
Roubaix, il dopocorsa. Van Der Poel: «Tadej ha sbagliato l'ingresso in curva»
Il figlio d'arte chiede anche una punizione esemplare per lo spettatore che gli ha tirato addosso una borraccia. Pogacar: «Ho sofferto negli ultimi 20 chilometri» Pedersen: «Shit happens». Van Aert: «Mi aspettavo di più da questa campagna del Nord»
Una corsa densa di emozioni e colpi di scena, che si sono susseguiti fino all'ingresso nel velodromo di Roubaix. L'annunciata sfida tra Mathieu van der Poel e Tadej Pogacar è stata incertissima fino al settore di Ennevelin, dove lo sloveno ha affrontato senza risparmio una curva a destra, ruzzolando sull'erba. Non l'unico fotogramma da conservare dell'Inferno del Nord versione 2025: la lunga rincorsa di Jasper Philipsen al gruppo di testa, che gli ha poi presentato il conto sul tratto di Mons-en-Pévèle; la sfortuna che ha preso di mira Mads Pedersen e Stefan Bissegger quando erano in compagnia dei favoritissimi; la caccia di Wout van Aert a un podio che avrebbe riscattato in minima parte un'altra campagna del Nord avara di soddisfazioni. Voci e dichiarazioni del dopocorsa direttamente sui vostri schermi.
Van Der Poel: «Senza la caduta, io e Tadej saremmo arrivati insieme»
Mathieu van der Poel trattiene per un attimo il respiro prima di commentare il suo filotto di vittorie sulle pietre: «Le tre vittorie alla Roubaix hanno un significato speciale per me. È stata una corsa durissima, in cui ho sofferto tanto. Quando Tadej ha sbagliato l'ingresso in curva, ho pensato soltanto ad andare forte, senza rallentare il passo fino al traguardo. Gli ultimi due settori di pavé sono stati davvero impegnativi per il vento contrario. Ho lottato fino in fondo ma sono contento di avercela fatta». Il figlio e nipote d'arte ha poi commentato l'episodio decisivo della corsa: «Abbiamo affrontato quel tratto ad altissima velocità. Penso che Pogacar abbia sbagliato a valutare l'ingresso in quella curva. Quanto a me, ho avuto i riflessi pronti per salvarmi. Per il resto, non so cosa sia accaduto: ho subito guadagnato un buon margine e ho pensato a spingere il più possibile. Episodi del genere fanno parte delle corse». L'iridato di Glasgow ha poi aggiunto di non aver capito quale fosse il suo vantaggio sullo sloveno: «Non ne ero al corrente, perché la radiolina non funzionava bene. Pertanto, non ho potuto avere alcun aggiornamento sui distacchi, né tantomeno sono stato in grado di avvisare l'ammiraglia quando avevo forato. Da questo punto di vista, l'intervento della macchina è stato rapidissimo». Questa Roubaix può essere considerata una rivincita della sconfitta di 7 giorni fa al Fiandre? Parola a Mathieu: «No, per niente. Sono contento di aver ritrovato una buona gamba. Per il resto, tutti conosciamo il valore di un campione cone Tadej ed è bello sfidare un corridore come lui. La sua prestazione non mi ha sorpreso: il suo talento è noto a tutti». Al termine dell'intervista istituzionale, un riconoscimento al suo più grande avversario: «Senza quell'incidente, saremmo sicuramente arrivati insieme al velodromo».
Ai microfoni di Sporza, invece, van der Poel ha commentato il vergognoso lancio di una borraccia mentre percorreva il tratto di Templeuve-Moulin-de-Vertain: «Non posso soprassedere su un episodio del genere: io stavo dando il massimo in quel momento e, oltretutto, la borraccia era piena. Spero che questo signore possa essere identificato e che possa arrivare una punizione esemplare, perché questo è stato a tutti gli effetti un tentato omicidio colposo».
Pogacar: «In curva sono arrivato troppo veloce»
Un esordio da ricordare, anche se non è arrivata la vittoria: Tadej Pogacar ha corso in maniera esemplare la sua prima Parigi-Roubaix, almeno fino alla caduta nel settore di Ennevelin. I rimpianti prevalgono sull'orgoglio? La parola al campione del mondo in carica: «Questa corsa è fantastica: in ogni tratto di pavé c'era tantissimo pubblico. E la presenza di tanti appassionati ci è stata d'aiuto, perché ha attenuato le raffiche di vento laterale e di vento contrario». Una battuta, poi, sull'episodio che gli ha negato l'opportunità di contendere il successo a van der Poel: «Avevo notato la presenza delle moto ed ero convinto che sarebbero rimaste ferme in curva. Naturalmente, le stavo guardando, ma la mia mente non avrebbe mai dovuto suggerirmi di andare dritto. Sono arrivato fin troppo veloce in quella curva, perché c'era vento laterale e, in quel momento, avevo deciso di attaccare. Sì, stavo andando troppo forte». Dopo aver ammesso che gli ultimi 20 chilometri di corsa sono stati particolarmente faticosi per lui, Pogacar ha poi descritto il suo primo impatto con le pietre del Nord: «Ritengo che sia una delle corse più impegnative che abbia mai affrontato nella mia vita. Mi dispiace di aver perso il computer nei 30-40 chilometri conclusivi, perché i watt che ho espresso erano davvero impressionanti. Quando eravamo in cinque al comando, ho toccato dei livelli che raramente ho raggiunto nella mia vita».
Pedersen: «Non è mai bello forare quando Pogacar va all'attacco»
Un habitué del podio, a cui manca sempre l'ultimo guizzo per entrare nel club dei vincitori di una classica monumento: Mads Pedersen scende di un gradino rispetto al Fiandre, ma resta sempre a galla. Questa volta, però, c'è il rimpianto di aver perso le ruote dei fenomeni per un capriccio del destino: «Questo era il miglior risultato che potessi ottenere dopo la foratura. Naturalmente, non posso sapere cosa sarebbe potuto accadere senza questo incidente, ma è proprio questo il bello di una corsa del genere. È bella da guardare anche perché può davvero succedere di tutto. Oggi sono stato il corridore più sfortunato di tutti per via della foratura e non è certo l'ideale avere una ruota bucata mentre Pogacar va all'attacco. Mi scuso per quello che sto per dire, ma le disgrazie (dietro le quali si cela una parola di quattro lettere che rimanda alle celebri “opere” in scatola di Piero Manzoni, ndr) accadono». Una volta perso il treno dei migliori, l'iridato di Harrogate 2019 non poteva fare altro che «cavare il meglio da quella situazione». Infine, un curioso retroscena sulle mosse di van Aert e Florian Vermeersch: «Forse non lo sapete, ma io parlo un po' di fiammingo. Scherzo, ovviamente: non lo conosco neppure un po'. Tuttavia, ho intuito che volessero attaccare nel settore di Orchies. A quel punto, ho cercato di tenere alta l'andatura per metterli sotto pressione. Ero pronto a tutto, anche perché Wout voleva attaccare nel successivo tratto in salita. Quando è arrivato il momento di sprintare, mi hanno aiutato le tante madison che ho disputato con Michael Morkov».

Van Aert: «Volevo di più, ma non ho rimpianti»
Un altro 4° posto che suscita sensazioni contrastanti nell'animo di Wout van Aert, intervistato a fine corsa da Eurosport/Discovery+: «È sempre una bella sensazione correre davanti alla tua famiglia. Sono orgoglioso di averli al mio fianco, a prescindere dal risultato», esordisce il capitano della Visma-Lease a Bike. «Ero molto fiducioso di potermi giocare il podio allo sprint con Mads, ma questa era una volata difficile al termine di una giornata particolarmente faticosa. Io ci ho provato, ma Pedersen ha anticipato i tempi e io non sono riuscito a prenderne la scia». In conclusione, un bilancio della sua campagna del Nord: «Non c'è dubbio che io volessi molto di più. Ad ogni modo, non ho rimpianti, soprattutto se penso alla preparazione di queste due classiche monumento. Pertanto, sono soddisfatto di quel che ho fatto. Queste sono le corse». Prima di raggiungere le docce, van Aert ha confermato la sua partecipazione alle corse della prossima settimana (Freccia del Brabante e Amstel Gold Race) prima dell'esordio assoluto al Giro d'Italia.