Jonas Vingegaard incredulo, ha battuto Tadej Pogacar a Le Lioran © Visma-Lease a Bike
Professionisti

Il più grande spettacolo dopo il Big Bang siete voi!

Sfida epica, emozionante, stellare tra Pogacar e Vingegaard sul Massiccio Centrale: Tadej attacca, Jonas lo riprende dopo 17 km, poi lo batte nello sprint a due. Tour de France a questo punto incertissimo

10.07.2024 17:05

E ora? Come la mettiamo, Tadej, con questo Jonas che sembrava pronto per un viaggio sola andata verso la deriva, e invece nel bel mezzo dei guai ritrova gambe, morale, testa, e la consapevolezza di non dover condividere la propria strada col polemico Remco o il declinato Primoz, ma di meritare, per il quarto anno di fila, un posto lassù, accanto alla divinità venuta da Komenda, a giocarsi ancora una volta il Tour de France?

Quanto peserà sul morale di Pogacar il fatto di essere stato raggiunto da Vingegaard quasi 17 km dopo averlo staccato, sui tosti saliscendi del Massiccio Centrale affrontati nella tappa di mezzo di questo imprevedibile Tour 2024?

E quanto gli peserà il fatto di essere stato fulminato dall'ineffabile Jonas nello sprint a due che ha deciso questa straordinaria frazione di Le Lioran, dopo che aveva lasciato il danese a tirare per tutto il finale, raccogliendo le energie che avrebbero dovuto permettergli il contentino della vittoria di tappa? Avrebbe mai pensato, Pogi, di perdere uno sprint a due con Jonas?

Che botte, ragazzi.

Apparentemente Tadej Pogacar dovrebbe essere piuttosto tranquillo, in fondo è maglia gialla del Tour con oltre un minuto sui primi inseguitori. Ma in realtà questo 10 luglio se lo ricorderà a lungo. Un giorno in cui è passato nel giro di pochi minuti da un senso di onnipotenza al terrore di avere a che fare, ancora una volta, con l'uomo venuto dal nord con un'unica missione nella vita: bastonarlo in terra di Francia.

Sì, Vingegaard è ancora dietro e deve recuperare 1'14" in classifica, ma il suo successo principale di oggi non è tanto aver vinto la tappa (il che fa sempre piacere ovviamente) quanto aver sgretolato, ferocemente, ogni singola convinzione del suo avversario del cuore. Se Tadej credeva che Jonas sarebbe venuto al Tour a fare la comparsa, già a Bologna, sul San Luca, aveva capito che non era così.

Se pensava che comunque con un po' di impegno avrebbe conquistato il suo terzo Tour de France, da oggi non lo pensa più. Anzi, semmai oggi il ricordo dei rovesci degli ultimi due anni diventa preponderante nella psicologia del capitano UAE Emirates. “Mi fregherà di nuovo”, questo ci dicono gli occhi del Pogacar di Le Lioran.

Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar sul Massiccio Centrale © Visma-Lease a Bike
Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar sul Massiccio Centrale © Visma-Lease a Bike

Non è detto sia così, la terza settimana è tutta un'incognita; ma se alla vigilia eravamo convinti lo fosse solo per Vingo, oggi sappiamo che ciò vale eccome anche per Tadej. Per il Tadej del Col de Pertus, in mezza crisi e forse consapevole di non potersi concedere, da qui in avanti, altri voli troppo pindarici. Ridurre le marce, forse, Pogi? Perché Jonas ha la caduta del Paesi Baschi a referto, ma Tadej ha il Giro dominato (ma dispendioso) non tante settimane fa.

E del Vingo commosso dopo l'inaspettatissima vittoria, che dire? Le lacrime al pensiero della caduta di aprile, della difficoltà del recupero, dei dubbi su se stesso… e oggi si ritrova a battere in una volata a due la sua nemesi, il suo avversario storico, quello che avrebbe dovuto fare doppietta Giro-Tour con estrema facilità, e che invece oggi si ritrova a dover fare daccapo tutti i conti.

E al fondo di tutto, una storia sportiva, ciclistica, destinata a restare scolpita tra le più belle di sempre. Questa rivalità-non rivalità, i due non si odiano, non si amano, si frequentano solo per lavoro e probabilmente non berrebbero mai una birra insieme, eppure insieme stanno dando vita a un meraviglioso romanzo a puntate che va avanti dal 2021 e che non finirà certo oggi né il 21 luglio, la sera di Nizza, quando tutto si sarà detto di questa Boucle 2024 che per metà è stata bellina ma non esaltante, ma che ora, superato il giro di boa, diventa orgasmica. Davvero.

Vingegaard ha dimostrato oggi di essere un gigante. Poi magari salterà, alla lunga, come avvenne lo scorso anno a Pogacar. Ma quanta forza ha questo ragazzo, e quanto i suoi risultati hanno la costante di ridefinire tutto quel che di lui s'è visto in precedenza. L'altro giorno sugli sterrati non ha avuto le palle, diceva Remco. E oggi Jonas ha fatto una lectio magistralis sull'avere le palle, e - conseguentemente - sullo zittire il prossimo.

Complimenti, Jonas. E facci divertire ancora.

Tour de France 2024, la cronaca dell'undicesima tappa

Un'altra lunga frazione culminante con delle belle salite: questo il succo dei 211 chilometri tra Évaux-les-Bains e Le Lioran, con l'approdo del Tour de France 2024 sul Massiccio Centrale. Tappa che invitava alla fuga e infatti a questo punto potremmo riportare un elenco di non meno di 72-73 tentativi d'attacco nelle prime due ore di gara, ma evitiamo. Diciamo solo che Anthony Turgis (TotalEnergies), in anticipo su altri temporanei fuggitivi, si è preso lo sprint intermedio di Bourg-Lastic (-146) e che nel frattempo la Cofidis si è ritrovata decimata, col contemporaneo ritiro di Ion Izagirre e Alexis Renard.

Sulla Côte de Mouilloux, ai -131 e dopo 80 chilometri tiratissimi, finalmente ha preso margine il drappello buono, guidato da Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), che già prima era stato il più indemoniato nel cercare l'evasione, e composto da Oier Lazkano (Movistar), che ha vinto il Gpm di quarta categoria, Mattèo Vercher (TotalEnergies), Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale), Oscar Onley (DSM-Firmenich PostNL) e l'altro EF Ben Healy, altro immancabile di fughe e fugone.

Sulla stessa salitella il gruppo si è frazionato in più parti prima di concedersi un break in cui l'andatura è calata sotto l'egida della UAE Emirates, mentre ancora Julien Bernard (Lidl-Trek) e Romain Grégoire (Groupama-FDJ), e poi anche Bruno Armirail (Decathlon), Guillaume Martin e Axel Zingle, entrambi della Cofidis, tentavano di riportarsi sui battistrada i quali avevano preso l'abbrivio buono.

Zingle si è sacrificato per Martin (e anche per gli altri) e il secondo drappello ha raggiunto il primo ai -105, dopo che Carapaz si era preso il Gpm della Côte de Larodde (terza categoria ai -121). Tutto ciò ha determinato una media superiore ai 47 nelle prime due ore di gara.

Una fuga con la data di scadenza ben in vista

Ben Healy guida la fuga del giorno verso Le Lioran © A.S.O./Billy Ceusters
Ben Healy guida la fuga del giorno verso Le Lioran © A.S.O./Billy Ceusters

Quando i dieci si sono ricompattati davanti il loro margine sul gruppo era di 2'30", ma non sarebbe salito perché la UAE Emirates aveva tutte le intenzioni di tenerlo lì, ancorato ai due minuti: segno che Tadej Pogacar aveva dei progetti per il finale. Progetti che non avrebbero visto da vicino uomini come Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), quindicesimo della generale, o Maxim van Gils (Lotto Dstny), tra le vittime eccellenti delle prime due ore di zuffa, e a quel punto (a metà tappa) già irrimediabilmente in ritardo insieme ai velocisti.

La fuga ha proceduto credendoci sempre di meno, Nils Politt e Tim Wellens tiravano a turno il gruppo dominato dalla UAE e nemmeno una bella trenata di Armirail davanti (in favore del compagno Lapeira) ha cambiato più di tanto il trend. Tra l'altro con l'avvicinarsi dei saliscendi finali il ritmo del gruppo, data la lotta per le posizioni, era destinato fisiologicamente ad aumentare ancora.

L'accordo tra i fuggitivi si è rotto sul Col de Néronne, Gpm ai -42 dopo quattro chilometri molto tosti. Lazkano ha accelerato ai -45, i due EF l'hanno inseguito e poi è stato il solo Healy ad andare a chiudere sullo spagnolo, scollinando con lui al Gpm di seconda categoria (vinto da Ben) con 20" su Carapaz e 1'20" sul gruppo tirato in questa fase da Pavel Sivakov (UAE) e sempre più assottigliato. Tra gli altri dettagli, da segna(la)re l'ennesima caduta di Wout van Aert (Visma-Lease a Bike), arrivato lungo su un curvone in contropendenza ai -46. Nessun problema per il RollingStone di Herentals, per fortuna.

In cima al Pas de Peyrol cala la mannaia di Pogacar

La successiva salita, a partire dai -36, era forse la più dura di giornata, il Puy Marie Pas de Peyrol, cinque chilometri oltre l'8% di pendenza media. Carapaz è riuscito a riportarsi sulla coppia al comando e ha tirato per gran parte della scalata, provando a ridare respiro all'azione a beneficio di Healy; ma sempre più rombante da dietro arrivava il treno UAE, Sivakov con a ruota Juan Ayuso, João Almeida, Adam Yates, quindi Tadej in giallo: chi li avrebbe potuti fermare?

Ai -33 (e 2 km dalla vetta) sono saltati nello stesso momento Carapaz davanti e Sivakov dietro; allora Yates si è incaricato di dare una netta setacciata che ha dimezzato da 30 a 15 i componenti del plotoncino, e mentre questo perdeva tanti pezzi (tra cui anche Ayuso, quinto della generale), la fuga veniva annullata ai -32. Con Pogacar (e Yates e Almeida) c'erano a questo punto Jonas Vingegaard con Wilco Kelderman (Visma), Primoz Roglic (Red Bull-BORA-JHansgrohe), Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers), Giulio Ciccone (Lidl) e Remco Evenepoel con Mikel Landa (Soudal Quick-Step).

A 31.6 km dalla fine e 600 dalla vetta, Tadej è partito. Vingegaard e Roglic hanno provato a reagire, ma senza riuscire a riprendere la scia dello sloveno; Evenepoel è salito a un passo più regolare, perdendo contatto dai due rivali diretti per il podio. Nell'avvicinamento alla vetta Vingegaard ha staccato Roglic nel 300 infiniti metri finali ed è scollinato a 7" da Pogacar. Primoz è passato a 15", Remco a 30".

Con molto ritardo è invece transitato Romain Bardet (DSM), che però aveva una giustificazione (oltre a quella di aver perso presto le ruote dei migliori): lungo la salita c'erano ad attenderlo centinaia di tifosi, in un angolo ribattezzato Zone Bardet: lui è di Brioude, a 80 km da qui, e questa era la sua tappa di casa nell'ultima Boucle che disputerà. Il tripudio, immancabile.

Vingegaard non muore mai: ripreso Tadej in cima al Pertus!

In discesa Roglic ha presto ripreso Vingegaard mentre - ai -25 - Rodríguez, Ciccone, Almeida e Yates si sono portati su Evenepoel ai -25; poi ai -19, a fine picchiata, il gruppetto Remco (tirato da un Carlos ottimo discesista) ha raggiunto Jonas-Primoz, ma il distacco dal solitario battistrada ammontava a 35" e subito, sempre ai -19, la strada tornava a salire verso il penultimo Gpm di giornata, il Col de Pertus.

In salita è stato Vingegaard a prendere in mano le redini dell'inseguimento, e il suo ritmo ha immediatamente fatto rimbalzare tutti tranne Roglic ed Evenepoel, che però arrivava fin lì e non oltre, e infatti dopo un chilometro di scalata s'è staccato.

Ai -17 (metà Pertus) Vingegaard, dopo aver già ridotto a circa 20" il gap da Pogacar ha accelerato ulteriormente e ha staccato Roglic. Ora era Jonas a sembrare più in palla, e addirittura a 15.7 dalla fine Tadej si è voltato indietro per la prima volta: sentiva un'aria strana alle sue spalle. A proposito di spalle, a quelle di Roglic si manifestava Evenepoel, a comporre infine la coppia dei battuti, destinati a inseguire gli altri due oggi e - molto probabilmente - anche nel resto del Tour.

Alle 16.05, quando mancava mezzo chilometro allo scollinamento, Vingegaard ha visto Pogacar: era lì, davanti a lui, vicino, raggiungibile, non più così onnipotente com'era parso quindici chilometri prima. L'aggancio proprio a 200 metri dal Gpm, a 14.8 dalla fine. Il traguardo a pois prevedeva in questo caso anche 8"-5"-3" di abbuono, Tadej si è impegnato nello sprint e ha preso il bonus, come ha fatto - 45" dopo - Remco nei confronti di Primoz. A margine, coi punti Gpm in palio Pogacar ha superato nella relativa classifica il leader Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), ottimo protagonista della prima metà di Boucle.

Il finale che mai ti saresti aspettato: Vingegaard sublime

Vingegaard ha vinto l'ultimo Gpm di giornata in cima al Col de Font de Cère ai -2.9, ma solo perché era lui a tirare in quel momento, come peraltro anche nel resto della salita e nel tratto dallo scollinamento all'arrivo, utilizzato da Pogi per respirare alle spalle del danese e preparare lo sprint vincente.

Roglic, messo sotto pressione da Remco nella discesina che precedeva l'ultima rampa, ha ancora fatto in tempo a concedersi un capitombolo a un chilometro e mezzo dalla fine, senza danni che non fossero i secondi persi rispetto alla maglia bianca, diretto concorrente per il terzo posto a questo punto. Poi però la giuria, considerando che il finale non era in salita, ha annullato il distacco di Primoz da Remco, applicando la regola dei tre chilometri.

Ma torniamo a quei due. Pensavamo che Pogi, tantopiù dopo aver lasciato che fosse Vingo a tirare per tutti gli ultimi chilometri, non potesse mai perdere quello sprint. E invece sì, l'ha perso, ma l'ha perso perché Jonas l'ha vinto, impostandolo in testa, tenendo duro all'immancabile rimonta di Tadej, una rimonta che però si è spenta a dieci metri dalla linea, né ha potuto essere salvata da un colpo di reni più pallido rispetto a quello, rabbiosissimo e carico di emotività, del danese-non-più-di-ghiaccio. Quel Vingegaard che, tra le lacrime, ha ripercorso poi nelle prime interviste post gara gli ultimi mesi, le difficoltà dopo la caduta del Paesi Baschi, il determinante aiuto della famiglia. Altro che romanzo popolare, questa storia sta diventando una saga bellissima, a tratti adrenalinica, a tratti struggente.

Remco, limitando tantissimo i danni, ha chiuso a 25"; Primoz, dopo il ruzzolone, a 55"; a 1'47" Ciccone ha preceduto il resto del mondo, a partire dal terzetto Almeida-Yates-Landa a 1'49", con Rodríguez che ha chiuso un po' in affanno a 1'55". La classifica dice che Pogacar guida con 1'06" su Evenepoel, 1'14" su Vingegaard, 2'15" su Roglic. Iato, poi Almeida a 4'20" e Rodríguez a 4'40"; Ayuso (gravato oggi di 4'39" di ritardo) scivola dalla quinta alla nona a 7'09", Ciccone entra nei 10 (dal tredicesimo al decimo posto) a 7'36".

Domani il Tour de France 2024 abbassa nuovamente i giri nella dodicesima tappa, da Aurillac a Villeneuve-sur-Lot, 203.6 km in cui non mancano dei tratti accidentati (la famosa pianura francese…) ma che dovrebbe concludersi con il sesto sprint di gruppo di quest'edizione della Grande Boucle.

Results powered by FirstCycling.com

Come funziona il ciclismo su pista alle Olimpiadi?
Impresa Emond nella quarta tappa del Giro Women. Seconda Paladin. Longo Borghini ancora in rosa
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!