Roglic non guarda in faccia a nessuno
Spietato Primoz: riprende il fuggitivo Mäder a 25 metri dal traguardo in quota di La Colmiane, Parigi-Nizza sempre più indirizzata verso lo sloveno. Domani la chiusura ridisegnata
Non è che si esca pazzi per una tappa come la più dura della Parigi-Nizza 2021, arrivo in salita in cui la lotta tra gli uomini di classifica si è ridotta a un chilometro di scattini, distanza sulla quale ovviamente poi Primoz Roglic può fare e disfare a piacimento, e infatti fa e disfa, vince e allunga in classifica, alla faccia dell'esile tentativo di Schachmann di fare non si sa bene cosa alla flamme rouge. Nel mezzo di questa sfida minima, ci lascia le penne (sportivamente parlando) Gino Mäder, ripreso ingloriosamente e impietosamente da Roglic a 25 metri dal traguardo, dopo una bella fuga di cui era rimasto l'ultimo superstite. Data la reazione dello svizzero, ci aspettiamo che da qui in avanti l'obiettivo della sua giovane carriera sia trovare il modo di vendicarsi quanto prima con lo sloveno, sempre più padrone della corsa, anche più di quanto i tutto sommato risicati distacchi in classifica dicano. Sempre più padrone anche alla luce dei tre successi parziali, con oggi: a segno ogni volta che ne ha avuto la possibilità, corridore di rara inesorabilità tra quelli in attività.
Come già sapete, la settima tappa della Parigi-Nizza è stata ridotta con taglio della parte iniziale da Nizza, partenza spostata a Le Broc e chilometraggio decurtato a 119.2 km. Anthony Perez (Cofidis, Solutions Crédits) ha vinto il Gpm della Côte de la Gilette al km 6.7, e sullo slancio è partita la fuga, composta oggi da 13 uomini: con lo stesso Perez, Neilson Powless (EF Education-Nippo), Andrey Amador e Laurens De Plus (Ineos Grenadiers), Alexey Lutsenko (Astana Premier Tech), Julien Bernard e Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Thomas De Gendt (Lotto Soudal), David De la Cruz (UAE-Emirates), Sam Bennett e Mattia Cattaneo (Deceuninck-Quick Step), Dylan Teuns e Gino Mäder (Bahrain-Victorious); Cattaneo miglior piazzato in classifica (22esimo a 2'01" alla partenza), Mads Pedersen (Trek) a lungo rimasto solo a inseguire prima di arrendersi all'impossibilità di rientrare; intanto Perez ovviamente raccoglieva altri punticini per la sua maglia a pois: i 5 presi al Col de la Sigale (km 34.4) gli garantivano già la sicurezza matematica di vincere la classifica degli scalatori, comunque lui per sicurezza s'è andato a prendere anche il massimo bottino alla Côte de Saint-Antonin (km 47), prima di poter tirare mentalmente, finalmente, i remi in barca (sarebbe stato il primo a staccarsi, una quarantina di chilometri dopo).
Quando la missione di Perez era già ben che compiuta, tutto il resto della tappa restava in ogni caso da scrivere. Il vantaggio massimo è stato toccato a metà frazione (km 60), 2'40" e non di più, dato che il gruppo tirato dalla Jumbo-Visma sapeva di non poter concere eoni a Cattaneo. Mentre il margine sul plotone calava progressivamente, Sam Bennett faceva il suo, ovvero vincersi lo sprint intermedio di Tournefort al km 88. A quel punto, a circa 30 dalla fine, il margine dei 12 battistrada superava di poco il minuto.
Con la strada che leggermente iniziava già a salire verso La Colmiane, Powless, Lutsenko e Bernard hanno provato un primo allungo sui colleghi di fuga ai -18, ma l'azione è presto sfumata; allora Bernard ci ha riprovato selezionando un drappello comprendente Powless, Elissonde, Lutsenko, Cattaneo, De La Cruz e Mäder, 7 al comando a 15 dalla fine con 45" sul gruppo (da cui si era staccato Warren Barguil, capitano Arkéa Samsic, a causa di un problema meccanico). Un affondo di Lutsenko ai -14 ha fatto fuori Bernard, Cattaneo e De La Cruz, oltre a Teuns che per un attimo si era riportato davanti, ma poi il kazako ha manifestato un problema alla coscia e si è sfilato a propria volta ai -11.
Proprio in quella fase Simon Geschke (Cofidis) ha deciso di festeggiare il 35esimo compleanno con un attacco, mettendosi da solo sulle piste dei tre battistrada; questione di qualche decina di secondi, tra i primi sull'inseguitore, e tra l'inseguitore e il gruppo. Senonché la Jumbo non si decideva a chiudere il gap, e quelli davanti hanno preso a crederci con sempre maggiore intensità: se ai -10 il vantaggio era di 35" su Geschke e 50" su Roglic e soci, ai -8 le distanze si erano dilatate a +40" e +1'05". A questo punto Mäder deve aver pensato "quasi quasi oggi ci scappa l'impresa", tale sarebbe stata un'affermazione per il 24enne elvetico. Sicché ai -7 è scattato e solo Powless gli è rimasto agganciato.
Il gruppo continuava a selezionarsi piano ma regolarmente, saltato Fabio Aru (Qhubeka Assos), poi pure David Gaudu (Groupama-FDJ) ai 6 km, quindi l'Astana per un attimo prendeva il comando delle operazioni ma era solo un buco di sceneggiatura. Ai 4.5 Mäder ha dato fondo alle risorse investite nel personale progetto di conquistare La Colmiane, e ha staccato Powless, 40" il vantaggio sul gruppo (tornato a essere tirato dalla Jumbo, con Bennett al momento), poi ancora 35" ai -3. Trenta secondi ai menodue: ci credeva, il ragazzo, ci credeva seriamente.
Poi, il ciclismo di Primoz. Massimo rispetto, sia chiaro, per il fortissimo Roglic. Ma il ciclismo della volata di un chilometro in salita è un qualcosa che è lontanissimo dall'esaurire le meravigliose possibilità offerte da questo sport, ne siamo tutti consapevoli. Dirà lo sloveno che fino a quel momento nessuno l'aveva sfruculiato, e in effetti lui s'è mosso in risposta a una punturina di spillo di Maximilian Schachmann, il macaroni della situazione destinato a essere magnato: "Tu m'hai provocato?".
Roglic ha reagito all'accenno del tedesco della Bora-Hansgrohe, mancava praticamente un 900 metri al traguardo, Mäder si era davvero convinto di poter vincere la tappa, e di colpo la maglia gialla lo mette nel mirino, avendo staccato gli altri con irrisoria facilità. A quel punto tutti abbiamo avuto l'impressione che Roglic, mosso a pietà, lasciasse perdere il fuggitivo e si accontentasse di gestire il confronto coi rivali di classifica. Ma Schachmann gli è tornato sotto, e allora Primoz ha sentito l'insopprimibile necessità di staccarlo un'altra volta, e a quel punto tanto valeva andare a prendersi pure la tappa. Detto fatto, ai 300 metri il leader della corsa è ripartito, e con quattro lunghe pedalate si è riportato sul battistrada, affiancandolo e smontandogli giornata e umore: mancavano appena 25 metri alla meta quando Gino è stato bellamente doppiato dalla maglia gialla, e una volta realizzato che Roglic aveva margine sui suoi primi avversari ha avuto anche un cenno di stizza, come a dire: "Ma avevi proprio bisogno di venire a togliermi questa gioia?". A volte si fa voler bene Primoz, va detto. Però va anche detto che aveva tutto il diritto e tutte le ragioni per fare ciò che ha fatto, in fondo non ha dieci minuti in classifica sul secondo, e deve mettere quanto più possibile al sicuro una vittoria generale per cui anche i secondi di abbuono sono importanti.
E poi, insomma, vincere è sempre vincere, e dopo che i suoi hanno lavorato oggi ci stava anche finalizzare il loro impegno. Anyway, l'ordine d'arrivo: 2" tra Roglic e Mäder, poi a 5" dal vincitore troviamo Schachmann, a 8" Lucas Hamilton (BikeExchange), a 10" Aleksandr Vlasov (Astana) e Tiesj Benoot (DSM), a 15" Guillaume Martin (Cofidis) e Ion Izagirre (Astana), a 22" Harm Vanhoucke (Lotto), a 27" Jai-Chi-Si-Rivede!-Hindley (DSM) insieme a Steven Kruijswijk (Jumbo). 35" il ritardo di Jack Haig (Bahrain), 38" quello di un sorprendente Dylan Van Baarle (Ineos), 1'03" quello di Matteo Jorgenson (Movistar), addirittura 1'52" quello del deludente Gaudu di giornata, mentre Fabio Aru ha chiuso 29esimo a 2'14".
Tutto questo per una generale che vede ancora meno di un minuto tra primo e secondo: Roglic guida con 52" su Schachmann (che è pur sempre il campione uscente, ricordiamolo), quindi abbiamo Vlasov a 1'11", Izagirre a 1'15", Benoot e Hamilton a 1'34", Martin a 2'06", Kruijswijk a 2'07", Haig a 2'10", Jorgenson a 2'21". Mäder è comunque risalito fino all'undicesimo posto, a 2'24" dal leader, se ciò lo può almeno minimamente consolare. Domani si chiude con il circuitino di Levens, sede d'arrivo (su rampa) dopo che per tre volte dalla partenza di Le Plan-du-Var si sarà scalata anche la Côte de Duranus. In totale 92,7 km.