e Antonio Santoro (Italia). Come accaduto ieri, ci vogliono diversi tentativi per portare via la fuga di giornata; stavolta servono una ventina di km, la salitella non contabilizzata di Montagna e anche la forte pioggia per creare il gruppo di testa. Gruppo e non drappello, in questo caso, perché sono ben diciotto gli attaccanti.
In fuga vanno Andrea Garosio (Bahrain Merida), Dario Cataldo e Nikita Stalnov (Astana Pro Team), Alexis Vuillermoz (AG2R La Mondiale), Brice Feillu e Amaël Moinard (Team Arkéa-Samsic), Ivan Santaromita (Nippo-Vini Fantini-Faizanè), Carlos Quintero (Manzana Postobón), Fausto Masnada (Androni Giocattoli-Sidermec), Álvaro Cuadros (Caja Rural-Seguros RGA), Francesco Romano (Bardiani CSF), Mikel Bizkarra, Fernando Barceló e Sergio Samitier (Euskadi-Murias), Simone Velasco ed Edoardo Zardini (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM), Roland Thalmann (Team Voralberg Santic) e Tobias Bayer (Tirol KTM).
In nove si avvantaggiano, il gruppo lascia troppo spazio
Allo sprint intermedio del Lago di Caldaro (km 26), vinto da Thalmann, il gruppo è già a 1'30", per un gap che inizia a salire costantemente: al km 70, ai piedi della salita di Collalbo, il gruppo transita dopo 3'. Diversi, intanto, i ritiri: terminano anzitempo la propria avventura Nicola Bagioli, Andi Bajc, Elie Gesbert e Gotzón Udondo, seguiti poco dopo da Leonardo Basso e Sergey Shilov.
La fuga si spezza nel corso della lunga ascesa: davanti rimangono in nove, ossia Bizkarra, Cataldo, Cuadros, Masnada, Quintero, Stalnov, Thalmann, Velasco e Vuillermoz. In vetta (km 84.2) Quintero precede Velasco e Bizkarra; alle spalle dei nove di testa ritardo di 50" per gli inseguitori, tutti ad eccezione di Garosio e Zardini, più attardati. Quello che cambia, a sorpresa nei modi, è il ritardo del gruppo: la Sky, infatti, imposta un'andatura blanda che fa sì che il disavanzo salga addirittura a 6'40".
Diverse cadute in discesa, va giù anche Majka. E davanti non perdono nulla
La discesa verso il transito a Bolzano, di per sé non difficile, diventa particolarmente complicata per l'asfalto bagnato. E diversi corridori ne fanno le spese: tra gli attaccanti finisce a terra Nikita Stalnov, costretto al ritiro al pari di Ivan Santaromita che scivola tra gli inseguitori. Nel plotone, invece, fa lo spiacevole incontro con l'asfalto Rafal Majka; il polacco della Bora Hansgrohe viene investito dal fido gregario Pawel Poljanski. Entrambi ripartono ma, pur supportati da Andreas Schillinger, perdono ulteriore tempo per districare le bici aggrovigliate fra loro.
Nella parte terminale del declivio prendono un minimo vantaggio Thalmann e Velasco, ma i due si vedono loro malgrado annullare il margine a causa di un errore di percorso nel caotico ingresso di Bolzano, con i due che, una volta rimessisi nella giusta carreggiata, si ritrovano assieme agli ex compagni. Al passaggio sotto il traguardo, a 45 km dalla fine, gli otto battistrada passano con 1'32" su Bayer, 2' tondi su Feillu, Moinard, Romano, Barceló, Samitier e Garosio. Disavanzo di 4'17" per Edoardo Zardini e ancora di 6'40" per il gruppo tirato da Salvatore Puccio, che ha già fatto l'andatura in discesa. Distacco di 7'26", invece, per il terzetto Bora con Majka.
Masnada e Quintero se ne vanno, da dietro non guadagnano tanto
Conscio di avere alla portata un risultato storico per sé e per la squadra, Masnada attacca già nei primi metri della salita di San Genesio, a 42 km dal traguardo. L'unico che riesce a rimanere con lui è Quintero, decisamente il miglior elemento della formazione colombiana in queste prime gare in Europa. Non provano neppure a pareggiare il ritmo dei due, invece, gli altri, che pedalata dopo pedalata perdono terreno.
Nel gruppo, sul quale è riuscito a rientrare Majka, a Puccio si sostituisce Kenny Elissonde che per 3 km fa l'andatura provocando solo una tenue selezione da dietro; il gap, però, scende solo di pochi secondi. Più efficace il ritmo dettato da chi prende il cambio dal minuto francese, vale a dire Chris Froome: il britannico seleziona il plotone, tanto che rimangono solamente Pavel Sivakov, Tao Geoghegan Hart, Rafal Majka, Vincenzo Nibali, Antonio Nibali, Hermann Pernsteiner, Jan Hirt, Andrey Zeits, Mattia Cattaneo e Alexander Vlasov.
Il lavoro di Froome dà i suoi frutti
Il keniano bianco porta sotto i 6' il ritardo ai 37 km dal traguardo e provoca la perdita di terreno prima di Pernsteiner, intestarditosi con un rapporto troppo duro, e poi di Zeits, oltre che al recupero di alcuni dei fuggitivi. La pedalata dei battistrada, intanto, si fa più pesante con il passare dei km ma in vetta (km 113.7), con Quintero che precede Masnada, il vantaggio è comunque interessante: i primi inseguitori, ossia Bizkarra, Cataldo, Cuadros, Thalmann e Velasco, sono staccati di 1'23".
Più complessa, invece, la situazione nei confronti del gruppetto Sivakov, dal quale Vlasov si è staccato poco prima dello scollinamento; il ritardo, grazie al ritmo di Froome e Geoghegan Hart, è infatti sceso a 4'55". E lo scenario muta ancora sul falsopiano; Froome non ce la fa più e viene sostituito da Geoghegan Hart, che accelera provocando la perdita di contatto di Nibali jr e di un sofferente Majka.
Nibali ci prova due volte ma Sivakov è sempre presente. La coppia di testa collabora
Non è finita qui, perché sul tratto più duro Vincenzo Nibali decide di attaccare; pur se con qualche smorfia, Sivakov risponde presente. I due si controllano, permettendo il rientro di Geogeghan Hart, Cattaneo, Hirt e anche Majka. Lo scenario si ripete poco più tardi; il messinese si rilancia, il russo non molla nulla e sia Geoghegan Hart che Cattaneo si riportano su di loro nell'ultimo frammento prima della discesa.
I due al comando, intanto, continuano la loro collaborazione fino ai meno 19 km quando un problema meccanico costringe lo sfortunato Quintero al cambio bici; come giusto che sia data l'importanza della posta in palio, Masnada non lo attende, Tuttavia il colombiano riesce a rientrare a 17 km dall'arrivo, riformando così la coppia che a 15 km dal traguardo passa con 2'20" su Bizkarra, Cataldo e Velasco e 3'20" sul gruppetto Nibali, Sivakov, Geoghegan Hart, Cattaneo e Vuillermoz, nel frattempo ripreso.
Masnada ci prova nel finale e va ancora a vincere
Oltre ai due della Sky c'è anche Nibali a impostare le curve e con le traiettorie del leader della Bahrain il gap precipita: a 10 km dalla conclusione Masnada e Quintero hanno 2'30" sui primi inseguitori e 2'45" sul quintetto Sivakov, che al termine della discesa riassorbe Bizkarra. I due di testa proseguono sempre d'amore d'accordo ma sentono la fatica: entrando negli ultimi 4 km hanno 1'55" su Cataldo, Thalmann e Velasco e 2'15" sul drappello della maglia fucsia, nel quale Nibali termina di dare cambi.
A 1600 metri dalla fine, proprio all'ingresso a Bolzano, Fausto Masnada attacca da finisseur, cogliendo di sorpresa Quintero; il colombiano non si arrende e prova a coronare la miglior giornata della sua carriera. Il bergamasco guadagna subito e riesce a mantenere nel rettilineo finale il margine, andando a conquistare il secondo successo nel giro di tre giorni. E per la Androni Giocattoli-Sidermec di Gianni Savio è la nona vittoria in questo leggendario mese di aprile.
Seconda posizione a 6" per un Carlos Quintero (Manzana Postobón) che avrebbe veramente meritato un successo, lui che è ancora a digiuno tra i pro'. La volata per il terzo posto a 1'30" premia Simone Velasco (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM) su Dario Cataldo, con Roland Thalmann (Team Vorarlberg Santic) quinto a 1'33". Arriva a 2'14" il gruppetto dei big, con Alexis Vuillermoz (AG2R La Mondiale), Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), Mattia Cattaneo (Androni Giocattoli-Sidermec), Tao Geoghegan Hart (Team Sky) e un festante Pavels Sivakov (Team Sky) a completare la top 10. Ritardo di 3'28", invece, per Jan Hirt e Rafal Majka.
La generale a Sivakov, sul podio Geoghegan Hart e Nibali
La classifica generale finale vede il successo di Pavel Sivakov, che diventa il primo russo di sempre (e il secondo più giovane di sempre) a conquistare il Giro del Trentino/Tour of the Alps. Per il ventunenne nato a San Donà di Piave non poteva esserci migliore percorso di avvicinamento al suo primo Giro d'Italia. E anche per il Team Sky è una vittoria storica, dato che si tratta dell'ultima affermazione con questa denominazione nelle corse a tappe.
La festa britannica prosegue con la seconda posizione di Tao Geoghegan Hart (Team Sky), distante 27" e impeccabile gregario. Completa il podio a 33" un Vincenzo Nibali che non poteva desiderare miglior approccio alla Liège-Bastogne-Liège e al Giro d'Italia. La Androni occupa anche la quarta e la quinta piazza della generale con Mattia Cattaneo a 1'03" e Fausto Masnada a 1'13"; in chiave Ciclismo Cup la settimana nell'Euregio consente ai piemontesi non solo di prendersi la vetta quanto di andare in fuga sulla concorrenza. Completano la top ten Rafal Majka a 1'46", Jan Hirt a 2'03", Dario Cataldo a 2'58", Roland Thalmann a 3'14" e Alexander Vlasov a 4'27".