Roglic, Mas e Carapaz in azione alla Vuelta 2024
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Vuelta 2024: a -6 dalla fine, i favoriti per la vittoria e per il podio

La sfida per la vittoria e per il podio finale entra nel vivo: chi è favorito e chi può ancora sognare

02.09.2024 19:30

Tanti contendenti al podio, ma solo tre posti disponibili: al secondo giorno di riposo, è tempo di bilanci e valutazioni. Non sappiamo se il meglio deve ancora arrivare, ma c'è ancora tanto da scrivere in questa Vuelta 2024, con 6 tappe e 873 chilometri che attendono il gruppo, tra cui 3 arrivi in salita, 1 tappa mossa e 1 cronometro che possono cambiare ancora le carte in tavola per quanto riguarda la classifica generale.

I primi tre classificati

Pensando a chi occupa in questo momento i 3 gradini del podio virtuale, non possiamo non partire da Ben O'Connor. L'australiano arriva a questo lunedì di riposo ancora in maglia rossa, contro i pronostici di tanti che frettolosamente lo ipotizzavano sconfitto già in cima a Cuiti Negru, dove ha perso terreno ma non è crollato. Più che una crisi vera e propria che lo faccia naufragare, ci si può aspettare che la maglia rossa ceda terreno e punti più che altro a difendere il podio, ma O'Connor ha saputo trasformare la maglia del primato in fonte di energie supplementari, ha goduto del pieno sostegno della squadra e ha restituito la fiducia con una difesa strenua della maglia. 

Ormai sono soltanto 62 i secondi che lo separano da Primož Roglič, che resta il favorito di questa edizione, ma non ha dimostrato una netta superiorità ad eccezione di una tappa e i dolori non del tutto passati sono un'incognita che può generare problemi. Con una preparazione non ideale in seguito alla caduta subita, potrebbe arrivare alla terza settimana in riserva e con un fisico provato, con i dolori alla schiena che potrebbero riacutizzarsi: già su Cuitu Negru, al termine di una difficile seconda settimana, era un ben altro Roglič rispetto a quello visto pochi giorni prima. 

Oltretutto, alle sue spalle c'è Enric Mas che, anche se oscurato come idolo di casa dai grandi successi parziali di Castrillo, resta l'unico in grado di staccare anche lo sloveno con un'azione di forza: la cronometro finale non lo favorisce, dovrebbe rischiare per accumulare un vantaggio consistente, ma non ci si può dimenticare che sul solo Alto di Hazallanas, nella tappa di Granada, ha dato 1' a tutti gli altri. Insomma, la lotta per la vittoria è tutt'altro che conclusa e questa Vuelta, dopo Giro e Tour segnati da un dominatore, si conferma incerta fino all'ultimo. Questo è il podio attuale, ma vediamo chi, dietro di loro, può ancora avere l'ambizione di migliorare la propria classifica.

Ben O'Connor in sofferenza sulle rampe di Cuitu Negru, ma riesce a difendere la maglia rossa
Ben O'Connor in sofferenza sulle rampe di Cuitu Negru, ma riesce a difendere la maglia rossa

Lontani, ma mai dire mai

Un gruppo nutrito di 7 corridori ha sempre mostrato di avere qualcosa in meno, nello scontro diretto tra i grandi. Raccolti in due minuti e mezzo, oscillano tra i 4'30" e i 7' di distacco dalla maglia rossa e, soprattutto, tra i 2'10" e i 4'45" dal podio. Differenze importanti, qualcuno di loro è sfavorito dalla cronometro che li attende, ma c'è chi ha mostrato una crescita di condizione rispetto alla prima parte di Vuelta e, per quanto improbabile, non è impossibile vederli sul podio, soprattutto in una edizione così 

Il vincitore uscente, Sepp Kuss. 

Lo statunitense della Visma- Lease a Bike non è più stato quello dell'anno scorso. La vittoria alla Vuelta Burgos aveva fatto pensare a una preparazione mirata. Da subito ha accumulato distacco: prevedibile il tempo perso nella cronometro iniziale, meno i 3'25" accumulati nelle tappe di salita della prima settimana. Non rassegnato a una Vuelta da comprimario, per qualche centinaio di metri ha cercato di seguire il miglior Roglič della corsa sul Puerto da Ancares, finendo per pagare oltre misura lo sforzo fatto, ma dando quantomeno un segno di volontà residua. A Cuiti Nigru, sfruttando anche la sua magrezza più adatta alle pendenze estreme rispetto ad altri, è stato il quinto degli uomini di classifica. Attualmente 12° e con la cronometro che lo penalizza rispetto a tutti gli avversari che ha davanti, tranne Landa, difficile che risollevi le sorti della sua Vuelta, ma le salite che aspettano il gruppo sono adatte a lui e sembra stare meglio rispetto alla partenza. Vederlo tra i primi 10 a Madrid è probabile, mentre per qualcosa in più a meno di crisi multiple dei suoi avversari dovrà ripresentarsi nel 2025.

Autore l'anno scorso di un piccolo miracolo sportivo, lo statunitense è lontano parente dell'anno scorso ma può ancora migliorare il suo piazzamento.
Autore l'anno scorso di un piccolo miracolo sportivo, lo statunitense è lontano parente dell'anno scorso ma può ancora migliorare il suo piazzamento.

Il duo della UAE: Pavel Sivakov e Adam Yates

Con il ritiro di João Almeida, era difficile per gli emiratini reinventarsi. Tante fughe e in una di queste Adam Yates, crollato inaspettatamente già il quarto giorno a Pico Villuercas, ha ottenuto la vittoria, nella tappa più dura, recuperando quasi 4' in classifica generale: tanti, con una grande dimostrazione di forza, ma non abbastanza per diventare una seria minaccia. Dopo quel giorno di fuga solitaria per quasi 60 km, è tornato umano e non è mai stato competitivo nelle altre tappe di salita. Il compagno di squadra, Pavel Sivakov, proprio nella tappa prima del giorno di riposo ha cercato di ripetere l'operazione riuscita a Yates la domenica precedente, ma il gruppo ha controllato e in cima a Cuitu Nigru è riuscito a guadagnare meno di 1' sui diretti rivali. Sono lontani in classifica, 10° a 5'12" e 11°a 5'34", ma proprio questa collocazione non soddisfacente, ed essere in due in classifica, può spingere gli UAE ad agire con più spregiudicatezza e a essere delle incognite per la corsa, con tentativi dalla media e lunga distanza. La tappa di domani con arrivo in cima ai Laghi di Covadonga e, ancora di più, l'ultima tappa in linea con arrivo a Picon Blanco, si prestano ad azioni di questo tipo: se si muoverà qualcosa, è probabile che cerchino di alimentare tentativi del genere. Tra i due, Sivakov va meglio a cronometro: sfruttando delle situazioni di corsa fortunate, un piazzamento tra i primi 5 è ancora possibile.

Il trionfo di Adam Yates a Granada, una delle azioni più belle di questa Vuelta 2024
Il trionfo di Adam Yates a Granada, una delle azioni più belle di questa Vuelta 2024

 

Quattro avversari in 20": Florian Lipowitz - David Gaudu - Carlos Rodriguez - Mattias Skjelmose

Se dovessero arrivare separati da un distacco così ridotto, manderebbero in crisi i cronisti nella cronometro finale per il calcolo dei piazzamenti. Tra giornate migliori e qualche passaggio a vuoto, fanno parte della seconda fascia degli uomini di classifica, guidata dall'unico, dei quattro, che ha dovuto lavorare per il suo capitano. Florian Lipowitz (Red Bull-BORA-Hansgrohe) non ha potuto correre in modo indipendente, ma questo non gli ha impedito di mostrare grande brillantezza. Gaudu (Groupama-FDJ) torna ad alto livello in un grande giro, costante e mai veramente brillante, pesa su di lui la spada di Damocle della cronometro conclusiva nella quale, da scalatore puro rispetto agli avversari, può perdere tanto: nei 12 km di Lisbona, ha ceduto 30" a Lipowitz, 31" a Skjelmose, solo 6" a Carlos Rodriguez che, però, solitamente va meglio e potrebbe avere pagato il primo giorno di corsa. Lo spagnolo di 23 anni della Ineos si è ben difeso fino ad ora ma in questa Vuelta, quando le pendenze sono andate in doppia cifra, ha sempre pagato e le salite che attendono il gruppo sono dure. Discorso simile si può fare per Mattias Skjelmose (Lidl-Trek) che alla prima vera prova da capitano ha dimostrato di meritare attenzione e ha fatto una Vuelta in crescendo, presentandosi in ottime condizioni per l'ultima settimana. Di questo gruppetto, lui e Lipowitz sembrano i più forti, anche se il tedesco della Red Bull dovrà mettere in primo piano le esigenze del capitano.

Carapaz, Skjelmose e alle spalle Landa, tra i più brillanti nell'ultimo arrivo in salita sulle rampe di Cuitu Negru
Carapaz, Skjelmose e alle spalle Landa, tra i più brillanti nell'ultimo arrivo in salita sulle rampe di Cuitu Negru

Senza sorprese, Mikel Landa

Alla soglia dei 35 anni, il basco della Soudal Quickstep sta mostrando di non avere perso le doti di solidità che ha avuto per tutta la carriera e si presenta al secondo giorno di riposo 5° in classifica generale, a 3'05" da Ben O'Connor. Quinto, stessa posizione che ha raggiunto al Tour de France meno di due mesi fa. Più vicino al podio che al 6° classificato, ma la sensazione è che debba guardarsi le spalle. Come da copione la sua condotta: sempre presente, mai decisivo. Con le mani basse sul manubrio, dà una sensazione di grande facilità che poi non si traduce nel grande risultato.  Ha cercato di sorprendere tutti al primo arrivo in salita, dopo essere rientrato nel finale, ma ha finito per lanciare la volata agli altri. In più di un occasione il migliore dopo il duo Roglič-Mas, a Cuitu Nigru si è caricato sulle spalle la responsabilità della corsa, ha fatto lavorare la squadra e, quando si è trattato di finalizzare, ha accennato uno scatto ma si è arreso in fretta. Un senso di già visto, per gli spettatori più attenti, ricordando il Tour de France 2020 con arrivo sul Col de la Loze. Landa può cercare di sfruttare i 3 arrivi in salita rimasti per mettere più secondi possibile tra lui e gli avversari diretti, ma conservare la quinta posizione sembra un'ambizione più realistica.

Richard Carapaz, l'imprevedibile

Last but not least. Era partito annunciando l'obiettivo di lottare per la vittoria finale. Ha perso nelle prime tappe il compagno di squadra Rigoberto Uran e, ancora peggio, ha perso 1'30" al primo arrivo in salita, nel quale ha dichiarato di avere sofferto il tanto caldo. Una battuta d'arresto che potrebbe stroncare il morale di tanti, ma non è il caso di Richard Carapaz (EF Education-Easy Post) che ha cercato di ribaltare la classifica nella tappa più dura di questa Vuelta, con arrivo a Granada: operazione riuscita a metà, ma da quel giorno soltanto Enric Mas è riuscito a superarlo e l'ecuadoregno continua a difendere con i denti la quarta posizione. In difficoltà sul Puerto de Ancares, più brillante a Cuiti Nigru, soltanto 21" lo separano dal podio e 2'44" da Ben O'Connor. Considerando la capacità di Carapaz di cogliere sempre il momento giusto, il suo carattere e le sue vittorie ottenute spesso non grazie alla netta superiorità ma alla capacità di sfruttare i momenti giusti e i tatticismi degli avversari, pur non arrivando nella migliore condizione della sua carriera è una seria minaccia per chi lo precede. Inoltre, i 2' abbondanti che lo separano dal sesto classificato potrebbero costituire un margine di vantaggio sufficiente a fargli assumere una condotta di gara più audace. Da lui più che da altri potremmo aspettarci un tentativo di sorprendere tutti nell'ultima tappa di Picon Blanco, che si presta ad azioni simili.

 

La classifica parziale dopo 15 tappe (selezionare GC)

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