Un altro inchino per Tadej Pogacar sulle strade del Tour de France © Tour de France
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Pogacar sensazionale, a Isola 2000 arriva il colpo del ko definitivo

Autentico show dello sloveno che va via a 10 km dalla vetta, raggiunge i fuggitivi e centra la quarta vittoria al Tour de France 2024. Evenepoel e Vingegaard insieme

19.07.2024 16:45

Lo dovremmo chiamare “L'Eletto”. Quale potrebbe essere un termine più adatto per definire uno come Tadej Pogacar? Ma non tanto per dargli un soprannome, quanto per connotarlo anche filosoficamente. “L'Eletto” perché è come vivesse in una dimensione a parte, intangibile da tutto, inarrivabile per tutti, ineguagliabile nel suo fare ciclismo. Anzi, nel suo farsi ciclismo, perché quando parte all'attacco Pogacar è ciclismo puro nel suo compiersi, è la rappresentazione perfetta di quello che ci aspettiamo da questo sport, di quello che siamo stati disposti ad aspettare per tanto tempo, per anni, per lustri interi.

Il connubio tra uomo e contesto è totale, e Tadej in quanto Eletto è proprio l'uomo deputato a incarnare al meglio questo sport. Quelli del marketing avrebbero detto “uno spot vivente” (e vincente aggiungiamo), e forse si sarebbero fatti capire pure meglio (del resto son del marketing!…), ma se non si spendono quattro righe di epica (per quanto a buon mercato) per uno come Pogacar, allora per chi?

Il corridore che abbiamo sempre atteso si è manifestato a un certo punto della nostra traiettoria e mentre qualcuno ancora fatica a riconoscerlo (gli odiatori per forza non mancano mai per fortuna, così come gli scettici a tutti i costi), la gran parte del popolo del ciclismo è con lui, e diciamo "popolo" e non "pubblico" perché l'impatto di Tadej trascende il normale rapporto televisivo (e da qualche anno anche social) che abbiamo con tutti i personaggi pubblici, compresi gli idoli sportivi.

Le gente lo ama e lo sostiene e lui la ripaga con vittorie sempre più altisonanti. Oggi si chiama “Isola 2000”, si chiama “1'40” a Vingegaard e Remco", si chiama “quarto successo di tappa al Tour di quest'anno, 15esimo in totale”, ma soprattutto si chiama “doppietta Giro-Tour quasi portata a casa”, perché non è ipotizzabile che qualcuno possa non diciamo superarlo (quando mai), ma anche solo riavvicinarlo in classifica, da qui a Nizza.

La Visma oggi ha pure tentato di sparigliare in qualche modo, di prendersi un altro successo di tappa, di fare un po' di densità lì davanti per ritrovarsi magari come l'altro giorno un po' di rinforzi per Jonas Vingegaard nel finale. Ma c'era ben poco da accampare progetti, poi a un bel momento l'uragano si abbatte sulla corsa e tutti i piani vengono spazzati via in un lungo, devastante rush. Uragano, ecco un altro possibile appellativo per Tadej.

Col secondo a cinque minuti e il terzo a sette, si profilano distacchi finali molto simili a quelli che abbiamo visto al Giro, solo che lì dicevamo che Pogacar correva contro nessuno; e al Tour allora? È vero che lui è cresciuto e tanto. È cresciuto rispetto all'anno scorso, ma anche rispetto a due mesi fa, è in una condizione straripante e siamo curiosi di vedere quanta se ne terrà da parte (Parigi?) e fino a quando (Zurigo?). Ma se lui è cresciuto, lo scenario intorno a lui è quello che sospettavamo: tolto Vingegaard al meglio (cosa che non è in queste tre settimane), tolto Evenepoel che sta studiando per provare a sedersi al club a cui sono seduti i due che lo precedono in classifica, tutti gli altri contendenti da GT bene o male si equivalgono.

Un confronto col Giro dice che il quarto in Italia (Ben O'Connor) chiuse a 12'07" dallo sloveno; al Tour, a due tappe dalla fine, il quarto (João Almeida) veleggia a 15'07", tre minuti tondi in più. Il decimo del Giro fu Michael Storer a 21'11"; in Francia attualmente è decimo Giulio Ciccone a 22'46". È chiaro che nella corsa rosa Tadej ebbe meno bisogno di far caciara, qui doveva staccare un certo Jonas, e ovviamente se la gara si fa più dura i distacchi si dilatano. Ma l'incapacità, l'impossibilità di contrapporre alcunché alle sfuriate del 25enne di Komenda è la stessa frustrazione tanto del quinto, del settimo, del dodicesimo del Tour, quanto del quarto, del nono, del decimo del Giro. Nulla possono.

Tour de France 2024, la cronaca della diciannovesima tappa

Solo 144.6 km per la diciannovesima tappa del Tour de France 2024, ma che 144.6 km! Da Embrun a Isola 2000, in mezzo Vars e Bonette prima dell'arrivo in quota. Soprattutto, poco fondovalle tra un colle e l'altro. Una frazione da battaglia totale, insomma, a cui non hanno preso parte Stefan Küng (Groupama-FDJ) e Jake Stewart (Free Palestine), entrambi non partiti. Nel corso della tappa si sarebbe ritirato anche Nils Eekhoff (DSM-Firmenich PostNL), mentre Arnaud Démare (Arkéa-B&B Hotels) sarebbe arrivato fuori tempo massimo.

Quelli che invece son partiti dal km 0 sono stati gli attacchi dei candidati alla fuga di giornata. Abbastanza presto ha preso margine un drappello di 22 nel quale la Visma-Lease a Bike aveva messo Matteo Jorgenson, Christophe Laporte e Wilco Kelderman. Proprio loro hanno dato il maggior impulso all'azione sin dall'inizio.

Bryan Coquard (Cofidis) ha vinto lo sprint intermedio di Guillestre ai -123, quindi è cominciato il Col de Vars e lì, dato che il gruppo era ancora a meno di un minuto, son partiti i contrattacchi degli scalatori che volevano aggiungersi alla scampagnata. Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) ed Egan Bernal (INEOS Grenadiers), Romain Bardet (DSM) e poi anche Simon Yates (Jayco AlUla).

Allo stesso tempo, la fuga martellata da Jorgenson e Kelderman perdeva pezzi, tra gli altri l'unico italiano ivi presente, Davide Formolo (Movistar); per cui prima di metà salita il drappello al comando si è ritrovato, a 110 km dal traguardo, composto da soli nove uomini: i citati Jorgenson e Kelderman (out Laporte), i rientrati Carapaz e Yates (Bernal e Bardet non ce l'hanno fatta), quindi Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale), Ilan van Wilder (Soudal Quick-Step), Jai Hindley (Red Bull-BORA-Hansgrohe), Cristián Rodríguez (Arkéa) e Oscar Onley (DSM).

Il gruppo maglia gialla, tirato da Marc Soler (UAE Emirates) che poi, nel corso della salita, ha lasciato il testimone al compagno Pavel Sivakov, si è ridotto presto a 30 unità ed è transitato al Gpm del Col de Vars (Hors catégorie) ai -102 a 3'30" dai primi, tra i quali Carapaz aveva preso il massimo dei punti a pois nell'occasione (20), risalendo al terzo posto nella relativa classifica.

Jorgenson propulsore inesauribile della fuga, Carapaz vede i pois

Matteo Jorgenson e Wilco Kelderman animano la fuga verso Isola 2000 © Visma-Lease a Bike
Matteo Jorgenson e Wilco Kelderman animano la fuga verso Isola 2000 © Visma-Lease a Bike

I fuggitivi hanno preso la Bonette con 4'30" di vantaggio, il che sarebbe rimasto il loro margine massimo, toccato ai -81. Il ritmo di Jorgenson in salita ha continuato a mietere vittime: prima Onley, poi anche Van Wilder e Prodhomme hanno dovuto dire addio ai sogni di gloria dopo neanche 5 km di scalata. Il problema è che a quel punto ne mancavano ancora 18 per salire ai 2802 metri della Cime de la Bonette, punto più alto del Tour 2024.

Anche il gruppo perdeva pezzi sotto i colpi di Nils Politt (UAE): a 13 dalla vetta (70 dall'arrivo) tra gli altri ha gettato la spugna Felix Gall (Decathlon), undicesimo della generale; circa 20 uomini a comporre il drappello in questa fase. Dopodiché è tornato a tirare Sivakov, e Tadej Pogacar a quel punto aveva ancora Soler, Adam Yates e João Almeida. La Soudal teneva Jan Hirt e Mikel Landa (oltre al raggiunto Van Wilder) con Remco Evenepoel; Carlos Rodríguez (INEOS) era scortato da Bernal e Laurens De Plus; pure con Giulio Ciccone c'era un altro Lidl-Trek (Carlos Verona); chi era solo solo invece? Tra gli altri, proprio Jonas Vingegaard, anche se la Visma aveva sempre due preziosi incursori nella fuga.

Uno di loro, Jorgenson, ha continuato a tirare praticamente sempre lui fino alla cima della Bonette; il margine dei battistrada è sceso fino a 3'30", poi al Gpm dei -57 (Hors catégorie), dove stavolta i punti in palio erano 40, Carapaz ha rifatto il pieno volando a quota 97 contro i 77 dell'attuale leader Pogacar, che si è visto così scavalcato.

Il gruppo ha riperso un po' di terreno tra l'ultima parte di salita e la successiva lunga discesa, fatto sta che i sei al comando (li ricordiamo: Jorgenson, Kelderman, Carapaz, Hindley, Simon Yates e Cristián Rodríguez) hanno preso la salita finale, ai -16, con 4' di vantaggio sul gruppo maglia gialla in cui, oltre ai citati poco sopra, c'erano anche Enric Mas (Movistar), Derek Gee (Free Palestine), Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious), Romain Bardet e infine, riaccodatosi in discesa, Guillaume Martin (Cofidis).

Verso Isola 2000 la UAE Emirates distrugge il gruppo

Appena cominciati i 16 km di scalata verso Isola 2000, Cristián Rodríguez ha subito perso le ruote dei fuggitivi; ma non troppo più avanti anche a Carapaz e Yates ha cominciato ad annebbiarsi la vista… In questa fase era Kelderman a tirare. Dietro invece Soler ha fatto un altro turno prima di staccarsi (insieme a Van Wilder, Martin, Verona; Sivakov era già out), e tutti perdevano contatto perché Adam Yates aveva aumentato sensibilmente il ritmo.

Davanti la lotta entrava nel vivo, a 13.7 dalla vetta Hindley ha gettato la spugna, e duecento metri dopo Jorgenson ha attaccato. Carapaz ha guidato l'inseguimento, con Yates (Simon) appeso a un filo. L'altro Yates proseguiva con la sua tremenda trenata che faceva staccare tutti tranne i suoi compagni Pogacar e Almeida, Vingegaard, Evenepoel con Landa, Gee; tra gli altri, ai -12 la campana è suonata per Ciccone e Carlos Rodríguez, ai -11 per Buitrago.

A 10 dalla vetta Carapaz ha staccato Yates e Kelderman e ha provato a recuperare da solo il mezzo minuto che in quel momento pagava da Jorgenson; il gruppetto maglia gialla era a 3', Gee stava andando in crisi ma quel che più conta è che proprio in zona -10 è partito l'attacco di Tadej Pogacar. Lo sloveno vestito di giallo è scattato prima ancora che Almeida facesse il proprio turno, evidentemente gli era stato sufficiente il lavoro di Adam.

Un nuovo sensazionale attacco di Tadej Pogacar

Tadej ha fatto il vuoto, Vingegaard è rimasto con Evenepoel, più indietro Almeida e Landa. Pogi ha raggiunto e saltato rapidamente Cristián Rodríguez e Hindley, guadagnando in un attimo mezzo minuto sui primi inseguitori. Poi il mezzo minuto son diventati 50", ma a quel punto (ai -7) sono rientrati sulla coppia Jonas-Remco Almeida e Landa, e quest'ultimo ha dato una buona mano anche se era tutto piuttosto vano: ai -6.5 il vantaggio per Tadej raggiungeva il minuto tondo.

Intanto Simon Yates riprendeva e staccava Carapaz, Jorgenson aveva più di mezzo minuto su di loro, ma tutto era terribilmente vano dato il treno che arrivava alle loro spalle. Finalmente il gruppetto Vingegaard ha raggiunto Kelderman, che però non ne aveva per dare una mano al capitano. A 5 dalla vetta, col ritardo da Pogi che andava verso il minuto e mezzo, Evenepoel è scattato, provando a far male a Vingegaard, il quale però ha risposto presente. Nuovamente fuori causa gli altri.

Pogacar ha completato l'opera: ai -4 ha saltato Carapaz, ai -3 è piombato su Yates, e in un altro chilometro ha colmato i restanti 20" di gap rispetto a Jorgenson (ripreso e superato per la precisione ai 1900 metri). In tutto ciò, Remco e Jonas erano rotolati a 1'40". Il leader del Tour ha dovuto solo gestire il finale, buttando di quando in quando un occhio più giù, cercando con lo sguardo eventuali notizie che però non arrivavano: non gli avversari, non i mezzi della carovana, non il pubblico, addirittura. Non c'era nessuno su quella salita, solo un uomo in giallo a cui scappava quasi da ridere.

Classifica chiusa a doppia mandata

Tadej Pogacar ha vinto la sua quarta tappa in questa Grande Boucle (facendo il segno di 4 con la mano, il nostro ragioniere) precedendo di 21" all'arrivo Jorgenson, di 40" Yates e di 1'11" Carapaz; Evenepoel e Vingegaard sono arrivati a 1'42", Almeida e Landa a 2'. Adam Yates ha pagato 3'27", Carlos Rodríguez 3'56", Giulio Ciccone 4'45".

La classifica generale assume contorni da grand canyon, 5'03" tra Pogacar e Vingegaard, Evenepoel lontano 7'01". Le prime sette posizioni restano invariate, in ottava sale Gee a 21'52", mentre Jorgenson recupera ben 5 posizioni, salendo fino alla nona a 22'43". Ciccone resiste in top ten, decimo a 22'46", ma alle sue spalle c'è Buitrago che incalza e che si è avvicinato a soli 10" di distanza.

Domani si replica sulle Alpi: la ventesima tappa del Tour de France 2024 sarà la Nice-Col de la Couillole, soli 132.8 km con quattro Gpm (Braus, Turini, Colmiane e arrivo in quota), non si avvicinano le altitudini di oggi ma si resta al massimo intorno ai 1600 metri delle montagne vicine al mare nizzardo. Sarà una tappa senza un attimo di respiro, nella quale teoricamente ancora tutto, ma proprio tutto, potrà succedere.

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