Pista

Diario Berlinese #3 - Per chi suona la campana?

28.02.2020 13:42

Il più convulso post-Scratch della storia produce un argento per Simone Consonni in un giorno di grandi risultati ai Mondiali su pista 2020. E andiamo avanti, dribblando RDR e imbevendoci di DDR


Ho un elenco delle cose da fare a Berlino 2020, man mano metto la spunta a quelle fatte. Oggi ne porterò a compimento un paio belle grosse, ma anche per ieri non mi posso lamentare: per esempio "piazzare un giapponese sul podio del Keirin", "Fatto!", Yuta Wakimoto si è preso un grande argento alle spalle dell'immancabile olandese di turno, Harrie Lavreysen in questo caso (va per il tris perfetto, dato che può far sua anche la Velocità individuale dopo aver trionfato con gli altri in quella a squadre); il fatto che il podio sia stato completato da Azizulhasni Awang, poi, non fa che aumentare l'impatto dell'impresa di Yuta.

Un'altra voce da spuntare era "influire in almeno una decisione della giuria", ce la stavo per fare dopo lo Scratch, mentre britannici e spagnoli protestavano vibratamente per un ordine d'arrivo che faticavano a comprendere, e io con fare sicuro mi ero inserito nell'area in cui avveniva il confronto tra ricorrenti e giudici. Purtroppo un commissario UCI ivi presente accanto a me, in una scena busterkeatoniana (quindi muta), mi ha guardato in faccia, ha preso il badge che avevo al collo, l'ha scrutato per bene, e sempre senza dire una parola ha applicato una forte e crescente pressione del suo palmo sinistro sul mio braccio destro, spingendomi via in maniera ignominiosa, facendomi così venire il dubbio che stranamente potesse non interessargli il mio parere sulla vicenda.

È stata l'unica defaillance di una giornata altrimenti trionfale, vissuta tra l'entusiasmo di Casa Italia e l'appuntamento finalmente fissato con Miriam Welte (partiamo dall'intervista, poi si vedrà), passando da una serie di dribbling vincenti ai danni di Renato Di Rocco che sbucava a ogni angolo gongolante come nei giorni migliori, e completando con un tris di panini a saziare un'atavica fame di medaglie.

Accennavo allo Scratch, vinto tra i fischi dal bielorusso Yauheni Karaliok su Simone Consonni, sullo spagnolo Sebastián Mora e sul britannico Matthew Walls. Dei fischi parlo a parte. L'ordine d'arrivo invece merita un approfondimento: a prima vista la classifica era Karaliok-Mora-Walls-Consonni, ma c'era un arcano che va spiegato. Karaliok e Mora avevano un giro di vantaggio a due tornate dalla fine, ed erano in gruppo; Consonni, Walls e altri erano in caccia e proprio ai -1 sono andati a chiudere quell'attacco, mentre il gruppo transitava sulla linea d'arrivo. Quindi, seguitemi: a Consonni e agli altri cacciatori, che erano la testa della corsa in quel momento, mancava un giro; al gruppo, che aveva un giro di ritardo rispetto a Simone ma che in quel momento fisicamente era poco più avanti, ne mancavano 2.

Ora, che succede? Giustamente suona la campanella dell'ultimo giro per Consonni, che subito dopo chiude la caccia e lancia la sua volata, con Walls; ma il gruppo capisce che quella campana sta suonando per lui (Ernst, where are you when we need you?), per cui va allo sprint in quel giro. Peccato che, ripeto, la corsa gli finisca un giro dopo...

Sicché dopo lo sprint al giro sbagliato, c'è chi si rialza, chi continua in spinta pur scarburando, c'è un rimescolamento, e chi era quarto si ritrova secondo, e non è un esempio ics perché si tratta proprio di Simone! Il quale praticamente per un'ora non ha fatto altro che pedalare e salire-scendere dal podio.

Lo Scratch sì, e poco prima l'Inseguimento a squadre, nel quale l'Italia con il pluricitato Consonni e Ganna-Lamon-Milan ha strabattuto l'Australia, addirittura raggiunta a un giro dalla fine, nella finale per il terzo posto. In quella per il primo i danesi ne hanno fatta un'altra delle loro, vincendo con un altro record del mondo, 3'44"672, e insomma qualcuno dica loro che non è obbligatorio fare un primato a ogni turno. Ossa rotte per i neozelandesi, se di ossa rotte si può parlare quando si porta a casa un argento contro codesti alieni.

Meno bene è andata alle azzurre del quartetto, solo settime alla fine e abbastanza disunite nella sfida al primo turno contro la Germania. Non era partito con le migliori premesse, questo loro torneo, e si è chiuso maluccio, ma nulla è perduto e a Tokyo mancano ancora diversi mesi. Per il momento gioiscono le americane e non c'erano dubbi, Chloe Dygert e le sue amiche hanno strapazzato le britanniche (mica poco), bronzo alle tedesche sulle canadesi.

Una gioia anche per Miriam Vece, che nella Velocità ha fatto il nuovo record italiano, abbassando se stessa (già detentrice) a 10"580 per un lusinghiero 11esimo posto in qualifica; peccato che ai 16esimi l'azzurra sia incappata in quella lenza di Simona Krupeckaite che l'ha direttamente rimandata a casa. Poi il torneo è proseguito, e in semi ci sono arrivate le velociste che citiamo più giù, in sede di presentazione delle gare odierne. Quanto a Miriam, ha ancora i 500 metri domani per regalarsi un altro momento di allegria.

 

Elenco delle cose da fare, approfondimento
- Andare almeno a una serata di musica live (magari sabato).
- Prendere a brutto muso quelli che fischiano i corridori al velodromo, e ce ne sono: se la son presa coi russi (perché? Per stupide storie di presunte esclusive doping?), e ieri pure con Karaliok, reo di non aver collaborato troppo con Mora mentre i due erano in caccia nello Scratch. Ma faceva la sua corsa, il bielorusso, che volete?
- Andare al Museo della DDR lunedì, è un museo interattivo in cui si entra praticamente nella vita di quella che fu la Germania Est, ambienti delle case e quant'altro. La maglietta di Honecker che bacia Breznev l'ho già comprata. L'imponente e spoglia facciata razionalista del complesso velodromo-piscine che dà sulla decadente fermata metro di Landsberger Allee mi fa ricordare ogni volta da quale parte del Muro mi trovo. Da questo lato della città sarà aumentata l'organizzazione (al solito impeccabile, la Germania non è mica proverbiale per caso) ma quell'aura di mestizia e grigiore è dura da mandar via, anche a 30 anni di distanza da. Ostalgie, ora ti conosco!
- Unirmi al coro di qualche suonatore di strada, se becco la canzone giusta. Ieri c'era un duo molto cool fuori dalla metro di Frankfurter Allee; fuori dal velodromo ogni sera c'è un singleman con chitarra, ieri nirvaneggiava niente male.
- Fare una boccaccia a Renato.
- Farne un'altra, pensando alla bizzarria di un RDR in DDR.
- Piazzare a Elia Viviani il quadro che lo raffigura e che tengo alle mie spalle da qualche tempo nelle mie videorubriche.
- Bere una birra tutti insieme, noi del Team Cicloweb e quelli del Team Italia (chi vorrà esserci). Il nostro gruppo è ora al completo, ieri sera è arrivato il giovane Marco, lo vedi subito guardandolo in viso che è giovane, e lo capiresti comunque anche da alcuni dettagli: tipo che è arrivato dall'Italia in treno. Invidia a palate!
- Varie ed eventuali (e con questa siamo coperti per qualsiasi altra cosa).

 

Il climax sul clima
In tema di allarmismi ed esagerazioni, a conti fatti sto trovando eccessivo il tam tam che sui siti di turismo si fa sul clima berlinese. Certo non ti aspettavi di trovare Bora Bora in riva alla Sprea, ma neanche possiamo dire di essere in una piccola Groenlandia. Clima rigido, ma da qui a mettere in guardia il visitatore sulla necessità di dotarsi di scarponi a tenuta stagna, di cappotti di pelo di grizzly e di maglioni da sei chili l'uno, ce ne passa.

Non dubito in ogni caso che sia meglio venirci in giugno, in questa città. L'altro giorno alla Porta di Brandeburgo nevicava, ma ci sono anche momenti in cui si sta bene quasi in maniche di camicia (soprattutto all'interno del velodromo, coi suoi 25-30 gradi...). E ci sono momenti in cui pare di stare nel Tassinaro a New York. Avete presente quando Sordi circola nella Grande Mela e incontra tutta gente che parla italiano? Un'esperienza del genere l'ho vissuta in questi giorni, con mia grande sorpresa. A un certo punto il concierge dell'albergo, il membro dell'organizzazione al velodromo, il cameriere al pub, il passante di Mästre e la casalinga di Voghereien si mettono a parlare italiano. Il massimo è stato al mio arrivo, non trovavo una fermata del tram, ho chiesto un'info a una donna del posto e lei mi ha risposto "are you italian?", "Yes", "e allora chiedimelo in italiano". Era lombarda.

 

Una medaglia in ogni gara? Oggi quasi quasi ci crediamo
Vi dico subito che l'hashtag d'ordine oggi, mutuando il grande Gilbert, è #strivefor4, ovvero si punta, per l'Italia, ad andare a podio in tutte e quattro le gare in cui schieriamo atleti.

Partiamo dalle certezze: siamo appena usciti dalla sarabanda degli inseguimenti (a squadre) che oggi subito si ricomincia (individualmente), con i ragazzi, quindi con Filippo Ganna che deve difendere tre titoli negli ultimi quattro anni e che a partire dalle 16 guiderà il terzetto azzurro con Davide Plebani (bronzo un anno fa) e Jonathan Milan. Anche se non ci sono danesi al via, gli avversari non mancano, da Ermenault a Weinstein, da Evtushenko a Lambie, da Bissegger a Ivo Oliveira. L'obiettivo per gli azzurri però non cambia: oro. Anzi, vogliamo bissare i due terzi di podio di del 2019, tanto non c'è limite a quello che si può desiderare, no? Le finali ce le gustiamo poco dopo le 20.30.

In tema di prove cronometrate, non è da trascurare poi l'impegno dei nostri nel Chilometro, con Francesco Lamon che ritrova gli stessi tre figuri che a Pruszkow lo tennero ai margini del podio (Lafargue, Bos, D'Almeida), e vorrà ben vendicarsi, dico io. Sono due i Franceschi in gara perché c'è pure Ceci, anche se con meno velleità dell'altro. 15.15 qualifiche, 20 finale.

E per restare nell'ambito delle medaglie all'apparenza difficili ma nella realtà possibilissime (ripensate a quello che scrivevo ieri di Consonni nello Scratch!), seguite Michele Scartezzini nella Corsa a Punti alle 18.30: la concorrenza non è enormemente più trista di quella che l'azzurro ebbe all'Europeo, dove si prese un gran bel bronzo. In pole ci mettiamo Stewart e Coquard, in seconda fila Volikakis e Mora, in terza Eefting e Pszczolarski: ecco, Scartezzini dovrà essere bravo a muoversi tra le linee. Si-può-fare!

In campo femminile si chiuderà il torneo della Velocità, ripartendo dalle semifinali Hinze-Lee e Mitchell-Voinova. Se si tifa per lo spettacolo, non si può che tenere per Kelsey, capace di numeri mozzafiato. Ma Hinze, spinta dagli n-mila del Velodrom, sembra anche più favorita della campionessa uscente Wai Sze Lee. N-mila significa che i posti son 5mila, ma nei primi giorni ci sono stati dei vuoti sugli spalti.

Infine, per tornare ai nostri, per tutto il giorno ci spalmeremo sull'Omnium, e qui l'impresa per Letizia Paternoster dovrà essere davvero importante, perché non è passeggiando che ti inserisci su un podio su cui potrai trovare, a seconda di come andranno le cose, Wild Valente Trott D'Hoore Kajihara Martins Beveridge Dideriksen Salazar Baker, oddio Letizia non vorremmo essere nei tuoi panni! Livello mostruoso per questa gara, le prime tre che ho citato sono le favorite, pensare di star lassù al posto di una di loro è quasi un azzardo. Ma provarci è un obbligo.
Notizia di esempio
Mondiali su Pista: Finale dell'inseguimento donne Gran Bretagna - Stati Uniti. Azzurre eliminate
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!