Il Tour in Italia: stiamo facendo tutto il possibile per valorizzare l'evento?
Va bene puntare sugli immancabili riferimenti enogastronomici, ma tanto la Grande Boucle quanto il Giro dovrebbero essere seminali per le città che accoglieranno le tappe
Le gialle bandiere garriscono al vento, riflettendo un intenso sole primaverile. Come spesso accade, i drappi appesi sul ponte sul Po in Piazza Vittorio Veneto a Torino ricordano ai torinesi e forestieri i prossimi grandi eventi in città. A cento giorni dal Grand Départ del Tour de France in Italia, è il turno del giallo, simbolo del ciclismo nel paese transalpino.
Il lungo comunicato stampa che il Comune di Torino ha dedicato ai meno cento giorni al Tour è stato ripreso, in alcuni casi copiato paro paro, da tutte le più importanti testate giornalistiche locali, corredato da foto della Mole colorata di giallo oppure di un gianduiotto gigante, rielaborato per l’occasione dal pasticciere Giovanni dell’Agnese, ricoperto da burro di cacao del colore della Grande Boucle.
Non sono mancati nemmeno i commenti istituzionali del presidente della Regione, Alberto Cirio, e del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, i quali hanno entrambi sottolineato il fine di promuovere ancor più il turismo nel territorio. Bene che ci sia un’unità di intenti tra regione e comune, pur con due colori politici diversi, anche se in questo caso si riducono a classiche dichiarazioni di circostanza: manca, infatti, la descrizione dei progetti che, grazie proprio alla grande visibilità del Tour, dovrebbero prendere corpo per far crescere il comparto del turismo e del cicloturismo, in particolare. Sarebbe stato bello, ad esempio, accennare allo stato delle ciclovie Vento (Torino-Venezia) e del canale Cavour tra il capoluogo piemontese e Milano; oppure sulla ciclomobilità in città, che pur tra mille difficoltà sta prendendo piede: con i tanti eventi ciclistici di quest’anno, ancora più persone potrebbero essere invogliate a salire in sella.
Il Tour in Italia, un'opportunità importantissima
Nella Tribuna del Sarto già in passato elogiammo la scelta di accogliere la grande partenza del Tour de France in Italia e in particolare a Torino, con la speranza che non si limitasse ad una semplice parata, ma che fosse un’opportunità per far crescere il territorio. Certo che se le iniziative si limitano a presentare dei piatti gastronomici dedicati alla corsa francese, forse i conti rischiano fortemente di non tornare.
Cosa si può fare per valorizzare al massimo il Grand Départ e, ovviamente, anche la Grande Partenza del Giro d’Italia a inizio maggio? Come coinvolgere la cittadinanza e soprattutto le periferie al grande evento?
Le scuole possono giocare un ruolo chiave in questo, con iniziative sulla sicurezza stradale e sui vantaggi della mobilità dolce, magari sperimentando dei Bike-Bus, sul modello dei pedibus, che accompagnino in sicurezza i più piccoli: vere e proprie fermate vicino casa a cui i bambini possono accedere con la loro bicicletta per percorrere assieme ad altri la strada verso il loro istituto, con la supervisione di un volontario. Sempre nelle scuole, perché no, si può raccontare il ciclismo: la sua gloriosa storia, che tanto lega con quella del nostro paese, merita spazio nelle aule.
Bike pride con iniziative, incontri e dibattiti, soprattutto nelle periferie, per ascoltare i bisogni e le paure che hanno molti concittadini ad utilizzare le biciclette. E magari a chi vive il proprio quartiere solo come dormitorio, far cogliere l’occasione di riscoprire le bocciofile del proprio borgo oppure le sedi delle biblioteche civiche sparse nel comune come luoghi di incontro e confronto.
Bene le iniziative enogastronomiche dei grandi chef e pasticcieri, ma che non ci si limiti a questi; pure si valorizzi il patrimonio culinario e sociale delle Piole, tipiche osterie torinesi, con la loro cucina tradizionale a dimensione familiare.
Mostre ed eventi che sappiano oltre la città coinvolgere i comuni della collina e cintura torinese, alla scoperta di luoghi meno conosciuti al grande turismo. Penso all’abbazia di Vezzolano a Albugnano, la casa di Felice Casorati a Pavarolo, i murales-rebus di Marentino, il centro storico di Chieri, Agliè con la casa museo del poeta Gozzano e il castello, e altri ancora; sul modello delle giornate di primavera del FAI.
Se l'approccio è quello della Milano-Torino, stiamo freschi
Certo, il recente arrivo a Salassa della Milano-Torino non incoraggia a esser ottimisti. Valorizzare la propria corsa annuale, la più antica al mondo, dovrebbe essere obbligatorio per solidificare nel tempo gli investimenti fatti per avere le partenze dei grandi giri.
Non sarebbe stato meglio quest’anno ripercorrere alla MI-TO il finale della prima tappa del Giro? Da un lato per invogliare i corridori a testare in gara il percorso che assegnerà la prima maglia rosa e dall’altro per incominciare ad accendere l’interesse per la corsa di maggio nel pubblico meno fidelizzato a questo sport.
Invece sembra che ci sia la voglia di mortificare questa classica, con una collocazione in calendario non idonea e senza che il patrimonio, in questo caso ciclistico, della collina torinese venga sfruttato. Basti ricordare la tappa di “montagna in città” a Torino del Giro 2022, lo spettacolo di quel giorno.
Credo sia necessario che qualche vero appassionato di ciclismo aiuti il politico di turno, spieghi quanto sono importanti l’altimetria e la planimetria di un percorso per attirare più o meno attenzione quel giorno. A riprova, le parole dell’assessore allo Sport della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca: “Sicuramente la tappa ospitata dal Piemonte sarà una di quelle più spettacolari di questo inizio di Tour de France. Il nostro territorio offrirà un percorso movimentato che darà vita a una gara emozionante”.
Non me ne voglia, ma forse bisogna spiegare all’assessore che sarà una tappa per velocisti e che molto difficilmente vedremo una corsa movimentata, a differenza delle prime due in Toscana e Emilia-Romagna. Va comunque bene l’entusiasmo di Ricca, basta che non ci si limiti a questo, che si lavori per valorizzare al meglio sia la Grande Partenza del Giro d’Italia, sia la tappa del Tour.
Torino, come molte altre località italiane, ha bisogno di programmarsi un futuro, è sufficiente fare qualche viaggio all’estero per evidenziare la distanza tra le nostre città e il resto d’Europa: ciclomobilità, trasporti pubblici, biblioteche… Se un grande evento sportivo può dare un piccolo contributo in questa direzione (nessuno pretende un miracolo), è giusto sfruttarlo; ricordiamo che sono stati investiti soldi pubblici.
Come il vento, tra pochi giorni i corridori garriranno le nostre strade, sta a noi essere pale eoliche capaci di accumulare e conservare l’energia del loro passaggio.