Ciclocross

Si riparte da loro: Wout contro Mathieu

16.09.2017 10:32

Presentiamo la stagione 2017-2018 del ciclocross. Van Aert e Van der Poel i dominatori annunciati. L'Italia con Bertolini e Lechner (ma non solo)


Nella stessa settimana dei Mondiali su strada, un'altra manifestazione globale targata UCI prenderà le mosse, fungendo da apripista per la nuova stagione del fango: la Coppa del Mondo di ciclocross. In verità parlare di fango sin da ora potrebbe essere quantomeno fuorviante, visto che le temperature di stagione ispirano tutto meno che il pensiero del ciclocross.

Tanto per dire, ci sono oltre 30°C in questi giorni ad Iowa City, sede della prima prova di CDM, prevista per domenica 17. A ruota, secondo recente tradizione, una seconda tappa statunitense il 24, stavolta a Waterloo, Wisconsin, che si scrive così ma si legge "quartier generale Trek". Interessante, per il movimento crossistico, l'impegno più rilevante di solide realtà ciclo-industriali, come nel caso in questione (la tappa è organizzata proprio dall'azienda).

Che la Coppa del Mondo sia da anni alla ricerca di un'internazionalizzazione più spinta, fatto che ha in effetti allungato (anticipandone lo start) la stagione ad alto livello, è cosa nota, e confermata dal fatto che anche in questa edizione 2017-2018 l'UCI è andata a coinvolgere paesi finora poco presenti nel cross: segnatamente, la Danimarca, che ospiterà la quarta tappa, a Bogense. Tre tappe belghe (la terza a Koksijde, la sesta a Namur, la settima a Zolder), una olandese (la nona e ultima a Hoogerheide), una francese (l'ottava a Nommay), una tedesca (la quinta a Zeven), e quest'anno, contrariamente alla scorsa stagione, non ci sarà una prova italiana di Coppa.

I punteggi sono quelli di sempre: 80 punti al vincitore, 70 al secondo, 65 al terzo, 60 al quarto e poi a seguire 55, 50, 48, 46, 44, 42, 40, 39, 38, 37 e così via fino al cinquantesimo dell'ordine d'arrivo, che conquista 1 punto.

 

La CDM internazionalizza, Superprestige e DVV Trofee autarchici
Se la Coppa del Mondo cerca nuove frontiere (quella americana è per il momento conquistata), le altre due challenge principali del cross internazionale non sentono assolutamente la necessità di esplorare oltre i confini patrii. I quali, nel nostro caso, sono quelli del Belgio (e quasi solo del Belgio fiammingo). I cultori hanno ormai imparato a memoria i nomi delle località sede di tappa del Superprestige e del DVV Trofee. 16 prove in totale (equamente divise tra i due trofei) delle quali appena... 15 in territorio belga. La sedicesima, che poi in realtà è cronologicamente la prima, è la prova di Superprestige di Gieten (Olanda), in programma il 1° ottobre.

Le altre sette prove del SP avranno luogo a Zonhoven, Boom, Ruddervoorde (tutte a ottobre), a Gavere a metà novembre, a Diegem a fine dicembre e poi a Hoogstraten e Middelkerke per il gran finale di febbraio. I punteggi sono quelli degli ultimi anni, 15 punti al primo e poi a scalare 14 al secondo, 13 al terzo e così via fino al singolo punto in palio per il 15esimo.

Poi c'è il DVV Trofee, pure questo articolato su 8 prove, tutte in Belgio: si parte l'8 ottobre da Ronse, e passando dalle tappe novembrine di Oudenaarde (il celebre Koppenbergcross) e Hamme, quelle dicembrine di Essen, Anversa e Loenhout, si approda al 2018 col consueto appuntamento di Capodanno al GP Sven Nys a Baal, per chiudere poi il 10 febbraio a Lille. In questa challenge vige la classifica a tempi, per cui tappa dopo tappa la graduatoria prende forma un po' come succede nei grandi (e piccoli) giri.

I Mondiali si disputeranno a Valkenburg in Olanda il 3 e il 4 febbraio 2018, mentre gli Europei andranno in scena a Tabor in Repubblica Ceca il 5 novembre.

 

In Italia qualcosa si muove. Anzi, si muove sempre più
In Italia la situazione è sull'andantino con brio. Il brio è dato dai buoni numeri riscontrati dal cross nelle categorie giovanili: è evidente che la disciplina, potendosi disputare su percorsi chiusi e protetti dal traffico autoveicolare, incoraggi molti appassionati (e non ultime le famiglie dei ciclisti in erba) a preferirla al ciclismo su strada.

L'andantino è invece quello di un movimento di vertice che fatica a fare i suoi passetti (visto che il cross resta una super-nicchia), ma li fa. La tappa italiana di CDM non ci sarà, come abbiamo scritto più su; ma in compenso torna il Giro d'Italia di Ciclocross, anch'esso organizzato dall'ASD Romano Scotti (la stessa società della CDM di Fiuggi 2017), e saltato lo scorso anno. La società del ct Fausto Scotti quest'anno si dedica anche all'organizzazione dei campionati italiani a Roma, nel weekend della Befana, e va detto che continua nella ricerca di nuovi scenari, anche in regioni più periferiche (ciclisticamente parlando).

Lo possiamo giudicare anche dalle 6 tappe del GiroCross: Numana (Marche) e Ferentino (Lazio) in ottobre, Grumo Nevano (Campania) in novembre e poi rush finale con tre prove a dicembre, in programma a Silvelle di Trebaseleghe (Veneto), Sassuolo (Emilia) e Barletta (Puglia). Un Giro d'Italia nel vero senso della parola, con le ultime tre prove che tra l'altro si incastonano ottimamente nel resto del calendario italiano.

Un calendario in cui fanno bella mostra le prove del Triveneto. Anche quest'anno avremo il Selle SMP Master Cross, che riunisce in un'unica challenge alcune delle gare storiche del nostro calendario (si pensi a Brugherio, o a Faè di Oderzo) con altri happening (prima tappa il 15 ottobre a Cles, poi si gareggerà anche a Gorizia e infine, il 21 gennaio, a Vittorio Veneto). La cosa interessante è la dimensione internazionale che tutte queste gare vogliono darsi: se negli anni scorsi solo alcune di queste prove avevano categoria UCI, quest'anno tutte (se andrà a buon fine la richiesta inoltrata anche da Cles) saranno nell'élite del calendario. Certo saranno "marchiate" C2, mentre ad esempio la categoria delle gare belghe qui citate è C1. Ma essere nel calendario internazionale, mentre prima si stava solo in quello nazionale, è un segnale di crescita del movimento. Anche un'altra gara storica come il GP Mamma e Papà Guerciotti a Milano, pur non presente nell'SMP Master Cross né nel Giro, è internazionale (sempre C2) ed è in calendario il 1° novembre.

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I protagonisti: la diarchia Van Aert-Van der Poel
È inevitabile che la scena se la prendano tutta loro, gli unici, inimitabili Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, in ordine alfabetico di cognome. O Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert, in ordine alfabetico di nome. O come pare a voi, ma tanto il risultato non cambia: il belga di Herentals e l'olandese nato a Kapellen (sempre in Belgio, tanto per cambiare) sono nati per dominare, e fin qui l'hanno fatto in maniera sublime.

Per restare alla scorsa stagione, Wout Van Aert ha vinto 4 gare su 8 (più 3 secondi posti) della Coppa del Mondo, più la classifica finale; 1 gara su 8 del Superprestige (e 7 volte secondo, chissà dietro a chi...), e il secondo posto della generale; e 4 gare su 8 (più 4 secondi posti) nel DVV Trofee, vinto anch'esso. Mathieu Van der Poel ha vinto... tutto il resto: 3 su 8 in CDM (fuori classifica per aver saltato le prime gare per infortunio), 7 su 8 (e 1 secondo posto) nel Superprestige, stradominato in classifica, e 3 su 8 nel DVV. Il Mondiale l'ha vinto Van Aert. L'Europeo, unico titolo che i due hanno lasciato "libero", se l'è aggiudicato Toon Aerts.

L'impressione con cui abbiamo chiuso il 2016-2017 crossistico è quella di un Wout Van Aert che riesce a tenere livelli altissimi con costanza impressionante, mentre MVDP è capace di picchi addirittura più elevati, ma allo stesso tempo ogni tanto sa pure vacillare, quando le cose non girano nel verso giusto.

Fatto sta che sia l'uno che l'altro ci hanno poi fatto lustrare gli occhi nelle loro uscite su strada, quest'estate. WVA già a fine maggio centrava la top ten al Giro del Belgio, per poi vincere successivamente Ronde van Limburg, Ride Bruges e GP Cerami (passando dal sesto posto al campionato nazionale a cronometro), per poi conquistare altri tre podi a Rad am Ring, Dwars door het Hageland-Aarschot e Schaal Sels, sua ultima uscita stradistica a fine agosto. A livello di semiclassiche fiamminghe, già un dominatore. Nel più impegnativo BinckBank Tour, prova a tappe World Tour, Van Aert è stato invece un po' in disparte.

Van der Poel ha sfiorato il percorso del suo amicorivale, l'ha visto al Giro del Belgio (dove gli ha vinto pure una tappa davanti!), ma poi si è ritirato, quindi gli ha conteso (perdendo) la Ride Bruges e (vincendo) la Dwars Hageland eccetera. In mezzo, ha trovato il tempo di misurarsi in piccole corse a tappe (stravinta la Boucles de la Mayenne, con due successi di tappa) e pure nella Mountain Bike, con tanto di quarto posto nel Mondiale Marathon, in giugno.

Chiaro che due così potremo goderceli finché la strada non se li porta via (WVA ha già annunciato che nella prossima primavera vuol "provare" Fiandre e Roubaix), ma per ora sono ancora ben saldi sul trono del cross, e a 23 anni (Wout li ha compiuti proprio ieri, Mathieu in gennaio) promettono un'altra stagione piena di testa a testa appassionanti.

 

Gli altri: fronte Belgio tanta abbondanza
Come si può desumere dal sommario elenco testè sviluppato, alla categoria "altri", o "resto del mondo", rimane ben poco da spartire. Se vogliamo dirla con concetti di grana grossa, è un Belgio contro Olanda, anche se ovviamente ogni atleta fa riferimento alla propria squadra di club.

Tra i belgi, oltre a Van Aert, vanno citati per primi i corridori dell'"età di mezzo", ovvero quella che sta tra l'epoca di Sven Nys e quella di Wout&Mathieu: Kevin Pauwels e Tom Meeusen sono i principali rappresentanti della categoria, sempre piazzati (più il primo del secondo), ogni tanto vincenti (più il primo, sempre), ma mai realmente in grado di trascinare le folle. Un altro esponente (un po' più maturo) di questa fascia d'età è Klaas Vantornout, che a fine stagione si ritirerà dopo aver lottato negli ultimi anni con tutti i tipi di acciacchi. Poi c'è Rob Peeters che sfugge a ogni catalogazione tecnica, capace di exploit clamorosi quando gli gira, come di finire 20esimo in maniera anonima.

I più giovani sono quelli degli anni '90, e sono davvero tanti: alcuni già molto convincenti, come il già citato Campione Europeo Toon Aerts, che della classe '93 è il più brillante, anche più dei già forti Laurens Sweeck e Michael Vanthourenhout. Del 1992 sono un paio di corridori che hanno bucato l'ultima stagione (rispetto alle attese che c'erano su di loro), ovvero Tim Merlier e soprattutto Gianni Vermeersch; più concreto il loro coetaneo Jens Adams. Scendendo d'età, citiamo Daan Soete (1994), e gente che si affaccia alla categoria maggiore come Quinten Hermans (1995) e Eli Iserbyt (addirittura 1997). Entrambi molto vincenti da under, il secondo ha una palla al piede molto pesante: e sì, perché qualunque impresa possa riuscire a fare, si continuerà comunque a parlare di lui come del fidanzato di Puck Moonen, idolo di Instagram e di tanti tifosi...

 

Gli altri: dall'Olanda il terzo uomo (forse) Van der Haar
Da quest'altra parte, invece, dietro a Mathieu abbiamo colui che ambisce ad essere (anzi, diciamo proprio che "è") il terzo uomo. Si tratta di Lars Van der Haar, che nei pronostici di tutti gli esperti veniva considerato come il dominatore di un decennio, ma questo prima che i due tremendini facessero capolino nella categoria Élite. Ad ogni modo LVDH ha buone ragioni per reclamare il suo bravo posto al sole: forza e coraggio non gli mancano, ogni tanto azzecca la gara perfetta (e vince, conseguentemente. L'ultima volta a febbraio a Hoogerheide in Coppa, anche se mancava WVA e MVDP correva col freno a mano tirato: di lì a una settimana ci sarebbero stati i Mondiali).

Poi c'è David Van der Poel, più grande del fratello e (ahilui) parecchio meno forte, e c'è Thijs Van Amerongen in netto declino, e c'è Corné Van Kessel a cui manca sempre una lira per fare un milione (anche se spesso paga il fatto di essere più o meno un gregario nelle file della Telenet-Fidea). A Stan Godrie (classe '93) concediamo ancora un paio di stagioni prima di giudicarlo in maniera più decisa. Ma l'impressione è che il prossimo pezzo forte della casa sarà Joris Nieuwenhuis, anche se sul 21enne Campione del Mondo Under 23 ci sono dubbi legati al fatto che è già sotto contratto con la Sunweb, per la quale è già stato annunciato il suo debutto nel World Tour nel 2019. Quanto tempo avrà il gioiellino olandese per esprimersi al meglio nel cross, prima di seguire magari le orme (con maggior fortuna, gli auguriamo) di un Lars Boom, che il fango (terreno su cui eccelleva davvero) l'ha quasi abbandonato per una carriera piuttosto anonima su strada.

 

Gli altri: gli altri chi?
Dopo Belgio e Olanda, una voragine. Episodicamente corridori di questa o quella nazione "estera" riescono anche a fare bella figura, e abbiamo ancora gli occhi pieni di un Francis Mourey che vinceva in Coppa del Mondo a Namur quattro anni fa. Appunto: 4 anni fa. L'ultima vittoria non belga-olandese in CDM risale al dicembre del 2013 (mentre per le altre challenge meglio non parlare, da questo punto di vista: bisogna risalire allo Zdenek Stybar del biennio 2010-2012 per trovare nel Superprestige e nel DVV Trofee un vincitore di nazionalità diversa dalle solite due).

Avevamo la Germania che pareva avviata a un ruolo di un certo rilievo nel panorama internazionale, ma Philipp Walsleben si è ingloriosamente sgonfiato nelle ultime due stagioni, e un Marcel Meisen è tutt'al più un corridore di medio calibro, e lo stesso si può dire di Sascha Weber: entrambi non più giovanissimi, anche se non ancora trentenni, paiono aver raggiunto il loro livello.

Meglio la Francia, allora, che dopo Mourey (e Steve Chainel) ha continuato a proporre buoni polivalenti, attivi sia su strada che nel cross: su tutti Clément Venturini, che rivedremo però battagliare solo fra novembre e dicembre; e a cui potrà affiancarsi l'omonimo Clément Russo, giovanotto molto talentuoso che tra gli under ha fatto benissimo su tutte le superfici; intanto, c'è anche da contare il buon Matthieu Boulo, che a volte fa capolino nei primi giri in CDM. Certo, sarebbe bello rivedere in qualche gara importante uno che da under faceva furore sul fango, ovvero il signor Julien Alaphilippe. Ma pare una speranza destinata a restare vana.

La Svizzera ha perso il suo uomo faro Julien Taramarcaz, appena ritiratosi, ed eredi non ce ne sono, stante che Lars Föster (classe '93) è più un biker che un crossista. La Repubblica Ceca invece continua a tenere botta, anche se le manca il fuoriclasse; ma coi giovani Michael Boros e Adam Toupalik, che proseguiranno anche quest'anno un percorso che pare avviato alla crescita, un certo qual futuro c'è, alle spalle dell'ormai veterano Radomir Simunek (sempre più a corto di risultati, peraltro).

Tutti questi corridori che non sono belgi e olandesi troveranno magari fortuna e risultati nelle challenge secondarie (diciamo così), quali possono essere considerate l'EKZ (di base in Svizzera ma non solo) e la Toi Toi Cup dalle parti della Boemia. Altrove (lèggasi Stati Uniti) il movimento è florido e ricchissimo di atleti, citiamo su tutti Stephen Hyde e Jeremy Powers, anche se non sono certo di primo pelo; ma alle spalle dei più esperti c'è una moltitudine di giovani crossisti i quali peraltro non hanno la stretta necessità di venire a gareggiare in Europa, dato che negli USA le gare sono davvero tantissime. Una sorta di circuito a sé stante, come in fondo vediamo (con qualche importante eccezione) anche nel ciclismo su strada a stelle e strisce.

 

L'Italia guarda avanti
E allora, parliamo d'azzurro. Con Marco Aurelio Fontana sempre più evanescente nel cross (nel senso che si vede e non si vede. Soprattutto "non si vede", preso com'è dalla MTB) e con Enrico Franzoi per il quale il ciclismo è ormai da tempo un'attività part-time (anche se non sono mancate le soddisfazioni anche nell'ultima stagione, coronata col successo nel Selle SMP Master Cross), tocca senza più se né ma a Gioele Bertolini.

Il valtellinese è del '95 come Van der Poel (anche se un po' più giovane), ma finora ha solo guardato le gare dei suoi coetanei terribili tra gli Élite, visto che ha preferito completare il proprio percorso di maturazione tra gli under, dove comunque ha pure avuto il suo daffare a vedersela coi vari Hermans, Nieuwenhuis, Iserbyt, Russo e via dicendo.

Ora Gioele si sente pronto per la massima categoria, e ha annunciato che prenderà parte quest'anno anche a tutte le gare del Superprestige. Migliore notizia per l'appassionato italiano non poteva giungere: perché significa che il ragazzo è molto mentalizzato sulla carriera nel cross, e il misurarsi quasi ogni settimana con il meglio mondiale in casa dei maestri lo aiuterà senz'altro a migliorare. E magari a limitare qualche errore di inesperienza che in queste ultime due stagioni gli è costato tanti piazzamenti.

All'ombra di Bertolini potrà continuare a crescere anche il promettente Stefano Sala, mentre Nadir Colledani è un altro nome giovane da cui è lecito attendersi qualche buon lampo. I fratelli Braidot e i fratelli Samparisi (questi ultimi sempre presenti in CDM nelle ultime stagioni) completano un quadro di crossisti azzurri con più futuro che passato, e citiamo nel novero anche il bravo Jakob Dorigoni.

Certo, per alcuni la coesistenza dell'attività del cross con quella della MTB non è delle più facili (pensiamo ad esempio ai Braidot), ma se pensiamo che per anni abbiamo dovuto fare i conti con questo problema per il nostro numero uno (Fontana), possiamo se non altro pensare di essere vaccinati.

Tra le donne le cose vanno ancora meglio, perché con Eva Lechner che stabilmente riesce a essere tra le migliori del seeding, abbiamo imparato a ritrovare negli ordini d'arrivo - e non necessariamente nelle posizioni di rincalzo - le giovani Alice Maria Arzuffi e Chiara Teocchi. Un terzetto che promette di regalarci soddisfazioni anche quest'anno. Mentre tra le giovani citiamo la crescita impetuosa di Sara Casasola.

 

E tra le donne c'è più democrazia
E allora - e per chiudere in bellezza - parliamo anche del versante femminile della storia. Abbiamo ancora negli occhi l'incredibile Mondiale di gennaio, con la Marianne Vos che l'ha perso per una noia meccanica nel penultimo giro, quando era al comando da sola, e per non aver poi saputo staccare più la belga Sanne Cant. È quasi un caso che le due citate - oro e argento al Mondiale di Bieles, per l'appunto - abbiano la stessa nazionalità dei dominatori in campo maschile.

Il cross femminile è molto più democratico di quell'altro, e c'è ad esempio una forte e vincente componente anglosassone in grado di far la voce grossa, e non solo, perché non è raro vedere che Francia, Italia o Repubblica Ceca condividano i podi con le citate nazioni. Di più, il Belgio tra le donne è quasi una cenerentola, tant'è vero che quello di Sanne Cant è stato il primo Mondiale femminile vinto da una ciclista del paese. Oltre alla Cant c'è l'ottima (ma discontinua) Ellen Van Loy, le altre sono veramente molto distanti come prestazioni.

L'Olanda invece ha una batteria di crossiste clamorosa. Marianne Vos l'abbiamo già citata ma lei non è una crossista, lei è tutto. Sophie De Boer ha vinto l'ultima Coppa del Mondo, Lucinda Brand ha sfiorato il podio al Mondiale, ma come dimenticare la fortissima Thalita De Jongh, o anche le potenzialità di Sabrina Stultiens? E in più vanno citate Maud Kapthejins e Annemarie Worst, poco più che ventenni. Alcune di queste atlete hanno come unica pecca il fatto di fare cross con una certa incostanza, ma d'altronde se disputassero la stagione intera rischieremmo spesso di avere dei podi monocolore. Oranje, ovviamente.

Le anglosassoni, dicevamo: a dire la verità è in atto un po' di ricambio generazionale, dato che Katie Compton (per gli Usa) ed Helen Wyman (per la Gran Bretagna) sono ben oltre la trentina. Ma non manca la qualità tra le varie Ellen Noble, Emma White, Rebecca Fahringer, Kaitlin Keough e Kaitlin Antonneau (per citare alcune americane), o Nikki Brammeier (nota come Harris prima di malmaritarsi) e la ventenne Evie Richards (per citare un paio di britanniche).

Repubblica Ceca con Katerina Nash e Pavla Havlikova, Francia con Caroline Mani, Lucie Chainel e soprattutto (quando gareggia) Pauline Ferrand-Prévot, Canada con Maghalie Rochette e Lussemburgo con Christine Majerus sono le nazioni che - con l'Italia (di cui abbiamo già scritto) - sanno spesso ritagliarsi momenti di protagonismo.
Notizia di esempio
Tour de Côte d'Ivoire, il belga Louis Verhelst si ripete nella quinta tappa
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!